Allora,
leggendo Naruto 17, ho visto un po’ lo sviluppo degli
allenamenti del nostro protagonista.
Jiraya lo lasciava solo per condurre ricerche per trovare Tsunade, e Naruto sembrava un po’
triste.
Andando
a prendere poi il pranzo, nota come un padre e un figlio dividono un gelato,
prima di tornare a casa, per ritornare nel loro nucleo familiare protetto e
caldo.
Naruto richiede a Jiraya di allenarsi con
lui, e L’Eremita lo rimprovera, dicendo che doveva cavarsela da solo, di non
fare il bambino viziato!
Ecco
cosa penso abbia fatto poi Jiraya…
**
Quando
Jiraya tornò nel villaggio a
cercare informazioni per Tsunade, aveva lasciato Naruto in un modo un po’ crudo.
Gli
occhi del bambino si erano rattristati per un attimo; prima gli aveva chiesto
di restare ad allenarsi con lui.
Sapeva
bene che era per la sua negazione.
Infondo,
Naruto era ancora un bambino, e lasciarlo solo poteva sembrare anche un po’ crudele.
Ma lui, il Maestro Jiraya, l’Eremita
delle Rane, non poteva certo perdere tempo con un bambino.
Aveva
deciso di prendersi cura di lui perché voleva allenarlo, in modo che in futuro
si sarebbe potuto difendere bene dall’Alba; per questo gli stava insegnando il Resengan, la tecnica del Quarto Hokaghe.
Jiraya non capiva perché quell’improvviso attaccamento del bambino.
Che cosa l’aveva turbato tanto, da volerlo vicino?
Scrollò
le spalle. Ora non aveva tempo per quello. Doveva raccogliere le sue informazioni.
Notò un locale all’angolo della strada, e
con la bava alla bocca, entrò,
più che camminando, volando.
Quando
uscì di lì (abbastanza soddisfatto) il sole stava
calando.
Stiracchiò
un po’ le gambe, e iniziò a camminare, per tornare da Naruto.
Doveva
controllare i progressi del ragazzo, e vedere se era riuscito almeno a fare un
piccolo foro in quelle palline di plastica.
Anche se la prima fase era stata molto più facile per il ragazzo,
il secondo livello era troppo complicato anche per un testone come lui, e
ancora non si aspettava nessun miglioramento.
“Povero
bambino…” pensò divertito, mentre le labbra si increspavano
in un ghigno.
-Papa’! mi prendi degli onigiri?(*)
-
Non si può. Dobbiamo tornare a casa che si fa tardi- disse una donna, in modo
severo, vicino ad un uomo alto
-Uffa!
Ma io voglio gli onigiri!- protestò il bambino
-Facciamo
così, ne prendiamo tre, e li mangiamo dopo cena, ok?-
disse l’uomo, strizzando l’occhio.
Il
volto rotondo del bambino si illuminò di gioia pura.
Jiraya aveva osservato la scena.
Si
guardò intorno.
In
effetti, la città era piena di famiglie.
Bambini
coi padri, con le madri, con i fratelli.
Naruto aveva fatto un paio di giri per il
villaggio, e di certo li aveva notati.
“Ormai
dovrebbe essere abituato a queste situazioni” pensò seccato “Cresciuto senza nessuno, eliminato dai giochi degli altri bambini! Perché
deve seccare me, adesso?!?”
E
per quanto i pensieri del Grande Jiraya, l’Eremita
delle Rane, fossero duri, sentiva un piccolo senso di
rimorso infondo alla coscienza.
“Maledizione
a quel biondino! Appena lo vedo lo maltratto un po’!”
Ma
quando passò davanti a un banchetto di gelati, non ci
pensò più di tanto, e prese un gelato per se e quel bambino pestifero.
Arrivato nel luogo dove Naruto si allenava, si sorprese, vedendolo concentrato al
massimo, e bucare la pallina.
“E bravo Naruto…” pensò.
Chiamo
il bambino e gli fece i complimenti, offrendogli il
bastoncino di gelato, strizzandogli l’occhio.
Naruto accettò, imbarazzato.
Però suoi occhi non erano
malinconici come qualche ora prima.
Naruto aveva bisogno solo di
un po’ d’affetto.
Note:
(*) polpettie di
riso, tipo un arancino non fritto. Si fa bollire il riso e si mette un ripieno
specifico.
**
Devo ammettere che
per una volta quello che ho scritto mi piace *___________*!
Mi raccomando, commentateeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
VOGLIO SAPERE CHE
COSA NE PENSATE!