Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Ammimajus    03/12/2012    2 recensioni
La gente si ferma alle apparenze, non indaga sull’essenza fondamentale delle cose; la gente è attratta solo da ciò che considera giusto e accettabile e ortodosso.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 


Il vento ululava come di rado sulla collina brulla del cimitero di Holmes Chapel. Potenti folate facevano traballare il bastone di metallo sul quale Louis Tomlinson si appoggiava per poter camminare, mentre con una mano tentava di fare in modo che il suo basco non volasse via dalla testa, come sospinto da un piccolo tornado. 
Louis odiava essere un anziano pieno di acciacchi: un tempo era stato un giovane affascinante, elegante, talentuoso; adesso non era altro che un tronco secco, monco, abbandonato su un sentiero desolato. 
Un tempo, un altro tronco, altrettanto infermo e dannato, gli aveva tenuto compagnia sul quel sentiero, ma poi, da un giorno all’altro, era stato strappato via, portato lontano da lì, e si era lasciato dietro solo un grande vuoto come traccia della sua esistenza. 
E così Louis si era ritrovato da solo, a fronteggiare il gelo e le intemperie, ad affrontare le ultime battaglie che gli restavano da combattere. 
Non aveva più nessuno, non era più nessuno. 
Il ricordo dei tempi d’oro lo cullava spesso, facendolo assopire di un sonno soave e consolatorio, per poi risvegliarlo con violenti schiaffi, che lo riportavano alla realtà cruda e terribile, vuota senza il suo Harry Styles. 
Il vecchio ricordava ancora quando, appena maggiorenne, era iniziato il suo cammino nel mondo della musica, quando aveva incontrato le quattro migliori persone che avesse mai conosciuto, quando con loro aveva scalato le classifiche internazionali, vincendo premi e raccogliendo insulti e complimenti di ogni genere. 
Un soffio di vento gli carezzò la guancia e lui, inconsciamente, si abbandonò a quella sensazione così travolgente e inebriante: gli sembrava di aver appena percepito il tocco sfuggente e delicato di Harry, gli sembrava di aver ricevuto una carezza dal suo amato. 
Ma Harry era morto, da ben due anni, e niente avrebbe potuto riportarlo indietro. 
Una lacrima solitaria solcò la guancia di Louis, rivolo d’acqua in un deserto di orrore. 
-Signor Tomlinson, cosa succede?- chiese la sua badante, Samantha, sommessamente, sfoggiando il suo accento polacco, che la portava a separare meccanicamente le parole, creando cacofonia persino in una banalissima e semplicissima frase come quella. 
-Niente, niente.- replicò lui. Spiegare la nebbia che si spandeva bassa e densa nel suo cuore, e che lo avvolgeva, stringendolo fin quasi ad impedirgli di battere, era impossibile. Nessuno sulla Terra avrebbe mai compreso quanto fossero profondi i sentimenti che Louis provava per Harry.
 
La gente si ferma alle apparenze, non indaga sull’essenza fondamentale delle cose; la gente è attratta solo da ciò che considera giusto, e accettabile, e ortodosso. 
 
Louis ed Harry non si erano dimostrati ortodossi, loro erano stati eretici. Erano stati follia pura, fronti imperlate di sudore, tocchi lepidi e leggeri, baci umidi tra un concerto e l’altro, abbracci nascosti e sguardi timidi. Erano stati ciò che il mondo non voleva vedere. 
Come poteva Samantha capire i sentimenti che inondavano il cuore dell’anziano signore e che lo portavano giù, nell’oceano profondo, tra relitti di vascelli mai ritrovati?
-Manca poco…- sussurrò Louis, più a se stesso che ad altri. La vecchiaia gli aveva accorciato il respiro, lo aveva reso fragile e instabile, e risalire la collina, nel gelo di Dicembre, risultava parecchio faticoso. 
La mente dell’uomo trovò pace solo quando individuò la lapide grigiastra sulla quale era inciso il nome del suo amato. 
  

Harry Edward Styles 
Nato, 1 febbraio 1994
Morto, 4 dicembre 2066  
 
Su quella lapide spoglia, conficcata nel terreno fangoso, non c’era neanche un epitaffio. Louis avrebbe tanto voluto scrivere una frase che ricordasse le mille doti di Harry, qualcosa sul suo sorriso, sul suo gran cuore, su quegli occhi, fari nella notte, rutilanti come il sole. 
Ma non glielo avevano permesso. 
Non aveva alcun diritto di ricordare Harry. 
Non aveva potuto compiangerlo al funerale, non aveva potuto guardarlo per l’ultima volta, assistere alle lamentazioni dei parenti, desiderare di essere seppellito lì, in quel cimitero, vicino al cadavere dell’uomo al quale aveva donato la sua intera vita. 
Per molti Louis era stato la rovina di Harry. 
Il loro gruppo stava cavalcando l’onda del successo quando i due giovani avevano deciso di far sapere quanto fosse grande il loro amore, quando si erano ribellati alle ferree regole che il mondo della musica imponeva, quando avevano cercato di rompere i pregiudizi, le opinioni comuni.
Ma, piano piano, da quel momento, per un motivo o per un altro, la band aveva raggiunto la fase del declino. 
Sembrava tutto così facile, quando, tra i mille impegni, le promozioni degli album e i servizi fotografici, non c’era spazio per confrontarsi davvero e poter litigare. Ma quando tutto quello, per i cinque componenti del gruppo, aveva cessato di esistere, erano sorte nuove tensioni, prima nascoste sotto un sottile strato di sabbia.
Lo scioglimento del gruppo era arrivato lentamente, portando con sé lo strazio di litigi protratti per troppo tempo e il senso di vuoto conseguente all’abbandono di un sogno. 
Ed erano rimasti da soli, Harry e Louis. 
Non avevano più saputo nulla di Zayn, Liam e Niall. Non avevano voluto tenersi in contatto con loro, sottoporsi al supplizio di ricordare l’intimo e caduco legame di amicizia che li aveva uniti. 
 
-Aiutami a sedere, Samantha.- implorò Louis, gli occhi rossi, bagnati dalle lacrime, quasi ardenti per l’effetto che quelle, salate, provocavano a contatto con la sua pelle. La vista era annebbiata da grossi lucciconi, ma ancor più da quella nebbia intensa che gli avviluppava il cuore e che stava lentamente risalendo verso il cervello, annichilendolo.
Samantha si avvicinò all’anziano signore, sorreggendolo con un braccio e aiutandolo, lentamente, a sedersi sulla pietra fredda della tomba. Si domandava perché il signor Tomlinson volesse sempre sedersi su quella lapide, ogni volta che si recavano al cimitero, nonostante poi gli risultasse impossibile alzarsi, data l’esigua altezza del gradino. 
Quando Louis si sedette, implorò la giovane donna di uscire le sue scartoffie - come le aveva definite - da quella borsaccia logora dalla quale lei non si separava mai. Questa obbedì, e gli mise tra le mani un foglio di carta, ormai stropicciato, e una busta di plastica. 
Louis dispiegò il foglio, lentamente, sollevandone persino i lembi, che si erano ripiegati in piccolissime orecchie: non poteva perdersi in lunghe riverberazioni, o il suo  animo si sarebbe smarrito nell’ambascia di quei pensieri. Doveva portare a termine ciò che lo aveva condotto fino a quel cimitero, su quella lapide disadorna, fredda, ignuda. 
Aveva strappato quel foglio da un libro che lui e Harry avevano letto insieme, più e più volte, davanti al fuoco scoppiettante e caldo del camino. 
-Cime tempestose.- sibilò Louis, il tono di voce coperto dallo sferzare del vento.-“Possa essere un risveglio di tormenti!” gridò lui con un impeto spaventoso, pestando i piedi e lamentandosi, in un improvviso parossismo d’incontrollabile passione. “Allora è una bugiarda fino all’ultimo! Dov’è? Non è là, non è in cielo, non è morta! Dov’è? Oh, hai detto che non t’importava nulla di quel che soffrivo! E io ho una sola preghiera per te, e la ripeterò finché mi si seccherà la lingua: Catherine Earnshaw, che tu non possa riposare in pace finché io vivo! Hai detto che ti avevo uccisa; e allora vieni a tormentarmi! Le vittime lo devono fare con i loro assassini! Io credo… io so che di spiriti vaganti sulla terra ce ne sono stati! Resta con me, per sempre; prendi qualunque forma; fammi impazzire! Ma non lasciarmi in questo abisso, dove non posso trovarti! Oh Dio, è orribile! Non posso vivere senza la mia vita! Non posso vivere senza la mia anima.
Sospirò; la morte di Harry, per Louis era qualcosa di assolutamente ricusabile. -Fammi impazzire, ti prego; perseguitami, ti prego; insinuati nella mia mente e portami via con te…- cantilenò, quasi a voler invocare lo spirito dell’amato, inumato sotto strati e strati di terra e polvere. Lo sgomento, causato dalla paura di veder dissolversi, davanti ai suoi occhi, l’immagine del viso di Harry, lo faceva rabbrividire. Voleva tenere a mente per sempre il ricordo di quegli occhi color smeraldo, dei capelli avvolti in ricci appena accennati, delle gote rosee e piene di vita, del sorriso largo e sfavillante. 
Persino nella vecchiaia Harry era rimasto l’uomo affascinante che era da giovane. E Louis lo ricordava così, sempre avvenente, nell’animo e nell’aspetto, come se la malattia non avesse mai intaccato il suo spirito. Ma, purtroppo, la cruda realtà era diversa: Harry aveva trascorso i suoi ultimi anni di vita nella follia che un’esistenza tribolata gli aveva riservato. Ad Harry l’amore di Louis e per Louis non era bastato. Non del tutto. 
L’amore, al contrario, era tutto ciò che Louis desiderava. La brama smodata di riabbracciare Harry, di poterlo sfiorare e guardare di nuovo, lo consumava lentamente, in uno strazio prolungato. 
Il vecchio scosse la testa. No, non poteva lasciarsi trascinare nei gironi più bassi dell’inferno da quelle sensazioni. 
-Samantha, aiutami.- 
La giovane si accostò a lui senza alcuna esitazione, ligia al dovere, probabilmente spinta da qualche moto d’affetto e di pena. -Sì?- domandò, con quel tono di voce scampanellante che solo lei riusciva a sfoggiare. 
-Devo sotterrare questo foglio, nella terra, accanto alla tomba di Harry.- dichiarò Louis, con un sorriso amaro appena accennato sulle labbra. -Ecco…- disse, mettendo il foglio, ripiegato, dentro il piccolo involucro di plastica che Samantha gli aveva posto prima. -Se fossi ancora giovane non esiterei a scavare lì, per il mio Harry, ma ho il brutto presentimento che, se dovessi inginocchiarmi, potrei rimanere bloccato in quella posizione per sempre.- confessò. -Beh, in fin dei conti, mi concederei volentieri alla Morte, se venisse a prendermi qui, accanto al mio Harry…- aggiunse, soppesando quell’ipotesi. 
-No.- replicò la donna. -Lo faccio io, lei stia seduto.- 
E scavò, a mani nude, tra il fango, i sassi, e i piccoli vermi, una buca profonda pochi centimetri, abbastanza accogliente, per quel messaggio che Louis voleva lasciare accanto ad Harry. -Posso chiederle una cosa, signor Tomlinson?- 
Louis la guardò come solo un vecchio può guardare una giovine. Colmo d’esperienza, sofferente, dannato, la osservò con invidia e pietà. Quante cose aveva ancora da scoprire, quella ragazza; quanti mondi si apprestavano ad essere esplorati dalla sua curiosità! -Un giorno, mia cara, un giorno avrai vissuto abbastanza da aver amato, e ti ricorderai di me, e sorriderai. Un giorno anche tu insegnerai ai tuoi figli cos’è l’amore.- rispose Louis, senza staccare lo sguardo dalla pietra della lapide, su cui, a caratteri semplici e chiari, era scritto il nome dell’uomo che gli aveva insegnato ad amare. -Andiamo.- disse. -Abbiamo finito qui. Ho già versato abbastanza lacrime; per oggi ho scontato la mia pena. Oh… oh, tutto questo presto sarà finito! Tornerò da te presto Harry, questa è la mia promessa, e allora saremo di nuovo io e te, riuniti, per l’eternità…- 
 
 
4 Dicembre 2068. 
Quella data fu incisa su una lastra di marmo, posta nel cimitero di Doncaster, sopra un’iscrizione: 
 
“Amò di un amore grande.
Separati, eppure uniti per sempre.”


Beh, lo so, sono stata molto tragica. 
Ma spero che abbiate apprezzato comunque la storia
Let me hear your voice. 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Ammimajus