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Autore: smileonmyface    03/12/2012    12 recensioni
-Siamo fottuti.- sussurra portandosi le mani al viso.
-Siamo stati due incoscienti. Non potevi usare il preservativo?- dico cercando di non piangere.
-Ero ubriaco, non capivo quello che facevo! E pure tu lo eri, quindi non dare tutta la colpa a me.- dice indicandosi.
-Certo, infatti è solo colpa mia se sono incinta di un ragazzo che non conosco con cui sono andata a letto solo perché ero ubriaca!
Singhiozzo nascondendomi il viso tra le mani.
Sento il suo sguardo su di me, poi la sua mano accarezzarmi una spalla.
-Andrà tutto bene.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti piangono.
Tutti.
Chi per motivi stupidi, infantili.
Chi per motivi più seri.
Ma ogni singola persona sa cosa si prova a vedere improvvisamente tutto appannato, ad avere un tremore al labbro inferiore, ad avere un magone su per la gola, fin tanto da non riuscire a parlare.
Ti rintani nel tuo posto ‘preferito’. Accucciata sul letto, sotto un getto d’acqua bollente, persino nei bagni della scuola. Per fare in modo che nessuno ti veda. Nessuno ti veda debole di fronte ai tuoi ostacoli.
E poi le lacrime. Scorrono, veloci, sulle guance. Grandi lacrime calde. A volte colorate dal trucco in eccesso, a volte pure come l’acqua d’alta montagna. A volte sono subito asciugate da una mano veloce, che tenta di nasconderle. A volte sono lasciate asciugare lungo le gote. A volte sono asciugate da una mano estranea che non vorrebbe mai vederti piangere.
Già, quella persona.
Io ce l’avevo quella persona.
Che ti asciuga le lacrime, e se può, cerca di non farti nemmeno venire il tremore al labbro. Quella persona che abbracci sempre, senza un motivo. Ne senti il bisogno. Ma quando la perdi?
Esatto.
Che fai?
E’ quello che mi sto chiedendo io da un mese a questa parte. Sono per la millesima volta seduta per terra, con la schiena al termosifone attaccato al muro della camera da letto. In mano ho foto, ricordi indelebili. Ma che forse, sarebbe meglio che non lo fossero.
Sono circondata da fazzoletti usati e non, che hanno sostituito la mano calda di quella che consideravo la mia anima gemella.
E forse, dopo aver perso questa persona, non voglio vedere nessun’altro essere vivente. A parte l’unica eccezione, la mia migliore amica.
Viviamo insieme da due anni, frequentiamo lo stesso college.
Da quando Lui mi ha lasciata, tradita, la mia routine è sempre la stessa. Sveglia, scuola, casa, studio, letto. E rincomincia tutto da capo.
Ovviamente, senza tralasciare il pianto giornaliero.
Il telefono squilla, lo lascio cantare.
Mi ricordo che Jude non è in casa, così mi alzo facendo pressione sulle braccia, e mi avvicino al cellulare. Cerco di assumere una voce normale, e clicco il tasto verde.
-Pronto?
-Vestiti, stasera usciamo. E’ sabato, e mi sono scocciata di vederti in questa situazione.- è lei, ovviamente.
-Non me la sento.- sussurro fissando il mio angolino di pianto.
-Non accetto scuse, devi lasciarti il passato alle spalle.
-No Jude, davvero…
-Non era una domanda, Grace. Alle tre usciamo.
Mi chiude il telefono in faccia.
Lo allontano dall’orecchio e lo fisso per qualche istante, per poi appoggiarlo sul tavolo.
Do un’occhiata all’orologio appeso al muro.
E’ mezzogiorno, ho tutto il tempo per vestirmi.
Così, torno con le spalle al termosifone e lascio che le mie lacrime scorrino ancora senza sosta.
 
Afferro lo stereo, portandolo in bagno e attaccandolo alla presa. Ci infilo il cd di Taylor Swift, mentre l’acqua che si sta scaldando scorre nel box doccia. Mi spoglio lentamente, fissando la mia immagine allo specchio. Sono dimagrita moltissimo ultimamente. I lineamenti del viso sono più spigolosi, qualche tempo fa avevo le gote che risaltavano.
I capelli mi accarezzano il corpo nudo, fino a sfiorare il sedere. Sono tornati castano scuro con qualche arricciatura all’estremità, tempo fa li avevo tinti.
Sul viso spiccano i miei due occhioni verde acqua, da tempo arrossati e evidenziati da occhiaie.
Scuoto la testa come per liberarmi dei miei pensieri, cosa piuttosto inutile, e entro nel box doccia, accolta da un vapore bollente.
Mi infilo subito sotto il getto d’acqua, mentre la candida voce di Taylor riempe la stanza.
We were both young when I first saw youI close my eyes and the flashback starts, I'm standing there. On a balcony in summer air.
Chiudo un attimo gli occhi, quando un ricordo mi invade la mente.
 
“-Avete poco tempo per giocare, tre, due uno…- urlò la bambina ai suoi coetanei.
Un bimbo della sua età probabilmente, le corse incontro con il fiatone, appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
-Posso giocare anche io?- chiese poco dopo.
-No, sei arrivato tardi.- affermò ferma la bimba, che avrà avuto sette anni massimo, come il maschietto.
-Dai, ti prego! Non vedi che stavo correndo per arrivare?- disse lui indicando dietro a sé.
La bambina ci riflettè un po’ su, spostando di continuo il peso da un piede all’altro, e portandosi un indice alla bocca in segno di concentrazione.
-Uhm, va bene. Ma chi sei? Non ti ho mai visto in giro.- borbottò.
-Nemmeno io l’ho mai visto.
-Giusto, chi sei tu?
Chiesero altri bambini, che avrebbero giocato di lì a poco.
-Mi sono appena trasferito. Mi chiamo Christian.-disse il bambino sorridendo a trentadue denti.-E tu?- domandò rivolto alla bambina.
-Grace. Grace Millson.- gli sorrise lei.”
 
Riapro gli occhi, umidi, e non dall’acqua che mi cade addosso dal getto della doccia.
Mi mordo il labbro mentre mi insapono, cercando di non piangere più di quanto abbia già fatto.
Poco dopo esco dalla doccia, afferro l’accappatoio e lo indosso. Spengo quello stupido stereo e vado nella camera da letto per vestirmi.
Afferro reggiseno, slip, un paio di jeans e un maglioncino bianco.
E’ febbraio, e c’è neve ovunque. Non mi stupirei se un giorno di questi aprendo la porta di casa la troverei ricoperta di neve.
Accenno un sorriso a questo strano pensiero, mentre mi vesto lentamente, cercando di ricacciare le lacrime, che mi porto dietro da un po’.
Asciugo i capelli e mi metto un cappello. No, niente trucco, non ne ho voglia. Afferro la borsa e scendo in strada, appena Jude passa con la sua auto.
Mi siedo sul posto accanto al suo e sospiro.
-Mi è capitato ancora.- dico fissando la strada di fronte a noi.
-Un altro?!- esclama sorpresa.
Mi giro verso di lei.
Ha legato i capelli biondi in una coda alta, mentre uno sciarpone le copre il collo.
-Sei carina.- dico sorridendole.
Mi sorride di rimando dandomi una leggera occhiata.
-Stasera andiamo in discoteca.
Spalanco gli occhi sorpresa.
-Non accetto né no, né ma, né però. Ci divertiremo, punto.- dice prima che io possa rifiutarmi.
Appoggio le mani sulle guance e sbuffo.
Lei ride e accellera, dirigendosi verso il centro di Toronto.
-Ma vuoi ucciderci? Rallenta!- urlo spaventata.
-Magari così quei fottuti flashback non tornano più.- afferma facendomi l’occhiolino.




Aye.

Bellesse.
Questa è la mia prima storia diciamo, prima ne stavo scrivendo una ma poi ho deciso di chiuderla.
Comunque.
So che sembra un po' depressa la storia da questo capitolo, ma non sarà sempre così lol.
Spero che vi piaccia, se è così mi piacerebbe che voi recensiste.(?) c:
Beh, tutto qui.
Un abbraccio,
Aurora.


@drewsbeautiful on twittah.

  
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