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Autore: Aniel_    03/12/2012    3 recensioni
Spin-off di Life is Good: Castiel odia i Luna Park, ma Balthazar sembra divertirsi.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'LIFE IS GOOD'
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Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel (accennato), Balthazar
Rating: Pg
Genere: commedia, introspettivo, fluff
Warning: slash (accennato), spin-off
Summary: Castiel odia i Luna Park, ma Balthazar sembra divertirsi.
Note: questa one shot è stata scritta sul prompt 
settantanove della mia cartellina per la Maritombola di maridichallenge e sul prompt pantofole della mia tabellina di think_fluff La storia è uno spin-off della long fic Life is Good
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, per niente, e la cosa non potrebbe rendermi più triste.


Candyfloss
 

La giornata era iniziata con un "gireremo la sequenza dell'inseguimento in un Luna Park" ed era finita con un paio di pantofole a orsacchiotto.
Sicuramente una di quelle giornate capaci di sfinire Castiel nei limiti del possibile.
Arrivò al Luna Park indicatogli da Dean alle 19:00 in punto, accolto da un nauseante odore di dolciumi e noccioline. Il vociare di bambini destinati al coma diabetico e ad essere internati in istituti psichiatrici specializzati gli sfondò i timpani e, come se non bastasse, uno spaventapasseri alto due metri lo stritolò in un abbraccio che più che tale aveva tutta l'aria di essere una morsa letale contornata da un'eccessiva quantità di dopobarba.
«Balthe ti prego, non respiro» smozzicò, dimenandosi tra le braccia dell'amico alla ricerca di una via di fuga.
«Non ti sto abbracciando» puntualizzò l'altro «ti sto solo punendo.»
«Chissà perché la cosa non mi sorprende...» ironizzò Castiel, riuscendo finalmente a liberarsi dalla morsa assassina.
«Non chiami mai, non scrivi mai, non chatti mai.»
«Balthazar l'ultima volta che ti ho spiegato come usare un computer lo hai gettato dalla finestra dopo dieci minuti scarsi!»
Balthazar incrociò le braccia, offeso. «Chrome mi prendeva per il culo. "Ooops si è verificato un errore. Riprova più tardi". Macchina, non dirmi quello che devo fare!» sbottò. «Comunque non cercare di confondermi con il tuo sproloquiare. Sono qui per farti da babysitter.»
E poi per un momento tutto si fece vago e ovattato e la mente di Castiel vagò libera per mari e monti, sino a giungere allo strano scambio di battute di pochi giorni prima con Dean: si era rifiutato di comprargli una torta e l'attore aveva risposto che avrebbe trovato il modo di vendicarsi, molto molto presto.
Maledizione Winchester.
«Oh ci sei arrivato da solo» cinguettò l'altro, molleggiando avanti e indietro, «bene. Dean inizia chiaramente a starmi molto più simpatico. Ha un non so che di erotico e criminale.» aggiunse, trascinandolo verso lo stand di Fernanda-La strega che l'amore ti manda.
Dopo aver ascoltato i monologhi senza senso di una vecchia alcolizzata circondata da gatti neri, Castiel fu convinto che la giornata non potesse andare peggio.
Ovviamente si sbagliava.
Con Balthazar non c'è mai limite al peggio.
«Guarda Cas, lo zucchero filato. Facciamo il trucco del Cassy-Occhi-Blu?» chiese entusiasta, indicando la macchina per lo zucchero filato e un omone della stessa dimensione di un armadio a due ante con il tatuaggio di un teschio infuocato sul braccio. Oddio, non proprio un teschio...un teschio particolarmente obeso e deforme, sì.
Castiel scosse il capo. «Non abbiamo più dodici anni e non ho nessuna intenzione di farmi divorare da Majin Bu.»
«Dai Castiel, siamo in un Luna Park. Questo luogo non fa che invertire i flussi temporali riportandoci alla tenera età. Tu distrai il nostro amico paffuto e io preparo il più grande bastoncino di zucchero filato che il mondo abbia mai visto!»
A volte Castiel tendeva a dimenticare quanto fosse infantile l'amico e l'idea che quell'ammasso di muscoli asciutti e dubbia sanità mentale avesse un figlio gli faceva sperare che il gene predominante in quella povera e ingenua creatura fosse quello di Anna.
Aveva già gestito e sopportato lo sviluppo e la crescita di Balthe da bambino. Un secondo round con Junior? No, grazie.
«E se lo pagassi io lo zucchero filato?» domandò incerto, sperando che l'amico abboccasse alla storia "adesso lavoro, coltivo soldi nel mio giardino privato".
«Lo voglio triplo!» puntualizzò Balthe, indicandolo con l'indice. «Tre strati.» aggiunse, per essere più chiaro.
Castiel si schiaffò una mano sul viso. «Non è un gelato, non puoi chiederlo a strati o a palline...»
«E tu te ne intendi eh? Di palline...»
Castiel passò i successivi dodici minuti a convincere l'omone di pan di zenzero solo per evitare di rispondere alle domande del tutto inappropriate e prive di tatto dell'amico.
Quello fu lo zucchero filato più costoso della storia.
«Sai...» mormorò Balthazar, succhiandosi le dita alla ricerca di residui di zucchero e osservando la grande ruota panoramica «...non ho più paura degli alieni.»
Castiel giocherellò con il bastoncino. «Come hai fatto? Io ho tentato di farti passare quella fobia per anni!»
«Una settimana fa io e Michael abbiamo visto Toy Story» spiegò, pagando cinque dollari per una partita al tiro al bersaglio.
«E allora?»
Balthazar colpì in pieno la prima lattina ammaccata di coca cola lasciandola cadere al suolo. «E allora non ho più paura degli alieni.»
«E di cosa hai paura adesso?»
L'amico rabbrividì. «Dei giocattoli animati. Di notte si muovono e parlano tra loro...»
Ovviamente.
Castiel si guardò bene dal ricordare all'altro che, in quanto padre di un neonato, avrebbe dovuto gestire giocattoli più o meno inquietanti per molti anni ancora e si concentrò invece sul paio di pantofole a orsacchiotto che l'amico aveva scelto dopo la vittoria.
«Un peluche come qualsiasi altra persona normale no, eh?» considerò ironico, sventolando le orribili pantofole.
«I peluche parlano e potrebbero attentare alla tua vita...lo sto facendo per te» rispose serio, in un sussurro appena udibile, lanciando occhiatacce spaventate ai peluche che li circondavano.
Castiel sorrise, valutando l'idea di costringere Dean ad indossare quelle ridicole pantofole una volta tornato a casa. Doveva pur punirlo in qualche modo.
Certo, le punizioni che si infliggevano erano particolarmente stimolanti e andavano sempre a parare su superfici orizzontali con conseguente uso improprio di alimenti, indumenti, e qualsiasi altra cosa utilizzabile che finisse per -menti.
Negli ultimi mesi erano diventati particolarmente creativi.
«Sono le nove, sarà meglio che vada» annunciò Balthazar, guardando l'ora. «Senti Cas...grazie per queste ore di svago. So che è stato inaspettato per te ma...mi ha fatto piacere vederti. Da quando ti sei trasferito non ci vediamo quasi più.»
«Oh, ti manco?»
Balthazar arricciò le labbra. «Non farti strane idee. Sto solo dicendo che mi annoio. Insomma, la vita con Anna è grandiosa, credimi...mi dà del pazzo molto meno di te e il sesso è insuperabile e sono costretto a tapparmi la bocca quando lei...»
Castiel chiuse gli occhi. «Questo non volevo saperlo.»
«Il corpo di una donna nuda ti impressiona? Cas, pensavo avessimo superato questa fase.»
«Ma che diavolo dici! Evita solo di riferirmi troppe informazioni.»
«Comunque» sospirò serio «è strana quella casa senza di te.» concluse, improvvisamente triste.
E per quanto fosse un uomo strano, irritante e con poche rotelle effettivamente posizionate al posto giusto, Castiel si rese conto di sentirne la mancanza più o meno quanto lui.
Da quando erano diventati così sentimentali?
«Tra qualche settimana è Natale» disse, dirigendosi verso l'uscita del Luna Park con Balthazar al proprio fianco «e staremo di nuovo insieme.»
«Vedi di non regalare giocattoli a mio figlio.»
«Tu invece vedi di trovare un pigiama da abbinare a queste pantofole. Dean lo adorerà.»
No, Dean lo avrebbe ucciso.
Dolorosamente.
Ma niente avrebbe potuto equiparare la visione celestiale del famoso Dean Winchester avviluppato da un pigiama pieno di orsacchiotti e pantofole a orsacchiotto.
La vera mente criminale lì era Balthazar, su quanto non c'erano dubbi.

FINE

   
 
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