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Autore: vale_cullen1992    03/12/2012    22 recensioni
Bella, Rosalie e Alice: tre sorelle, ammirate da tutti e con una passione: le scommesse. Edward,Emmett e Jasper: tre fratelli, il rifiuto della scuola, i cosidetti "Sfigati". Cos'hanno in comune?? Una scommessa tra sorelle, che coinvolgerà i tre poveri Cullen.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scommettiamo? - Quando una scommessa ti cambia la vita'
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Scommettiamo?

Epilogo III.

Pov Bella.



Parigi.


- Dì a Rosalie che le auguro tante care cose e che verrò a trovare lei e Emmett più avanti, dopo il ritorno dalla Luna di miele. E auguri per il bambino. –

Al telefono con mia sorella Alice, osservai con malcelata irritazione le macchine che mi sfrecciavano davanti ad una velocità sin troppo elevata per il centro di Parigi. Ero in un ritardo mostruoso e quel maledetto semaforo non sembrava minimamente intenzionato a scattare e farmi riprendere la mia corsa contro il tempo o, per meglio dire, contro una sfuriata epica del mio capo. Non so bene quando è stato il momento in cui avevo deciso di abbandonare la mia impostazione caratteriale che mi aveva reso famosa come la regina delle stronze, probabilmente lo scorrere del tempo e la maturità avevano giovato persino ad un carattere pessimo come il mio. Una sorta di miracolo probabilmente, un cambiamento così radicale e profondo da portarmi spesso a chiedermi se della Bella di un tempo fosse davvero sopravvissuto qualcosa. Il mio cuore non di certo e tantomeno quegli stupidi sogni d’amore in cui spesso avevo indugiato durante il periodo della mia relazione con Edward.

“ Per favore Bella, almeno per una volta: smettila di fare l’idiota! Lo so, sarebbe come chiederti di andare contro la tua natura ma provaci! Nostra sorella è incinta e si sposa, non puoi davvero pensare di non venire. E perché? Perché ci sarà Edward? Per favore, è ora di crescere! “ strepitò Alice al telefono. Potevo quasi vederla: viso arrossato, fronte aggrottata e labbra ritratte in un ringhio animalesco. Tutti avevano sempre detto che mia sorella avesse le fattezze di un folletto, ma per me lei sarebbe rimasta sempre e comunque una sorta di gnomo malefico e dagli artigli velenosi. Una visione piuttosto estremista ma profondamente veritiera, almeno a mio avviso.

Imprecai, osservando il semaforo che diventava verde e attraversando in fretta e furia la strada. Alice non capiva niente, proprio niente! Per lei era troppo facile parlare e visto come stavano le cose non ne aveva proprio alcun diritto.

Pretendeva che io andassi al matrimonio di Rosalie come se niente fosse, sopportando la presenza di Edward? Come poteva anche solo lontanamente pensare che dopo quello che mi aveva fatto sarei rimasta nella stessa stanza con lui per anche solo un secondo?

Neanche morta. Senza scherzi, avrebbero dovuto legarmi con spesse catene per impedirmi la fuga. Dicono sempre che il passato è passato, ma per me non era affatto così. Sentivo ancora il suo peso sulle spalle, la sua nefasta presenza pronta continuamente a torturarmi e farmi soffrire. Probabilmente ero diventata più responsabile ma allo stesso tempo anche più realista e con ciò, molto più pessimista. L’amore? Una favola per i bambini, per quelle innocenti creature capaci di credere in qualsiasi cosa venisse raccontata loro. Io da tempo avevo perso questa purezza e lo scontro con la realtà ancora mi bruciava.

- Senti, mi dispiace. Davvero. Ma non ho alcuna intenzione di tornare, non me la sento. Ho sofferto troppo a causa sua e non posso tornare e fare finta che non sia successo niente. È impossibile e non posso farlo nemmeno per Rose. Dio, perché non provi ad essere dalla mia parte una volta tanto? Ti è davvero difficile preoccuparti anche solo per un secondo di che effetto potrebbe farmi se tornassi? Cosa potrebbe provocare in me tutto ciò?! Sei la solita dannata egoista, Alice. –

Il mio cuore sembrava essersi diviso in tanti frammenti, uno che gridava la sua fedeltà a mia sorella e uno che voleva metterla da parte per salvaguardare la mia sanità mentale. Ma dimenticare, quello mi era impossibile: nella mia mente era impressa a fuoco l’immagine di Edward, la notte di Natale a letto con Tanya, una troietta che si era da poco trasferita vicino a casa Cullen.

E io che, stupida e innamorata, ero andata da lui con la ferma intenzione di portare un regalo di pace, vista la stupida discussione avuta il giorno prima. È vero, in quel periodo non facevamo che discutere per ogni piccolezza ma questo non aveva mai autorizzato il mio uomo a tradirmi. Io, da regina delle stronze, non avrei mai fatto una cosa del genere, semplicemente perché ero profondamente, totalmente ed incondizionatamente innamorata di lui.

La sorpresa, purtroppo per me, era stata lui a farmela. Vedere il mio uomo a letto con un'altra era stato un colpo troppo duro da sopportare e l’unico stupido e insensato pensiero che riuscivo a formulare non era altro che: Edward è stato con un'altra oltre me. Io, che continuavo a nutrire la mia mente con pensieri come “sono stata la prima e sarà l’unica” avevo avuto la smentita peggiore che potessi mai ricevere.

Avevo preso il primo aereo disponibile per Parigi e dopo un anno di relazione interrotta in quella maniera così subdola e disgustosa, ero scappata da lui e da Forks. I miei genitori avevano capito che avevo bisogno di andare via, staccare la spina, e mi avevano lasciata andare per la mia strada.

Avevo trovato lavoro in uno studio legale e la mia vita era continuata in maniera piana e monotona, ma per lo meno non avevo più sofferto per amore. Le scopate occasionali non portano poi così tanti drammi amorosi, no?

“ Bella, forse non hai capito! Nostra sorella aspetta un bambino e si deve sposare, non possiamo non andare! Sarebbe un colpo basso, una pugnalata, un modo per farla soffrire… “

La interruppi bruscamente. – Ti farò sapere. Ciao. – Prima di darle il tempo di replicare, la chiamata era già conclusa. Conoscevo mia sorella e sapevo bene quando cercava di fare leva suo miei sensi di colpa per convincermi a fare come diceva lei. Ma non stavolta.

 

***


- Sei venuta. –

Ero una persona incoerente, me lo ripetevo da secoli. Dicevo una cosa ma mi ritrovavo sempre a fare l’opposto, per quello che valeva potevo benissimo stare zitta.

Alla fine, Alice aveva raggiunto il suo scopo: ero tornata a Forks. Solamente per tre giorni, poi sarei ritornata a Parigi e avrei messo di nuovo chilometri su chilometri tra me e la mia vecchia città.

Non sarei rimasta un solo minuto più del necessario lì e la mia presenza lì per me era l’equivalente della condanna a morte peggiore che sia mai stata emessa.

- Ovviamente. – risposi con voce incolore, osservando Rosalie. Sembrava felice e io ero contenta per lei. Se lo meritava alla grande. Per quel che riguardava me, si vedeva lontano chilometri che non ero affatto emozionata dallo stare lì. Il disgusto e il pallore dovuto alla pressante nausea che mi serrava lo stomaco parlavano da soli.

Ma alla fine non era la mia felicità che importava, no? Io ero solo un pezzo di scena, un mobile che doveva presenziare e dispensare falsi sorrisi.

- Non sei felice di essere tornata, vero? – mormorò, afferrando una delle mie borse e aiutandomi a portarla. L’aeroporto era gremito di persone e Emmett ci aspettava poco lontano, un sorriso stupido dipinto sul viso.

- Non sei felice di essere tornata, vero? – mormorò, afferrando una delle mie borse e aiutandomi a portarla. L’aeroporto era gremito di persone e Emmett ci aspettava poco lontano, un sorriso stupido dipinto sul viso che si incrinò non appena vide il mio accompagnatore.

- L’ho fatto per te. Per te posso sopportare di vederlo. E poi ho Matt con me! – sussurrai con un groppo in gola. Stavo mentendo in maniera così spudorata e perfetta da risultare perfettamente credibile. Non a me stessa, ovviamente, purtroppo non ero ancora così brava da riuscire in una simile impresa ma contavo di diventarlo presto. Per lo meno, avrei avuto sicuramente un sacco di occasioni per fare pratica.

Mia sorella mi guardò di sfuggita e sorrise. – Sono felice di riaverti. Qui. Mi sei mancata tantissimo, le sorelle non dovrebbero rimanere così a lungo separate come è accaduto a noi. –

- Bella, mio Dio! Ma sei bellissima. Fatti abbracciare! – Emmett e il suo entusiasmo. In altri tempi mi sarei lanciata tra le sue braccia e avrei iniziato una discussione fatta di battutine e di puro cazzeggio, ma quei tempi non esistevano più da parecchio. Ricordandomi che lui condivideva lo stesso sangue di Edward lo strinsi in un freddo abbraccio e misi subito una distanza di sicurezza tra me e lui, quasi temessi che potesse contagiarmi un morbo incurabile e altamente dannoso.

- Emmett, ciao. – risposi senza la minima traccia di entusiasmo, intrecciando le dita della mano destra con quelle di Matt. Gli innamorati facevano così, no?! Non me lo ricordavo più. Era passato davvero tanto tempo dall’ultima volta che quel sentimento aveva avuto modo di sbocciare nel mio cuore. – Lui è Matt, il mio uomo. – risposi con voce perfettamente credibile, sfoggiando il sorriso migliore che potessi metter su in quel momento.

Mio cognato storse la bocca ma si riprese velocemente, tendendo la mano verso il mio pseudo fidanzato e stringendogliela con un po’ troppa calorosità. Non me ne curai, mi limitai ad entrare in macchina e a tirarmelo dietro, senza riuscire a non sentire il saluto di Emmett. - Piacere di conoscerti, Matt. Benvenuto in famiglia. -

Quale famiglia?!

La mia o la sua?!

Sono un'unica cosa, realizzai con un attacco di bile. La mia famiglia e quella di Edward stavano per diventare un tutt’uno.

Cos’era la bruciante voglia di piangere che provai al solo pensarci?!

Volevo tornare di nuovo a Parigi, volevo scappare. Non sarei mai dovuta tornare, non ero affatto pronta per affrontare tutto ciò, mi resi conto disperata. Il mio cuore batteva veloce e il mio petto si alzava e abbassava rapido, troppo, al ritmo dei miei affrettati respiri. Stavo avendo una vera e propria crisi di panico. A quanto pare ero stata appena fatta prigioniera di qualcosa con cui presto avrei dovuto fare i conti: il mio passato.

Ci sarebbero state vittime? Probabilmente.

Sarei stata risparmiata e graziata? Ne dubitavo.


***


Il gran giorno era arrivato. Per me era qualcosa di simile al giorno del giudizio, il clima di festa che accomunava tutti quanti non scalfiva minimamente il mio animo grigio. Si vedeva lontano un miglio che non volevo essere lì, eppure eccomi a sorridere come se una paralisi facciale avesse appena colpito il mio viso.

- Bella, sorridi. Prova almeno a far finta di essere felice di esser qui, tua sorella è già depressa di suo. Non contribuire! – Accanto a me, Matt cercò di convincermi che un sorriso non avrebbe ucciso nessuno. Io non ne ero poi così convinta, soprattutto perché all’orizzonte era appena apparso il mio incubo.

Edward Cullen.

Come poteva essere così sfacciatamente bello, dannazione a lui!

I capelli erano la solita massa disordinata, eppure erano così perfetti che pareva che il loro disordine fosse studiato alla perfezione. Gli occhi verdi intelligenti e brillanti come sempre, le labbra piene piegate in un sorriso sghembo che sparì non appena mi vide.

Non ero l’unica a non aver chiuso i conti con il passato, era chiarissimo dal suo sguardo pieno di sensi di colpa. Edward avanzò verso di me e io non riuscii a fare di meglio che voltarmi verso il mio accompagnatore e trascinarlo in un bacio vietato ai minori di almeno venticinque anni.

Capì il messaggio: quando mi staccai da Matt, di Edward nessuna traccia. Andava bene così perché in fin dei conti era esattamente ciò che volevo. Dunque perché la mia espressione non trasmetteva alcuna soddisfazione ma, al contrario, la peggiore delle sofferenze?


***

- Dobbiamo parlare. È tutta la sera che mi eviti. Quanto ancora hai intenzione di continuare con questa pagliacciata? –

Catturata nella peggiore delle trappole. Ferma dinanzi lo specchio del bagno osservai il riflesso che si presentava davanti a me, quello che vedeva me e Edward sullo sfondo. Sostenere quella visione era davvero difficile ma grazie al mio sconfinato orgoglio ne uscii vincitrice. Probabilmente fu anche l’enorme irritazione e lo stress che ormai filtravano dentro di me e si diffondevano come un male, consumandomi come se avessi appena contratto una malattia mortale.

Stare vicino a lui mi faceva sentire infetta, sporca. Eppure, assurdamente, anche viva e ardente. Di rabbia, certo, ma comunque ardente, un’emozione che non provavo da tempo immemore.

Sollevai il viso con uno scatto orgoglioso del mento e socchiusi gli occhi in un’espressione carica di rancore e rabbia, sentimenti di cui mi ero nutrita negli ultimi mesi. Finalmente dinanzi a me il mio incubo peggiore e che Dio mi aiutasse, l’unica cosa che volevo era colpirlo con uno schiaffo in pieno viso. E perché no, magari colpirlo anche con un calcio abbastanza forte da castrarlo definitivamente. – Rammentami per quale motivo dovrei parlare con te. Illuminami su quale argomento dovrei condividere e con te e soprattutto, spiegami cosa cazzo ci fai qua dentro. È il bagno delle donne. – Sibilai verso lo specchio, incrociando il suo sguardo su quella superficie lucida e fredda.

Edward mi scoccò un’occhiataccia e provò ad allungare una mano verso il mio braccio, forse per sfiorare la mia pelle o forse per farmi voltare. Non lo so, il mio sibilo di ammonimento fu abbastanza chiaro da permettere ad entrambi di comprendere cosa sarebbe accaduto se avesse osato sfiorarmi. – Dobbiamo parlare di noi, di quello che è successo. Non hai mai risposto alle mie chiamate, ho passato due settimane a cercarti in giro per la Francia perché nessuno della tua famiglia ha mai voluto dirmi dov’eri. Ti ho cercato come un disperato, maledizione! Penso di essermi meritato un attimo del tuo tempo e un briciolo della tua attenzione, direi. –

- Non esiste alcun noi e per la cronaca: quell’attimo l’hai già avuto. Pensi davvero che starò qui con te ad ascoltare le tue patetiche scuse? Dirai che ti dispiace, che non volevi e che non ha significato niente. Aggiungerai che… -

- E’ stato così, maledizione! Io… -

- … è stata la rabbia del momento, che non volevi ferirmi e che era solo sesso. Dirai tante cose ma a me non importa niente. I rapporti si basano sulla fiducia e io non mi fido più di te, semplice. Non avrei mai pensato fossi capace di un gesto così subdolo, avresti potuto lasciarmi e tutto sarebbe finito. Entrambi liberi, senza impegni né vincoli. Ma non era abbastanza, vero? No, dentro di te hai sempre covato rancore per la scommessa che io e le altre abbiamo fatto al liceo. Dovevi vendicarti, farmi capire che anche tu sei in grado di giocare sporco. Beh, sai che ti dico? Hai vinto, Cullen. – La mia voce era fredda e nessuna esitazione accompagnò le mie parole. Per quel che mi riguardava il discorso era chiuso e per tale ragione mi voltai, pronta ad andarmene.

Edward però mi fermò prima che potessi abbandonare il bagno, premendomi con forza contro il lavandino e bloccandomi. I suoi occhi verdi scintillavano minacciosi, segno inequivocabile che a quanto pare non aveva gradito affatto il mio discorso. Beh, affari suoi. – Pensi di sapere tutto, pensi come sempre di avere ragione. Sai cosa significa rendersi conto di aver commesso l’errore più terribile che si possa mai commettere? Sai cosa significa odiarsi ogni ora della giornata, rimpiangendo ciò che hai perso? Io si cazzo, lo so sin troppo bene. Ho sbagliato e me ne rendo conto, entrambi eravamo stupidi e giovani. Ma le cose sono diverse, io sono diverso. Ho passato anni a domandarmi come stessi e se qualcuno avesse preso quel posto che era mio. Mi sono domandato… -

- Non mi interessa. Tieniti le tue dannate domande per te, Cullen. Hai detto bene, sono passati anni. Dimmi, sei mai tornato a cercarmi? Esistono vari modi per rintracciare le persone, se ci tenevi davvero avresti potuto trovarmi. Ma non l’hai fatto perché la verità è che solo un dannato codardo che marcirà all’Inferno. – Urlai spintonandolo con violenza e allontanandolo da me. Mi odiavo per la debolezza che iniziava a manifestarsi chiaramente dentro di me, per quella lieve spaccatura che iniziava a scalfire la mia corazza. – Non hai fatto un cazzo e il tempo è passato. Sei un illuso se davvero pensi che tutto possa davvero tornare com’era prima. I giorni passano e le persone cambiano. Fattene una ragione e vai avanti. – Sibilai spingendolo nuovamente e avviandomi velocemente verso la porta del bagno.

La voce di Edward però mi raggiunse trasmettendomi un brivido. Assurdamente il suo tono mi parve così simile a quello di una condanna che a fatica riuscii ad impedirmi di portare una mano al petto per massaggiarmi laddove il mio cuore palpitava furioso. – Sai che non è finita così, vero? Ora che ti ho ritrovato farò tutto ciò che posso per riaverti. Imparerai a fidarti nuovamente di me e il tuo cuore sarà di nuovo mio. –

Affondai i denti nel labbro inferiore, percependo subito il metallico sapore che si riversò nella mia lingua. – Sei un illuso, Cullen. E non azzardarti a dire che mi hai trovata. Io sono sempre stata in questo fottuto pianeta Terra, è la voglia di cercarmi che ti è mancata. – Commentai freddamente aprendo la porta e mettendo un piede in corridoio.

- Tu dici, Bells? Ma che dici… Scommettiamo che andrà come ho detto? –

Tutto era iniziato con una scommessa.

Tutto il mio futuro si basava, a quanto pare, nuovamente su un’altra.

- Vai al diavolo. – Riuscii solamente a dire andandomene. Assurdamente sentivo il disperato bisogno di andarmene, lontano da Edward, quel bagno e quella scommessa che con un nefasto peso sembrava essersi appena insinuata dentro il mio cuore.


----------------------- Note ---------------------------


 Se iniziassi chiedendo umilmente scusa per questo ritardo, probabilmente servirebbe a ben poco. La verità è che ho davvero pensato di mollare e l’ho quasi fatto. La verità è che la mia ispirazione è sparita, smarrita e persa chissà dove. La verità è che la Saga Twilight era da me sempre più distante, forse perché ormai troppo commerciale, aveva perso quel fascino che esercitava su di me e che mi forniva l’ispirazione utile per scrivere.
La verità è che mi sono detta che non sarei mai stata in grado di scrivere questo epilogo, non se le cose non fossero cambiate.
La verità è che non ho cancellato il mio account per il rispetto verso voi lettori, perché non sarebbe stato giusto ma solo un gesto di enorme scorrettezza verso di voi che tanto mi avete supportato. E ringrazio Shinalia, la mia migliore amica, che ho conosciuto grazie a questo sito e che mi sopporta ormai da quasi tre anni, tra vacanze insieme e improbabili telefonate. È anche grazie a lei se non ho cliccato sul malefico tasto “elimina”.
Il tempo è passato, io sono cambiata e probabilmente lo stile di questo capitolo ne è testimone. Rileggendo i primi capitoli, a me pare quasi che fosse un’altra persona a scrivere tutto ciò.
Fatto sta che stasera, dal nulla, ho avuto un barlume che da tempo mi mancava. L’epilogo che avevo scritto mesi e mesi fa è stato ripreso e cambiato totalmente. Sono finalmente riuscita ad estrapolare dalla mia mente ciò che da un anno avevo pensato ma che non riuscivo a scrivere.
E sono soddisfatta, enormemente.
Tutto è iniziato da una scommessa.
Tutto finisce con una scommessa ma come sappiamo, niente si conclude davvero.
Non c’è la parola fine perché questa storia avrà un seguito, incentrato interamente sulla situazione Bella/Edward. Loro per ora non vivranno il loro lieto fine perché voglio affrontare il percorso che bisogna affrontare per riconquistare quella fiducia che ora lei non prova. È vero, le storie devono aiutarci a sognare, ma in fin dei conti bisogna anche mantenersi sul realistico.
Quando si è giovani si commettono tanti errori, Bells e Edward ne hanno collezionato parecchi e in fin dei conti entrambi hanno molto da perdonarsi reciprocamente. Sviluppo che leggerete, appunto, in “Scommettiamo 2 – When The Play Become Hard”.
Precisamente non so quando la storia verrà pubblicata, potrebbe comparire tra due settimane, come domani o un mese. Chissà. Ma ci sarà, di questo potete esserne certi. E sarà hot, perché ritroveremo Edward e Bella adulti e con una consapevolezza maggiore che porterà dunque un’altrettanto carica erotica maggiore.
Potrebbe essere a rating rosso, ma so bene che molti di voi sono minorenni e dunque probabilmente il rating sarà arancione, con extra rossi. Ancora una volta: chissà.
Per ora vi saluto, augurandovi una buona serata e scusandomi ancora una volta.
Vale_Cullen1992


   
 
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