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Autore: MimiRyuugu    03/12/2012    3 recensioni
Ecco qua, dopo Ultimi Ricordi, la continuazione della saga dei Tre Uragani. Riuscirà la nostra Giulia Wyspet ad avvicinarsi di più al burbero Severus Piton?
"You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything."
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonsalve *-* sto morendo di freddo, avvolta dalla mia copertina di pile ed intanto penso alle mille cose da fare senza farne nemmeno una. Così ho deciso nell'ultimo secondo di aggiornare *-*
In questo capitolo c'è I Believe I Can Fly di R. Kelly, Love Hurts degli Incubus e Sweet Sacrifice degli Evanescence u.u

Avvertenze: Occtudine, lunghezza di capitolo medio, di tutto e di più u.u

Spero che vi piaccia,
buona lettura <3



8° Capitolo

Il giorno dopo la sveglia non suonò. Era sabato, per cui le lezioni non c’erano. Altra scusa dei professori per darci il doppio di lavoro da fare nel week end. Mi svegliai per colpa di un rumore. Qualcosa che cadeva, poi un verso. Aprii piano gli occhi e vidi Grattastinchi arruffare il pelo ed andarsene a coda alta verso un angolo della stanza. Mi alzai piano a sedere e vidi Hermione allungata nel letto. Dedussi che spostandosi aveva fatto cadere il suo povero gatto, che, indignato, aveva deciso di spostarsi in un posto più sicuro. Mi ributtai sul letto e mi girai verso la finestra. Sentii delle fusa provenire dal fondo del mio letto. Sentii qualcosa che si muoveva sulle coperte per poi arrivare al mio viso e strusciarsi contro la mia guancia in un mare di versi. “Non fare casino Billy!” lo richiamai, facendogli segno di mettersi vicino a me. Lui obbedì e si sdraiò con la testolina bianca a righe marroni sul cuscino, accanto alla mia. Iniziai ad accarezzarlo e lui mi leccò la mano. Sorrisi. Billy Joe è il mio animale da compagnia. Un gatto mezzo soriano e mezzo siamese, bianco con alcune righe marroni sulla testa, la coda nera e due bellissimi occhi nocciola. Iniziò a giocare con la coperta, poi mi guardò e mi diede una leccatina sulla guancia. Saltò giù dal letto e raggiunse Grattastinchi. Si rannicchiò li vicino ed iniziò a dormire. Il gatto di Anna invece, James, stava con la sua padrona che lo abbracciava, sotto le coperte. Mi girai verso il comodino e allungai la mano per prendere l’mp3. Lo accesi ed abbassai il volume per evitare di dar fastidio alle altre. Prima canzone. Pain, Three Days Grace. No, non volevo che la tristezza mi assalisse. In quel momento in cui mi sentivo stranamente bene. R. Kelly, I Believe I Can Fly. Perfetto. Sulle note di quella canzone, decisi di lasciarmi trasportare dai pensieri. I used to think that I could not go wrong. Quarto anno, Ballo del Ceppo. And life was nothing but that an awful song. Abbracciata ad un ragazzo di cui non mi ricordo nemmeno il nome, mentre pensavo a qualcun altro. But now I know the meaning of true love. Un braccialetto, dei libri ed un albero. Tutto è iniziato da qui, un anno prima. La mia vera felicità. I'm leaning on the everlasting arms. Un ragazzo mi ha strappato un bacio. Mi ha fatta sentire sporca e debole. Però. If I can see it, then I can do it. Forse. If I just believe it, there's nothing to it. Se avessi dato ascolto a Piton cel’avrei potuta fare. I believe I can fly. Avrei davvero potuto eliminare Josh dalla mia vita? I believe I can touch the sky. Avrei potuto provarci.I think about it every night and day. Mi tornarono in mente le parole di mio padre nel flashback del sogno. Io ero una Wyspet. Ero il suo orgoglio. Spread my wings and fly away. Se non avessi reagito avrei deluso non solo lui, ma anche Severus, che credeva in me. I believe I can soar. Volevo crederci. Potevo crederci. Dovevo crederci. Liberarmi da quel peso che mi opprimeva. I see me running through that open door. Dovevo farlo per riavere la mia sicurezza che Josh mi aveva tolto. I believe I can fly. Si, ce la dovevo fare. Parlargli e dirgli di starmi lontano, di non salutarmi nemmeno. Perché oramai per me era un capitolo chiuso. E mi dispiaceva se lo avevo fatto soffrire, ma preferivo così che continuare a prenderlo in giro facendogli credere che mi interessasse davvero. Ecco cosa dovevo dirgli. Mi stiracchiai e sentii dei rumori. Hermione era sgusciata fuori dal letto ed era andata in bagno. Spensi l’mp3 e mi alzai, raggiungendola. Bussai alla porta. “Avanti!” rispose lei. Entrai e la trovai con i capelli raccolti in una coda e una fascia che le teneva su la frangia. La raggiunsi davanti allo specchio. “Come stai?” mi chiese, mentre apriva l’acqua. “Bene…non ho mai avuto così tante energie!” risposi, sorridendo. “Sei di buon umore eh?” disse ancora Herm, per poi lavarsi la faccia con una buona dose di acqua gelata. Annuii e le passai l’asciugamano. “Immagino che passerai la giornata da Piton…” commentò, lasciandomi spazio. Tirai su la frangia con delle forcine e sbadigliai. “Si…lo aiuterò a sistemare le provette, come al solito…” sorrisi. Hermione scosse la testa. “Sei stata assente per tre giorni, non ti converrebbe di più recuperare le materie di cui hai saltato le lezioni? Io vado in biblioteca, se vuoi posso aiutarti…” propose. Io scossi la testa e lei sbuffò. “Se vuoi mi puoi dire che compiti ci hanno dato…poi mi arrangerò…” dissi, sorridendo. Mi dispiaceva declinare l’invito di Hermione, ma almeno quel sabato, volevo stare un po’ con Piton, senza virus e Josh di mezzo. Lei alzò le spalle, poi cercò di sistemarsi i capelli. Presi la spazzola ed iniziai a districarli. “Allora signorina Granger, oggi come vuole che la sistemi? Coda oppure sciolti?” scherzai, imitando un parrucchiere. Hermione rise. “Li lascio sciolti…” sorrise. Vidi in un angolo la piastra per capelli di Anna. “Ti va se ti faccio dei bei boccoli?” le chiesi. “Se proprio ci tieni…però non mi dureranno nemmeno fino a stasera…” sbottò. Scaldai la piastra ed iniziai ad arricciare le varie ciocche. “Non so se ti conviene andare in biblioteca…” osservai. “Perché?” chiese Hermione. “Ci saranno sicuramente Mary Kate e Blaise Zabini che pomiciano invece di fare i compiti…” sospirai. Lei scosse la testa. “Questi giovani d’oggi, non rispettano più nemmeno l’ambiente scolastico…se almeno la mia autorità di prefetto valesse qualcosa…” disse affranta. “Ai nostri tempi non era così! Se ti azzardavi anche solo a fiatare in prima, arrivava Percy a sgridarti…ti ricordi?” raccontai. “Si…e mi ricordo anche di tutto il casino che facevate tu, Anna ed i gemelli…” rise. “Non è che ora siamo cambiati di molto…” precisai, quasi offesa. Poggiai la piastra vicino al lavandino. “Ecco fatto signorina Granger! E, per una buona resistenza, un po’ di lacca…” esordii, spruzzandole metà boccetta sui capelli. Le sistemai la frangia e la lasciai guadare nello specchio. Hermione strabuzzò gli occhi. “È da tanto che non mi faccio aiutare a domare questi capelli…mi ero dimenticata di quanto fossi brava…” sorrise. “Ti ricordi al Ballo del Ceppo? Che impresa farteli stare lisci!” scherzai. Lei annuì. “Spero che non ti capiti più nulla di brutto Giulia… non te lo meriti…sei una ragazza gentile e dolce…” mi lodò Hermione. Io risi. “Ti ho solo messo apposto i capelli Herm…” sorrisi. La porta del bagno si aprì. “Ah siete qui! Pensavo che foste già scese, sono le undici passate…” disse sbadigliando Anna. Si stiracchiò e guardò Hermione. “Che bene che stai! Ti sei fatta i boccoli!” esclamò entusiasta. “Merito di Giulia…” disse arrossendo la ragazza. Iniziai a pettinarmi i capelli. “Vi aspetto o vado a fare colazione?” chiese poi Hermione, tirando fuori dal baule dei vestiti. “Io ho finito…devo solo vestirmi…” dissi, andando verso il mio letto. “Aspettatemi!!!!” protestò Anna. “Ok…però sbrigati!” la richiamò l’altra. “Tu che fai oggi Anna?” chiese poi. “Starò tutto il giorno con Draco…” sorrise la ragazza, entrando e buttando all’aria il suo baule. “Perchè glielo chiedi Herm? Tanto la risposta è sempre quella…” risi, mentre mi infilavo la maglia viola. “Per il semplice fatto che una volta spero di sentire la risposta “faccio i compiti”…” rispose Hermione, sbuffando. Appena Anna fu pronta, scendemmo in Sala Grande. Erano le 11.45. Ci sedemmo al tavolo di Grifondoro aspettando la comparsa del cibo. Hermione aveva tirato fuori una pergamena e una penna ed aveva preso a scrivere veloce come suo solito. Anna faceva disegni su un foglio malandato. C’erano pochi studenti in giro, molti di cui ancora mezzi addormentati, probabilmente per essersi svegliati presto per i compiti anche in quel giorno di vacanza. “Ecco qua! I compiti che ci hanno dato in questi giorni…” sorrise la prima, passandomi il foglio. Gli diedi un’occhiata. Erano più del solito. “Grazie Herm…però, levami una curiosità, come mai non ti sei svegliata presto come tuo solito?” le chiesi. “Si sarà rotta la sveglia…” tirò ad indovinare Anna. Hermione scosse la testa. “Volevo dormire un po’…tutto qui…” disse poi. Io la abbracciai. “Vedrai che il regno di terrore della Umbridge tra poco cadrà, e tu tornerai ad essere un prefetto in piena regola…” la consolai. Lei sorrise. Sapevo quanto la mia amica tenesse ad essere un prefetto. Adorava poter stabilire l’ordine tra gli studenti. Poco dopo, la tavola si riempì di cibo, per la maggior parte dolci. Oramai gli Elfi domestici sapevano che il sabato e la domenica gli studenti si svegliano verso l’ora di pranzo, così, oltre che la solita colazione alla solita ora, c’era una specie di bis a pranzo. Un misto di dolci e cibo vero e proprio. Un gruppetto di ragazzi entrò nella Sala grande. Draco parlava con Blaise, che aveva al suo seguito Mary Kate. A quanto pare era una cosa seria. Il primo venne al nostro tavolo a salutare Anna. La sorellina, si sedette con noi. “Dov’è Ginny? Ti ha lasciata da sola?” chiesi divertita. Mary Kate scosse la testa. “Sapeva che dovevo vedermi con Blaise…e comunque sta ancora dormendo…” spiegò la ragazza, prendendo una ciambella. Draco ci salutò e andò al suo tavolo, dato che Blaise lo aspettava. “Sapete che ho visto Keith e Josh ieri sera in giro?” esclamò d’improvviso Mary Kate. Io ed Anna ci guardammo e sorridemmo ripensando alla fuga improvvisata della sera prima. “Josh non stava molto bene…continuava a lamentarsi che Piton lo schiavizza…” raccontò. “Davvero?” chiese curiosa Anna. “Si…ha detto che gli ha fatto mettere apposto il doppio delle boccette che credeva esistessero in quell’aula…ed i calderoni…glieli ha fatti sollevare uno per uno, senza magia! Ha detto che aveva un mal di schiena tremendo…” continuò Mary Kate. Anna sorrise compiaciuta. “Ben gli sta a quello li! Così impara a venire a rompere a delle fanciulle mentre cenano!” esclamò poi. In effetti la sera prima Josh si era lamentato delle boccette con Keith. D’improvviso mi vennero in mente le parole che Piton mi aveva detto, poco prima che andassi via dal suo ufficio. “Penso che qualcuno troverà il modo per punire quel Josh in qualche modo…magari l’ha già fatto…”. Voleva dire che Severus aveva trattato male Josh…per vendicarmi? “Così almeno quell’idiota se ne starà nel dormitorio fino a stasera e non verrà a infastidire Giulia…” disse soddisfatta Hermione, addentando un pezzo di brioche alla marmellata. Rimanemmo a parlare con Mary Kate fino a che i tavoli furono vuoti. Draco e Blaise vennero a prendere lei ed Anna, per poi portarle in giardino. Era una bella giornata di sole, anche se si vedeva che c’era un vento gelido. Feci un pezzo di strada con Hermione, poi lei si diresse in biblioteca, mentre io svoltai per i sotterranei. Mentre camminavo tranquilla, riconobbi venire verso di me qualcuno di molto famigliare. “Oh, signorina Wyspet!” esclamò mielosa la Umbridge, avvicinandosi. “Buongiorno professoressa Umbridge…” dissi, con un sorriso. Lei mi squadrò. “Vedo che si è ripresa dalla febbre…ne sono lieta!” esclamò. “Si…la febbre mi è passata e ieri sera sono potuta uscire dal dormitorio…” mentii. Non doveva sapere che ero stata accudita da Piton. “Ora però dovrà rimettersi in pari con i suoi compagni…” sospirò, mettendomi una mano sulla spalla. “Ho già provveduto a farmi dare i compiti da Hermione...prometto che per lunedì avrò recuperato tutto…” promisi. Il confettone sorrise compiaciuta. “Molto bene signorina Wyspet…allora buon lavoro! E si tenga in salute!” esclamò, allargando il sorriso. Mi venne la pelle d’oca. Sapevo che, anche se mi sorrideva, avrebbe preferito vedermi a letto con una febbre galoppante e mortale. “Lo farò…buona giornata…” le augurai, poi ripresi la mia strada. Almeno non aveva indagato su dove stessi andando. Se le avessi risposto male, allora si che mi avrebbe fatto un mucchio di domande. Camminai tranquilla per i sotterranei, fino ad arrivare al suo ufficio. Bussai. Si sentiva una musica invadere l’aria. L’avevo già sentita. Non era la solita musica classica. Qualcosa di più moderno. Forse era una canzone di uno dei cd che gli avevo dato io. Iniziai a canticchiareper cercaredi identificarla. Love hurts, but sometimes it’s a good hurt & it feels like I’m alive. Senza dubbio era una canzone di uno dei miei cd. Forse. Love sings, when it transcendsthe bad things. Certo! Love Hurts, degli Incubus. Non era una canzone tristissima, come diceva il titolo. Bussai di nuovo. “Avanti!” mi invitò Piton. Io aprii la porta e la richiusi alle mie spalle. Il professore era chino sulla scrivania, con gli occhi che scrutavano severamente un foglio che doveva essere il compito di qualche malcapitato. Mi avvicinai piano, mi sporsi e gli diedi un bacio sulla guancia. Lui si girò stupito e mi guardò. Sorrisi. “Per quello che ha fatto per me…” spiegai. Severus mi guardò facendo finta di nulla. “Comunque buongiorno! Ha visto, sono guarita del tutto!” esclamai, facendo una piroetta. “Quindi…?” chiese. “Sono venuta a trovarla come al solito! Dica la verità che le sono mancata ieri sera!” scherzai. Lui sbuffò. “Per nulla…” rimbeccò. Io lo guardai truce. “Non sarebbe meglio se si mettesse a recuperare le lezioni che ha perso in questi giorni?” sbottò, tornando ai compiti. Io scossi la testa. “Vedo con piacere che ascolta i miei cd…” sorrisi. “Solo perché oramai lei mi è intorno giorno e notte…mi ha tolto il piacere del silenzio e non ci sono più abituato…” commentò. Mi sedetti sulla sedia davanti alla scrivania. Iniziai a dondolare le gambe, cercando di non far toccare i piedi a terra. “Non ha proprio nulla da fare che venire a interrompere me?” disse acido Piton. “Pensavo che mi avrebbe dato lei qualcosa da fare…” spiegai. “Non ho nulla da assegnarle, quindi, evapori…” mi ordinò, facendomi segno con una mano come fossi una mosca. Io lo guardai fermando il movimento delle gambe. “Dunque?” chiese, spazientito. Io gli sorrisi e lui sbuffò. “Accio libri…” sospirò esasperato. La mia borsa apparve vicino a me, con tutti i libri che mi occorrevano per i compiti. “Divideremo la scrivania…così io potrò continuare a lavorare e lei si avvantaggerà…” spiegò. Io sbuffai ed iniziai a guardare la lista dei compiti. Avrei iniziato dal tema sulle stelle di Divinazione. Scrissi le prime righe, poi alzai lo sguardo al soffitto, picchiettandomi sul naso la penna. Piton alzò la testa. “Già finito?” mi chiese. “Calo d’ispirazione…” sospirai. Lui scosse la testa divertito. “Lo sapeva che ad Hogwarts c’è una stanza delle torture?” dissi, annoiata. Severus mi guardò alzando un sopracciglio. “Fred e George l’hanno scoperta…ci si va attraverso un passaggio segreto nei sotterranei…” spiegai. “Signorina Wyspet, cos’ha fatto ieri sera?” mi chiese sospettoso Piton. Io abbassai lo sguardo. “Lo sapevo…” commentò, seccato. “Lo sa benissimo che oltre il coprifuoco è vietato uscire! E se vi avesse sorpreso qualcuno della Squadra dell’Inquisizione? Quante volte devo ripeterle che non voglio che lei rischi di capitare dalla Umbridge!” mi rimproverò, arrabbiato. Io non dissi nulla. “Ma a quanto pare vuole sempre fare di testa sua signorina Wyspet…” continuò, incrociando le mani. Continuai a fissare la pergamena, ancora vuota. “Ma la prossima volta se la caverà da sola…mi rifiuto di medicarle ancora i graffi di quella penna e mentire agli altri insegnanti…è ora che se la cavi da sola…le cose se le deve guadagnare!” concluse, severo. Era da tanto che non mi faceva una ramanzina così. Anzi, ad essere sincera non mi aveva mai rivolto parole così. “Mi…mi scusi…io… prometto che non succederà più…” dissi, dispiaciuta. Piton sbuffò. “Non mi servono a nulla le sue scuse signorina Wyspet…tanto so che poi farà come vuole…” rimbeccò acido. “No…per favore…non mi dica così…prometto che starò più attenta alle mie azioni…” ripetei, con voce tremante. “Avanti, continui il tema…altrimenti non lo finirà più…” sbottò, freddo. Alzai lo sguardo. “Professore…non mi odi…” lo pregai. Severus alzò gli occhi verso di me. “Non voglio che la smetta di volermi bene…prometto che rimarrò nel dormitorio…e che uscirò solo per venire da lei…” dissi, triste. Piton scosse la testa e si alzò. “Non sia sciocca signorina Wyspet…non la odio…e non smetterò certo di volerle bene perché ha infranto una regola…” sbottò, avvicinandosi. Si sporse sul mio foglio per dare un’occhiata al mio compito. “Tutto qui? Solo due misere righe?” esclamò, acido. Io tornai ad abbassare lo sguardo. “Scusi…mi dispiace…” mi scusai ancora. Non so se per il tema, oppure per l’escursione della sera prima. Probabilmente per la seconda. “Mi preoccupo per lei…vorrei solo che evitasse di cacciarsi nei guai…” spiegò. Poi sorrise. “Ora, non crede sarebbe meglio iniziare con le materie più difficili?” mi propose, scorrendo con lo sguardo il foglio dei compiti. “Di solito faccio prima quelli più facili…oppure le materie che meritano meno impegno…” mi lasciai sfuggire. Piton scosse la testa. “Ogni materia va trattata con lo stesso riguardo signorina Wyspet…sentiamo, quale materia svolge più volentieri?” mi chiese. Io arrossii. “Pozioni…” risposi. Lui sorrise compiaciuto. “E poi?” continuò, prendendo il foglio dei compiti. “Trasfigurazione e Divinazione…per ultimo Difesa…” spiegai, guardandolo. “Io non ho assegnato temi nuovi…quindi direi di passare a Trasfigurazione…” commentò. “Hermione e Anna mi hanno detto che ha interrogato…” precisai, continuando a guardare i suoi occhi. Lui si girò. “Giusta osservazione…signorina Wyspet, sa dirmi in quale pozione si usano le radici di zenzero e la bile di Armadillo?” mi chiese. Ci pensai qualche minuto. “Nella pozione per aguzzare l’intelletto…” sorrisi, sicura. Piton annuì. “Nella pozione polisucco, quale ingrediente va raccolto durante la luna piena?” continuò, guardandomi negli occhi. “Il Fluxweed…” risposi subito. Severus annuì ancora. “Infine, qual è l’ingrediente principale della Bevanda della Pace?” chiese. Indugiai qualche minuto. “L'essenza di elleboro?” risposi, incerta. Lui ghignò compiaciuto. “Tre su tre…sbalorditivo signorina Wyspet…se i suoi compagni studiassero quanto lei…” commentò. Io sorrisi. “Studio meno di quando lei crede…” dissi beffarda. “Se ne vanti, mi raccomando…” sbottò. Io feci il gesto a due dita tipico della vittoria. “Allora presumo che se martedì la interrogassi lei raggiungerebbe un voto decente?” propose. Io annuii. “Bene…ora passiamo a Trasfigurazione…dunque…un foglio di pergamena sul significato del termine principale e un elenco dettagliato delle trasfigurazioni compiute quest’anno…” lesse Piton. Io annuii. Preso un nuovo foglio e scrissi il mio nome, casa e titolo. “Un passo avanti signorina Wyspet…” ghignò lui. “Secondo lei il termine principale di cui devo dare la definizione è ‘Trasfigurazione’?” chiesi, in dubbio. “Eviterò di rispondere a domande così ovvie…” rimbeccò. Io sbuffai e mi misi al lavoro. Piton si chinava sul foglio, ad ogni mia minima pausa. Appena ebbi finito, mi prese il foglio e lo lesse. “Discreto…penso però che potrebbe fare di meglio…” osservò, ridandomi il tema. Io sorrisi. Un suo discreto sarebbe stato sicuramente un ottimo per la professoressa McGranitt. Passai a Divinazione, poi, finii anche Difesa, sempre con Piton che mi controllava. Appena finito, si sedette e ricominciò a correggere i compiti di prima. Guardai l’orologio. Erano le 17.00. Mi misi a braccia incrociate sulla scrivania e ci appoggiai la testa. Lo sguardo rivolto verso il professore. Lui alzò la testa e io gli sorrisi, poi tornò a concentrarsi sui compiti. “Professore?” lo chiamai. “Cosa c’è signorina Wyspet?” rispose. “Niente…volevo controllare una cosa…” spiegai. Severus mi guardò dubbioso. “Lei…ha bei ricordi di quando era bambino?” chiesi. Lui si raddrizzò sulla sedia senza rispondermi. “Io ero una peste…se qualcuno mi prendeva in giro oppure mi faceva arrabbiare tiravo calci e pugni…” iniziai a raccontare, sorridendo. “Non che ora sia cambiata molto…” sbottò. Io risi. “Mia madre mi rimproverava sempre, però mio padre era fiero di me…diceva sempre che avevo lo spirito dei Wyspet…” continuai. Piton sorrise divertito, poi tornò ai fogli. Sospirai. “Può tranquillamente tornare in dormitorio…” commentò. Io scossi la testa. “Non si annoia a non far nulla?” mi chiese. Io sorrisi ancora. “No…non mi annoio a starla a guardare…” risposi. L’avrei guardato per ore. Per giorni. “Ecco, mi aiuti a correggere questi…” disse, porgendomi metà compiti. Annuii ed iniziai a scorrerli. Finimmo giusto per l’ora di cena. Uscii prima io dall’ufficio per portare i libri in dormitorio. Incontrai Luna per il corridoio ed andammo assieme in Sala Grande. Luna era una ragazza abbastanza simpatica, un po’ svampita, ma che faceva tenerezza, almeno a me. Anna ed Hermione erano già al tavolo. Salutai Luna e le raggiunsi. “Allora, com’è andata la giornata?” chiesi. La prima sospirò con occhi ebeti, mentre la seconda scosse la spalle. “Ho fatto tutti i compiti…” sorrisi, rivolta ad Hermione. Lei strabuzzò gli occhi. “Piton mi ha aiutato…mi ha anche detto che mi interrogherà martedì…si aspetta delle rispose perfette…” spiegai, fiera. Le pietanze comparirono sul tavolo. Mi buttai a capofitto su un buon pasticcio di carne, mentre Anna puntò una bistecca. Hermione prese una coscia di pollo. Avevo appena finito di ingoiare il primo boccone, che sentii qualcuno darmi una pacca sulla spalla. Mi girai e vidi Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode in piedi davanti a me ed Anna. Io e lei ci guardammo. “Scusate…ci lascereste mangiare in pace?” chiese Hermione. Pansy sbuffò. “Sentite…vorremmo mangiare senza avvoltoi intorno, quindi, tornatevene al vostro tavolo…”  rimbeccò Anna. Stavolta fu Millicent a sbuffare. “Se non l’aveste capito, vi stiamo chiedendo di andarvene…” dissi gentilmente. Loro non diedero segno di vita celebrale. “Siete a dieta? Ma che brave! Però, siccome noi avremmo un po’ fame, vi dispiace lasciarci mangiare in pace?” ripeté Anna. Millicent si scrocchiò le dita. “Volete giocare? Bene! Non ora però…” rimbeccò ancora la castana, spazientita. Pansy la guardò con gli occhi chiusi in due fessure. “Insomma, che volete?!” esclamai, irritata. Millicent mi prese per il colletto della camicia e mi tirò su di peso, lasciandomi poi andare in modo da essere faccia a faccia, io in piedi davanti a lei. “Senti Bulstrode, non rompere le scatole…se stai cercando il tuo cervello, io non l’ho preso…” dissi, sistemandomi l’uniforme. Per risposta mi mollò un pugno nello stomaco, che mi fece piegare in due. Anna si alzò di scatto e metà studenti della sala si girarono. Mi aggrappai al tavolo per evitare di cedere al dolore. “Si può sapere che volete?!” ringhiò Anna. Pansy digrignò i denti e alzò un pugno. “Credi di farmi paura Parkinson? Ma va! Vai a giocare vicino ai tombini aperti, che è meglio!” ghignò la ragazza. Io mi tirai su. Approfittando di un momento di distrazione di Millicent, le restituii il pugno allo stomaco. Pansy si girò pronta per colpirmi, ma Anna la prese per il cravattino. “Parkinson, non ti azzardare a mettere quelle sporche manacce sulla mia amica…” disse. Ci guardammo negli occhi, e fu un attimo. La mia avversaria mi spintonò con forza tale da farmi cadere con la schiena contro il tavolo. Io tornai all’attacco e le diedi un destro sul naso. Pansy intanto aveva afferrato per le spalle Anna e l’aveva immobilizzata, mettendole un braccio davanti al collo. La ragazza glielo morse, poi le diede un calcio. Schivai l’ennesimo pugno della Bulstrode, che, non riuscì a frenare e andò addosso a due bambini di Grifondoro del primo anno. “Insomma, cosa volete?” ripetei. Sentivo gli sguardi degli studenti puntati addosso. “Ve la faremo pagare! Abbiamo un conto in sospeso con voi!” rispose Pansy. Mi distrassi per qualche minuto e mi fu fatale. Millicent mi piombò addosso, mordendo, graffiando e scalciando, come un animale. Anna cercò di avvicinarsi, ma la sua avversaria la spinse addosso al tavolo dei Grifondoro. Vidi Hermione fissare la scena allibita, con le mani sulla bocca. Qualcuno aveva iniziato a gridare “si accettano scommesse!”, mentre quelli del primo anno si allontanavano impauriti. La Bulstrode non accennava a smettere di attaccarmi, non lasciandomi nemmeno il tempo per respirare. Anche Anna era in difficoltà. Nella mia mente si fecero spazio le parole d’orgoglio di mio padre. Azzardai un calcio senza una direzione precisa. Colpii Millicent alla gamba. Mi alzai. Anna si era liberata con un sinistro al mento. Poi, veloce, aveva dato gli occhiali a Ginny e mi aveva raggiunta. Schiena contro schiena, come le eroine di ogni film d’azione chi rispetti. “L’hanno voluta loro!” esclamò, ghignando. “Ora gliela facciamo vedere noi!” risposi, con lo stesso sorriso. Le due ripartirono alla carica. Millicent sfoderò un calcio, che evitai. Sentii qualcuno tifare per me ed Anna. Probabilmente Fred e George. Toccò a me con un pugno diretto ancora allo stomaco, poi uno schiaffo in pieno viso. Qualcuno dal nostro tavolo iniziò a cantare la sigla di Rocky. Vidi Millicent respirare affannosamente, poi girarsi verso Pansy. La mia avversaria bloccò Anna e la compare iniziò a riempirla di pugni. “Non vale così!” sbottai, accorrendo in suo aiuto. Vidi la mia amica crollare in ginocchio, mentre Pansy ancora la prendeva a calci. La rabbia iniziò a salirmi. “Piantala razza di elefante obeso!” ringhiai. Lei alzò la testa. “Come mi hai chiamata?!” esclamò. Anche Millicent si girò. Gli studenti trattennero il respiro. “Oltre che stupida sei anche sorda Parkinson?” dissi, spavalda. Pansy lasciò stare Anna e con passo pesante arrivò da me, con l’amica al seguito. “Giulia no!” sentii gemere terrorizzata Hermione. “Fatevi sotto…” le invitai. La prima mi si avventò addosso, iniziando a dare pugni. Millicent si preparò a darmi un cacio, ma Anna, le fece lo sgambetto e lei cadde come un sacco di patate a terra. Iniziai a scalciare a destra e manca, cercando di evitare i colpi di Pansy. “Maledetta! Ripetilo sei hai il coraggio!” ringhiò ancora la ragazza, senza smettere di dimenarsi. “Molto volentieri!” rimbeccai. Sentii delle braccia avvolgermi le spalle e trascinarmi via. Continuavo a scalciare come una furia. “Si calmi signorina Wyspet! Ora basta!” mi ordinò Piton. Avevo lo guance in fiamme dalla rabbia. Vidi la Parkinson trascinata via da Hagrid. Vicino, Anna e Millicent divise da qualcun’altro. “Lasciami! La voglio polverizzare!” gridò Pansy. Il custode la tenne stretta lontano da me. Pian piano mi calmai, come anche lei. Però appena Hagrid la lasciò andare, si avventò su di me, buttandomi a terra. La spinsi via con un calcio. Hagrid la riprese. Piton mi aiutò a tirarmi su. Avevo la schiena che mi faceva male. Sentii dei piccoli passi avvicinarsi a noi. “Sono inorridita dopo aver assistito ad uno spettacolo così riprovevole per delle signorine…” esordì la Umbridge, osservandoci. Anna riprese gli occhiali e se li inforcò. “Dovrò prendere dei provvedimenti…Haliwell e Wyspet, nel mio ufficio alle 20.30 precise!” trillò, quasi soddisfatta. “Ma professoressa, hanno iniziato loro!” rimbeccò Anna. “Parkinson e Bulstrode, il vostro Capocasata penserà a voi…” enunciò ancora il confettone. Le due si guardarono sorridendo. Piton aprì la bocca, ma la McGranitt fu più veloce di lui. “Pretendo di avere la scelta delle punizioni delle mie studentesse…non si dimentichi, che le signorine Haliwell e Wyspet sono della mia Casa…” rimbeccò la donna. La Umbridge la squadrò. “Però la preside sono io…” sbottò il rospo rosa. Il mio sguardo passò dalla McGranitt a lei, poi a Piton. Si girò e abbassai lo sguardo. Mi ero cacciata nell’ennesimo guaio, ed in più rischiavo di finire ancora nell’ufficio della Umbridge. Avevo deluso Severus. “Dato che le signorine Bulstrode e Parkinson sono sotto la mia tutela, propongo uno scambio…” disse quest’ultimo, interrompendo l’atmosfera di odio tra le due donne. Le due interessate si guardarono stupite. “Cioè?” chiese il confettone. “Le do il permesso di punire come meglio crede le mie studentesse…” iniziò a spiegare. La Umbridge annuì, mentre Pansy e Millicent sbiancarono. “…in cambio sarò io a punire le due Grifondoro…” concluse Piton, scoccando uno sguardo alla McGranitt, che annuì. Il rospo rosa ci pensò qualche minuto. Si era creato un mormorio inquieto tra gli studenti. Com’era possibile che Piton desse in pasto alla Umbridge delle sue allieve per salvarne delle altre, di Grifondoro? Tutti se lo stavano chiedendo, in attesa del giudizio finale. “Non posso che darti libero arbitrio Severus…” disse infine il confettone. Dal tavolo di Grifondoro si levò un boato di approvazione, zittito poco dopo dalla McGranitt. “Bulstrode e Parkinson nel mio ufficio, alle 20.30…” si corresse la Umbridge. “Voi due verrete nel mio ufficio appena finita la cena…” ci disse Piton. Io ed Anna annuimmo. Le nostre avversarie, affrante, tornarono al loro tavolo, mentre noi ci sedemmo. “Siete state grandi!” si complimentò Ginny. “Superbe!” la corresse Fred. “Magnifiche!” commentò Ron. “E poi Piton…chissà cos’ha in mente per voi…” disse rabbrividendo George. Hermione ci fece una sgridata con i fiocchi, impedendoci di finire la cena in pace. Appena anche i dolci scomparvero, Piton ci venne a prendere. Lo seguimmo fino ai sotterranei e al suo ufficio. Era la prima volta che ci entravo non da sola. “Lo sapete che siete state fortunate vero?” esclamò, acido. Io ed Anna annuimmo. “Per punizione, signorina Haliwell, martedì la interrogherò…” iniziò a spiegare. La ragazza lo guardò stupita. “Tutto qui?” chiese. “Se vuole le do anche un tema di quattro fogli di pergamena su due pozioni a scelta…” commentò, secco. Anna scosse la testa. “Ora, lei può andare…passi in infermeria, senza deviazioni nel dormitorio Serpeverde, intesi?” le ordinò. “Certo prof.! Grazie ancora!” disse allegra, uscendo di corsa dall’aula per paura che lui potesse cambiare idea. Rimanemmo soli. Abbassai lo sguardo. La schiena mi faceva un male tremendo. Colpa dell’attacco bomba della Parkinson. Cento chili a spiaccicarti non è che giovino molto alle ossa. Piton iniziò a girarmi intorno. Quell’attesa mi sfiancava. Decisi di rompere quel silenzio. “Mi scusi professor Piton…non so cosa mi sia preso…è che Millicent…” iniziai a scusarmi. “Lo so…” rispose, senza farmi finire. Io alzai lo sguardo. Si era fermato davanti a me. “Cosa?” chiesi, stupita. “Mi costa ammetterlo ma, avendo visto la scena dal principio non posso dire che sia stata lei ad iniziare…ho visto la signorina Bulstrode tirarle quel pugno…” spiegò. Io sorrisi. “Prometto che non assisterà più a scene così…” dissi, rammaricata. Lui scosse la testa. “Non prometta cose che non riuscirà a mantenere…” rimbeccò. “Quindi…non è arrabbiato?” chiesi, con un pizzico si speranza. “Le pare che se fossi arrabbiato l’avrei salvata dalle grinfie della professoressa Umbridge?” esclamò, acido. Di scatto lo abbracciai, aggiungendo un gemito di dolore dovuto alla schiena. “È tutta intera?” mi chiese, guardandomi. “A quanto pare la mia schiena non ha apprezzato l‘ultimo attacco di Pansy…” spiegai, cercando di sorridere. Piton scosse la testa. “Mi aspetti in camera…arriverò subito…” mi ordinò, staccandosi da me. Io obbedii, ripetendomi mentalmente quella frase, ed arrossendo pensandola in un altro contesto. Severus arrivò poco dopo. “Si sieda sul letto…” disse ancora. Mi sedetti sul bordo. “Alzi la maglietta…” continuò. Mi sentii divampare. “Allora?” chiese, seccato. Poi mi guardò in viso. “Signorina Wyspet, intendevo di rivolgermi la schiena e solo allora, di alzarsi la maglietta…” commentò, acido. Mi accorsi solo allora che in mano aveva una delle sue boccette. Piano, mi voltai e alzai la maglia fino a scoprirmi la schiena. “C’è un livido viola che risalta sulla sua pelle chiara sa?” esclamò, quasi compiaciuto. Arrossii. La mano di Severus iniziò a percorrermi la schiena, spalmando qualcosa di freddo. Rabbrividii. Mi accorsi che Piton aveva smesso di scorrermi sulla schiena la mano. Girai il viso e lo vidi con la testa voltata verso la parete dietro di lui, le guance colorate di rosso. La sua mano ferma a mezz’aria. Cercai di girarmi ancora di più in modo da vedere, ma, essendo io dotata di spina dorsale e non avendo le attitudini della bambina del film L’Esorcista, ci rinunciai. “Professore…tutto bene?” gli chiesi. Piton tossì e ricominciò a passarmi la crema. Poi si fermò ancora. Un’ipotesi si avvicinò nella mia mente, facendomi arrossire ancora di più. “Signorina Wyspet… le dispiacerebbe…” iniziò a dire, con voce insicura. L’ipotesi avanzava. Con la mano più vicina presi la fascia di pizzo con al centro la chiusura del reggiseno e la tirai su insieme alla maglia. “Grazie…” disse, ricominciando a spalmare la crema. Senza accorgermene sorrisi. Adoravo quella sua timidezza. Avendo a che fare con ragazzi come Josh, che al primo appuntamento pretendevano di appartarsi in qualche angolino a soddisfare i loro ormoni, quella era una caratteristica ben voluta. Severus era sensibile, e si imbarazzava facilmente. “Ora può tirarla giù…” mi avvertì. Io mi sistemai la maglia e mi girai. Piton era andato a mettere apposto la boccetta. Mi guardai in giro, come se fossi in quella camera per la prima volta. “Cosa intende fare?” mi chiese Severus, tornando nella stanza. Io feci spallucce. “Le faccio compagnia…” sorrisi. “Immaginavo…” disse, ancora senza guardarmi in viso. “Lei cosa fa?” chiesi. “Rivedo alcuni appunti per le prossime lezioni…” spiegò. Rimase a guardarmi vicino allo stipite della porta. “Posso stare qui?” chiesi, iniziando a slacciarmi i lacci delle Converse. Piton mi guardò dubbioso. “La scrivania è piccola…le serve spazio per i suoi appunti…prometto che non combinerò nulla...” dissi. Severus sorrise divertito. Tirai fuori dalla tasca della maglia l’mp3. “Oh no!” esclamai, vedendo il vetrino spezzato da tante crepe. Piton si avvicinò curioso. “Quando Millicent mi ha dato il primo pugno deve averlo preso in pieno…” ipotizzai, dispiaciuta. “Mel’avevano regalato l’anno scorso i miei per Natale…” spiegai, sbuffando ed accendendolo. “Almeno funziona ancora…che spavento!” dissi poi, sospirando di sollievo. “Se vuole posso risistemarlo…” propose Severus. Io scossi la testa. “Non importa…devo accettare le cause dei miei comportamenti poco femminili…come dice mia madre…” risposi, sorridendo amaramente. Piton scosse la testa. “Davvero responsabile da parte sua…sta crescendo…” mi prese in giro lui. “Ho quasi sedici anni oramai…tra un anno sarò maggiorenne, devo iniziare a pensare da adulta…” sorrisi. Severus annuì concorde, poi si avviò vero la porta. “Professore?” lo chiamai. Lui si girò. “Secondo lei lo Specchio delle Brame è ancora qui ad Hogwarts?” gli chiesi. “Non saprei…penso che l’unico che sa dove si trova ora sia Silente… anche se prima dovremmo sapere dove si trova lui stesso…” ragionò Piton. Io sorrisi e rimisi via l’mp3. Severus mi guardò interrogativo. “Ha poca batteria…” risposi. Lui entrò nel suo ufficio. Lo sentii trafficare, poi delle note famigliari iniziarono a riempire le stanze. Riconobbi subito la prima canzone. Era il secondo nella hit parade dei miei cd preferiti, dopo American Idiot dei Green Day. The Open Door, Evanescence. “Penso che possa sostituire il suo aggeggio Babbano…” propose Severus, affacciandosi dalla porta. Io annuii. “Giusto quello che volevo sentire…” sorrisi. Ghignò compiaciuto. Misi le gambe sul letto sistemando la gonna. Sweet Sacrifice. Quante volte mi aveva accompagnato questa canzone. Fear is only in our minds, taking over all the time. Nei miei momenti più incerti. Fear is only in our minds, but its taking over all the time. Scossi la testa e tornai alla realtà. Mi accorsi che Josh non si era fatto vivo per tutto il giorno. Però c’era stato il casino con le due serpi. Ogni giorno ne capitava una. Quell’anno non era stato molto gioioso. Già dopo aver messo piede a alla sede dell’Ordine, era scattata un’accesa guerra tra Molly Weasley ed Anna. Elemento di discordia: Draco Malfoy. Le due non la smettevano di litigare, e la situazione si affievolì quando arrivò Bill. Anna dava ascolto solo a lui. Io poi, dopo aver saputo dei tempi dei Malandrini, vedevo con occhio diverso Sirius. Lupin stranamente no. L’unica cosa positiva era che vedevo Piton qualche volta. Dopo le riunioni dell’Ordine ed il processo ad Harry, ci fu la scuola. Quando conoscemmo la Umbridge, con i suoi completini rosa e le bugie sul ritorno di Voldemort. Poi formammo l’ES, l’Esercito di Silente, che si sciolse appena venne scoperto dalla Squadra d’Inquisizione. Quanti litigi per colpa di quel fatto. Anna contro Draco, il Ministero contro Silente. Poi quest’ultimo sparì, facendo diventare il confettone preside. Sospirai, mentre la canzone cambiava. Mi stiracchiai, ripensando alle riunioni dell’ES. Harry ci ha insegnato tante cose, ma quella che mi era rimasta più impressa fu la lezione sui Patronus. Avevo già sentito parlare da Harry dell’Incanto Patronus al terzo anno, quando erano comparsi i Dissennatori, e Lupin gli dava lezioni. Mel’aveva spiegato a grandi linee, però la curiosità di mettere in pratica l’incantesimo era tanta, così, quando annunciò che ci avrebbe insegnato il Patronus ero fuori di me dalla gioia. “Dovete pensare ad una cosa bella, ad un ricordo felice…” aveva detto Harry. La prima che ci riuscì fu Luna, dalla cui bacchetta, uscì una lepre. Poi Hermione, con una lontra. Successivamente, Anna, con un gatto. Quando venne il mio turno, pensai al ricordo di quando entrai nel pensatoio di Piton e ci fu il bacio. Mi focalizzai su quell’istante, dicendo “Expecto Patronum!”. Dalla mia bacchetta fuoriuscì una magnifica cerva argentea che fece un giro intorno a me, lasciando una scia. Allungai la mano per accarezzarla ma sparì nel nulla. Da quel giorno evocai solo una volta la cerva, la mia protettrice. “Signorina Wyspet, è viva?” mi chiamò Piton, risvegliandomi da quel ricordo. Aprii gli occhi di scatto. Non mi ero nemmeno accorta di averli chiusi. Mi venne quasi nostalgia di quella forma argentea. Avrei voluto chiamarla a me in quel momento stesso. “Signorina? Mi risponda!” continuò Severus. Io balzai giù dal letto e misi le Converse senza allacciarle. Andai fino alla porta e mi appoggiai allo stipite. “Professore?” chiesi, con voce flebile. Lui alzò lo sguardo. “Finalmente mi risponde! Pensavo si fosse addormentata...” sbottò acido. Lo guardai incerta se fargli o no quella domanda che mi balenava in testa. “Ebbene?” rimbeccò, ricambiando il mio sguardo. “Lei…ha mai usato l’Incanto Patronus?” gli chiesi. Piton mi guardò sollevando un sopracciglio. “Cioè…lei la sa fare?” riformulai la domanda. Lui continuò a guardarmi. “Ovvio…” rispose solamente. “Davvero? E qual è il suo animale?” chiesi ancora curiosa. Piton rimase in silenzio. “Perché tutte queste domande? Desidera forse imparare il Patronus?” rimbeccò. Io sorrisi timida. “Veramente…lo so già fare…” sorrisi. Vidi Severus guardarmi scettico. “Non ci crede?” sbottai, offesa. “No…si figuri…” disse, con un tono ancora meno convinto. Io mi allontanai dalla porta. “Richiami la mia bacchetta… avanti…” lo pregai. “Signorina Wyspet, penso che sia pericoloso cercare di…” iniziò a dire. Io lo guardai decisa e lui richiamò la bacchetta, che atterrò tra le mie mani. Sorrisi. Mi schiarii la voce. “Io l’ho avvertita…” disse, incrociando le braccia al petto, pronto per gustarsi la scena. Chiusi gli occhi e pensai al bacio. Ci pensai così tanto da farmi venire mal di testa. “Expecto Patronum!” esclamai. La luce argentea iniziò ad uscire dalla mia bacchetta. Riaprii gli occhi, e trovai la cerva davanti a me. Mi voltai e vidi Piton con un’espressione incredula dipinta sul viso. “Visto?” sorrisi. L’animale argenteo mi guardò, poi si avvicinò a lui. Severus si alzò. Guardai il Patronus con aria soddisfatta. Subito l’animale sparì. “Devo ancora imparare a farlo rimanere per più tempo…” spiegai, abbassando la bacchetta. Piton mi guardò. “Quell’animale era…” iniziò a dire. Io annuii. “….una cerva” completai. Passarono dei minuti. “Allora, non dice nulla? Lo so, non sono molto pratica e sinceramente spero che non mi attacchino dei Dissennatori…” dissi, modesta. Severus non disse nulla. “Tutto bene? Ho capito che non ho grandi capacità, però rimanere sbalorditi per così tanto tempo…” rimbeccai, pensando ad una presa in giro. Lui scosse la testa poi mi fissò negli occhi. “Chi gliel’ha insegnato?” mi chiese. Io sollevai le spalle. “Segreto!” dissi, appoggiandomi il dito indice sulle labbra. “A quanto pare mi devo ricredere…” osservò, sedendosi. Io gli trotterellai vicino. “Ora tocca a lei!” lo incitai. “No…” disse subito. “La prego! Sono curiosa!” rimbeccai, congiungendo le mani a mo di preghiera. “No…” ripeté. Io mi sporsi. “Per favore!” continuai. “Categoricamente no!” rimbeccò severo. Io mi allontanai e rimasi in piedi vicino a lui. Sguardo basso. Riuscivo davvero ad essere snervante a volte. Quanto Anna, se non peggio. Ci fu un silenzio di qualche minuto. “Mi scusi…” sussurrai, in colpa. Piton sospirò. “Dovevo immaginarlo…” commentò. Altro silenzio. “Secondo lei…perché il mio Patronus è una cerva?” chiesi. Severus alzò lo sguardo. “La cerva è un animale di carattere timido…forse è per questo…” ipotizzò. Sorrisi. Avrei voluto riprovare a chiedergli quale fosse il suo animale. Forse un serpente. Oppure un drago. O comunque un animale fiero o che centri con Serpeverde. “Forse è il caso che torni al suo dormitorio…” osservò, guardando l’orologio sulla parete. Erano le 23.00 passate. “Domani non c’è lezione, le posso fare compagnia ancora se vuole…” dissi, speranzosa. Piton sbuffò. “E va bene…però se ne torni nella mia camera…” rispose. Io sorrisi e trotterellai nella stanza a fianco. Tolsi le Converse e mi sdraiai a pancia in giù sul letto. Le lenzuola erano morbide e, come al solito, intrise di quel profumo che adoravo. La voce di Amy Lee mi cullava come una ninna nanna. Mary had a lamb. Le mie gambe si fecero pesanti e smisero di dondolare. His eyes black as coals. I miei occhi si chiusero per istinto. If we play very quiet, my lamb. Lasciai andare la testa sul cuscino. Mary never has to know. E mi addormentai, mentre la voce si affievoliva.
  
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