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Autore: mangakagirl    03/12/2012    11 recensioni
-Fa male- dico piano dopo alcuni secondi, rompendo il silenzio del locale impregnato solo dalle sue lacrime e dai suoi singhiozzi.
-Sta’ zitto- ripete lei affondando il viso nelle mani mentre, a rallentatore, scuoto la testa.
-Non posso, perché so il motivo delle tue lacrime…- sussurro abbassando lo sguardo sulla cioccolata nella mia tazza.
-Tu non sai niente, devi stare zitto…- mormora scuotendo la testa nervosa -Io solo so quello che provo… quello che lui mi costringe a provare tutti i giorni…!-
Perchè Niente imprime una cosa così intensamente nella mente come il desiderio di dimenticarla.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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He’ll come back

-Ran…-
Noto i suoi occhi, il suo sguardo perso nel vuoto che fissa un punto fuori dalla vetrina del Poirot, dentro il quale stiamo bevendo una tazza di cioccolata calda mentre fuori nevica da ore ormai.
Azusa, la cameriera, mi passa di fianco e mi rivolge un’occhiata triste, notando a sua volta che Ran è totalmente assente sin da quando ha messo piede del locale. Forse vorrebbe suggerirmi di confortarla, ma alla fine non dice nulla; sparisce oltre la porta della cucina e il locale sprofonda nel silenzio più profondo: ci siamo solo io e lei.
Lancio una rapida occhiata ai tavolini tirati a lucido e decorati con i vasetti di fiori bianchi che Azusa cura con gelosia, rendendomi conto che oggi non un cliente si è fermato al suo solito posto, al suo solito tavolino gustandosi una bevanda calda e ristoratrice per distrarsi dal gelo che divora tutto con avidità fuori.
La cioccolata di Ran continua a fumare formando cerchi e vortici concentrici di vapore biancastro ed emana un dolce profumo. Osservandola, mentre tiene il viso poggiato sulla mano destra e il gomito sul tavolino, il braccio sinistro che le impedisce di battere il petto sul bordo del tavolo, non posso evitare di notare le due profonde occhiaie che le solcano gli occhi.
-Ran…- ripeto stanco mentre lei non mi degna di uno sguardo.
È così da stamattina, persa nei suoi pensieri, che singhiozza di nascosto non appena entra in bagno o in cucina, che non risponde a nessuna domanda le si rivolga.
Ran, ma che ti succede?
Stringo gli occhi rispondendomi da solo qualche secondo dopo, quando nuove lacrime le rendono vitrei gli occhi azzurro-lilla per l’ennesima volta. Le lascia scivolare come se fosse una statua, senza muoversi di un millimetro dalla posizione in cui è, continuando a fissare un angolo della strada dalla vetrina, che, per il calore delle nostre bevande e lo sbalzo di temperatura dovuto al freddo che c’è fuori, è tutta appannata e ricoperta di uno strato sottile di condensa: alcune goccioline pesanti scivolano lasciandosi dietro stretti percorsi tremolanti, che permettono di scorgere vagamente cosa c’è fuori: un’auto, un passante, un’insegna  al neon sbilenca.
Anche io sposto lo sguardo verso la strada, notando con delusione sull’orologio che c’è attaccato al palazzo di fronte che sono solo le 17,35, ma è già buio pesto.
Colpa dell’inverno…
-Ran, ti prego…- sussurro guardandola negli occhi: ogni volta mi si distrugge il cuore vedendola piangere in questo modo: silenzioso e solitario.
-Sta’ zitto- mormora uscendo dalla fase “statua” mentre chiude gli asciugandoseli con il dorso della mano.
-Fa male- dico piano dopo alcuni secondi, rompendo il silenzio del locale impregnato solo dalle sue lacrime e dai suoi singhiozzi.
-Sta’ zitto- ripete lei affondando il viso nelle mani mentre, a rallentatore, scuoto la testa.
-Non posso, perché so il motivo delle tue lacrime…- sussurro abbassando lo sguardo sulla cioccolata nella mia tazza.
-Tu non sai niente, devi stare zitto…- mormora scuotendo la testa nervosa -Io solo so quello che provo… quello che lui mi costringe a provare tutti i giorni…!-
Alza lo sguardo distrutto su di me: gli occhi azzurro-lilla completamente sfigurati dalle lacrime e dalle venature rossastre dovute ad esse.
Si aprono immensi minuti di silenzio tra noi, non sentiamo nemmeno le macchine sfrecciare fuori dal locale o le loro ruote slittare sulla neve che si sta accumulando velocemente sull’asfalto. Beika è molto poco trafficata in questi giorni nonostante la vigilia di Natale sia alle porte…
-Lo so invece- dico serio e afflitto facendola infuriare. Ran batte forte i pugni chiusi sul tavolo facendo tintinnare le tazze sui loro piattini e provocando cerchi concentrici nella mia e nella sua cioccolata.
-Non sai niente!- quasi urla aggredendomi mentre abbasso lo sguardo sulla mia cioccolata per la seconda volta -Lui diceva di amarmi, si era dichiarato a Londra, mi aveva promesso che sarebbe tornato…- singhiozza -…ma tu lo vedi?- domanda con un sorriso amaro.
-Lo vedi?- insiste più dura mentre io non rispondo.
Non riesco a guardarla in faccia, perché se lo facessi, so che le direi tutto.
Tutto.
Tutta la verità. Solo la verità.
Ma non posso.
Non riuscirei a vivere sapendo che lei è in pericolo.
Non riuscirei a vivere se le dovesse accadere qualcosa.
Non riuscirei a vivere senza di Ran.
-Io lo odio- mormora tra le lacrime guardandomi afflitta mentre il mio cuore si frantuma il mille pezzi non appena le parole lo trapassano fulminee.
Frammenti dolorosi e taglienti che schizzano in ogni parte del mio corpo, conficcandosi nella carne cruda e dolendo tremendamente ad ogni respiro che faccio.
Non posso credere che l’abbia detto davvero…
Temevo l’arrivo di questo giorno da mesi…
-Lo odio- ripete asciugandosi gli occhi che continuano a lacrimare senza sosta -Vorrei che fosse qui per poterglielo dire in faccia- il suo tono si fa cattivo e furibondo, non sembra per niente la Ran che conosco da 17 anni -Vorrei che mi sentisse in questo preciso momento. Shinichi- si rivolge a me teatralmente guardandosi attorno come se mi stessi nascondendo dietro un tavolino e fossi in ascolto -IO TI ODIO!- urla. Dopo nemmeno un paio di secondi, riaffonda il viso tra le mani e piange lacrime amare e salate, lasciandomi senza parole.
Non ha più senso…
Nulla ha più senso…
Senza Ran nulla ha più senso, ma lei l’ha detto ormai.
Mi odia.
Le parole che per mesi avevo il timore di sentire, che temevo più di ogni altra cosa al mondo, sono arrivate alla fine. E con loro il dolore infinito che mi sta distruggendo dall’interno, quasi come se fossi arrivato all’autodistruzione…
Dopo minuti di interminabile silenzio, apparte qualche rumore che arriva dalla cucina di Azusa, il mio corpo prende il controllo di sé da solo e mi escono alcune parole di bocca senza che io mandi segnali al cervello.
-Non lo ami più?- domando così piano che quasi non mi sento nemmeno io. Ran, però, mi sente bene e mi guarda allontanando piano le mani dal viso.
-Cosa?- chiede sconvolta.
-Non lo ami più- la mia è un’affermazione ora.
Il mio sguardo è disperato, perso nell’abisso più profondo, le mie iridi sono sicuramente vuote e spente in questo momento, il blu come l’oceano sarà molto più simile al nero dell’oceano in tempesta ora: un oceano senza vita, destinato a sprofondare nelle viscere della Terra. La guardo negli occhi con una fatica davvero immensa, desideroso di scappare da quel luogo e andare lontano, e mi chiedo cosa mi trattenga ancora dal dirle tutto.
Ran sembra pensarci sopra, incerta e sorpresa, poi sospira affogando lo sguardo nella sua cioccolata ormai tiepida. Il silenzio ci risucchia come un vortice: vi cadiamo dentro come si potrebbe cadere in un tornado e rimanere sospesi nell’occhio del ciclone per ore. Lì sei momentaneamente protetto ma, alla fine, dovrai comunque uscire facendoti male, molto male.
-Niente imprime una cosa così intensamente nella mente come il desiderio di dimenticarla- sussurra mentre io sbarro gli occhi.
-Che intendi?- domando in un soffio, timoroso della risposta e allo stesso tempo avido nel saperla.
-Intendo…- pausa -… Per quanto cerchi di dimenticarlo, non ci riesco. Il voler dimenticarlo, me lo ricorda sempre, ogni singolo istante. Il desiderio di dimenticarlo è così vivo nella mia mente, così forte… che non ci riesco. No- spiega scuotendo la testa con un sorriso così triste che i frammenti di quello che era il mio cuore si conficcano di più nel mio corpo e fanno ancora più male -No, però non ho smesso di amarlo- sussurra chiudendo gli occhi rassegnata e sollevata allo stesso tempo -E credo che non riuscirò mai a smettere- aggiunge pianissimo appoggiando la testa contro il sedile imbottito color mattone su cui è suduta.
Una piccola pulsazione mi fa capire che il mio cuore, per quanto piano, ha ricominciato a battere.
-Quindi …- mormoro io mentre una piccola speranza riprende possesso del mio corpo a poco a poco -Tu…-
-Sì, anche se non vorrei- risponde capendo al volo cosa voglio sapere. Alza lo sguardo su di me, leggendomi l’anima attraverso le lenti e gli occhi blu come l’oceano -Perché lo vuoi sapere con tanta insistenza, Conan? Che senso ha per te saperlo o no?- domanda con un filo di voce, rassegnata e stanca da tutta questa situazione in cui ci ritroviamo incastrati da mesi.
Non rispondo, limitandomi a passare l’indice sul bordo della mia tazza.
-Come immaginavo- sorride delusa.
Crede che sia solo un bambino curioso, uno che non capisce nulla dell’amore. Che pensa che sia quel sentimento che si prova per una torta al cioccolato, per una figurina introvabile di Kamen Yaiba, per una fidanzatina delle elementari…
-Lui ti ama- dico deciso e quasi aggressivo lasciandola senza parole dopo minuti di silenzio. Mi guarda sconvolta, con le labbra semi aperte e gli occhi sbarrati.
-Com…?-
-Lo so e basta- la interrompo ancor più deciso e autoritario -Lui non ti odia, non ti odierà mai, non potrebbe mai odiarti, ma ti amarà per sempre, perché sei la sua ragione di vita. Non lo fa apposta a deluderti, non vorrebbe mai vederti piangere. Fa male quando piangi Ran, ma tu sembri non capirlo…- Ran mi fissa sconvolta e tenta di dire qualcosa, ma la interrompo ancora parlando a raffica e deciso -Non sono un moccioso come pensi, non è vero che non capisco nulla dell’Amore. Holmes è un disastro in amore, ma lui - mi riferisco con enfasi a me stesso alzandomi in piedi e piantando i palmi delle mani sul tavolo mentre le tazzine traballano per la seconda volta -Lui ti ama davvero. Morirebbe per te. Se potesse, ti starebbe accanto ogni secondo, ti rassicurerebbe ogni singolo istante, ti direbbe che ti ama in continuazione… ma sembra che tu non lo capisca…- ribatto per la seconda volta, poi sospiro deluso risedendomi sulla sedia e sentendomi svuotato.
Le ho detto tutto. Ora tocca a lei pescare tra le righe e capire il significato delle mie parole. Spero solo che capisca che quello che le ho detto è la verità…
Morirei per te, Ran.
 -Tu non sei un bambino- mormora dopo pochi secondi di silenzio in cui mi fissa allibita e pallida.
-Ran- la interrompo per raccontarle tutto, non resisto più, è troppo ormai, sono davvero deciso a farlo, ma lei scuote la testa.
-Chiunque tu sia- mormora senza staccare lo sguardo dal mio nemmeno per un istante -Chiunque tu sia, non lasciarmi… mai. Non farlo…- scuote la testa mentre ricomincia a lacrimare lentamente -Ho… Ho un disperato bisogno di te-
Fissandola serio negli occhi azzurro-lilla, capisco che deve aver captato, capito quello che volevo dirle…
Annuisco debolmente.
-È l’ultima cosa voglio-
Annuisce a sua volta abbozzando un sorriso.
-Anche io- afferma prendendo la mia mano e accarezzandone il dorso.
Il sorriso, il suo triste sorriso le inarca le labbra e le sue guance si colorano un po’. Il  calore della sua mano, per quanto sia tiepida e bagnata di lacrime, mi scalda il cuore.
-Mi dispiace- mormora -Per prima-
-Non importa- scuoto la testa.
-No- scuote lei la testa questa volta -Tu…- tenta di aggiungere altro ma non ci riesce, così mi lascia la mano come se scottassi e torna ad osservare nella sua posizione “statua” la neve, che cade ancora imperterrita sulla nostra città.
Ha detto troppo, ha aperto troppo il suo cuore.
È come se avesse capito che oltre non può andare, che c’è una barriera tra noi…
Sì, ha un disperato bisogno di me, ma per lei rimango ancora apparentemente un bambino. Lei hai bisogno di Shinichi, non di Conan ora.
Azusa esce dalla cucina mentre un cliente entra nel locale, così lo raggiunge e prende la sua ordinazione.
Lo sguardo di Ran continua a perdersi nel vuoto, ma mi sento più leggero, anche se il cuore non è del tutto risanato.
Nonostante tutto, nonostante le bugie, nonostante le delusioni…
Mi ama ancora.
-Tornerà- mormoro e lei annuisce piano con secondi di ritardo -Ran- la chiamo, deciso a farle capire che quello che dico è davvero la verità.
Si volta verso di me e io la fisso dritto negli occhi, così intensamente quasi da fare male.
-Te lo giuro sulla mia anima-
Sorride. Annuisce piano.
-Lo so- risponde spostandosi un ciuffo ribelle dagli occhi -L’ho sempre saputo in fondo-


 
Mangakagirl’s Corner:
Minna konnichiwa!
Ok, questo è ciò che accade quando la mangaka si mette a scrivere qualcosa che vorrebbe risultasse profondo…
seee pronfondo -.-
Fa schifo vero? -.-
Leggo Opere D’Arte di autrici che sembrano imparentate con la Rowling, Doyle, Wilde e chi più ne ha più ne metta! Ma quando cerco di imitarle ecco che a me esce fuoricodesta OS  T.T
Per chi volesse avere un’idea del Poirot veda questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=66lBlLn7ndk
La pianto di annoiarvi con le mie paranoie ^^”
Ditemi che ne pensate! Per me è davvero importante saperlo per migliorare *^*
Mangakagirl!
  
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