1. L'agenzia del mistero
Madre Natura gli aveva fornito un cervello - sebbene l’uso che ne faceva risultasse incomprensibile ai più - ed era proprio in virtù del possedere un briciolo d’intelligenza che aveva capito, ad appena undici anni, che con quel nome e cognome non sarebbe andato da nessuna parte.
Andiamo, chiamarsi Scorpius Hyperion avrebbe procurato scompensi psicologici a chiunque, figuriamoci con un cognome così ingombrante.
E invece il ragazzo, nonostante il nome quantomeno imbarazzante, non aveva perso un grammo di fiducia in sé stesso, anche se aveva intuito che il mondo non era ancora pronto per le sue dimostrazioni di magnificenza.
I pregiudizi
infatti erano sempre dietro l’angolo, o meglio,
dietro le sue spalle, pronti a materializzarsi sotto forma di sussurri,
frecciatine, frasi bisbigliate a mezza voce, come se lui non se ne
accorgesse.
Se ne
accorgeva eccome, perché appunto, Scorpius Malfoy non era
uno sprovveduto.
Comunque,
più per quieto vivere che perché gliene
importasse qualcosa realmente, aveva
deciso di fare in modo che la gente non avesse da ridire su di lui e
aveva
cercato di contenersi nel ricordare al resto del mondo quanto fosse
splendido e
magnifico.
I suoi
primi anni ad Hogwarts erano trascorsi così in maniera
abbastanza anonima e l’unica
cosa ad aver in qualche modo suscitato scalpore era stata la sua
amicizia con
Albus Potter, l’unico a non aver riso del suo nome,
probabilmente perché di nomi
ridicoli se ne intendeva; le malelingue però non avevano
potuto sfogarsi come
avrebbero voluto, perché al di là del
pettegolezzo iniziale, non c’era proprio
nulla di sconveniente nella loro amicizia, a parte il fatto che si
chiamassero
Potter e Malfoy, ovviamente.
A partire
dal terzo anno aveva compreso che si annoiava e che comportarsi da
bravo
ragazzo non era roba per lui. Soprattutto, dall’alto dei suoi
tredici anni, aveva
preso una delle decisioni migliori della sua vita: smettere di
ricercare
l’approvazione altrui a causa di errori che suo padre aveva
commesso circa
vent’anni prima. Voleva essere libero di essere un
adolescente qualsiasi,
voleva smettere di pagare per gli errori degli altri e cominciare a
commettere
i suoi, di errori. Perché lui non era suo padre, e questo la
gente avrebbe
dovuto iniziare a capirlo.
Ora, bisogna dire che nelle intenzioni era un piano magnifico, se escludiamo il piccolo problema che si poneva ogni volta che si parlava di Scorpius Malfoy. Ovvero, che la sua ragionevolezza aveva un limite. E lui, avendone già ampiamente usufruito, aveva esaurito le idee geniali. Perché, onestamente, l’idea di dare il tormento a Lily Potter da lì agli anni a venire poteva considerarsi tutto, fuorché geniale.
A posteriori,
sarebbe stata una delle
peggiori decisioni che avesse mai preso. Si era infatti reso
immediatamente
conto che la sua vita non sarebbe stata mai più tranquilla,
da quando
quell’uragano rosso vi aveva fatto irruzione. (Se questo gli
dispiacesse o
meno, era un altro discorso.)
Si ripeteva
che la disprezzava, così, giusto per darsi un contegno
– soprattutto in
presenza di Albus - ma in realtà faticava a ricordarsi come
fosse la sua vita,
prima.
Prima di
incontrare quella piccola, smorfiosa e dispettosa di una Potter.
Capelli di
fuoco e occhi rubati al mare. Un ossimoro vivente, che lo stupiva ogni
volta.
***
Lily sapeva
di avere delle compagne di dormitorio non del tutto normali.
C’era
Estelle,
una tipa pazza almeno quanto lei, con la passione per i colori accesi,
i piercing,
i tatuaggi, i prodotti Weasley e tutto ciò che era
considerato illegale.
Aveva
un accento così strano che quando parlava si faceva fatica a
distinguere tutte
le parole. Veniva da Réunion, un’isoletta sparsa
da qualche parte nell’Oceano
Indiano (o era l’Oceano Pacifico? Non se lo ricordava
più, e dire che glielo
aveva ripetuto almeno un migliaio di volte).
Lily aveva conosciuto i suoi
genitori l’anno prima. Tipi un po’ eccentrici,
bisogna dirlo, e patriottici fino
all’inverosimile. Avevano dato alle figlie nomi che
celebrassero la grandezza
della loro isola, Victoria, Glorya e…beh, a Estelle era
toccato Honoria, perché
era l’ultima e i nomi in rima iniziavano a scarseggiare. Non
che ricordarglielo
fosse una buona idea, era parecchio suscettibile a riguardo. Per
fortuna la
madre aveva avuto l’accortezza di darle un secondo nome,
così lei si presentava
a tutti sempre e solo come Estelle.
Poi
c’era
Alice, la figlia di Neville, che sì, lo sapeva che era un
professore, ma
proprio non riusciva a non chiamarlo per nome.
Quella ragazza era l’incarnazione
della beatitudine, quanto di più lontano potesse esserci
dalle paturnie
adolescenziali. Sembrava sempre sul punto di raggiungere il Nirvana e
abbandonare per sempre il pianeta Terra e le sue magagne (Era una
teoria di
Estelle, questa). Sembrava sempre così al di sopra di tutto,
col sorriso
perennemente sulle labbra, che nulla poteva preoccuparla.
L’ottimismo era la
sua filosofia di vita e Lily un po’ la invidiava, un
po’ provava fastidio. Lei
che si inalberava per tutto, non riusciva a comprendere come potessero
esistere
persone così pacate e tranquille. In pace con il mondo,
ecco. Lei non ci
sarebbe mai riuscita, questo era chiaro. Si conoscevano da quando erano
nate e
non aveva mai visto Alice arrabbiarsi. A volte sembrava non essere
neanche
umana. Forse qualche alieno l’aveva rapita nel sonno, da
piccola, per poi
sostituirla con una creatura artificiale programmata per non incazzarsi
mai
(Sì, era un’altra delle teorie di Estelle).
E poi
c’era
Robbie, una tipa tutta perfettina,
Miss-mai-una-piega–nella-gonna-dell’uniforme, con
manie igieniste che
sfociavano nella paranoia. Sul serio, era da ricovero. Cambiava le
lenzuola
ogni mattina e si rifaceva da sola il letto perché aveva
paura che gli Elfi
glielo contaminassero con i loro germi, si lavava le mani ogni dieci
minuti
(Una volta lei ed Estelle avevano calcolato gli intervalli di tempo.
Erano
proprio dieci minuti) e una volta era quasi svenuta perché
si era svegliata con
il gatto di Alice di sopra, nel letto (Avevano impiegato circa tre
quarti d’ora
per placare il suo attacco di panico da
Oh-Merlino-santissimo-questa-maledetta-palla-di-pelo-mi-è-salita-addosso).
Per non parlare della sua snervante mania
dell’ordine…sistemava i libri in
ordine alfabetico, conservava i vestiti in ordine cromatico e conosceva
una
quantità di incantesimi domestici tale da fare invidia
perfino a nonna Molly. La
convivenza con lei non sempre era semplice. Anzi, il più
delle volte era un
delirio.
E infine
c’era Amalia, una ragazza enorme per avere solo tredici anni.
Sfiorava il metro
e ottanta e avrebbe potuto benissimo fare
Con queste
premesse, Lily era assolutamente consapevole di non avere diritto ad
una
convivenza tranquilla, così non si stupì
più di tanto quando tornò in camera,
poco prima dell’ora di cena e trovò Estelle e
Robbie che stavano litigando -sai che
novità- con quest’ultima che
strepitava nel bel mezzo di una crisi isterica. Alice, incurante delle
urla,
leggeva un libro come se a pochi passi da lei non ci fossero due belve
fuori
controllo, mentre Amalia era…dov’era?
-Amy?-
-Sono qui.-
Lily si
guardò attorno ma non riuscì a capire da dove
provenisse la voce.
-Dove?-
-…-
Nessuna
risposta.
-Non ti
vedo.-
-…a
terra.-
Mormorò tetra.
Lily
abbassò lo sguardo e la vide, spiattellata sul pavimento con
un’espressione
rassegnata sul volto. Doveva essere inciampata sul libro di Incantesimi
che
Estelle aveva abbandonato sul pavimento. Le due belve stavano litigando
appunto
per quello.
-Réunion,
capisco che per te sia difficile comprendere il significato della
parola ordin-
-De
-Fa lo
stesso!-
-Se io ti
chiamo Fonnigan, va bene uguale?-
Lily
alzò
gli occhi al cielo, prima di interrompere lo spettacolino che
si svolgeva
quotidianamente da tre anni a quella parte.
-Oh,
piantatela. Non venite a cena?-
-CENA?!-
Quattro voci differenti si unirono in coro. Estelle e Robbie smisero
all’istante di accapigliarsi, Alice chiuse il libro con un
colpo secco ed
Amalia tentò dignitosamente di alzarsi.
C’era
solo
una cosa capace di mettere d’accordo le cinque abitanti del
dormitorio
femminile del terzo anno di Grifondoro: la
cena.
-Sì,
è
quasi ora. E poi a quanto pare
Non
finì
neanche di dirlo che le tre ragazze la travolsero precipitandosi verso
le
scale.
-CIBOOOOOO!
CENAAAAAAA! SI MANGIAAAAAAAAA!- Le sentì urlare, come se non
toccassero cibo da
giorni. Scoppiò a ridere e si affrettò a
seguirle. Stava per uscire dalla
stanza quando la voce di Amalia la richiamò.
-Hey…non
è
che mi aiuteresti a rialzarmi?-
Lily con un
sorriso le tese la mano.
***
Forse non aveva
mai fatto
nient’altro nella sua vita che cercare di sconvolgere
l’ordine. Doveva essere
per questo che era l’unica persona in tutta la scuola capace
di farsi ascoltare
da Pix. Era un motivo di vanto. Ritenne necessario esplicarlo
a parole a dei
primini che la stavano guardando adoranti.
-Sapete,
sono l’unica persona in tutta la scuola che dà
ordini a Pix!-
I ragazzini
del primo e del secondo anno applaudirono.
Lily,
seduta affianco a lei, le diede una cucchiaiata sul polso, per farla
stare
zitta.
-Lo dici
ogni anno, Rò. Lo sappiamo. Non datele ascolto bambini,
è semplicemente una
montata.-
Roxanne
scoppiò a ridere, senza prendersela con la cugina per averle
interrotto il
momento di gloria. Era una cosa che facevano spesso, sminuirsi a
vicenda.
-Bambini?
Ma sentila! Ha parlato la donna adulta.-
-Ho quasi tredici anni. Sono una donna adulta!-
Replicò lei, dandosi delle arie. James, Hugo, Dominique,
Estelle e Roxanne la
guardarono scettici.
-Beh?
Qualcosa in contrario?-
-No, no
figurati.- Le rispose Roxanne ridendo.
Adorava il
tavolo dei Grifondoro e il fatto che quasi tutti i suoi cugini
preferiti
fossero nella sua stessa casa. Certo, Hugo a volte era insopportabile e
Dominique sembrava perennemente affetta da sindrome pre-mestruale, ma
non si
poteva avere tutto dalla vita.
-Ragazzi, un attimo di silenzio, per favore.- La preside, l’anziana Minerva McGranitt, si alzò in piedi, reclamando l’attenzione della sala. In pochi istanti il chiacchiericcio scemò d’intensità e ci fu silenzio totale.
Soltanto lei
avrebbe
potuto mettere a tacere un centinaio di adolescenti. Roxanne era sicura
che
nessun altro professore avesse la stessa autorità agli occhi
degli studenti. Ne
era sicura principalmente perché lei stessa dava retta
soltanto alla Mc.
-Vi
ruberò
solo pochi attimi, poi potrete tornare alla vostra cena. Vi interrompo
perché
dobbiamo dare il benvenuto ad una nuova studentessa del quinto anno,
proveniente da Beuxbatons. Mi aspetto da voi la massima accoglienza.
Non tutti
si ricordano di tenere alto il nome di Hogwarts…- Il suo
sguardo si soffermò in
particolare verso un gruppetto di Grifondoro a
caso, che ricambiò con un sorrisetto preoccupante.
La McGranitt
-Allora era
questo l’annuncio che doveva fare? In effetti ne parlano
tutti da giorni…-
Stava dicendo Estelle.
-Sì,
ci
sono state un sacco di scommesse ultimamente.- Confermò
Roxanne.
-Non ci
credo che esiste gente che scommette su cose così
insignificanti!- Esclamò
Rose, sbalordita.
-Bah, a noi
non dispiace.- Intervenne Fred con un ghigno, che si occupava delle
scommesse
clandestine insieme alla sorella. Guadagnavano un bel po’ da
quella attività extrascolastica.
Le porte
della Sala Grande si aprirono interrompendo la loro conversazione. Una
ragazza
pallida, dai lunghi capelli castani e con indosso una maglietta
scollata ai
limiti della decenza, fece il suo ingresso nella sala, accompagnata da
Neville.
Non sembrava intimidita, nonostante avesse gli occhi di tutta la scuola
puntati
addosso. Sembrava abituata a stare al centro dell’attenzione,
realizzò Lily.
-Cazzo, che
tette!- Esclamò James, guadagnandosi un’occhiata
disgustata da parte di
Dominique.
-Sei la raffinatezza fatta persona Jay.- Lo prese in giro Lily. Anche se dovette ammettere che il fratello aveva ragione. Doveva avere una quarta o una quinta.
Tutti i ragazzi la stavano fissando, adesso, e non esattamente negli occhi. Lily intercettò un’occhiata furiosa di Estelle rivolta a Fred, completamente imbambolato.
Dal tavolo dei
Serpeverde partirono dei fischi di apprezzamento
che quasi fecero collassare
-Ragazzi.-
Li redarguì. Il silenzio calò nuovamente.
Neville
fece accomodare la ragazza su uno sgabello e le mise in testa il
Cappello
Parlante. Dopo alcuni minuti di riflessione questo annunciò:
- Brianna
Campbell, Grifondoro!-
Tutti i
Grifondoro applaudirono ma Lily non era granché contenta.
Non riusciva a capire
perché, ma aveva la netta sensazione che quello fosse solo
l’inizio di una
lunga serie di casini.
***
Era passato
soltanto qualche giorno da quando Brianna Campbell aveva sconvolto la
routine
quotidiana ad Hogwarts e Lily era già stufa marcia. Tutta la
popolazione maschile
sbavava senza ritegno dietro alla nuova arrivata, neanche fosse una
Veela.
Persino suo fratello si stava rendendo ridicolo nel tentativo di
attaccare
bottone. Non aveva nulla di speciale, aveva solo un paio di tette, e
che
diamine!
-Sai
potresti venire alla Tana qualche volta, potresti avere
l’onore di conoscere
mio padre…il grande Harry Potter!- Lo sentirono dire a
Brianna.
-Pessimo.-
Commentò Amalia.
-Vomitevole.-
Fu il parere di Estelle.
-Disgustoso.-
Aggiunse lei.
-Già.
Andiamocene Lil.- Concluse
Alice.
Se ne
andarono indignate, confabulando tra di loro.
-Non si fa
altro che parlare di lei. Brianna di qua, Brianna di là. Ma
chi si crede di
essere? – Sbottò Lily.
-Io
più che
altro non capisco perché l’hanno smistata adesso.
Voglio dire, siamo già ad
Ottobre…-
-In effetti
è strano. Non poteva iscriversi a Settembre, come tutti?-
-Voleva
fare l’entrata ad effetto!- .Scherzò Estelle, ma
neanche tanto.
-Quello che
non capisco è…- Cominciò Lily.
-Perché
non
si veste?-
-Perché
James è caduto così in basso?-
-Perché
tutti i maschi si sono rincoglioniti?-
Lily
scoppiò a ridere. Era bello essere circondata da menti
simili alla propria.
-Sapete
ragazze…c’è solo un posto dove possiamo
trovare le nostre risposte.-
-Il Reparto
Proibito della biblioteca?-
-Il
Pensatoio di Silente?-
-Da tua zia
Hermione Granger?
Lily rise
nuovamente.
-No, care.
Serpeverde.-
-Oh
accidenti, devo finire un tema, mi mancano ancora venticinque
centimetri!
Vado.-
-Io ho
dimenticato il calderone sul fuoco, che sbadata! Devo proprio andare.-
Alice
sorrise. Estelle ed Amalia erano sempre state allergiche ai
sotterranei.
-Tsk. E voi
sareste Grifondoro? Bel coraggio!- Le sfotté Lily.
-Non stiamo
scappando! Ho davvero il tema da finire, di Pozion…ehm, no
mi sa che era
Trasfigurazio-
-Storia
della Magia, era di Storia della Magia!-
-Si,
sì.
Faremo finta di credervi.- Concesse Alice.
-Fifone!-
Le urlò Lily, dato che le due si stavano già
dileguando.
Non che avessero tutti i torti. I sotterranei erano sempre un po’ lugubri e i Serpeverde non erano proprio degli amiconi. C’erano le eccezioni, certo, ma Lily le poteva contare sulle dita di una mano. Suo fratello Albus, Chantal Montague, Scarlett Higgs e Alyssa Zabini. Che poi erano anche il motivo per cui si stavano dirigendo verso la sala comune di Serpeverde.
Intendiamoci,
non che
lei fosse propriamente a suo agio, là sotto. Il quantitativo
di figure di merda
che aveva fatto lì dentro avrebbe dovuto convincerla a non
metterci più piede,
ma voleva troppo bene al malefico trio per rinunciare ad andare da
loro.
-Lil…come
-Oh. Ehm.
Lunga storia.- Rispose, accorgendosi dell’occhiata omicida
della bella
giapponesina. –Ti spiego dopo.-
Continuarono
ad avanzare verso il dormitorio femminile, sentendosi sotto
osservazione come
animali a Cura delle Creature Magiche. Si sforzarono di ignorare gli
sguardi e
Lily pregò disperatamente di non incontrare quella piaga di
Scorpius Malfoy.
Qualcuno
lassù ascoltò la sua richiesta e le ragazze
giunsero nella stanza delle amiche
senza incidenti di percorso.
-Ahi! Porca
putt…Ahia!- O quasi.
Lily era
stata colpita ad un occhio da…un aeroplanino di carta?!
-E questo
cos’è?- Chiese infastidita.
-Oh, scusa
Lil! Non vi avevo sentito arrivare!- Una massa di capelli lunghi e
biondi come
il sole occupò interamente la sua visuale. O perlomeno,
quella che l’occhio
superstite le consentiva.
-Ciao
Chantal!- Salutò Alice con un sorriso. Quelle due si
intendevano a meraviglia,
con i loro sorrisi eternamente dipinti sul volto, luminosi come
lampadine da duecento
watt.
Chantal le
abbracciò entrambe con entusiasmo, come se non si vedessero
da anni. Era una
Serpeverde atipica. Troppo espansiva, troppo solare. Era un raggio di
sole che
squarciava le tenebre, in mezzo a tutti quei musoni.
-Dove sono
le altre?-
-Lavorano.-
Rispose Chantal con un sorrisetto enigmatico.
Si
guardarono meglio intorno e le individuarono, accovacciate sul tappeto
e
sommerse da miliardi di fogli svolazzanti e fotografie.
-Ok. Io non
ne voglio sapere niente.-
-Sicura
Lil?- Alyssa prese un altro aeroplanino di carta e lo soffiò
dolcemente in
direzione di Lily. Questa volta planò delicatamente sulle
sue mani.
Incuriosita,
lo prese e lo aprì.
-“Hizamo,
l’Agenzia del Mistero. Tutto ciò che hai sempre
desiderato sapere, tutto ciò
che non hai mai osato chiedere…Ora puoi. Rivolgiti a noi e
saprai vita, morte e
miracoli di ogni singola persona di Hogwarts! Prezzo da contrattare.
Contattare
esclusivamente via gufo.” Ma che roba è?- Chiese
sbalordita, non appena finì di
leggere.
-Il
biglietto da visita della nostra nuova attività.-
Spiegò Scarlett, mentre con
un lieve movimento di bacchetta piegava altri aeroplanini. –
Ancora qualche
giorno e li vedrai dappertutto.-
-Ma che
significa Hizamo?-
-Ti facevo
più intelligente Lil. Non è ovvio? Higgs, Zabini,
Montague. Hi-Za-Mo! Il nostro
nome in codice.-
-Non ci
credo…Siete pazze!- Rise Lily.
-Io la
trovo un’idea geniale.- Disse Alice.
-Modestamente.-
Scarlett si esibì in un inchino.
-Allora…cosa
vi porta nella tana del nemico?- Chiese Alyssa dopo un po’.
-Inizia con
-Brutta
megera?-
-Balena
assassina?-
-Babbuino
analfabeta?-
Lily e
Alice scoppiarono a ridere.
-Dai che
avete capito!-
-Chiaro.
Cosa volete sapere?-
-Tutto. Chi
è, da dove è sbucata fuori, cosa ci fa qui!-
-Come mai
è
arrivata ora e non a Settem…Oh, ma non è che ci
fate pagare vero?-
-Tranquilla
Aly. Non chiediamo soldi alle amiche. Solo, ci piacerebbe,
ecco…uno scambio
equo di informazioni.- Rispose Alyssa.
-Aha!
Pettegolezzi!-
-Come sei
rozza Lil. Scambio equo di informazioni suonava molto più
figo. - Ribatté
imbronciata Chantal.
Risero
tutte e cinque.
-D’accordo
care.
Vedremo quello che riusciremo a scoprire in giro, ma non prometto
niente.-
-Il tuo
“non prometto niente” corrisponde sempre a succose
informazioni, perciò mi sta
bene.- Disse Lily, rigirandosi tra le mani l’aeroplanino che
l’aveva
colpita. -Che matte
che siete…-
-Oh
già, a
proposito di quello. Very
top secret, mi raccomando. La nostra
identità deve restare
anonima.-
-Saremo
mute come la piovra gigante.- Promise Lily.
-Ma non si
sa neanche se esiste!- Protestò Chantal.
-Appunto.
Può parlare qualcosa che non esiste?-
-Mi hai
convinto.-
-Hey,
frena! La piovra gigante esiste eccome!- Intervenne Scarlett.
-Ma quando
mai! Lo sanno tutti che è una cazzata messa in giro dai
professori per evitare
che la gente si tuffi nel lago!-Ribatté Alyssa.
-Ti ripeto
che esiste.-
-Ma figurati.-
-Ti giuro
che l’ho vista!-
-Non ci
credo.-
-È
la
verità!-
-Giura!-
-Giuro.-
-Non ci
credo lo stesso.-
Lily, Alice
e Chantal ridevano mentre le amiche continuavano a discutere
sull’esistenza
della piovra gigante. Quel che si dice un discorso profondo ed
acculturato. In
fondo finiva sempre così, quando andavano a trovare le
Serpeverde: con il mal
di pancia dal troppo ridere.
Hello everyone!
Se leggevate "Una ragazza normale...o no?" questa ff potrà sembrarvi familiare. NON è un plagio (anche perché si tratterebbe di un plagio di me stessa e non avrebbe molto senso :)), semplicemente la sto riscrivendo.
Non la aggiornavo da più di un anno e non riuscivo proprio a continuare. Non per le idee, quelle non mi mancano, quanto per lo stile di scrittura. Non sarei riuscita a proseguire, continuando a scrivere in quel modo, ma non volevo abbandonare tutto così. Perciò ho deciso di riscriverla (in modo più decente) e modificare il titolo (aaagh, purtroppo con i titoli non sono migliorata affatto). La vecchia storia sarà presto cancellata. Ci tengo a ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito finora, spero apprezzerete il mio tentativo di migliorare :)
Comunque, tornando alla storia, alcune precisazioni: Lily, Hugo, Estelle, Alice, Robbie, Amalia, Scarlett, Alyssa e Chantal sono al terzo anno. Scorpius, Albus, Roxanne, Rose e Brianna sono al quinto, James, Fred e Dominique sono al sesto. Anche se la famiglia Potter-Weasley-Delacour la conosceremo meglio nei prossimi capitoli.
Aspetto i vostri commenti :)
Ciaoo,
Bastii.
P.s. Voi che dite, la piovra gigante esiste? ;)