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Autore: pk82    21/06/2007    4 recensioni
«Expelliarmus» La bacchetta volò lontano mentre il suo padrone si accasciò dolorante e sfinito al suolo. Alzò la testa per incrociare lo sguardo del suo nemico e sibilò: «Maledetto» «Stavolta è davvero finita… Avada Kedavra». Il settimo libro di Harry Potter secondo me. P.S. se vi avanzano cinque minuti mi farebbe piacere che recensiste, grazie. P.P.S: QUALCUNO MI HA DETTO CHE IL CAPITOLO 13 NON SI LEGGE. hO PROVATO A RIPOSTARLO. SPERO CHE ORA RIUSCIATE A LEGGERLO.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18 – Comprendere

Capitolo 18 – Comprendere

Erano passati diversi giorni da quando erano andati ad Hogwarts per vedere il ricordo di Regulus Black… da quando erano entrati nella foresta proibita per parlare con i centauri… ma ancora non avevano trovato ciò che cercavano.

Erano partiti con la speranza di riuscire a trovare l’ultimo Horcrux ancora nascosto, il medaglione, tenendo conto che il frammento di anima di Voldemort dentro il corpo di Nagini l’avrebbero trovato solo nello scontro finale.

Avevano impiegato tutto il loro tempo nella ricerca della foresta vista nel ricordo… avevano studiato mappe di tutti i luoghi che da Hogwarts si potevano raggiungere dirigendosi verso Ovest… avevano cercato informazioni su possibili avvistamenti di Regulus Black o di quel centauro, Proteo… ma non avevano ancora trovato niente.

La speranza di trovare finalmente il bandolo della matassa si affievoliva man mano che i giorni passavano; specialmente i ragazzi più giovani sembravano i più sconsolati. Harry, assieme agli altri, aveva dedicato molto tempo a fare ricerche su ricerche… ma più il tempo passava più aumentava la sua frustrazione.

Inoltre, il fatto che praticamente non gli veniva permesso di uscire da McBride Manor non migliorava la situazione; Max e Alan erano gli unici che uscivano dalla tenuta per proseguire le ricerche all’esterno. Erano loro che, una volta effettuata una ricerca su carta e trovando delle cose in comune con le informazioni che avevano (tipo la zona in cui poteva essere presente la foresta o il genere di alberi che si potevano trovare), partivano per accertarsi di persona che fosse la foresta giusta, restando fuori anche due o tre giorni, tornando purtroppo con brutte notizie.

Ogni volta che uscivano l’irritazione di Harry cresceva; sembrava di essere tornati all’anno precedente, quando Silente e gli altri lo tagliavano fuori dalle situazioni, nascondendogli informazioni.

All’inizio aveva pensato che quel trattamento fosse una sorta di punizione da parte di Max, per via della discussione che avevano tenuto ad Hogwarts… per di più in tutto quel tempo Harry non era mai riuscito a parlare con Max a causa dei suoi viaggi e di altre questioni di cui non sapeva niente… ma questa ipotesi venne subito scartata quando si rese conto che non era una cosa che Max avrebbe fatto. Per cui si ritrovava sempre con la testa china su varie mappe, l’umore che scendeva e sempre più taciturno.

Ginny si era accorta che qualcosa non andava in Harry… si era accorta della sua frustrazione riguardo tutta la situazione che si era venuta a creare. Qualche volta chiedeva al ragazzo se fosse tutto a posto, ma come prevedeva Harry rispondeva evasivo che andava tutto bene riprendendo a scrutare con attenzione le proprie carte.

La rossa voleva chiedere un consiglio ad Hermione sul comportamento di Harry, ma anche la riccia aveva il suo problema con Ron; anche il giovane Weasley aveva mutato il suo comportamento da quando erano tornati ad Hogwarts.

Se Harry aveva aumentato il tempo che passava sulle carte per le ricerche ( un paio di volte Ginny e Hermione lo avevano trovato con la testa addormentata sulle carte dopo aver passato tutta la notte nella biblioteca, dove passavano il tempo delle ricerche; altre volte ci restava chiuso gironi interi, uscendone solo per prendere qualcosa da mangiare e richiudersi in biblioteca), Ron aveva avuto l’atteggiamento inverso: all’inizio anche lui aveva preso assieme agli altri a cercare sulle carte il luogo dove era nascosto il medaglione di Serpeverde, ma dopo circa una settimana cominciò a diminuire il tempo che passava con loro in biblioteca.

Più o giorni passavano meno Ron era presente per aiutarli nelle ricerche.

Hermione i primi tempi non aveva fatto caso al suo comportamento, troppo impegnata nella ricerca, troppo occupata a risolvere quell’enigma; ma quando cominciò ad accorgersi che Ron spariva continuamente e che Harry era arrivato addirittura a passare più tempo di lei in biblioteca si accorse che qualcosa non andava.

Come ogni sera era in biblioteca con Ginny, Harry e Sara. Ron non si era visto per tutto il pomeriggio. Hermione e Ginny avevano passato alcuni minuti del pomeriggio a discutere del comportamento dei ragazzi decidendo di intervenire per farli tornare come erano prima, per far tornare i ragazzi di cui erano innamorate e che al momento erano solo un pallido ricordo.

Si erano accorte che da quando erano tornate a McBride Manor avevano passato pochissimo tempo assieme a loro, spendendo il loro tempo nelle ricerche.

Stava leggendo alcune carte quando sentì un sospiro alla sua destra; alzando lo sguardo vide Sara che osservava la finestra della sala senza realmente vederla.

«Vedrai che torneranno presto»

Le parole di Hermione risvegliarono Sara dal suo stato di trance. La bionda sbattè un attimo gli occhi e si rivolse alla più piccola con un sorriso.

«Si, lo so. Ma non posso fare a meno di preoccuparmi tutte le volte che escono»

«Ti capisco» disse Hermione, «anche io non potevo fare a meno di preoccuparmi quando Harry e Ron uscivano di nascosto a Hogwarts»

«E’ un po’ diverso, non credi» rispose Sara, «A Hogwarts non rischiavano la vita». Si alzò e salutò i tre ragazzi dicendo che doveva controllare alcune cose.

Quando uscì dalla biblioteca Hermione si volse a guardare Ginny; la rossa aveva ascoltato le poche parole che si erano scambiate Hermione e Sara ma aveva mantenuto lo sguardo su Harry, accorgendosi della sua smorfia quando le due accennarono a Max e Alan.

Alzò lo sguardo verso l’amica e annuì.

«Io vado a dormire» annunciò Hermione. «Venite anche voi?» tentò.

«No» fu la risposta decisa di Harry che non alzò nemmeno lo sguardo sull’amica continuando la sua ricerca.

«Come vuoi» sospirò. «Buonanotte»

«Buonanotte Hermione» disse Ginny guardando l’amica uscire. Harry non rispose nemmeno.

Ginny si sedette più vicino al ragazzo e gli posò una mano sulla sua; Harry alzò solo momento lo sguardo su di lei, per poi riportarlo sul tavolo.

Ginny sbuffò: possibile che un ammasso di carte potevano essere più interessanti di lei? D’accordo… dovevano impegnarsi per trovare quel dannato medaglione, ma ora Harry stava esagerando e se continuava in quel modo si sarebbe auto distrutto.

Con un sorrisetto si avvicinò di più, passandogli un braccio attorno alla vita e poggiando la testa sulla sua spalla.

«Ginny» proruppe Harry con voce stanca, «sto cercando di leggere queste carte»

«Forse dovresti riposarti un po’»

«Non è il momento» disse Harry con voce irritata. «Se non te ne sei accorta dobbiamo trovare quel coso»

«E come potrei dimenticarmene» fece sarcastica, «non facciamo altro dalla mattina alla sera da quando siamo tornati da Hogwarts… e non abbiamo trovato ancora niente»

«Una ragione in più per continuare»

«Finirai per ammalarti se non ti prendi una pausa» disse Ginny seria. Harry voltò la testa, incrociando il suo sguardo per la prima volta quella sera.

«Forse non ti rendi conto che finché non troviamo il medaglione non possiamo vincere»

«Sei tu che non ti rendi conto che se continui così finirai per farti del male»

Negli occhi di Harry passò un lampo di rabbia.

«Non sono io che cerco di farmi del male Ginny» replicò duro Harry, «per quello esiste già Voldemort»

«Ti stai comportando come un bambino» disse altrettanto dura Ginny.

Harry non ci vide più. «CERTO. IO SONO IL BAMBINO QUI. TUTTI CHE MI DICONO COSA DEVO O NON DEVO FARE. TUTTI CHE MI DICONO CHE ANDRA’ TUTTO BENE. TUTTI CHE MI DICONO CHE SARO’ QUELLO CHE SCONFIGGERA’ VOLDEMORT. MA NESSUNO SI PRENDE LA BRIGA DI CHIEDERMI COME MI SENTO DAVVERO. NON L’HO VOLUTA IO QUESTA VITA. NON L’HO CHIESTO IO DI DIVENTARE UN EROE.

LA VERITA E’ CHE TUTTI CREDETE CHE IO SIA UNA SPECIE DI SUPER MAGO QUANDO INVECE NON LO SONO. LA VERITA E’ CHE HO UNA PAURA FOTTUTA. LA VERITA E’ CHE NON NE POSSO PIU’ DI QUESTA SITUAZIONE».

Ginny osservò Harry che abbassava lo sguardo dopo la sua sfuriata e fece quello che le dettava l’istinto: lo abbracciò con tutte le forze, trasmettendogli tutto l’amore di cui disponeva. Sentì Harry irrigidirsi all’inizio, ma poi ricambiò l’abbraccio posando la testa nell’incavo del collo di Ginny, la quale sentì chiaramente la pelle bagnarsi. Harry stava piangendo, finalmente aveva tirato fuori quello che lo tormentava. Ginny lo strinse ancora più forte.

«Scusami» lo sentì dire.

«Non fa niente»

«Il fatto è che… dobbiamo assolutamente trovarlo se vogliamo avere una possibilità di sconfiggerlo»

«Lo troveremo Harry» le disse comprensiva Ginny. Harry alzò la testa per guardarla dritta negli occhi. «Però» continuò lei, «non puoi continuare così. Hai passato tutto il tempo su quelle carte da quando siamo tornati. Se continui così rischi di indebolirti, sia mentalmente che fisicamente» Lo guardò ancora negli occhi con un sorrisetto. «Da quando non fai esercizi?»

Harry sorrise furbamente. «Aprire il frigo per prendere una bottiglia d’acqua è considerato esercizio fisico?»

«Scemo» fece Ginny tirando uno schiaffetto sul braccio del ragazzo. Harry ridacchiò… ma tornò subito serio prima di abbassarsi verso Ginny unendo le loro labbra.

Si sentì come rinato… finalmente si era liberato di quel peso che aveva tenuto dentro da molto tempo e che gli ultimi avvenimenti avevano aggravato.

«Grazie» disse quando si staccarono. Era un “grazie” che valeva per molte cose.

«Dovresti fare un po’ di esercizio fisico, lo sai?» lo prese in giro dopo un po’ Ginny.

Harry sbuffò. «Sinceramente… ora non ho molta voglia di andare in palestra»

Ginny fece un sorriso malizioso avvicinandosi all’orecchio di Harry. «E chi ha parlato di andare in palestra»

Harry fu solo in grado di deglutire forte mentre si lasciava trascinare da Ginny fuori dalla biblioteca.

*

Hermione era ferma da quasi dieci minuti sulla soglia della palestra; Ron indossava una maglietta azzurra ormai completamente bagnata a causa del sudore ed un pantalone stile militare. Alternava esercizi fisici a pratica con la bacchetta.

Hermione era rimasta abbastanza sorpresa di averlo trovato lì dentro; a dir la verità non sapeva cosa aspettarsi… da quando si era accorta del comportamento anomalo di Ron non lo aveva mai seguito e in tutto quel tempo non gli aveva chiesto che cosa combinasse. Ora lo vedeva tutto concentrato che eseguiva un perfetto incantesimo di Ostacolo, seguito da uno Schiantesimo che frantumo il pupazzo davanti a lui.

Hermione sorrise: ne aveva fatti di progressi da quando lo aveva conosciuto. Non era più quel ragazzino impacciato che aveva incontrato sul treno per Hogwarts; era un uomo che sapeva il fatto suo.

«Hai intenzione di rimanere ancora lì a lungo?»

La domanda di Ron la sorprese e subito dopo non potè fare a meno di arrossire per essere stata scoperta così facilmente.

«Scusa non volevo disturbarti»

Ron non rispose. Si era accorto subito della sua presenza, ma non aveva detto niente, troppo concentrato nel svolgere al meglio l’esercizio.

«Quindi è qui che vieni invece di fare le ricerche?» chiese con una nota divertita Hermione… ma il suo sorriso sparì quando incrociò lo sguardo duro di Ron.

«Pensavo che l’avessi capito. Non sei tu quella intelligente?»

Hermione rimase molto colpita da quelle parole… anzi, quello che veramente la colpì fu il tono che aveva usato: sembrava un’accusa.

«Cosa vuoi dire?» chiese irritata Hermione.

Ron sbuffò dandole le spalle. «Ho semplicemente detto la verità. Sei tu quella intelligente. Quindi perché non continui a fare quello per cui sei più portata e la smetti di darmi fastidio. Se non te ne sei accorta mi sto allenando»

Alcuni secondi di pesante silenzio scesero nella sala. Hermione si stava mordendo furiosamente il labbro per evitare di rispondergli a tono e, soprattutto, per evitare di mettersi a piangere. Con la voce più calma che riuscisse ad usare disse: «Come vuoi. Continua pure… non ti darò più fastidio»

Non furono tanto le parole che pronunciò; fu il singhiozzo che uscì dalle labbra di Hermione prima di uscire che colpirono il ragazzo più di tutto. Generalmente Hermione non abbandonava mai il “campo di battaglia” senza combattere. Si era sempre dimostrata forte in tutti i loro litigi.

Ma ora era diverso. Ora non erano più solamente amici… erano qualcosa di più… erano una coppia.

Era tutto più semplice… ed era tutto più complicato.

Quando erano solo amici, dopo un litigio, passavano alcuni giorni prima che facessero pace; passavano i giorni senza parlarsi fino a quando uno dei due, la maggior parte delle volte lui, si faceva avanti e chiedeva scusa.

Ma ora che stavano insieme… una parola detta a sproposito… una parola detta senza riflettere… faceva molto più male, soprattutto ora che aveva il suo cuore.

Ron si maledisse mentalmente; avrebbe ucciso chiunque le avrebbe fatto del male e poi era lui stesso a provocarglielo. Uscì dalla palestra dirigendosi verso la camera di Hermione: non poteva aspettare come in passato di fare la prima mossa… non poteva attuare più questa tattica. Doveva parlarle. Doveva spiegarle il motivo del suo comportamento.

Esitò solo un istante prima di entrare; la stanza era uguale alla sua, le stesse tende alle finestre, la stessa scrivania, lo stesso armadio… ma la sua attenzione fu catturata completamente dalla figura stesa sul letto: Hermione era raggomitolata nel suo pigiama rosso e gli dava le spalle. Ron sentì una stretta allo stomaco quando vide il corpo della ragazza scosso dai singhiozzi.

Fece lentamente il giro del letto e si inginocchiò vicino al bordo, appoggiandosi con il gomito sul materasso. Hermione lo guardò un po’ sorpresa… forse non si aspettava che arrivasse così presto, ma nei suoi occhi c’era ancora il dolore che le parole di Ron le avevano provocato.

«Perdonami» sussurrò Ron. «Io… non volevo ferirti…»

«Ma lo hai fatto» Quelle parole furono un duro colpo per Ron che abbassò sconsolato la testa.

«Non mi ami più? Ti sei già stancato di me?» chiese timorosa Hermione e Ron si maledisse nuovamente per aver fatto anche solo pensare questo ad Hermione.

«Non potrò mai stancarmi di te Hermione»

«Allora perché l’hai fatto Ron?» chiese poi Hermione, con la voce roca a causa del pianto.

Ron rimase in silenzio per un po’, non sapendo come cominciare il discorso, non sapendo come far capire ad Hermione che cosa lo tormentasse. «Io non ci riesco…» disse dopo un po’. Hermione, con ancora gli occhi gonfi per il pianto lo guardò interrogativa.

«Cosa?... cosa non riesci?»

«Ad essere utile» sentenziò Ron con lo sguardo basso. Hermione si asciugò una lacrima solitaria che scendeva sulla guancia e gli prestò la massima attenzione: era questo che tormentava Ron?

«Vedi, è come a Hogwarts: tu sei quella intelligente, quella che risolve gli enigmi e aiuta Harry ed io non potrò arrivare neanche tra un milione di anni al tuo livello. E Harry… lui è quello coraggioso, quello che ha affrontato Voldemort e che lo sconfiggerà» Ron continuava a tenere lo sguardo basso, non accorgendosi di Hermione che si era seduta sul letto: la ragazza provò un’infinita tenerezza nei confronti di quel ragazzo che aveva conquistato il suo cuore. Gli mise una mano sotto il mento costringendolo a guardarlo negli occhi, le orecchie rosse per l’imbarazzo.

Ron spalancò gli occhi dalla sorpresa quando sentì le labbra di Hermione sulle sue.

«Devi smetterla?» disse Hermione quando si staccò da lui.

«Di fare cosa?» chiese stupito Ron, dal bacio e dalla domanda. Poi si rabbuiò in volto, equivocando le parole di Hermione. «Devo smetterla di allenarmi vero? Lo so… nemmeno questo serve… solo che io-» ancora una volta si sorprese di sentire le labbra di Hermione.

«Prima di tutto devi smetterla di dire stupidate» cominciò Hermione con un sorriso, ma tornò seria quando riprese a parlare, «quello che devi smettere di fare è non credere in te stesso»

Ron la guardò ancora confuso ed Hermione decise di fargli comprendere come lei lo vedeva.

«Dici di non essere intelligente, ma non sono io che ha giocato quella partita al primo anno… io non ci sarei mai riuscita… e dici di non essere coraggioso, eppure eri sempre presente quando Harry era in difficoltà… eri sempre con lui… e con me, quando ne avevamo bisogno»

Hermione vide un piccolissimo sorriso spuntare sul viso di Ron, ma scomparve subito nel momento in cui il ragazzo prese la parola.

«Era diverso allora, Hermione…»

Ma la ragazza lo interruppe subito. «No, non lo è. Tu ti preoccupi sempre di arrivare al nostro livello… e non ti accorgi delle tue qualità… non ti accorgi di quello che hai»

Lo sguardo interrogativo di Ron la fece sorridere. Si avvicinò a lui posandogli una mano sul petto, all’altezza del cuore. «Hai un cuore grande così… sei sempre disposto ad aiutare gli altri, mettendo a repentaglio la tua vita. Ti ricordi quando eravamo all’orfanotrofio? Hai pensato prima a me che a te»

«Non potevo certo rischiare che la ragazza che amavo venisse colpita» fece Ron con un sorriso. Hermione ricambiò il sorriso e lo abbracciò.

«Non sai che spavento mi sono presa quando ti ho visto steso con gli occhi chiusi. Non farmi mai più uno scherzo del genere»

Ron tornò serio mentre accarezzava la guancia di Hermione. «Se servisse a salvarti la vita non esiterei a difenderti con il mio corpo» Anche Hermione smise di sorridere sentendo quelle parole… e Ron giurò di aver visto un’ombra di paura in quegli occhi nocciola che tanto amava. «E’ anche per questo che ho preso ad allenarmi… non permetterò che ti succeda niente Hermione… te lo prometto».

Gli occhi di Hermione tornarono lucidi. Senza pensarci annullò nuovamente le distanze… ma questa volta ci mise tutta se stessa. Voleva far capire a Ron quanto contasse per lei. Senza neanche accorgersene lo trascinò con sé sul letto.

Ron si staccò da lei solo quando la necessità d’aria fu impellente. Aprì gli occhi, notando subito le guance arrossate di Hermione e le sue labbra, gonfie a causa dei baci.

Ma divenne a sua volta rosso in viso e spalancò gli occhi quando vide le mani di Hermione raggiungere i bottoni che chiudevano la maglietta del suo pigiama e premere per aprirli.

«Her-Hermione» balbettò Ron. «Cosa… cosa stai facendo?»

Hermione sorrise maliziosa mentre il primo bottone si apriva. Lo attirò nuovamente a sé e lo baciò.

«Sei… sei sicura?» chiese il ragazzo, con la voce affannata e gli scuriti dal desiderio.

«Più che sicura»

Quelle furono le ultime parole sensate che risuonarono nella stanza quella notte.

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Ho dovuto interromperla qui, altrimenti mi avrebbero censurato la storia dato che il rating non era appropriato.

Mi ero accorto che avevo portato avanti la storia senza tenere più conto delle relazioni tra i nostri eroi, così ho rimediato. Spero di non aver fatto niente di forzato.

Insomma prima o poi doveva pur succedere… anche se sono state le nostre ragazze a prendere l’iniziativa. (Ma si sa: voi femminucce siete decisamente più sveglie di noi maschietti, no?)

Ancora qualche comunicazione di servizio: la prossima settimana entro in periodo esami. Quindi tutti i miei lavori avranno un notevole rallentamento… anche se ho già su carta i prossimi capitoli di questa fic che devono solo essere corretti e messi su file, ci vorrà un po’ prima che possiate vederli.

Stessa cosa per quelli che aspettano sempre il sequel di “Ritornare a vivere”… non disperate, ho promesso che lo posterò, solo che non so quando.

Comunque… un saluto a tutti e buone vacanze per chi ci va... Divertitevi anche per me, voi che potete.

  
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