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Autore: Sys    03/12/2012    1 recensioni
Si fermò pochi passi dopo gridando un “Buon Natale” alla ragazza che prima guardava il gentile ragazzo che si allontanava e poi tornava a fissare i soldi.
Lei si alzò, ebbe cura di prendere il denaro, mise il cappellino in testa e corse con l’intento di raggiungere lui.
Quanto lo trovò, lo strattonò per una manica della giacca e lui si girò, alquanto stupito. La ragazza non sapeva cosa dirgli, si sentiva una sciocca, forse non avrebbe dovuto seguirlo.
«Anche a te.» disse con un vago accento francese.
Lui rispose con un sorriso.
«Come ti chiami?» domandò lentamente Louis.
«Felicity.»
«Io sono Louis.» rispose mostrando un sorriso sincero.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Joyeux Noël, Louis Tomlinson.»
 

 
Louis sapeva di esserci andato giù pesante la sera prima. Non gli capitava spesso di discutere con la sua, ormai veterana, fidanzata Eleanor. La cosa che più addolorava il ragazzo era che avevano avuto quella brutta lite proprio il giorno del suo compleanno; in più, quell’anno non poteva portarla a fare viaggi perché lui e il suo gruppo erano stati trattenuti a Londra per dei concerti di beneficenza.
I due avevano discusso proprio per il lavoro di lui: Eleanor non ne poteva più di essere disprezzata, e se andava peggio, odiata, dalle fans del ragazzo; per un certo periodo aveva sopportato tutto, ma la sua pazienza aveva un limite e quel limite era stato oltrepassato ormai da tempo. Quando lui le comunicò che quell’anno non si sarebbero spostati da Londra, lei l’aveva presa molto male. L’aveva accusato di preferire quelle ochette che gli sbavavano dietro a lei, e dopo urla dopo urla aveva rimesso la giacca pesante rossa, la sciarpa bianca e se era precipitata fuori dalla porta, sbattendola.
Louis si rese conto dopo, di non averla nemmeno capita, forse voleva sentirsi dire solo un “sei speciale, più di loro.” una volta ogni tanto e lui non se n’era neanche accorto. Inutile dire che l’aveva chiamata e le aveva mandato un centinaio di messaggi durante la notte passata in bianco, ma lei non lo aveva ricontattato.
Nell’ennesimo messaggio inviato, Louis l’aveva informata che per festeggiare il Natale sarebbero andati a vedere il suo gruppo preferito, i Train, i quali biglietti fecero sold out appena messi in vendita, lo stesso giorno. Eleanor c’era rimasta male, ci teneva molto ad andare a vederli, accompagnata da lui, tuttavia aveva nascosto quelle due lacrime che le avevano solcato la guancia e si era messa all’opera per preparare il sugo per la pasta. Louis se n’era accorto e aveva contattato chi sapeva avrebbe potuto procurargli i biglietti, ma non gliel’aveva detto. Doveva essere un sorpresa.
Ma lei non arrivava, erano ormai dieci minuti che lui era lì, fuori al freddo invernale tipico del venticinque dicembre ad aspettare. Nessuno gli si era avvicinato se non qualche fan che l’aveva riconosciuto anche con sciarpa e cappello. Lo sorprendevano sempre di più. Una foto, un autografo e un augurio di Buon Natale veloce e lui si ritrovava di nuovo solo, ad aspettare.
Ammetteva di non aver mai avuto molto pazienza, probabilmente a momenti se ne sarebbe andato, ma poi gli sovvenivano in mente ricordi di lei che lo baciava, le loro serate sdraiati sul divano con la coperta e i popcorn mentre guardavano qualche commedia romantica che tanto piaceva a lei, o la dolcezza mentre Eleanor pronunciava il suo nome e gli occhi si riempivano di lacrime piene di speranza che non gli facevano smuovere un passo da quella piastrella su cui era posizionato.
Dopo quaranta minuti buoni, fermo in quella posizione, con ormai le labbra screpolate e il naso congelato decise di tornare a casa; lei gli aveva dato buca, il prossimo passo sarebbe stata una sua chiamata nella quale, con quella voce dolce, gli comunicava di non voler più stare con lui.
A testa bassa si diresse verso il marciapiede di fronte a quello su cui era poco prima con l’intento di raggiungere la sua macchina, quindi tornarsene a casa. Aveva fatto pochi passi quando qualcuno lo prese per il braccio, strattonandolo non con forza.
Pensò fosse una fan, si preparò il sorriso migliore che poteva mostrare in quel momento e alzò il viso. Ciò che gli si presentò davanti però non era una ragazzina che gli porgeva carta e penna, bensì la sua ragazza con gli occhi rossi per il pianto e i capelli arruffati.
Il primo istinto di Louis fu abbracciarla, cercava di reprimerlo in qualsiasi modo, non riuscendoci si buttò sulla ragazza che non ricambiò.
Lui si allontanò preoccupato e la guardò aspettando un suo saluto, o una spiegazione o qualunque cose uscisse dalla sua bocca.
«Louis, io..» incominciò lei con la voce spezzata per il pianto.
«Ely, è tutto ok! Mi dispiace, non avrei mai dovuto urlare. Ora torniamo a casa e mangiamo e poi ci guardiamo un film in tranquillità, okay? Eh, amore? Ti va?»
«Lou, io non..»
«Sì, sì amore, il film lo faccio scegliere a te.» la interruppe lui. Prese il suo viso tra le mani e cercò di baciarla ma lei si ritrasse.
«Louis, io non torno a casa con te, mi dispiace.» disse lei, tutto d’un fiato.
«Cosa?! Ma perché? Dai, smettila.» 
«Louis, io non torno a casa con te..» mormorò lei a bassa voce stringendosi nella sua giacca invernale.
«Ho parcheggiato la macchina qui a due passi, se ci muoviamo accendo prima il riscaldamento e non congeliamo qua e..»
«Louis io non torno a casa con te!» urlò lei, esasperata, attirando l’attenzione di qualche passante.
«Louis, capiscimi, non posso più sopportare tutto questo odio!» si lamentò la ragazza.
«E non pensi all’amore che ho da darti?» iniziò lui, presentando due occhi lucidi. «A quanto potrei renderti felice?»
«Non ci pensi?» continuò.
«E non ti passa per l’anticamera del cervello che per me è una battaglia continua?» chiese lei, voltandosi a guardarlo. «Ah no, tu non sai cosa vuol dire uscire di casa e beccarsi sguardi d’odio da delle ragazzine di dodici anni, non sai cosa significa scrivere qualcosa su twitter e ritrovarsi nelle menzioni minacce di morte e insulti gratuiti, non sai che dopo una foto mano nella mano vieni etichettata come “la ragazza oca di uno dei One Direction”, non sai che forse qualcuno può anche soffrire quando ci si sente dire costantemente di essere brutta e stupida.» rispose a tono lei.
«Tu non lo sai.»
Lui rimase a fissarla, era senza parole, non aveva mai pensato realmente a quanto lei dovesse sopportare ogni giorno. Accanto ad ogni sorriso c’era anche un pianto, accanto a ogni felicità c’era una sofferenza continua.
«Eh no, Louis, tu non ci avevi mai pensato.» disse lei. Ormai le lacrime bagnavano il suo viso.
«Non hai più niente da dire!?» domandò, retorica, la mora.
«Mi stai lasciando?» chiese lui. Lei non parlò, rimase solo a fissare le iridi azzurre del ragazzo di fronte a lei.
«Non puoi rompere con me, oggi.» iniziò lui. «È Natale, oggi. »
«Buon Natale Louis Tomlinson.»
Eleanor corse via, senza lasciare a lui il tempo di rispondere, o meglio di anche solo pensare ad una risposta. Lui la guardava allontanarsi, e diventare sempre più piccola. Ma non si muoveva, non riusciva. Le lacrime iniziarono a bagnare anche le sue guance e lui non fece assolutamente nulla per bloccarle.
Eleanor aveva ragione. Lui era quello famoso, lui avrebbe dovuto beccarsi le critiche invece tutti si concentravano sempre e solo sulla vita privata, sempre meno privata, portando il più delle volte alla rottura delle coppie, perché uno dei due ne aveva abbastanza. Louis aveva saputo di tante relazione finite per questo motivo, ma mai avrebbe potuto anche solo pensare che la sua potesse fare questa fine, invece era successo.
Con ancora tra le mani, i due biglietti, ormai inutili, prese a camminare lungo tutto il viale, per raggiungere la costosa macchina nera. Sentiva le persone chiacchierare allegre tra loro, le vedeva bere cioccolate calde e scambiarsi baci o avere la mano nella mano del partner. E poi realizzava che lui era solo.
Londra era ancora sveglia nonostante l’ora, neanche troppo tarda. I negozi ancora aperti e le vetrine ancora illuminate, le persone che facevano shopping alle nove di sera, quelle che ammiravano il Tamigi o quelle che facevano la fila per salire sul London Eye.
Louis era perso nei suoi pensieri quando andò a sbattere contro qualcuno, mise subito le mani avanti così da attutire la caduta e in pochi istanti sentì il palmo delle mani freddo a causa dell’asfalto.
Il ragazzo si rialzò e chiese distrattamente scusa alla persona che lo aveva fatto cadere, era anche abbastanza scocciato. Perché avrebbe dovuto chiedere scusa lui, se era stata per colpa sua se era caduto a terra?
Alzò lo sguardo e vide una ragazza, seduta per terra. Avrà avuto diciotto, massimo diciannove anni Di una cosa era sicuro. Era certamente più giovane di lui. Aveva dei grandi occhi verdi, i capelli castano scuro, quasi neri che incorniciavano il viso, ovale.  Aveva le labbra rosee. Era avvolta in una coperta e guardava Louis quasi intimorita per quale potesse essere la sua reazione.
Di fronte a lei c’era un cappello semplice, verde, che conteneva qualche spicciolo. Nelle mani un cartello che chiedeva l’aiuto dei passanti.
È troppo bella per essere una barbona. Si ritrovò a pensare.
Come poteva già essersi dimenticato di Eleanor, dopo aver visto questa?
Ma no, non se n’era dimenticato, lui la amava, lui la voleva riconquistare. Lei era sua, e lo sarebbe stata ancora per molto, non l’aveva dimenticata, non la stava dimenticando.
La ragazza gli mosse in avanti il cappellino verde come a indurlo a fargli lasciare qualcosa. Lui la fissò per un tempo indeterminato, mentre lei guardava imperterrita il pavimento, come se quello fosse più interessante di qualsiasi altra cosa.
Louis prese il portafoglio ed estrasse qualche banconota, di soldi ne aveva, perché non darne ai più bisognosi? Si chinò, e posò il denaro nel berretto con lo sguardo esterrefatto della ragazza che ancora non si capacitava della mostruosa quantità di contanti che lui le stava lasciando.
Louis la guardò un po’ negli occhi, notando quanto fossero belli, quasi più dei suoi, ammirati da molte persone. Poi si alzò, e riprese a camminare. Si fermò pochi passi dopo gridando un  “Buon Natale” alla ragazza che prima guardava il gentile ragazzo che si allontanava e poi tornava a fissare i soldi.
Lei si alzò, ebbe cura di prendere il denaro, mise il cappellino in testa e corse con l’intento di raggiungere lui.
Quanto lo trovò, lo strattonò per una manica della giacca e lui si girò, alquanto stupito. La ragazza non sapeva cosa dirgli, si sentiva una sciocca, forse non avrebbe dovuto seguirlo.
«Anche a te.» disse con un vago accento francese.
Lui rispose con un sorriso.
«Come ti chiami?» domandò lentamente Louis.
«Felicity.»
«Io sono Louis.» rispose mostrando un sorriso sincero.
Lei ricambiò; era la prima volta che sorrideva e Louis si ritrovò a pensare che quello fosse uno dei più bei sorrisi che aveva mai visto. Nonostante quella ragazza non avesse molto, Louis aveva fatto molto per lei, quel giorno, l’aveva resa molto felice e quel sentimento traspariva nel suo sorriso e nei suoi occhi.
Essendo in mezzo al viale, le persone passavano di continuo e spallata dopo spallata la coperta cadde a terra, inzuppandosi d’acqua, poiché finita in una pozzanghera.
La ragazza, dal momento che indossava solo una maglia venne assalita dai dei brividi di freddo. Lui se ne accorse e subito le porse la sua giacca. Lei, però, la rifiutò.
«Non posso..» disse lei, semplicemente.
Allontanando da se il giaccone di Louis.
«Tu puoi, tranquilla. Io non ho freddo.» disse lui, riavvicinando la mano alla ragazza che lo guardò, scettica. «Ehi, quei maglioni orribili che le mamme spediscono per natale serviranno pure a qualcosa, no? Sono brutti, certo specialmente questo con la renna-» affermò Louis, indicando il proprio maglione. «ma tiene molto caldo. Sembra di essere alle Hawaii qui dentro.» concluse lui, puntando il dito al collo, rosso per il troppo calore accumulato.
«Grazie.» rispose lei, abbassando la testa come si vergognasse.
«Come mai tutta sola il giorno di Natale?» chiese lui. Più tardi si rese conto della scemenza che aveva appena detto. E si affrettò a scusarsi.
«Tranquillo. Bè sono sola perché mio padre lavora, anche oggi, mamma è a casa con il mio fratellino più piccolo, David, che aspetta un po’ di spiccioli per comprare qualche lattina in fretta e furia e preparare la “cena”. Il lavoro di mio padre non ci da molto, così mi mandano il più delle volte in strada, a chiedere l’elemosina.. Credono che “il mio bel faccino”» disse lei facendo una voce che ricordava molto quelle maschili, probabilmente stava imitando il padre. «aiuti. E poi, è Natale, sono tutti più buoni. Forse si aspettano che torni a casa con una quantità assurda di denaro, e la cosa divertente e che succederà davvero; e io non so come ringraziarti.
Ecco tutto.» rispose lei, malinconica.
Louis la abbracciò, e lei non ebbe l’impulso di spostarsi come, invece, aveva fatto Eleanor.
«Bè, che dici se ti accompagno a casa, e magari nel frattempo compriamo qualcosa da mangiare per la tua famiglia?» propose Louis.
Lei annuì con foga, stupita dalla generosità di quel ragazzo e non dimenticò un “grazie”.
«E tu? Come mai tutto solo?» continuò lei dopo qualche metro. «Sei un così bel ragazzo..»non appena si rese conto di ciò che aveva detto, arrossì e gettò, ancora, lo sguardo per terra. Poi si affrettò ad aggiungere. «e non ci credo che tu non abbia la ragazza che ti aspetta a casa. Eri uscito per comprarle un regalo?»
Louis si voltò a guardarla e vide i suoi occhi brillare mentre diceva quella frase, come se nessuno le avesse mai regalato nulla, o anche solo trasmesso amore.
Il ragazzo, tuttavia, si incupì un po’ e lei se ne accorse chiedendo se avesse fatto qualcosa di sbagliato e preoccupandosi di fargli sapere che non era importante che lui rispondesse. Quindi, entrambi, tornarono a guardare la strada davanti a loro.
«Hai un accento strano.» constatò lui. «Sei inglese?»
La ragazza rise e poi iniziò: «No, ho origini francesi, ho vissuto là per qualche tempo e mi è rimasto l’accento francese» spiegò la mora.
«Sono stato in Francia, molte volte. Davvero bella, ma le mie conoscenze del francese sono scarse e, per questo, non ho potuto girare la città» disse lui.
«Parigi è la mia città preferita, spero di tornarci prima o poi.»
«Per carità, anche Londra è fantastica.. ma Parigi mi ha lasciato qualcosa nel cuore. Quella città mi appartiene e io appartengo a lei, so che prima o poi ci tornerò, dovessi imbucarmi in una valigia di qualcuno diretto lì, ma ci tornerò.» continuò lei. Il ragazzo nel frattempo annuiva e la guardava, non smetteva di fissarla. Era bellissima.
Louis seguiva la ragazza: se lei girava a destra, lui faceva lo stesso. Se svoltava a sinistra, si affrettava a raggiungerla.
«Mi ha lasciato oggi, si proprio oggi.» cominciò lui. Lei si girò a guardarlo e dopo capì di cosa stesse parlando così annuì e aspettò che il ragazzo andasse avanti.
«Ieri, il mio compleanno, abbiamo litigato, non è stata una di quelle liti che finiscono con un bacio e tutti vivono felici e contenti, è stata proprio una brutta discussione, lei se n’è andata sbattendo la porta lasciandomi da solo nell’enorme salotto. Non ho dormito. Le ho mandato messaggi in continuazione e l’ho chiamata sperando che lei rispondesse ma niente, è stato tutto inutile.»
«Questa sera dovevamo vederci, avevamo dei programmi. Lei si è presentata in ritardo e ha iniziato a sbraitarmi dietro che non era felice e che non sopportava più questa situazione; ha preso è se n’è andata per la seconda volta.» concluse Louis.
«Mi dispiace tanto Louis, non è facile superare le delusioni d’amore, ma sono sicura che qualcuno pronto a renderti ancora più felice di quanto eri c’è, da qualche parte, ti sta aspettando e tu devi solo cercare un po’.» disse Felicity, fermandosi e guardandolo negli occhi.
«Ne sono sicuro anch’io..» rispose lui.
«Bè, siamo arrivati.» fece notare lei, dopo pochi passi.
Era una cosa malconcia. Louis ebbe addirittura paura che potesse cadere a pezzi da un momento all’altro. Era di un giallo un po’ sbiadito anche se buona parte della pittura era venuta via, lasciando il posto a delle grandi chiazze grigie.
Felicity si diresse verso la porta di legno, anch’essa in condizioni pessime e, dopo qualche sforzo a causa dell’opposizione della maniglia, riuscì ad aprirla. Un odore di fumo si fece strada nelle narici del ragazzo.
«Felicity!? Sei tu!? Dove sei stata!? Hai portato qualcosa!?»
Louis venne spaventato dalla voce possente e furiosa di un uomo, probabilmente suo padre che si stava avvicinando all’ingresso.
«Papà.» rispose lei, a mo’ di saluto.
Lui la strattonò un po’ e poi prese i soldi. Quando vide le innumerevoli banconote non crebbe ai suoi occhi. Guardò prima la ragazza che presentava un sorrisetto sghembo, anche un po’ timoroso, come il primo che aveva rivolto a Louis quando lui si era chinato a posare il denaro, e poi riprese a fissare i contanti.
«Piccola ladra non avrai mica rubato in una banca.» ipotizzò il padre.
«No papà..» rispose lei. La sua voce presentava una nota di paura.
«E allora cos’hai fatto?» domandò curioso l’uomo. «Massì, hai messo in atto i trucchetti che ti ha insegnato il tuo papà, eh. Un portafoglio preso in prestito da un signore d’affari mentre sbatti le ciglia, un altro dopo aver tenuto un interessantissima conversazione sulle piante di Londra ed è fatta, eh, cucciola mia?»
«Non chiamarmi così. E poi io non farei mai, e dico mai delle cose simili. Non sono una ladra, e mai lo sarò.» dichiarò la ragazza guardandolo negli occhi.
Perfino Louis aveva paura di quello tanto che si teneva a debita distanza, fuori dalla porta, nascosto dietro ad una delle rientranze di quella sbilenca casa, e ora lei lo stava sfidando.
«Cosa c’è di sbagliato nel lavoro che ho svolto per anni ed anni!? Eh, puttanella?» la interrogò, di nuovo lui.
«Cosa succede qui?» chiese spazientita una donna, aveva l’accento molto più marcato rispetto agli altri due presenti.
«Papà non riesce a capire che ci sono persone dolci e generose a questo mondo, e non solo malfattori, come lui.» affermò lei, senza scrupoli.
«Tu cosa hai..»
«Jean ora basta, quanto mai avrà raccolto tua figlia?» domandò lei, mentre l’uomo alzava il braccio e le metteva sotto il naso le banconote di Louis.
«Santa patata arrosto, ma qui c’è da festeggiare, non da litigare.» esclamò allegra la donna.
«Bene, festeggiate senza di me, allora.» disse Felicity porgendo alla signorotta il sacchetto bianco che conteneva il fish and chips comprato da lei e Louis sulla via del ritorno.
La donna lo prese contenta e saltellò fino alla cucina. Pochi secondi dopo tornò sull’uscio di quest’ultima e chiese: «E quella giacca, Felicity? Dov’è la tua coperta? Sai che non ne avrai un’altra, vero?»
«È di un amico. Mi sta aspettando, e quello che mi ha dato tutti quei soldi, dovreste ringraziarlo, ma non sapete nemmeno come si fa. Esco con lui ora. Passo il Natale con chi mi fa sentire bene, non con persone che mi usano e basta.» dichiarò la mora, uscì dalla casa e si guardò in giro alla ricerca di Louis. Quando lo vide gli saltò in braccio, stava piangendo ma a volte lui la sentiva ridere. Quella ragazza era un enigma continuo.
«Ce l’ho fatta! Ho detto loro tutto quello che doveva essere detto.» gli fece sapere lei.
«Ti ho sentita!» rispose lui, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
«Così passiamo il Natale insieme, eh?» domandò lui.
«Sempre che tu non abbia nulla di meglio da fare!» rispose lei.
«Ho due biglietti per i Train, e siamo in ritardo solo di qualche quarto d’ora..» iniziò lui.
Lei gli sorrise e lo abbracciò per la quarta volta quella sera. «Ne sarei onorata.»
Fecero qualche passo, poi di colpo lei si fermò, posò le sue morbide labbra su quelle del ragazzo altrettanto soffici.
Quando si staccò arrossì di colpo, non avrebbe mai dovuto fare un gesto simile. Lui le rialzò il viso e la guardò negli occhi.
«Joyeux Noël, Louis Tomlinson.»
«Aussi, à tu. Je suis allé au cinema with amis. Oui, demain..»
Lei lo zitti con un bacio, reprimendo una risata che, tuttavia scoppiò comunque.
«Ci lavoreremo.» dichiarò Felicity, convinta.
«Sicuramente.» acconsentì Louis, con un sorriso a trentadue denti.

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Goodevening meraviglioso mondo di EFP!
Come va?
L'idea per questa One-shot mi è venuta dopo aver visto il video Shake up Christmas, un bellissimo video per una bellissima canzone (che tra l'altro ti fa venire una voglia assurda di CocaCola!).
E poi è quasi Natale! Domenica sono andata a fare un giro in centro ed è già tutto addobbato, dovunque ci sono lucine e c'era una fila chilometrica di bambini per portare la letterina con scritti i regali di Natale alla Santa che dalle mie parti porta i doni! *-* E cosa migliore di tutte: ho mangiato le castagne. Occhei basta, sto diventando logorroica.
Louis lo amo, in questa storia lo amo!
E Felicity è la mia piccola stella! ♥ mi sono affezionata a lei dal primo momento.

A voi è piaciuta? C'è qualcosa che non vi ha fatto impazzire?
Mi lasciate un recensioncinaa, di quelle piccole piccole?

Oh, e mi sento di dover ringraziare i Train (li ho messi anche nella OS), il regista del video, la modella mora e soprattutto YOUTUBE che ha messo quel video nei consigliati e senza il quale probabilmente non l'avrei visto!
Grazie.

Vado a vedere la mia amata Meredith Grey ora.
Buonanotte.
Sys. ♥

 

Giusto per stare in tema. ♥ AWWW!
 



 
  
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