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Autore: Kysa    20/06/2007    34 recensioni
Shot transitoria fra T.M.R. e l'Alchimia del Sangue. L'inizio dell'avventura per il figlio di Harry Potter e la fine per me. Grazie a tutte.
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Sorpresa | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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first day

 

 

 

 

Ci sono tradizioni da onorare in ogni famiglia di maghi che si rispetti.

In quelle due che abitavano la Lucky House poi, le tradizioni e le leggende erano parte integrante del loro albero genealogico.

Quella domenica Kensington Gardens brulicava di vita, di turisti, di bambini felici e sorridenti.

E quel 31 agosto un bambino era felice ed eccitato come pochi potevano permettersi di esserlo.

Perché era venuto finalmente il giorno in cui un Potter tornava a varcare le soglie di Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria più famosa della Gran Bretagna.

Si, un Potter.

In questo caso Lucas James Potter, il figlio di Harry Potter, il bambino sopravvissuto.

Ah, le leggende.

Ah, le favole.

Non accompagnano solo i sogni dei fanciulli.

Ma certe favole sopravvivono alla notte e conducono per mano i bambini in pieno giorno, immergendoli nella realtà, facendo vedere che la magia non è solo nei libri, nelle bacchette.

Ma anche nell’aria.

Alle sei di mattina, Lucas James Potter aprì gli occhi celesti e si catapultò a sedere fra cuscini e la sveglia che avrebbe dovuto suonare solo da lì a due ore.

C’era il sole.

Era giorno.

Era fatta, era fatta!

Sorridendo saltò giù dalla sponda, buttando le lenzuola alla rinfusa ai piedi del letto insieme alla sveglia, che sbatté contro il pavimento, emettendo qualche borbottio seccato con voce di folletto.

Lucas aprì le tende, gettandosi sul balcone.

Ah. Era fatta, s’iniziava!

Addio Baynard, addio vita piena di babbani rintronati!

Finalmente una scuola per maghi!

- E’ ora!- urlò all’improvviso, facendo traballare anche i vetri – GENTE SVEGLIA! E’ ORA DI ANDARE!-

Catapultandosi fuori dalla sua stanza, imboccò il corridoio sopraelevato, lo stesso che collegava ala Potter con l’ala Malfoy della casa ed entrò come un tornado nell’ultima stanza a destra, aprendo i due battenti come una carica di croen.

- Papà! Mamma!- gridò con un sorriso luminoso come il sole – Sveglia ragazzi! E’ ora! E’ il 31!-

Alla sua tanto effervescente vivacità, ci fu però una replica quanto mai blanda.

Sua madre infatti, Elettra Baley Potter, cacciò la testa bionda sotto il braccio del marito dopo aver guardato l’ora di sbieco, all’orologio a pendolo appeso dall’altra parte della stanza.

- Le sei.- alitò Elettra – Lei sei...Lucas, il treno è alle undici!-

- Sparisci, scherzo di natura.-

Questa frase venne invece ruggita letteralmente da suo padre, Harry James Potter, che si tirò il lenzuolo sulla faccia.

- Scherzo della natura vallo dire a quei mostri con cui lavori. O al serpente dall’altra parte della casa!- disse Lucas, seccatissimo da quella mancanza d’entusiasmo – Andiamo, avete l’energia di due vampiri all’alba! Su, dai ragazzi!-

- Lucas...- Elettra quasi piagnucolò – Tesoro...è presto!-

- Ma mamma! Dovremmo andare prima in stazione! Abbiamo l’appuntamento con Ron e Jeremy! Ci saranno anche Alex, Herik, Caleb e la zia Isabella!- e senza ascoltare altre storie si buttò sul loro letto, iniziando a saltare tanto da trasformare il materasso in una lancia in mezzo a un maremoto – Su, su! Animo!-

- Hai due secondi per sparire.- sibilò di nuovo suo padre, nascosto sotto le lenzuola.

- Anche tu hai due secondi! O brucio il letto con te dentro!-

Lo uccideva.

Le iridi di giada del bambino sopravvissuto apparvero all’improvviso, rapide come una saetta e prima che il piccolo Phyro potesse fare una mossa si ritrovò schiacciato sotto il padre, a subire in un attacco irrefrenabile di risate i colpi di solletico che l’Auror gl’inflisse, senza mai lasciarlo sgusciare via.

Ah, le risate.

Harry Potter non era stato altrettanto fortunato ma...quella mattina, tutto sembrava ripagarlo.

Tutto...aveva senso.

Tutto...era al suo posto, finalmente.

Fu l’ultimo pensiero logico del bambino sopravvissuto perché suo figlio, già a undici anni, aveva scoperto una cosa fondamentale. Per buttare giù dal letto Harry Potter, bisognava prima svegliare l’unica persona che fosse davvero in grado di rovinargli l’esistenza.

Lucas lo sapeva. Così sgusciò silenziosamente dal letto dei genitori, che sperarono quasi se ne fosse tornato a letto, ma sfortunatamente per loro...ohoh, non fu così.

Sessanta secondi più tardi, la distanza in linea d’aria fra l’ala est e quella ovest della Lucky House, un urlo apocalittico fece traballare letti, finestre, mobilio e pavimento della villa.

Ecco fatto.

Lucas Potter era saltato in un altro letto.

Nell’alcova diabolica del demonio biondo che venerava le prime ore del sole mattutino come il bicchiere a cui si attaccava prima di andare a coricarsi la notte.

Draco Lucius Malfoy era appena stato svegliato all’alba.

- Potter!!!-

Il bambino sopravvissuto nascose la testa sotto il cuscino.

Adesso capiva i genitori che abbandonavano i figli in culla.

- A questo punto tanto vale alzarsi.- sussurrò dolcemente Elettra al suo orecchio.

- Piccolo mostriciattolo.-

- Su tesoro...- la piccola mano tiepida della moglie strinse forte la sua, carezzandola con tenerezza – E’ l’ora.-

Non intendeva l’ora della sveglia.

Harry lo sapeva bene.

Stava salutando suo figlio. Ora la Lucky House non sarebbe più stata la sua casa.

Ma Hogwarts. Com’era stato per lui.

- SFREGIATOOO! PER DIO!-

...Fosse stato possibile rimandare indietro anche Malfoy...

 

Cinque minuti dopo, Draco Lucius Malfoy stava in cucina, i gomiti poggiati sulla lastra di granito, occhiaie profonde che gli conferivano un che di minaccioso, i capelli biondi spioventi sugli occhi di argento fuso.

Davanti a lui, Lucas faceva beatamente le bolle nel latte al cioccolato.

E Draco lo fissava come se avesse voluto incenerirlo.

- Io ti odio.-

Il sibilo dell’Auror pareva quello di un serpente a sonagli.

- Ti detesto.-

Lucas sogghignò, continuando il suo lavoro di sbrodolo.

- Non credevo fosse possibile...ma in confronto a te, tuo padre è sopportabile.-

Harry, che spadellava insieme ad Elettra ed Hermione, continuò a strapazzare le uova. Sorrise melenso. Quanto adorava che ora fosse suo figlio il bersaglio prescelto.

- Draco, lascia stare i bambini, per cortesia.- disse Hermione, sbadigliando nella sua vestaglia di seta color porpora.

- Io questo lo uccido! Sono le sei e dieci, cazzo! E quel dannato treno parte alle undici!-

- Niente parolacce di fronte ai piccoli.- sospirò Elettra, carezzandogli la spalla – Mi dispiace tesoro.-

- A me dispiace che tu sia rimasta incinta!- frecciò il biondo – Ricordatemi di mettere la firma per la legge sul controllo delle nascite!-

- Draco...-

- Quella notte avreste dovuto guardarvi un film! I contraccettivi costano troppo per voi?-

Non c’era verso di farlo tacere. Però all’interessato tutto entrava da un orecchio e usciva dall’altro come olio.

Lucas era visibilmente eccitato. Non aveva smesso di sorridere da quando si era svegliato...c’era da chiedersi se avesse dormito un po’ quella notte. Era attivo come un fringuello. Potesse, avrebbe cantato come un gallo.

E quella vitalità urtava Draco da morire.

- E’ già tutto pronto?- chiese Elettra, sistemando in tavola frutta fresca e una caraffa di caffè.

- A parte il cervello di tuo figlio, direi di si.- sospirò Harry, rovesciando nel piatto di fronte a Malfoy le uova strapazzate con malagrazia – Forza, mangiate.-

- Ficcati quella padella in gola. E già che ci sei, pure quella spatola. Ma in un posto diverso.-

C’erano quattro bambini in quella casa, non tre.

Fortuna che Faith si lanciò giù per le scale in quel momento. Assonnata si, eppure sorrise al fratellino con una sorta di certa indulgenza. Con Cosmo infilato nella tasca del suo pigiama, saltò a sedere a tavola accanto a Lucas e poi arrivò l’ultima Malfoy. La perfetta miniatura del padre.

Da grande, sarebbe scesa con gli occhiali da sole sul naso in stile Anni Sessanta. Adesso, traballava sulle gambe. Arrancò a tavola, infilò la testa sotto il braccio di Draco e ringhiò qualcosa di poco gentile a Lucas.

Qualcosa di simile a un “...ti odio, mi hai svegliato...ti ucciderò nel sonno appena mi sveglio...”

Insomma, qualcosa di abbastanza bislacco.

- Pronti per la scuola?-

Lucas alzò finalmente il visetto dalla tazza, sorridendo grato ad Hermione.

Annuì, contento ed elettrizzato. Finalmente qualcuno che parlava di Hogwarts!

- Quanto ci mette il treno ad arrivare?- celiò curioso.

- Parecchio. Si scende che è buio.- gli spiegò Elettra – Cerca di stare attento sul treno, ok?-

- Non dare fuoco a nessuno.- tradusse suo padre.

- Oppure fallo, invece.- rimbombò cupamente Draco, pronto a correggere il caffè con qualsiasi cosa di alcolico che gli fosse capitato a tiro, anche il collutorio, che aveva un 14% di alcool nella sua composizione – Così è la volta buona che ti sbattono in cella e ci liberiamo tutti della tua fastidiosa presenza.-

- Funzionasse ci avrei già provato con te anni fa.- lo rintuzzò Potter Senior – Lucas, chiariamoci...- gli puntò un dito sul naso, tutto serio – Niente fuoco sul treno. Niente scherzi, niente risse, niente di niente.-

- E il divertimento dov’è?- sospirò il Phyro.

- Vuoi che ti spacchi la testa? Lucas!-

- Ok, ok!- sbuffò il bambino – Merlino, che rottura.-

- Sta con Jeremy e non litigare.- proseguì Elettra, con tono più dolce – Andrà tutto benissimo, vedrai.-

Stavolta la ghignata di Draco assunse un che di perverso.

- Ma certo. Fino a che il buon vecchio Piton non gli metterà le grinfie addosso. Ah, come vorrei essere una mosca.-

- Manica di raccomandati.- insinuò Harry, prendendosi dietro una simpatica parolaccia dal biondo – Ok, colazione finita. Andate a prepararvi. Vi ci vanno ore, anche se è già tutto pronto da ieri. Lucas, fila in camera a lavarti e vestirti.-

- Anche tu Glory.- sorrise Hermione, carezzando la testolina biondissima di sua figlia – Controlla di aver messo tutto in valigia.-

- Ho controllato io.- Draco adorava perseverare, era noto a tutti – I veleni sono nel sottofondo nascosto.-

- Vuoi che ti spari amore?- lo minacciò sua moglie con finto affetto.

- Ti sento nervosa mezzosangue. Hai paura che vinca la scommessa?-

- Ma va?- s’intromise Harry in sottofondo – Hai trovato il modo per scucirle qualcos’altro? Ah, no. Aspetta. L’altra volta il banchetto l’avevo già iniziato io.-

- Ma vaffanc...-

- E con questa bella immagine in testa, credo che andrò a farmi una doccia.- sibilò la Grifoncina, ficcando una giornalata in testa al suo migliore amico – Draco, muoviti. Abbiamo delle cose da sistemare anche noi.-

Glory non mosse la testa dalla lastra di granito della tavola.

Emise solo un altro ringhio sommesso, mentre Lucas saltava giù dallo sgabello canticchiando.

Salì al primo piano e dopo essersi chiuso in camera sua, guardò estasiato quello che lo aspettava.

Un baule con rifiniture in bronzo e oro. Le sue iniziali su di esso.

Libri. Un sacco di libri di magia. Provette, ampolle di cristallo, una bilancina.

E un mantello nero con gli alamari, dove presto sarebbe spiccato un simbolo...di una Casa.

La sua Casa.

Fin da quando gliel’avevano raccontata chiara e tonda il giorno prima, la faccenda gli era parsa affascinante.

Come, piena di meravigliosa ansia, la sua mente tornò a Diagon Alley.

Il giorno prima...era stato il secondo più bella della sua vita.

Il primo...il primo aveva un primato che niente avrebbe scalzato per il momento.

La fine della guerra contro i Mangiamorte.

 

 

Gli occhi azzurri di Lucas James Potter si erano allargati, brillando come stelle, quando il muretto di cinta del Paiolo Magico si era aperto di fronte a lui. Anche un altro Potter aveva reagito così, tanti anni prima.

- Benvenuti a Diagon Alley.-

Harry ridacchiò, dandogli una spinta scherzosa dietro alla schiena – Dai che dobbiamo darci alla pazza gioia.-

- E vedi di starci vicino.- sibilò Draco Malfoy a seguire, bardato di nero e con la solita aria regale che lo accompagnava sempre – Perché se ti perdi giuro che ti lasciamo qua. Intesi piccolo mostro?-

Neanche gl’insulti di Malfoy l’avevano smontato.

Lucas, Faith e Glory avevano fatto una sorta di catena fra loro, muovendosi nello stupendo mondo colorato e chiassoso di Diagon Alley. Il sole brillava quel 30 agosto, scivolando in raggi roventi sui vetri dei negozi più vicini a loro.

Ci sarebbero voluti quattro paia d’occhi, pensò Lucas, avviandosi con lo spirito curioso di un gattino.

C’era roba ovunque. Gente ovunque. Maghi e streghe. Non babbani della malora!

I negozi, le cose esposte all’esterno, maghi che contrattavano, i frullare dei volatili sistemati nelle gabbie all’aperto...

Il profumo delle spezie!

Era in paradiso, se lo sentiva! E non si gelava neanche come pensava lui!

- Bene!- Elettra elargì uno stupendo sorriso al consorte e al figlio, nascosta per precauzione sotto un cappuccio di seta leggerissima – Da dove vogliamo cominciare?-

- Tagliamo la testa al croen.- bofonchiò Malfoy, accendendosi una sigaretta – Dritti da Burke&Burges.-

- Certo, molto spiritoso Malferret.- Hermione, al suo fianco, studiava la lista – Roba da matti. E’ uguale a vent’anni fa. I libri sono gli stessi. Ci sono pochissimi titoli nuovi.-

- Cominciamo dalle scope!- ululò letteralmente Lucas, attaccandosi alla veste della madre.

- Tesoro, non è legale al primo anno.- sospirò debolmente la bionda – Non voglio che ti becchino, prima devo almeno comprarti un baule col doppio fondo, come avevo fatto io.-

- Hai sentito tua madre?- celiò Harry, scoccandole un’occhiata bieca – Cominciamo bene! Diamo prima un’occhiata, poi vedremo di cominciare. Dovrebbe esserci Ron in giro. A Jeremy s’è rotta la bacchetta.-

- E come l’ha rotta? Contro il Platano?- insinuò acidamente Hermione.

- Ringrazia che tua figlia non sappia ancora cos’è una Polisucco.- ribattè lui a tono – Se non altro avrà il buonsenso di non trasformarsi in una gatta!-

- Che ne sapevo che erano peli di gatto...- masticò la strega fra i denti – La prossima volta te la fai da solo, allora.-

I discorsi dei grandi a Lucas non importavano poi molto in quel frangente. Adorava sentire vecchie storie, ora che suo padre di nuovo un mago, ma trovarsi lì a Diagon Alley dirottava la sua attenzione vorticosamente.

Dalle vetrine si vedevano ogni sorta di oggetti in esposizione: casse di spezie, mensole piene di oggetti metallici, libri di ogni forma e misura, piume d’oca che si muovevano nei loro barattoli. Vasetti pieni di occhi strani, zampe di animali e code di rettile...si, era proprio il paradiso quello.

Arrivati alla Gringott, Draco ed Elettra entrarono per occuparsi dei liquidi, considerato che entrambi avevano avuto la bella idea di portarsi dietro solo il libretto degli assegni. Forse avevano intenzione di svuotare i loro conti.

Rimasti fuori, Harry prese ai bambini dei gelati al miele e cannella, più che altro per tenerli fermi.

Speranza vana, visto che Lucas si attaccò all’Emporio Gufo, quasi spiaccicando il gelato alla vetrina.

- Cosmo è ancora piccolo per portare la posta.- disse a suo padre – Che ne dici di un gufo?-

- Scegli.- sorrise Potter Senior, incurante di un gruppetto di streghe che si erano impalate in mezzo alla strada, scorgendolo insieme ai piccoli – Anche tu Glory, cerca qualcosa che ti piaccia. E possibilmente niente rospi e serpenti, grazie.-

- Papà, le signore ti fissano.-

- Lo so.-

- Gli brucio i capelli?-

- E se ti mandassi a una scuola di babbani?-

- Vado a scegliere il gufo.-

- Ecco, bravo.-

Rimasto fuori ad aspettare, Harry Potter alzò il volto. Scrutò il cielo...

Uguale a quello di più di vent’anni prima. La gioia, la novità di quel giorno...non se li era scordati.

- Ehi, perdente...-

Come non ci poteva scordare anche chi, dannazione, aveva incontrato quel giorno.

Draco gli apparve a fianco, mollandogli fra le mani una sacchetta di cuoio.

- Tua moglie sta firmando la fronte a un folletto. Arriva subito. Mia figlia?-

- E’ dentro che sceglie un animale.- lo informò, spazientito – Dopo dove si va?-

- Te le stai tirando dietro, Potty.-

- Ce la fai a stare serio per due secondi?- sbuffò, studiandolo finalmente con attenzione – Ma si può sapere cos’hai? E’ da un mese che sei intrattabile, più del solito. Ma che c’è?-

Vide la mascella indurita di Draco. Le sue iridi fredde, quasi la pupilla contratta.

Seguendo il suo sguardo, trovò la piccola Glory che carezzava la testa di un minuscolo gattino fulvo.

La bambina...

Un moto di comprensione lo avvicinò a Malfoy.

Gli sarebbe mancata, lo capì solo allora. Draco passava la maggior parte del suo tempo con sua figlia.

E adesso l’avrebbe “persa” per Hogwarts.

Incredibile. Incredibile come si cresce e si diventa diversi dai propri genitori.

Chissà come aveva passato Draco la sua giornata di spese a suo tempo. In sartoria, gli aveva detto che i suoi genitori lo avevano accompagnato, lo ricordava bene. Ma ora, con senno e la maturità di poi, ricordava solo un ragazzino mollato su uno sgabello. Soli tutti e due.

E adesso...ah, chi l’avrebbe mai detto che dopo vent’anni si sarebbero ritrovati insieme.

Malfoy si scosse improvvisamente, nel momento in cui il suo Bracciale del Destino emise una leggera vibrazione.

- Che accidenti succede?- brontolò.

Quello di Harry emise una pernacchia, tanto per rispondergli.

- Ma bene, ci diamo anche agli scherzetti adesso.- gli ruggì addosso il biondo – Dove sta la mezzosangue?-

- Credo che abbia seguito il tuo consiglio e sia andata a Nocturne Alley.-

- Bella immagine che dà di sé.-

- Da quand’è che un Malfoy si preoccupa di certe cose?-

- Fottiti Sfregiato.-

Un richiamo dall’Emporio sedò la rissa sul nascere, così, dieci minuti più tardi, Glory e Lucas erano i proprietari di due gufi bruni. Vecchi come il cucco. Quando Draco si mise a sbraitare che avrebbero tirato le cuoia quella notte, Glory sbattè le lunghe ciglia, dicendogli che il signore dell’Emporio disperava di venderli. Li aveva da anni, nessuno li aveva voluti e lei e Lucas non se l’erano sentita di farsi “crepare” separati. Sue esatte parole.

Da non credersi.

- Al massimo l’anno prossimo prenderemo qualcos’altro.- il Phyro terminò l’arringa con un’alzata di spalle – E poi se non restano secchi, ce li mangiamo. Ti va?-

L’unica cosa che andava a Draco in quel momento, era prendere lui e suo padre per il collo.

La fermata da Madama McClan, (“Merlino, è ancora viva?” aveva sussurrato Elettra allibita) fu decisamente più traumatico. Lucas non stette fermo un secondo, si fece infilzare dagli aghi una ventina di volte, bruciò l’orlo dell’abito di una sarta per vendicarsi mentre la McClan cinguettava verso Harry, sbaciucchiandolo come se fosse stato un nipote.

E poi c’era Draco, che, stravaccato nel salottino d’attesa insieme a Faith e Cosmo, si godeva gli strilli del Phyro nascondendo il suo ghigno dietro alle pagine della Gazzetta del Profeta, che leggeva insieme alla serissima streghetta.

C’erano molte altre famiglie comunque, che preferivano fare le compere all’ultimo minuto.

Il fatto che più della metà fossero mezzosangue convinse Malfoy a stare in disparte, mentre i purosangue esultavano, riconoscendo Elettra e poi subito Harry, urlando alla visione della Vergine non appena scorgevano la sua cicatrice.

Sconvolto dalla prova della divisa, Lucas riuscì a starsene buono per la durata dell’acquisto dei libri. Provette e accessori per Pozioni, se le era già fatte spedire Draco a casa, da un fornitore di Everland che procurava cose al limite dell’umana concezione.

L’ultima fermata, dopo l’acquisto di una scopa per Lucas e Glory ficcate entrambe strategicamente nella borsa di Elettra, cosa che Hermione disapprovava come bere un analcolico prima di darsi al vino da tavola, fu dal mitico Olivander.

Sempre uguale.

Sempre minuscolo e dall’aspetto sporco. Con le lettere d’oro logore e scartocciate.

Olivander, Fabbrica di Bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.

La polverosa vetrina, il solito cuscino di velluto stinto, su cui era appoggiata quell’unica bacchetta.

Lei sempre lucida. Sempre perfetta.

Lucas e Glory capirono immediatamente che quella sarebbe stata la tappa più importante di tutte.

Mentre il ragazzino entrò col cuore pieno di qualcosa di troppo forte per essere spiegato a parole, la Veggente rimase a fissare l’ingresso. Sapeva che...lì c’era parte del suo futuro.

Perché la bacchetta sceglieva il mago.

C’era magia ovunque, capì, quando seguendo Lucas e Faith entrò nello spazio angusto e stipato del negozio.

Scatole di bacchette ovunque. Solo una scrivania a staccare dalle mensole ricolme.

C’era magia lì, pensò Glory.

Magia ovunque.

Il futuro...il suo futuro...era la magia...

- Salve, signori.-

Quella voce sottomessa non colse impreparato nessuno degli adulti. Neanche Lucas. Solo Faith e Glory.

Olivander era invecchiato. La fitta ragnatela di rughe si era addensata. Si appoggiava a un bastone. Ma avanzò pacifico, con sorriso sulle labbra. Gli occhi come lune piene, sembravano aver perso il loro colore.

Eppure il suo spirito era ancora lì. Vivo e infuocato.

- Salve, Harry Potter.- salutò Olivander. L’anziana e roca voce colma di rispetto – Signor Malfoy... e signore.- fece un elegante inchino ad Elettra ed Hermione, senza alcuna apparente fatica – Non aspettavo che questo momento.-

Qualcosa attirò il fine istinto della Grifoncina. Alcune scatole erano imballate.

C’erano segni di troppi passi sul pavimento velato di polvere...e poi, allargando gli occhi dorati, vide altri pacchi pronti per l’imballaggio.

- Oh no!- sussurrò, sconvolta – Olivander...sta chiudendo?-

- Esatto.- annuì, lasciando basiti anche gli altri – Ho aspettato di vedervi varcare quella soglia, per permettermi poi di chiudere questa sera stessa.-

- Ma...ma...- Harry sbattè le ciglia senza capire – Non può farlo!-

- Caro ragazzo...- disse il mago pieno di divertimento – Io ormai sono vecchio, sai?-

- Non ha nessuno a cui lasciare il negozio?- gli chiese Elettra più gentilmente.

- Ah, stanno aprendo altri negozi di bacchette mia cara.- la consolò Olivander, dandole qualche pacca gentile sulle mani che aveva stretto – Su, non fare quella faccia. Ho fatto quello che dovevo ed è ora per me di ritirarmi. Ho prodotto le mie ultime sei bacchette. Che oggi posso permettermi di consegnare a voi. Non potevo certo lasciare che i vostri ragazzi usassero bacchette di seconda categoria.- dicendo questo, abbassò il volto rugoso su Lucas e Glory – Questi bambini meritano qualcosa di speciale, fidatevi di me.-

Appoggiato al bastone, lasciando tutti a bocca aperta, Olivander sparì momentaneamente dietro il bancone, infilandosi fra alti scaffali. Tornò qualche istante dopo, con tre bacchette già incartate nei loro pacchi di carta ruvida, ma contrassegnata dal suo simbolo color rame.

- Ecco.- porse i tre pacchi oltre il bancone, verso Draco che alzò un sopracciglio con la solita diffidenza – Credo che queste due possa tenerle lei, signor Malfoy.- e indicò quelle più a sinistra – Sono per i figli di suo cugino. Ho fatto una chiacchierata col signor Hayes, l’altro giorno. E Desmond non sbaglia mai.-

- Tom per il momento ha un figlio solo in arrivo.- borbottò Draco, ancora più tetro.

- Si, ma non sarà per sempre.- disse Olivander – Quella alla estrema sinistra è per il primogenito, legno di quercia, dodici pollici e peli di unicorno. Ottima per le Evocazioni e le Proiezioni. Quella all’estrema destra invece...- Olivander abbassò il viso su Faith, che arrossì adorabilmente -... è per la preziosa fanciulla che delizierà tutti col suo intelletto. Dieci pollici, in ciliegio, intrisa di lacrime di Veela. Ecco a te, Faith Potter.-

Elettra sorrise e strinse sua figlia, ringraziando il mago.

Harry e Draco però, fissava la bacchetta al centro. L’unica rimasta. Per il figlio che Tom avrebbe dovuto avere, almeno secondo Hayes. E del Menestrello, non c’era sempre da fidarsi.

- Questa è per colei che deve nascere.- Olivander girò loro le spalle, mettendosi a trafficare con degli schedari. Fu strano, ma entrambi ebbero l’impressione che stesse cercando di evitarli.

- Tredici pollici, Ebano Nero della Cornovaglia e gocce di sangue cristallizzato di drago.- Olivander elencò senza entusiasmo, sempre più palesemente nervoso nei movimenti – L’ideale per la Trasfigurazione.-

- Senta...- iniziò Harry, ma il vecchio si rigirò subito, cambiando argomento di volata.

Ora doveva concentrarsi su chi aveva il bisogno imminente della sua magia.

Della loro magia.

- Bene, bene.- Olivander sorrise a Lucas, che come sempre non si fece intimidire neanche dalla grande esperienza del vecchio mago – Braccio destro o sinistro?-

Il Phyro allungò il destro, eccitato come a Natale. Si vedeva che prima o poi avrebbe fuoco.

Olivander si accertò delle misure, poi annuì tutto compiaciuto, proprio come Lucas.

- Ecco.- tolse il coperchio alla prima scatola, mettendo sotto al naso del maghetto una bacchetta lunga dieci pollici, leggermente tozza, con del cuoio nero a ricoprire l’impugnatura – E’ apalicandro. Legno ignifugo.- lo istruì Olivander – Credo si troverà molto bene con questa bacchetta, signor Potter. E’ raro questo tipo di legno, incantato dai folletti in persona. Durerà circa cinque anni.-

- Cinque anni?- trasecolò il bambino – Finirò per bruciarla?-

- Oh, forse...- lo lasciò secco il vecchio – In fondo i poteri di un Phyro crescono al pari del fisico e della mente. A sedici anni, lei sarà pronto a sbocciare. E per allora, potrà finalmente usare questa.-

Harry si sporse oltre suo figlio, fissando stupito...una bacchetta di metallo!

- Tungsteno.- sorrise Olivander, dando un colpetto sulla spalla del bambino – Il metallo con la più alta soglia di resistenza al calore. Durerà per tutta la vita, a meno che lei, signor Potter, non decida di farsi dei tuffi dentro alla lava bollente di Mount St. Helen. Questo glielo sconsiglio caldamente.-

- Ehm...grazie...- balbettò il piccolo. E com’era successo con la prima, anche la gelida bacchetta di metallo, fra le sue dita, provocò un fascio di luce intenso e brillante.

- Prego.- replicò il proprietario del negozio, scrutandolo coi suoi occhi saggi e mistici – Credo che...le strade per la gloria sia ripide e impervie, signor Potter. Ma sono sicuro che lei, come suo padre, riuscirà a percorrerle tutte egregiamente.-

Un sospiro, poi Olivander si rivolse a Glory.

Fra sua madre e suo padre, la bambina si fece avanti. Diligentemente allungò il braccio sinistro, lasciandosi misurare.

- Bene, molto bene.-

Tirando fuori l’ultimo astuccio, il mago estrasse elegantemente una bacchetta d’ebano dalla custodia in velluto.

- Ecco qui, signorina Malfoy. Tredici pollici, ebano e fibre di ali di farfalle dell’Artico. Molto flessibile. E potente per ogni Incanto che richieda il dono della Visione. Assomiglia a quella di suo padre. Ma ha il potere di quella di sua madre.- aggiunse, vedendo la piccola trasalire quando la bacchetta fra le sue dita s’illuminò tutta – Otterrà grandi risultati con questa, signorina. Mi creda.-

Ora avevano proprio tutto.

Harry Potter, chiusa la vendita, si girò verso il negozio.

Olivander gli sorrideva dalla vetrina.

Un inchino...e con un colpo di magia, il cartello con su scritto “Close” richiuse per sempre il negozio di bacchette.

E l’era di maghi che aveva portato con sé.

 

 

- Dai, dai, dai!-

Lucas camminava avanti e indietro di fronte alla porta della Lucky House.

Avesse avuto l’età, si sarebbe messo a fumare.

A undici anni però, si limitava a masticare faticosamente una gomma da masticare al lampone.

Se non si muovevano, avrebbe dato fuoco alla casa. E al diavolo tutti!

- Sono le dieci e mezza!- urlò di nuovo – Mi farete perdere il treno!-

- Ci vanno dieci minuti in macchina.- bofonchiò suo padre dall’interno – Non rompere!-

- Su, tesoro. Dacci tempo.- cinguettò anche sua madre – Non possiamo mica lasciare aperta la casa.-

- Eh già, è più importante la casa...io perdo il treno e voi pensate alla casa!-

- Non rompere, cazzo!-

- Draco basta parolacce!- quella era Hermione – Vuoi che ti spacchi un vaso in testa per caso?-

- Eh, capirai mezzosangue...-

No, non c’era verso.

Il Phyro sibilò qualcosa fra i denti, ma se non altro anche Glory arrivò fuori, tirandoti sdegnosamente dietro il suo baule.

- Ci porteranno in slitta, di questo passo.- sentenziò la biondina.

Fortunatamente per loro, non dovettero andare a piedi.

Perché grazie a Merlino finalmente Harry decise di mettere tutti in macchina, anche se aveva cercato di ficcare Draco nel bagagliaio della famigliare.

Raggiunsero King’s Cross in poco meno di dieci minuti. Come sempre era un’accozzaglia di gente di ogni nazionalità.

E di maghi. I più bizzarri, ovviamente. Vestiti in maniera assurda da morire.

Ma c’era da morire anche per stare appresso a Lucas, che tirava il carrello come un forsennato, investendo chi più chi meno. Quando tentò d’investire una vecchietta, Harry capì che per arrivare al binario 9 e ¾ ci sarebbe voluto un panzer.

Fra il binario 9 e il 10, trovarono una simpatica ressa.

Fra cui Ron, che litigava coi gemelli perché volevano infilarsi nel carrello di Jeremy e seguirlo.

- Ciao Jemy!- salutò Lucas, dando il cinque al suo migliore amico – Come va?-

- Oh, io benissimo. E tu?- sorrise il rossino – Pronto?-

- Non hai neanche da chiedere. Come si passa?-

- Buttati sulle rotaie.- sibilò lugubremente Draco, avvolto nel fumo della sua settantesima sigaretta.

- Attraversate il muretto divisorio.- sospirò Ron, dando una gomitata al biondo – Forza ragazzi, c’è una ressa tremenda stamattina. Ho visto passare una quarantina di matricole. Uno aveva un procione.-

- Un procione?- Hermione ridacchiò divertita – Wow, niente maialini?-

- Si possono portare i maiali?- tubarono Steve e Step insieme, in perfetto sincrono – Grande! Mamma ce li compri?-

Pansy linciò la Grifoncina con un’occhiata. Era sicuro al cento per cento che quei due, a loro volta, al loro ingresso a Hogwarts non avrebbero voluto solo due maiali. Ma anche due pecore.

E due galline. O due scimmie. Anche un dinosauro.

Qualche minuto dopo, Lucas varcò il muro...e la prima cosa che vide, fu una grande locomotiva rossa a vapore.

Un binario gremito di gente. Un cartello sulla testa del treno diceva Espresso per Hogwarts, ore 11.

Una nube di fumo proveniente dalla locomotiva si alzava a grossi anelli si alzava sopra la testa della folla rumorosa.

Gli scoppiava il cuore.

Gufi e civette si chiamavano l’un l’altro col loro verso cupo, sovrastando il cicaleccio e i rumori dei pesanti bauli che venivano trascinati.

Le prime carrozze erano già gremite di studenti. Una marea di loro si sporgeva dai finestrini, salutando i genitori.

Che a loro volta, al passaggio di Harry ed Elettra, si giravano con gli occhi fuori dalle orbite, ignorando i loro pargoli.

In coda al treno, il gruppo iniziò a caricare i bagagli dei ragazzi.

Lucas però, mentre sua madre e suo padre venivano subissati da altri genitori che volevano conoscerli e presentarsi, sentì fra tutto quel brusio...una voce conosciuta.

Qualcuno...stava raccontando una storia.

Una storia che lui conosceva bene.

Si girò, si mosse fra quelle persone che gracchiavano e...in un angolo del binario, trovò il Menestrello seduto a terra, su un giaciglio di fogli di carta di un giornale babbano.

Pizzicava le corde del suo liuto. Intorno a lui, ragazzini più grandi che lo ascoltavano sospirando.

Si mescolò a loro, restando a braccia incrociate.

Quella storia la sapeva a memoria ormai...

-...lui continuò a dormire, senza sapere che era speciale, senza sapere che era famoso, senza sapere che da lì a poche ore sarebbe stato svegliato dall'urlo della signora Dursley che apriva la porta di casa per mettere fuori le bottiglie del latte, né che le settimane successive le avrebbe trascorse a farsi riempire di spintoni e pizzicotti dal cugino Dudley...
Non poteva sapere che, in quello stesso istante, da un capo all'altro del paese, c'era gente che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare  “a Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto.”-

Chissà perché piace raccontare tanto l’inizio delle storie. Chissà perché la fine...viene nascosta come uno scheletro nell’armadio. Ma tanto Lucas, cogliendo uno sguardo azzurro del signor Hayes, sapeva come funzionavano le favole.

Vanno sempre avanti.

Si può dire “...e vissero per sempre felici e contenti...” ma se uno aveva voglia, poteva continuarle come voleva.

Le storie finiscono solo quando i protagonisti muoiono.

E siccome il bambino sopravvissuto ancora non lo era...e forse non sarebbe mai morto, diventando una leggenda e poi mito, il Phyro si augurò di poter continuare, quella favola.

Tutti gli eroi avevano bisogno di una spalla.

Fra una nota cantata e l’altra, il Menestrello gli strizzò la palpebra. Augurandogli buona fortuna.

Tornò dalla sua famiglia. Mancavano pochi minuti a che il treno partisse...e fra quella folla, Harry sperò fino all’ultimo di veder comparire una persona.

Che arrivò.

I sfavillanti occhi bluastri di Thomas Maximilian Riddle si fecero largo come un fascio di luce nel buio.

- Ciao ragazzi!- Lucas e Glory si precipitarono da lui, felicissimi. Accanto a Riddle, Claire King aveva lo sguardo brillante di tutte coloro che custodiscono un segreto.

- Meno male che sei venuto.- sussurrò Harry, quando Tom lo abbracciò.

- E chi se la perdeva.- ridacchiò il mago, stringendo la mano al cugino – E tu che hai?-

- Non ho niente.- brontolò Draco – E pensa ai fatti tuoi, mostriciattolo.-

- Ok.- Tom rise, levando le mani in aria in segno di resa – Hai mangiato veleno per caso?-

- E’ solo nervoso.- disse Hermione, mentre Pansy tirava giù i gemelli dal vagone del treno – Lascialo stare tesoro. Tu come stai?-

- Stiamo una favola.- Tom passò subito il braccio attorno alla vita di Cloe. Sembravano due piccioni.

Una cosa incredibile.

Sfavillavano di gioia tutti e due come diamanti.

- Quand’è che ne fate un altro?- esclamò Lucas, che aveva sempre il diritto di dire la cosa più scema e imbarazzante nel momento meno opportuno.

- Prima deve nascere questo.- rise Cloe, scompigliandogli i capelli neri disastrati – Perché me lo chiedi?-

- Bene!- Harry allungò il braccio, chiuse la bocca al figlio e se lo schiacciò addosso, enfatizzando molto bene il fatto che suo figlio dovesse smetterla di blaterare – Ragazzi, credo che sia ora...avanti, salite tutti quanti!-

Ci fu un primo fischio del treno. Glory fissò sua madre e suo padre, salì. Senza girarsi indietro.

Ma corse subito in uno scompartimento libero e si attaccò al finestrino chiuso.

Un istante e poggiò la manina contro il vetro.

Hermione fece come lei. Palmo contro palmo, a separarle solo una leggera lastra di vetro.

Posando gli occhi oltre la madre, la piccola strega vide Draco. Restava indietro.

All’interno dello scompartimento, Glory non sentì il sussurro uscito dalle labbra del padre. Ma se lo immaginò perfettamente. Rispose a tono, dicendo “anch’io”.

Lucas a sua volta stava ancora sul binario. Non si fece abbracciare da sua madre, però lasciò che gli sistemasse la camicia.

- Comportati bene.- disse Elettra, senza mai perdere il sorriso – E divertiti.-

- Già.- ironizzò Riddle – Te l’hanno data la mappa del Malandrino?-

- Tom...- ruggì sottilmente Potter Senior – Vuoi che ti rovini?- per poi abbassarsi fino al livello del suo primogenito – E tu devi farmi una promessa.-

- Certo.- il Phyro piegò la bocca in un ghigno da iena e fece segno al padre di abbassarsi di più.

All’orecchio...gli sussurrò una promessa vera.

Quella dei Potter.

Lo scintillio degli occhi smeraldini del bambino sopravvissuto acconsentirono a quel giuramento.

Sacro e pericoloso al tempo stesso.

- Sali.- ordinò al figlio – E vedi di mantenere la parola.-

- Contaci pa’.-

Il treno fischiò di nuovo. La locomotiva si mosse, vibrando sulle rotaie.

Erano tutti ai finestrini. A salutare.

Andavano a Hogwarts. Quel giorno l’avrebbero ricordato per sempre.

Draco Malfoy, fermo sul binario, sentiva qualcosa al livello del petto. Qualcosa che stava per spezzarsi.

Poi una dolce e piccola mano strinse la sua. Abbassò il volto segnato e trovò Faith.

La piccola gli fece un timido sorriso.

- Dai... adesso puoi coccolare me.-
Gli sfuggì un gemito, ma subito la prese in braccio di slancio, dandole un bacio sulla guancia e ricevendone un altro in cambio. Il treno stava partendo...era in movimento ormai.

Varcò l’angolo del binario 9 e ¾. E non ne rimase che il vapore.

 

Fu il viaggio più lungo nella vita di Lucas.

Non colse il paesaggio. Sempre uguale per lui. Quasi non sentì le chiacchiere di Jeremy, dei suoi amici e compagni che avevano fatto a gara per farsi presentare. Tantomeno aveva percepito i nomi degli amici di suo cugino Caleb, o di Alexander Mckay...o di Herik. Niente.

Ogni tanto si ricordava di Glory, che non aveva mai staccato il visino dal vetro.

Dal punto in cui aveva visto sparire i volti dei genitori.

C’erano tante risate. Ragazzi grandi che parlavano del quidditch, che esultavano per aver visto Elettra Baley al binario.

Matricole che si aggiravano spauriti negli scompartimenti.

Chiacchiere, chiacchiere.

E intanto il pomeriggio si spegneva, il sole tramontava...saliva una tiepida sera.

-...non ti sei portato dietro Cosmo?-

Lucas sobbalzò alla domanda, girandosi verso Jeremy che faceva i palloni con la gomma da masticare.

- No, è ancora piccolo.- rispose, decidendo di godersi il viaggio quando ormai stava per finire – Abbiamo preso due gufi ieri, tanto sono mezzi stecchiti.- e bofonchiando quello, buttò un occhio allo scompartimento aperto. Nel corridoio passò una ragazzina bionda, con un cerchietto di seta lilla nei capelli.

La mocciosetta si sentì osservata. Si piantò un attimo lì in mezzo, accodando il seguito delle sue amichette dietro di lei.

Un istante di studio e sorrise a Lucas con la consumata abilità di un’attrice. Poi sparì, lasciando il compostissimo Phyro con due zigomi rossi come peperoni.

- Chi hai visto?- gli chiese Jeremy, guardandosi alle spalle – Hai già conosciuto qualcuno?-

- No, a parte tutti i vostri compagni.- frecciò – Alex mi passi la Gazzetta?-

- Tanto è piena di fesserie.- brontolò Mckay, con una smorfia – L’ennesimo del gruppo dei Black Bats che è stato trovato coi funghi allucinogeni.-

- Ecco perché suonano bene.- rise Weasley.

- Ecco perché finirà in galera.- sbuffò Glory, saltando giù dal sedile – Vado a prendere aria.-

- Vuoi che venga con te?- si offrì Lucas.

- No.-

E si sbattè lo sportello alle spalle. Bene. L’umore nero era di famiglia.

Intanto, Glorya Malfoy fece il primo di una serie di ottimi incontri, per la sua futura vita sociale da leader di Hogwarts.

Stava fra un vagone e l’altro, attaccata a un’uscita di sicurezza, quando incontrò per la prima volta Gilda Tempest.

La figlia di Balthazar Tempest, il pittore che un mese prima era riuscito nell’intento di farle un ritratto.

Si trattava di una ragazzina con una chioma rossa che avrebbe fatto ingelosire anche un Weasley.

Rosso fuoco, intenso e brillante. Un visetto da bambolina che non era segnato da una sola efelide.

E due occhi celesti meravigliosi.

Che la fissò con sguardo diffidente. Si erano viste di sfuggita il giorno in cui, settimane prime, Glory aveva posato per Sir Balthazar senza sapere che per i futuri sette anni, sarebbero state quanto più vicino al rapporto fra due sorelle.

Mezz’ora più tardi, erano arrivati.

 

C’era stata la gita sul Lago Nero.

Le mille lanterne che avevano illuminato la superficie nera dell’acqua.

C’era stato l’arrivo a Hogwarts.

C’era stato l’ammirare eterno di quel castello...che ora sarebbe stata la loro casa.

Ci si poteva innamorare di Hogwarts. Aveva incantato tanti cuori...e quella notte incantò Lucas e Glory.

Poi l’ingresso, passi, passi e ancora passi fino a raggiungere la porta della Sala Grande.

E come sempre, in un ciclo continuo che non avrebbe forse avuto mai fine, Minerva Mcgranitt li aspettava.

Altera, vestita di verde, i capelli striati di grigio e il volto tenuto sospeso nel tempo dal Lazzaro.

Rigida e severa, zittì il chiasso delle matricole in un istante.

Con una sola occhiata sottile e imperiosa.

- Molto bene.- scandì, intrecciando le dita in grembo – Benvenuti a Hogwarts. Fra pochi minuti varcherete questa soglia e verrete smistati alla vostra Casa. Per il tempo che starete qui, le Case saranno la vostra famiglia. Sono Tassorosso, Grifondoro, Corvonero e Serpeverde.- incrociò le iridi azzurre del Phyro – Ogni merito che otterrete, vi farà conquistare punti. E ogni violamento delle regole ve ne farà perdere. Alla fine dell’anno, verrà assegnata la Coppa delle Case.-

Un po’ di brusio, poi riprese.

- Adesso attendete qui. La Cerimonia di Smistamento inizierà fra pochi minuti.-

Sparita oltre i battenti della Sala Grande, Lucas emise un sospiro. Che palle, ma quanto ci andava ancora?

Si lasciò andare contro la balaustra di pietra, accanto a Glory. Mugugnando, si girò e si mise a fissarla.

Lei, da parte sua, levò nervosamente un sopracciglio.

- Vuoi una foto?-

- E se finiamo in Case diverse?-

La Veggente tacque. Poi, troppo in fretta, si rigirò di nuovo.

- Non ho bisogno di una cane da guardia.-

Lucas ignorò la sua acidità, mettendosi in bocca un’altra gomma da masticare – Finiremo per diventare come quei due.-

- Impossibile.- sospirò la biondina – Fanno così perché sono maschi.-

- Essere maschi non centra...- Lucas parlò più lentamente, come attento a qualcos’altro -...sono fuori di testa e basta. Magari, se fossero stati nella stessa Casa, sarebbero diventati amici...-

Quel parlare in modo vago lasciò perplessa la Malfoy fino a che non capì cosa stava puntando il Phyro. O meglio, chi.

Una bambolina bionda con un cerchietto lilla che starnazzava insieme ad altre tre pupattole.

E che intanto continuava a fare le moine a Lucas anche a distanza!

Ehi, ehi!

- Mi ascolti quando parlo?- sbottò, risvegliandolo.

- Si, certo.- fece, sbattendo le ciglia – Dicevi?-

Al diavolo.

- Potter della malora.- bofonchiò fra sé. Fu troppo a voce altra, perché un trio di mocciosetti davanti a loro si girò di colpo. Tutti e tre alti quasi uguali, uno coi capelli neri, uno castano e uno quasi biondo.

- Un Potter?- fece quello coi capelli castani, con uno strano tic alle sopracciglia – Wow! Sei il figlio di Harry Potter? Davvero?!-

- Grande!- il ragazzo quasi biondo allargò la bocca e poi allungò la mano – Ciao! Io sono Jason. Loro sono Colin e Phin. Ci siamo conosciuti in treno.-

Lucas strinse la mano a tutti. Che forti, sembravano proprio simpatici tutti e tre!

- Piacere. Io sono Lucas...e lei è Glory.-

Tempo di aver sentito che c’era un Potter fra loro e tutto andò a ramengo. Fortuna per Glory, altrimenti si sarebbe buttata giù dalle scale, la svenevole sceneggiata di quel gruppetto di lecchini finì col provvidenziale ritorno della Mcgranitt. Li chiamò dentro. Ci volle un istante prima che Lucas mosse un passo avanti a tutti.

Gli altri erano rimasti indietro, intimoriti.

- Avanti.- la vicepreside l’incalzò con una sorta di assurda gentilezza – Il Preside vi aspetta.-

Fu un’esperienza unica.

Perché Lucas Potter camminò a capo eretto. Ma non per il suo nome.

Perché così gli diceva il coraggio e lo spirito.

Glory, dietro di lui, avrebbe voluto inconsciamente afferrargli la mano. Neanche lo comprese. Eppure, essere vicino a lui, le rese quella situazione più facile.

Il gruppetto di quaranta matricole e poco più passò fra le tavole centrali della Sala Grande, fino a raggiungere il pulpito del Preside.

Lo sgabello.

Il Cappello Parlante.

La Mcgranitt aprì la lunga pergamena e mentre lei faceva questo, Lucas si chinò all’orecchio della compagna.

- Ricorda che ci hanno detto. Prendi sempre la seconda possibilità.-

La streghetta esibì l’ennesima smorfia da purosangue innata.

- E finire a Tassorosso? Meglio la scabbia.-

- Quando chiamerò i vostri nomi verrete avanti!- esclamò ad alta voce la vicepreside – Vi siederete e il Cappello vi smisterà nella vostra Casa. Molto bene.- abbassò il volto sulla pergamena – Allen John Bennett!-

Un mocciosetto biondo in costosissima uniforme, con la classica espressione malefica andò a sedersi sullo sgabello.

Fu il primo Serpeverde dell’anno. E dalle premesse, specialmente dall’espressione con cui puntò Lucas, il bastardello sarebbe stato il primo della lista nera.

- Cody Alan Blindsworth!-

Il ragazzo alto e allampanato evitò per un pelo d’inciampare e finire addosso alla Mcgranitt. E con una semplice lettura, il Cappello Parlante lo smistò a Corvonero.

Mentre aspettava il suo turno, Lucas si guardava attorno. Vide Jeremy, Alex e Caleb a Grifondoro.

Herik invece stava a Serpeverde. Ma non aveva la faccia perfida di quei malefici suoi compagni.

Forse era solo suggestione, si disse.

- Christina Balogh…Keith Browning… Rick Callow…Leila Dodd! ...Clemence Drummond...Mia Garland!-

Tutti Tassorosso e Corvonero.

- Diana Finster! Rebecca Leanna Frost...-

Due Serpeverde. La prima tutta spocchiosa. La seconda un po’ amorfa.

E finalmente una Grifondoro, la prima. Una moretta con aria seria e truce al tempo stesso.

- Evangeline O’Brien!-

E poi…

- Lucas James Potter!-

Silenzio tombale. Poi un lieve brusio si alzò da due centimetri dal pavimento fino al soffitto stellato.

Silente in persona, come tanto tempo prima, si rizzò sulla sedia.

Lucas scoccò un ultimo sguardo a Glory, poi salì i gradini senza la minima esitazione. Si sedette e lasciò che il Cappello gli venisse sistemato sul capo.

Un lieve fruscio e ... “Oh, un altro Potter! Ahah, bene...guarda che cosa interessante...quanta forza...e che desiderio...si, è molto potente in te...”

Lucas alzò le pupille verso l’alto, sfiorando il bordo del Cappello con la vista.

“Quindi?” gli chiese curioso.

“Si, Serpeverde!”

“Cosa?” Lucas non era contento per niente “Non scherzare, la seconda opzione, voglio la seconda! O diventerò matto come quei due! No, no, no! Qualunque cosa ma non lì!”

“Davvero? Hn...si, l’ho già sentita questa. D’accordo...allora...”

- Grifondoro!- proclamò il Cappello. Un secondo più tardi l’intera Sala Grande venne invasa da un’ovazione generale, battiti di mani e cori di felicità. Con un gran sogghigno, Lucas saltò giù dallo sgabello e strizzando l’occhio a Glory andò al tavolo dei rosso oro dove venne acclamato praticamente come se fosse stato Harry in persona e non suo figlio.

- Benjamin MacDugall…Colin Mandrake! Phin Manners...-

Colin e Phin finirono a Grifondoro all’istante, mancava solo Jason ma Lucas, nonostante fosse contento di essersi ritrovato con quei nuovi amici, aspettava lo smistamento di Glory. Che infine venne chiamata.

- Glorya Artemisia Malfoy!-

La vide tremare leggermente. Poi ispirare e salire dritta allo sgabello. Il profilo di una principessa.

Lui e Jeremy si sporsero dal loro tavolo, quando la Mcgranitt le pose il Cappello sulla testolina biondissima.

Alla piccola Veggente scoppiava il cuore.

Odiava sentirsi così nervosa...e il fatto che quel accidenti di copricapo che stesse leggendo ogni angolo della mente, le piaceva ancora meno.

“Per tutti i maghi!” il Cappello Parlante sembrava assurdamente strabiliato “E’ impossibile, una Malfoy!”

La seconda opzione, ricordò Glory fra sé.

“Aspettavo da secoli il momento per dirlo! Bene, piccola mia. Il tuo posto è...”

- Grif...!-

Il Cappello Parlante non finì la frase, lasciando un silenzio gelido nella Sala Grande. Silente e la Mcgranitt credevano di aver sentito male. Grif...Grifondoro? Possibile?

Il Cappello taceva. Dondolava sui capelli di Glory e parlava con lei sottovoce.

“Che cosa? Ma perché? Perché a Serpeverde?” le chiese “Per Merlino, non starai mai bene lì! Oh, hai l’intelletto, anche la superbia necessaria, ragazza mia. Ma il tuo posto è al Grifondoro, credimi.”

“Lo so.”

“Allora perché ci vuoi andare?”

“Perché è ora che la gente capisca di che pasta sono fatti i Malfoy.”

Nella Sala Grande si era scatenato uno spettacolo che non si sarebbe mai più ripresentato. Una contrattazione in piena regola. E Silente, dalla sua poltrona, scrutava attentamente la schiena di Glory. Un sorriso curvò le sue labbra sottili, mentre si portava il calice d’oro alla bocca.

Ah. Quei due bambini avrebbero dato lustro alla scuola. Ne era certo.

- Molto bene.- cinque minuti dopo, il Cappello emise uno sbuffo spazientito – Ho deciso. SERPEVERDE!-

Lucas saltò letteralmente in piedi. Che cosa?! Oh no, no, no!

Era diventata matta? Che fine aveva fatto la seconda opzione, che cavolo?!

Glory sarebbe stata benissimo a Corvonero, era assurdo che avesse deciso di finire in quel caos di psicotici!

E adesso?

- Victoria Desideria Sharp!-

Lucas si rigirò come una trottola e vide la ragazzina bionda col cerchietto color lillà salire sullo sgabello.

E lei si che finì dritta al Grifondoro, accidenti!

Si rimise seduto, quando quella Victoria e anche Jason Steins e la sua gemella Jennifer raggiunsero la tavola. Ma lui non aveva più voglia di stringere le mani a nessuno, anche se Jason, Colin e Phin erano tanto simpatici.

Era un peccato. Lui da che aveva memoria faceva colazione, pranzo e cena alla stessa tavola con Glorya.

Ora erano divisi da un tavolo intero. Magari non avrebbero neanche avuto le stesse lezioni.

- Ciao.-

Girandosi, vide la biondina sedersi accanto a lui. Gli porgeva la mano.

- Io sono Victoria Sharp!- si presentò, con un sorriso luminoso – E’ vero che sei il figlio di Harry Potter?-

Già.

Il figlio di Harry Potter che si era fatto un nemico a vita nella tavola dei verde argento.

E se fra lui e Glory fosse finita così?

Strega di una biondina con gli occhi bicolore. L’aveva fregato.

Gli fece pure la linguaccia, seduta vicino a una specie di colosso col nome che era tutto un programma, Harshness, undici anni come loro, sfidandolo a dirle qualcosa.

Oh, l’avrebbe sentito comunque!

Si sarebbe presa le sue quella sera stessa, a costo di bruciarle la gonna!

In fondo l’aveva giurato a suo padre, quella mattina alla stazione...

 

 

 

 

 

 

 

- Certo.- il Phyro piegò la bocca in un ghigno da iena e fece segno al padre di abbassarsi di più.

All’orecchio...gli sussurrò una promessa vera.

Quella dei Potter.

Lo scintillio degli occhi smeraldini del bambino sopravvissuto acconsentirono a quel giuramento.

Sacro e pericoloso al tempo stesso.

- Sali.- ordinò al figlio – E vedi di mantenere la parola.-

- Contaci pa’.-

 

Rimasti soli, Elettra scrutò il marito e vedendo quella sua espressione divertita, si avvinghiò al suo braccio.

- Che ti sei fatto promettere eh? Che ti ha detto?-

E il bambino sopravvissuto, con lo sguardo ancora rivolto al treno che spariva in lontananza, ripeté la sua promessa.

Come un tempo era stata di suo padre, di Remus e di Sirius.

E ora, sarebbe stata quella di Lucas.

 

- Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finite Incantatem.

Grazie per tutto quello che siete stati per me. Grazie a Bluking, Nixy, Amalia, panuela, fanny80, Eneri_Mess, giois, Kikka91 (grazie dei magnifici disegni),  syberia83, julietta, mhcm, taty89.

Kysa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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