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Autore: Iris_R_Chaucer    04/12/2012    0 recensioni
Un viaggio per una destinazione che le cambierà la vita.
Il suo nome è Michelle Duval.
E questa è la sua storia.
Un artista famoso in tutta Italia dal carattere burbero e scontroso.
Una ragazza allegra e spensierata, il cui sogno è dedicare la propria vita all'arte.
Una convivenza non sempre troppo semplice.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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Indietreggiò lentamente, stringendo tra le mani uno di quei fogli che aveva spostato dalla figura dell'uomo.
Quella visione l'aveva sconcertata. Non se lo sarebbe mai e poi mai immaginato così... Così... Trascurato, ecco.
Scosse la testa cercando di mandare via quei pensieri. Andiamo, dopotutto era sempre il genio Michelangelo, non è importate come appare. Mai giudicare dall'aspetto, no?
L'indecisione se svegliarlo oppure andarsene e tornare più tardi era terribile, ma dopo una lunga pausa di riflessione Michelle decise di dar retta al suo istinto e di provare a svegliare il maestro.
Con qualche passo gli fu nuovamente accanto. Esitò qualche secondo prima di allungare la mano tremante, andandola a poggiare sulla spalla dell'artista, scuotendolo appena.
Lo sentì lamentarsi nel sonno, e subito si pentì della sua scelta, ma ormai era tardi per tornare indietro. «Messere Michelangelo?» sussurrò, chinandosi maggiormente verso di lui.
Fu un attimo.
Michelangelo aprì gli occhi di scatto, tirandosi indietro da quel contatto e saltando dalla sedia per la sorpresa -o forse per lo spavento- con un pennino impugnato tra le mani a mo' di arma, il tutto accompagnato da un piccolo grido che contagiò anche Michelle. Indietreggiò di qualche passe, portando la mano che poco prima era poggiata sulla spalla dell'uomo, davanti a se in un chiaro gesto di protezione.
Di certo il suo primo incontro con il suo idolo non l'aveva immaginato così.
«Chi sei? Cosa vuoi? Come hai fatto ad entrare?» Michelangelo continuava a puntare verso la ragazza quell' “arma” di fortuna, cercando di capire se era appena stato vittima di qualche furto.
«Messere, non si deve allarmare! M-mi chiamo Michelle Duval. Per favore metta giù quel pennino» inutilmente cercò di avvicinarsi poiché l'altro non gliene diede l'opportunità afferrando, con la mano libera, uno scalpello «Ancora non mi hai detto cosa ci fai qui e come sei entrata».
Michelle sapeva molte cose su Michelangelo. Sapeva tutte le opere che il grande artista aveva realizzato, sapeva a memoria i loro nomi e sarebbe stata capace di elencare tutte le loro caratteristiche dandogli una sola occhiata. Conosceva il suo modo do lavorare e molte cose riguardanti la sua persona, tutto frutto di voci che gli artisti francesi facevano correre tra di loro.
L'unica cosa di cui non era al corrente, ahimè, era il piccolo problema del carattere dell'uomo.
Burbero, asociale, maleducato e indisponente.
Se questi erano i peggior difetti che la ragazza riscontrava in una persona, beh, Michelangelo li aveva tutti.
La giovane francese tentò nuovamente di spiegare le sue intenzioni, rassegnatasi ormai che quella situazione, se non avesse fatto un po' di chiarezza, non sarebbe cambiata, anzi, probabilmente ci avrebbe rimesso anche la pelle «Vengo da Parigi, Maestro. Ho sentito molto parlare di lei tra i pittori francesi, ho sentito elogi alle sue opere dai fortunati che erano riusciti a raggiungere l'Italia.
Parole e parole di meraviglia per i favoriti dalla sorte che erano riusciti a vedere i suoi capolavori. Ho sempre sognato di poterla incontrare, fin da quando ho memoria, è sempre stato questo il mio sogno più grande.
Ho attraversato tutta la Francia per essere qui oggi, e mi scuso per aver interrotto il suo sonno, ma ero davvero impaziente di conoscerla!
Certo, non avrei mai immaginato il mio incontro con lei in questo modo, se potesse abbassare quello scalpellino gliene sarei davvero grata, ma sono davvero felice di poter finalmente poter parlare con lei! Inoltre avrei una cosa da domandargli, una cosa che cambierebbe la mia vita radicalmente!» Il sorriso sulle labbra di Michelle era a dir poco radioso, percorreva il viso da guancia a guancia «Oh si, sono entrata dalla porta. Ieri sera deve essersi dimenticato di chiuderla».
Michelangelo la fissò per qualche istante con un espressione stupita, e si direbbe leggermente infastidita, dipinta sul volto «Bene, Michela, o come hai detto di chiamarti, ora che mi hai incontrato puoi benissimo andartene. Io qui ho da lavorare e non è permesso a nessuno vedere il mio studio mentre ho un'opera in cantiere. » abbassò entrambe le “armi” e con fare sbrigativo le gettò sul tavolo, non degnando più di uno sguardo la ragazza che ancora gli stava accanto «Sai dov'è la porta, quindi puoi andare» tornò ad occuparsi delle sue carte attendendo che la giovane lasci quella stanza.
Del canto suo, Michelle non potè credere alle sue orecchie.
Aveva sentito bene?
Era successo davvero oppure era solo intrappolata in un brutto sogno?
Con gli occhi spalancati e la bocca un poco aperta, fissava quell'uomo seduto alla scrivania, incapace di credere alle sue orecchie.
Lei aveva fatto chilometri e chilometri per poterlo incontrare e lui la liquidava così, senza nemmeno ascoltare quello che lei aveva da dirgli?
Ah, se sperava di cavarsela con così poco si sbagliava di grosso.
L'espressione incredula che era disegnata sul viso della ragazza si tramutò in un attimo, diventando furente.
Senza nemmeno più pensare alle sue azioni si avvicinò allo scrittoio, sbattendo senza il minimo riguardo le mani sul legno duro, riappropiandosi dell'attenzione che l'artista gli aveva poco prima negato.
«Mi ascolti bene, non ho fatto un viaggio di giorni solamente per sentirmi dire queste cose, per essere liquidata in meno di cinque minuti.
Sono una persona testarda e insistente, o ascolta quello che io ho da dirle o non me ne vado di qua finchè non avrà intenzione di farlo!» Ecco, questa volta l'espressione allibita regnava sul volto dell'uomo.
Nessuno, ma proprio nessuno in vita sua aveva mai osato parlargli così. Nessuno!
Non trovò nemmeno le parole per ribattere a quella ragazzina che sapeva decisamente come farsi ascoltare.
Michelle considerò quel silenzio come una bellissima vittoria, quindi, con un sorriso e prendendo prima un respiro profondo, espose finalmente le sue intenzioni.
« Messere Michelangelo, io Michelle Duval la prego di diventare il mio maestro. Mi insegni tutto quello che sa riguardo la scultura e la pittura, per favore!».



  
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