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Autore: Lady Bracknell    21/06/2007    14 recensioni
Nè Ted nè Andromeda sanno cosa pensare del nuovo ragazzo di Ninfadora. Riuscirà a conquistarsi la loro fiducia durante il pranzo della domenica?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Tonks, Ted Tonks | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Vi prego non uccidetemi… So che dovrei andare avanti con quella traduzione che inizia con la ‘W’, ma questa era troppo carina, era lì, sola soletta, che mi guardava con gli occhioni dolci… lo sapete che non resisto a queste cose

Vi prego non uccidetemi… So che dovrei andare avanti con quella traduzione che inizia con la ‘W’, ma questa era troppo carina, era lì, sola soletta, che mi guardava con gli occhioni dolci… lo sapete che non resisto a queste cose!

E poi l’avevo detto fin dall’inizio che quella l’avrei tradotta in un arco di tempo molto più lungo, con un capitolo una volta ogni tanto.

La riprendo in mano presto, promesso.

 

E poi qui ci sono Ted e Andromeda :P

 

http://www.fanfiction.net/s/3605274/1/

 

 

 

What to make of him

 

NdT: Ho una beta fenomenale... J

 

All’inizio, lei non sapeva proprio cosa  pensare di lui.

 

I suoi abiti erano alquanto trasandati, logori e rovinati in alcuni punti, ma dopo un’attenta osservazione aveva notato che erano stati rammendati in maniera impeccabile, rattoppati con cura e precisione immense. Ciocche di capelli continuavano a finirgli davanti agli occhi ed era leggermente pallido e all’apparenza stanco, ma la sua espressione era giovane e vivace, il suo sorriso sulla soglia caldo e invitante, come pure il suo sguardo, così lei gli aveva stretto la mano, accogliendolo in casa con sincero piacere di fare la sua conoscenza.

 

In realtà non era assolutamente quello che si era aspettata.

 

I ragazzi di Ninfadora non erano mai stati interamente appropriati, ma fino a quel momento, erano stati di un diverso genere di inappropriato, giacche di pelle di drago e toni di voce strascicati e svogliati, capelli non lavati e scarpe sporche; quel tipo di ragazzo che attraverseresti la strada pur di evitare. Ma questo nuovo ragazzo non era niente del genere, e quando Ninfadora fece le presentazioni, si dimostrò gentile, alla mano, con un’adorabile punta di nervosismo, e di conseguenza Andromeda si trovò un po’ impreparata per affrontarlo.

 

I suoi precedenti ragazzi erano stati di tutt’altra sorta, sfacciati, con un linguaggio colorito almeno quanto i capelli di Ninfadora, ma adesso aveva di fronte un uomo che non metteva i piedi sul tavolino del soggiorno, che non fumava in casa, un uomo che ringraziava continuamente, e conversava amabilmente, cercando evidentemente di fare una buona impressione.

 

E, man mano che il tempo passava, Andromeda iniziava a capire perché a sua figlia piacesse.

 

Perché, chiaramente, era così. Ogni volta che Remus parlava, Ninfadora si sporgeva leggermente verso di lui e, quando i loro occhi si incrociavano, lei sorrideva e distoglieva lo sguardo. Si erano seduti uno accanto all’altro sul divano, le ginocchia che si sfioravano appena; Andromeda ricordava molto bene il significato di quel gesto, la silenziosa intesa, e si scoprì felice che l’avessero trovata, anche se ancora non era riuscita a inquadrare Remus Lupin.

 

A pranzo le aveva scostato la sedia, anche se lei aveva alzato gli occhi al cielo al suo gesto, e poi si era educatamente appoggiato il tovagliolo in grembo. Aveva aspettato che lei iniziasse a mangiare prima di farlo lui, nonostante lei gli avesse detto di darci dentro, e sapeva qual era il cucchiaio per la minestra – cosa che non si poteva dire per sua figlia che, come al solito, aveva impugnato subito quello per il dessert.

 

Quando Andromeda aveva servito le portate, Remus aveva passato i piatti prima a Ninfadora e, in seguito aveva osservato quanto deliziose fossero le patate arrosto, chiedendo che tipo di incantesimo avesse usato per cuocerle, visto che il suo non riusciva mai correttamente, e chiedendo, successivamente se poteva rivelare la ricetta dello stufato.

 

Avevano parlato del suo lavoro – o della sua mancanza, ragion per cui si aspettava di trovarlo sulla difensiva, che provasse a giustificarsi, ma non l’aveva fatto, parlando invece con onestà e un pizzico di tristezza della sua situazione, confessando che sperava in un cambiamento, anche se si era sempre dato da fare quanto bastava per tirare avanti;  scherzando aveva aggiunto, che se proprio, aveva sempre desiderato la vita del casalingo.

 

Ninfadora, a sua volta aveva scherzato dicendo che, se davvero voleva intraprendere quell’occupazione, gli sarebbe servito molto di più che un incantesimo per cuocere le patate e la ricetta dello stufato; ma poi si erano scambiati un’occhiata, e Andromeda aveva letto nei loro occhi che ne avevano già parlato seriamente, abbastanza seriamente da poterne parlare con leggerezza ora.

 

Dopo mangiato, Ninfadora aveva portato Remus in giardino per mostrargli il melo, che era nato da un semino che lei da piccola aveva sotterrato, dicendogli che non aveva mai fatto neanche un frutto e che pensava non sarebbe mai successo, ci voleva, forse, l’impollinazione incrociata. E lui aveva guardato l’esile fusto e le foglie striminzite, e non aveva detto niente riguardo all’assenza di mele, aveva definito la pianta carina, e affermato che doveva avere il pollice verde, per essere riuscita a farla crescere.

 

Aveva appoggiato con naturalezza la mano sulla schiena di lei mentre camminavano, e quando avevano raggiunto la casa, aveva aperto la porta e scostandosi, le aveva fatto segno di entrare per prima, gesto che gli fece guadagnare un altro sguardo al cielo, ma anche un leggero sorriso.

 

Andromeda sorrise mentre li guardava. Non sapeva cosa pensare di lui all’inizio, ma all’improvviso capì perché le piaceva. Trattava Ninfadora come una donna, pensò, nonostante lei si non comportasse, e non si vestisse indubbiamente come tale. La ragazza alzava gli occhi al cielo e lo denigrava persino per questo, ma era certa che segretamente le facesse piacere, che le piacesse il fatto che ci fosse un uomo che si curava di lei, che le facesse capire, con tanti piccoli gesti, quello che sentiva.

 

Non era decisamente come se lo era aspettato, pensò, ma mentre li guardava insieme, si chiese cosa avrebbe potuto chiedere di più per sua figlia.

 

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All’inizio, non sapeva proprio cosa  pensare di lui.

 

Gli era sembrato un tipo simpatico – Ted stava guardando la partita quando era entrato e si erano stretti la mano, ma in quel momento il telecronista aveva annunciato che la palla era finita sopra la traversa, e così Ted, con un vago gesto della mano, aveva indicato il divano o e Remus si era seduto accanto a lui.

 

Quello che l’aveva veramente impressionato era stato il fatto che Remus avesse atteso una opportuna pausa nell’azione – una rimessa – per chiedere chi stava giocando e se fino a quel momento era stata una buona partita, e Ted gli aveva risposto che stavano perdendo, e Remus aveva fatto una smorfia, commentando che non ne era sorpreso, con il loro miglior difensore in panchina.

 

Quell’osservazione aveva sorpreso molto Ted, perché Remus non aveva proprio l’aspetto di un tifoso dei West Ham, e così gli aveva chiesto se seguiva il football – perché solo pochi maghi lo facevano – e Remus aveva scosso il capo, spiegando che leggeva occasionalmente giornali Babbani, che aveva semplicemente visto un articolo riguardo l’infortunio del giocatore sulle pagine dello sport.

 

Ted aveva sorriso, ma si era chiesto fra sé se Tonks non lo avesse istruito prima, dicendogli della sua passione per i West Ham e lui si fosse andato a cercare qualcosa sull’argomento. In ogni caso, Ted  aveva trovato gentile da parte sua, interessarsi.

 

Era decisamente un passo avanti rispetto al precedente, quello con l’anello al naso e decine di buchi alle orecchie; quello che rispondeva soltanto a grugniti e aveva fatto un buco sul divano con la sigaretta.

 

Ted l’aveva osservato mentre diceva le cose giuste, rispondendo con disinvoltura alle domande di Andromeda, senza che fosse evidente il suo desiderio di fare buona impressione, come se gli venisse naturale.

 

Ma quello che era riuscito davvero a convincerlo, era stato quando Tonks si era alzata per aiutare con il pudding e aveva sbattuto il gomito contro lo stipite della porta. Invece di ridere, Remus in un attimo era al suo fianco, prendendo il suo braccio fra le mani, controllando che non si fosse fatta niente, genuinamente preoccupato. Ed era solo una botta, il genere di incidenti che le capitavano ogni cinque minuti; lei ci aveva riso sopra, dicendo di non preoccuparsi, ma a lui interessava che lei stesse bene, e a Ted questo piacque.

 

Più tardi, Ted li sorprese in cucina mentre si baciavano, quando si supponeva che stessero preparando il caffé; e nonostante il suo istinto paterno gli suggerisse di iniziare a scagliare incantesimi refrigeranti verso di loro, rimase invece sulla soglia e sorrise. C’era una sorta di tenerezza nell’espressione di Remus, e fu colpito dal pensiero che quello era un uomo che si sarebbe preso cura di sua figlia, che avrebbe fatto del suo meglio perché lei fosse al sicuro.

 

Un lieve scricchiolio dietro di lui lo avvertì che Andromeda stava venendo a indagare dove fossero finiti tutti e perché il caffé tardasse ad arrivare, quindi si voltò verso di lei facendole cenno di avvicinarsi in silenzio. La donna inarcò lievemente un sopracciglio incuriosita, ma fece comunque come le era stato detto, e sbirciò oltre la porta aperta.

 

Si lasciò scappare un sospiro divertito e incontrò lo sguardo di Ted. “Che pensi?” sillabò, e l’uomo sorrise.

 

All’inizio, non sapeva proprio cosa pensare di lui, ma era un uomo che sarebbe stato gentile con sua figlia, e l’avrebbe sempre protetta, cosa che era un dono molto più prezioso di qualsiasi regalo materiale che avrebbe potuto farle.

“Quando verrà da me a chiedere la mia benedizione per avere la sua mano,” sussurrò, “Penso proprio che gli dirò di sì.”

 

Andromeda spalancò gli occhi.

“Pensi davvero che lui…?”

 

Ted annuì.

“Conosco quell’espressione,” sussurrò. Diede un’ultima occhiata dentro la cucina, ma le braccia di Tonks erano ancora aggrappate al collo di Remus e le dita di lui le accarezzavano i capelli, e quindi sospettava che il caffé non sarebbe arrivato tanto presto. Incontrò lo sguardo di Andromeda e le prese la mano, indicandole con un cenno che avrebbero dovuto fare ritorno in salotto.

“Lasciamoli soli.”

 

 

  
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