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Autore: Maricuz_M    04/12/2012    4 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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XVIII Capitolo


Revealing talks

“Quindi.. è ufficialmente finita?” chiedo.
Il pranzo fra donne è inevitabile. Ogni tanto deve esser fatto, e per oggi è stato organizzato. Non serve un ristorante di lusso e un portafoglio pieno zeppo di soldi. Ci basta una pizzeria, un bancone dove appoggiarci e delle sedie dove sederci, una lattina di coca cola o di aranciata davanti e le altre due ragazze. In questo periodo è di fondamentale importanza, visti gli eventi e i cambiamenti. La prima ad averci aggiornate è Ginevra, che appena arrivata sembrava stesse esplodendo per l’urgenza che aveva.
Ha detto di aver parlato con Roberto, ieri. Ed hanno litigato nuovamente.
Lui non era più arrabbiato, ma comunque stanco. Le ha spiegato le motivazioni, le cose che lei già sapeva, perché voleva solo farle capire come si sente, che anche lui è umano e ad un certo punto arriva al limite. Ginevra però è un osso duro, e nonostante le buone intenzioni di entrambi si sono ritrovati ad urlarsi addosso di tutto e di più: aneddoti del passato, del presente e persino del futuro. Poi, però, hanno iniziato a gridare affermazioni come “Ma io ti amo” o “Ora come ora, senza di te, non ci posso stare neanche volendo” o anche “Mi hai fatto diventare un masochista! Posso stare male quanto voglio, ma non riesco a fare a meno di te”. Sì, proprio come nei film. Il racconto di Gin è terminato con “E poi l’abbiamo fatto sul divano. E sul letto. E nella doccia.”
E’ a questo punto che arriva la mia domanda “Quindi.. è ufficialmente finita?”
“Sì, è finita. Siamo tornati insieme.” E sorride, raggiante come un tempo.
“Ginevra, un giorno però mi dirai com’è Roberto sotto e sopra le coperte.” Borbotta Manuela, poco prima di addentare con violenza un povero spicchio di pizza.
“Vedi tu, Manu.” Fa spallucce, con non-chalance “E’ bravo a fare tutto.”
“..In che senso? Dici in generale, nella vita?” chiedo, ridacchiando.
“Sì, intendevo quello. Ma può esser letta anche in un altro modo.” E ghigna.
“Eccola, l’ammissione che volevo!” esulta la castana, indicando l’altra con l’indice. Io mi limito a scuotere la testa, divertita dalla scena. Io, sinceramente, non avevo dubbi al riguardo.
“Ora parliamo di te, però.”
“E io che dovrei dire?” chiede Manuela, spegnendo la sua euforia di botto. L’imbarazzo s’impadronisce palesemente di lei, facendola arrossire. Io rido, mentre Ginevra spalanca i suoi occhioni azzurri e ripete la domanda “E io che dovrei dire?! Ma se l’altro ieri mattina mi hai svegliato perché Samuele ti ha mandato un messaggio su facebook! Dovresti dirci cosa ti ha detto, per esempio.”
E così inizia anche la narrazione di Manuela. Due giorni fa ci ha solamente detto che il ragazzo l’aveva contattata sul social network, nient’altro. Adesso ci dice che è stata una semplice conversazione tra semplici conoscenti, protratta però per molto. In sintesi: in queste quarantotto ore, quando potevano, hanno parlato. Beh, sì. Proprio una cosa tra semplici conoscenti. Io che so dei sentimenti di Samuele, poi, non posso fare niente se non sghignazzare mentalmente ed annunciare la vittoria per il team Manuele o Samuela –nomi che continuano a farmi ridere, tra l’altro-.
“Quindi sei felice.” Afferma Ginevra, dopo aver preso un sorso di bibita.
“Beh, sì..” mormora Manuela.
“Vedi che ti piace davvero, allora?” e questa sono io. Si è fregata da sola, la nostra cara Manu. Adesso deve solo ammetterlo.
“Non ho detto questo!”
“Ma dai, Manu!” ride Ginevra “Non c’è niente di male, anzi! Se provi qualcosa per lui puoi dirlo tranquillamente. E’ uno dei migliori nel gruppo! Bello, simpatico, gentile, sensibile.. E’ perfetto!”
La castana si morde un po’ il labbro, poi sospira “Ok, forse non lo considero solo come un figo pazzesco, va bene.”
Oh, sì. Proprio questo volevo sentire.
“Secondo me, gli piaci.” Dichiara risoluta Ginevra “Voglio dire, altrimenti non avreste chattato così tanto. A quanto mi hai detto è sempre stato lui a cercarti, no? Mi sembra un buon indizio. Tu, Elle, che dici?”
“Io.. Non saprei.” Ha, ho mentito “Non escluderei la possibilità. Proprio no.”
“Dai, non dite stronzate.” Scuote la testa “Non vedo il motivo per cui potrei piacergli. Bello e dolce com’è, cosa ci troverebbe di interessante in me? Sono solo una cogliona che fa battute squallide!” sentendo queste parole, mi vengono immediatamente in mente quelle di Samuele: “Avrebbe proprio bisogno di qualcuno che la valuti per come è veramente, in sua presenza..”. Quel ragazzo ha capito tutto.
“Magari potrebbe attirarlo proprio il tuo modo di essere.” La butto lì, senza far capire che so che è così. Ginevra si mostra d’accordo con me, mentre il soggetto del discorso si limita a fare una smorfia poco convinta. Inutile insistere, lo capirà da sola quando sarà Samuele stesso a ribadirlo.
“Ho i miei dubbi.” Dice “Ora, però, sta ad Eleonora.”
Ridacchio sarcasticamente “Non penso proprio.”
“Oh, sì, invece.” Gin batte una mano sul tavolo, facendoci sussultare. Questi attacchi da generale potrebbe anche evitarli.
“Va bene, parliamo di me, ma non ho idea di quale possa essere l’argomento da trattare. Fatemi delle domande e risponderò volentieri.” Credo, mi piacerebbe aggiungere.
“Partiamo con una domanda facile facile: Damiano s’è fatto risentire?”
“No, per fortuna.”
“Bene.” Sorride Manuela “Damianora: bocciato.”
“Oddio, si ricomincia..” mi lagno, nascondendomi il viso dietro le mani. Sento Ginevra sbuffare.
“No, non mi interessa. Puoi sclerare quanto ti pare, ma questa volta non ci sfuggirai. Seconda domanda: nel caso in cui Samuele vada davvero dietro a Manuela, ti dispiacerebbe?”
“Beh, direi proprio di no, e per più di un motivo: prima cosa, il Samunora non esiste; seconda cosa, non mi importa che esista; terza cosa, ne sarei felice, perché a Manu interessa Samuele e sarebbe ricambiata come è giusto che sia.” Spiego, con calma e sangue freddo.
“Samunora bocciato fu.” Conclude, di nuovo, Manuela.
“E allora non ci rimane che una via, cara, piccola, dolce Eleonora..” e sono sicura che si stia riferendo a Sasuke Uchiha. Lo sanno tutti che tra noi due c’è del tenero.
“Il Filinora.” Sussurra la castana, per dare al tutto un tocco di classe in più. Accidenti, ed io che ero convinta si trattasse del compagno di merende di Naruto.
“Chi l’avrebbe mai detto.” Borbotto ironicamente.
“Qui le cose si fanno sempre più serie. Non ti faccio il riassunto della situazione giusto per non consumare troppo la tua pazienza, ma puoi ben capire che ne abbiamo di prove che accertano l’esistenza di questa relation-ship. In più, consideriamo anche il fatto che tu non ci hai detto un sacco di cose. Non ci racconti mai cosa vi dite e come lo dite! E poi, parliamoci chiaramente, quell’abbraccio all’ospedale? Tutte le volte che vi siete trovati in giro? Lui che ti chiama? Ma, scusa, quando vi siete scambiati il numero di cellulare?” Qualcuno mi dia tregua, vi prego.
Guardo Ginevra un po’ imbarazzata “Una mattina ero andata a trovare Simon all’ospedale e dopo sono passata dalla pasticceria.”
“..Tu sei andata alla pasticceria? Quindi sempre tu volevi vederlo!” ragiona la bionda, spalancando gli occhi.
“No, non è che volessi vedere lui..”
“No, volevi vedere un pasticcino e chiedergli come stava. Elle, non ti crede nessuno.” Scuote il capo Manuela.
Sbuffo “Ok, forse un po’ volevo vederlo, ma solo perché mi piace parlarci, non perché mi piace lui.”
“Secondo me ti piace, ma non te ne sei accorta.” Dice Ginevra, stranamente con serietà. Roteo gli occhi, per niente d’accordo “Mi spieghi come ti senti con lui?” continua.
“Se ve lo dicessi fraintendereste.”
“Se ce lo dicessi forse capiresti che nessuno avrebbe frainteso nulla, perché è tutto vero.” Ribatte subito lei.
“Aspetta, che hai detto?” chiede confusa Manu.
“Ha detto che, se lo dicessi, capirei che mi piace Filippo.” Semplifico, fissando con sguardo di sfida Ginevra. Il problema è che, dentro di me, so che ha perfettamente ragione, sguardo di sfida o no. Ho paura di rendermi conto che, effettivamente, mi piace come ragazzo, e non solamente come persona. Paura fondamentalmente immotivata, se vogliamo dirla tutta. Dov’è finita tutta la voglia di innamorarmi che avevo fino a poco tempo fa?
“Ah. Ha ragione.” Afferma la castana. Le do ragione anche io, mentalmente.
“Dai, facciamola semplice: fisicamente ti piace?” cerca di aiutarmi Ginevra. Vuole tirarmi fuori le parole di bocca, oh!
“Beh, cazzo, sì.” Sbotto immediatamente.
“Domanda di merda.” Commenta Manuela.
“Sì, avete ragione, scusate.” Ridacchia Ginevra “Te lo faresti?”
Non ci fu risposta.
“Elle, te lo faresti o no? Non è poi così complicata la risposta. Basta un monosillabo.” Non ottenendo risposta neanche in questo modo, sospira, beve un sorso di coca e mi aiuta, di nuovo “Se lui volesse, se non ci fosse nessun rischio, se avessi tutte le certezze di cui hai bisogno, te lo faresti?”
Mi mordo un po’ il labbro, poi mormoro “Beh.. Penso.. di.. sì.”
“Anche se fosse la tua prima volta?”
Sbuffo “Ginevra.”
“Ok, ok, cambiamo domanda. Tra lui e Giacomo, chi sceglieresti?”
“Ovviamente lui. Domanda stupida pure questa, Gin.” Commento, infine.
“Ok, e tra lui e Marco? Se dovessi scegliere con chi passare una giornata intera da qualche parte, per i negozi, a casa, in giardino o nelle fognature.. Chi sceglieresti?”
Ok, fermi tutti. Mi sto trovando in difficoltà, e questo non è buon segno. Deglutisco, mentre le labbra di Ginevra si stendono in un sorrisetto malefico “Perfetto.” Dice “Ho tutte le risposte che mi servono.”
 
“Marco..” lo chiamo, sospirando.
“Dimme.” Risponde lui, indaffarato col mio computer.
Siamo a casa mia, dopo un mio SOS a causa dell’inefficienza di questo maledetto affare elettronico di cui non mi intendo per niente. L’informatico del gruppo è proprio il biondo, perciò non ho aspettato molto prima di chiamarlo. Diciamo anche che ne ho approfittato un po’. Ho bisogno di parlare con qualcuno che mi dica le cose come stanno e lo faccia nel modo giusto, e chi meglio di lui? Dal pranzo di oggi non faccio che pensare alle ultime parole di Ginevra. Inutile dire che il mio campanello d’allarme sia suonato ininterrottamente per tutto il pomeriggio.
“Quanto ti manca?”
“Ho finito cinque minuti fa. Te lo volevo dire, ma ti ho vista pensierosa e sono stato zitto. Sono entrato un attimo su facebook, nell’attesa. Ti dispiace?” spiega tranquillo, non scollando lo sguardo dallo schermo. Alzo un sopracciglio.
“Beh, ormai l’hai fatto. Comunque, certo che no.”
“Perfetto, allora. A che pensavi? Sembravi quasi turbata. Ci sono problemi?” grazie, Marco. Mi risparmi l’introduzione.
“Sì, e volevo parlartene.” Affermo sicura, anche se dentro di me mi sto dicendo che, probabilmente, la sto facendo troppo lunga.
Wo.” Soffia meravigliato, per poi chiudere tutte le finestre e girarsi completamente verso di me “Parlamene. O chiedimi qualcosa. Sono tutto tuo, Elle.”
“Riguarda Filippo.” Mormoro piano, decisamente meno convinta di prima.
Lui sorride intenerito “Ok, ho già capito. Non sai se ti piace e cose del genere, giusto?”
“Sì.. Più o meno. Non so se mi piace e, in più, ho paura che mi piaccia.” Tento di fargli capire la mia situazione mentale, sperando con tutto il cuore che ci riesca. Lui, però, assottiglia lo sguardo e aggrotta la fronte, creando un’espressione sia perplessa che indagatrice.
“Hai paura che ti piaccia.” Ripete “Nel senso che la vedi come un’opzione altamente probabile o nel senso che.. hai proprio paura di provare qualcosa?”
“Ho paura di provare qualcosa.”
“E questo perché?”
“Eh, speravo mi aiutassi a capirlo.”
Lui sospira, ed io lo guardo mentre si perde nei suoi ragionamenti con gli occhi vaganti per il vuoto. Quando entra nei suoi momenti di riflessione è impressionante: potrebbe accadere di tutto, intorno a lui, ma non farebbe caso a niente. Un po’ come Simon quando si mette a suonare la chitarra o come Azzurra quando comincia a disegnare. Un pensiero, una melodia, un’immagine. Canalizzati solo ed esclusivamente su un elemento. Affascinante. Tutto questo mi fa venire in mente Filippo. E’ come loro, quando si mette a scrivere?
“Beh, penso che se prima non annulliamo questa tua paura, non sapremo mai se Fili ti piace o meno. Se ti piace e reprimi il sentimento sin dall’inizio a causa della paura, allora passa e non c’è più niente da fare.” Mi informa, trascinandosi con la sedia vicino al letto, dove sono sistemata io. Annuisco, seguendo il suo discorso, poi lo ascolto mentre ricomincia a parlare “Entriamo nel dettaglio: hai paura di provare qualcosa in generale o paura di provare qualcosa per lui?”
“..Un po’ tutti e due, credo.” Rispondo, a testa bassa.
“Perché hai paura che lui ti piaccia?”
“Perché non mi sentirei abbastanza.” Dico spontaneamente, poi mi fermo per riflettere. Adesso è più difficile, così dedico tutta la mia attenzione ad una mattonella “Anche.. Anche escludendo l’aspetto fisico, intendo. E’ un tipo piuttosto particolare, l’hai visto, però ha le idee chiare. Sa quello che vuole. Io non sono così, anzi. Sono l’opposto. Ho sempre un sacco di dubbi, come adesso che non so neanche cosa provare. E poi studia continuamente, assiduamente, se solo passasse un po’ più tempo con me sarebbe in grado di stilare il mio intero profilo psicologico, con difetti annessi. Avrei paura di deluderlo.”
“Beh, sei stata molto chiara.” Sembra sorpreso, Marco “Da quanto ci pensi?”
“Tutto il giorno.”
“Non mi stupirei se ti fossi scordata di mangiare. Comunque, tornando al discorso principale.. Perché hai paura di provare qualcosa, nei confronti di chiunque?”
“Non lo so..” sussurro.
“Vuoi provare qualcosa?”
“Sì, ma non ci riesco. Mi blocca la paura.”
Aggrotta la fronte e si gratta il mento “Interessante quanto complicato. Non vorrei che tu fossi rimasta traumatizzata dopo la storia con Giacomo.”
“Se fosse?” chiedo spaventata.
“Se fosse, devi convincerti di una cosa: non tutti sono Giacomo. E soprattutto: Filippo non è assolutamente Giacomo. Se fossi in dubbio per Damiano allora sì, avrei capito il tuo tormento, ma per Filippo.. Se fossi attratto dagli uomini o se fossi direttamente una donna, un pensierino ce l’avrei fatto pure io. E’ praticamente perfetto, quel ragazzo.” Borbotta imbronciato, facendomi ridacchiare un po’.
“Quindi,” riprende, serio “secondo me devi solo lasciarti andare. Se hai tutta questa ammirazione per Filippo, non dovresti faticare molto per dargli la fiducia necessaria per innamorarti di lui.”
Dargli la fiducia necessaria per innamorarmi di lui. Detta in questo modo è quasi poetico. Mi mordo il labbro chiedendomi se davvero sono disposta a lasciarmi andare, e mi vengono in mente tante immagini, tante parole: la coppia nel negozio di oggettistica prima di Natale, Roberto e Ginevra, la demoralizzazione di quest’ultima e del suo bisogno dell’altro, Samuele che mi parla di Manuela, incapace di rimandare troppo la confessione.. Poi di nuovo Filippo, che si preoccupa per me nell’ascensore bloccato, che mi porta i pasticcini prima che finiscano, che mi sorride come se per tutti non fosse la statua, che accetta di bere qualcosa insieme a me, che mi confessa i suoi sogni nel cassetto, che si diverte a mettermi in difficoltà con i significati delle parole, che sa quando è giusto esserci o non esserci, che mi chiama per avvertirmi delle condizioni di Simon, che mi garantisce la sua presenza e il suo sostegno.
Possono accadere un sacco di cose senza che nessuno possa prevederle. So che è ovvio, ma, parlandoci chiaramente, diamo ugualmente il tempo per scontato.” Aveva detto il mio ex-vicino di casa. Perché stavo sprecando il mio, di tempo, crucciandomi su cose così elementari? Perché il mio sentimento non poteva esser spuntato fuori spontaneamente e basta?
“Elle..” mi chiama Marco, che fino a quel momento mi stava scrutando attentamente “Ti fiderai di lui?”
Scuoto lentamente la testa “Non capisco perché ho avuto così tanti ripensamenti.”
“Per paura.”
“E perché ora è meno forte?”
“Perché hai realizzato per chi la stai affrontando.”

 


Ecco a voi il capitolo "Chiacchierate rivelatrici", signori. :3
Su twitter avevo scritto "Dopo aver letto il capitolo della prossima settimana, alla domanda 'Quanto adorate Marco da uno a dieci?' risponderete: 10 + infinito.". Ebbene, ora che potete rispondermi davvero: quanto adorate Marco da uno a dieci?
Finalmente, dopo 18 capitoli, chi supporta il Filinora ha un po' di sollievo. Vi posso dire fin da subito che ci sarà da divertirsi.
In questo aggiornamento non succede un gran ché, è vero, ma dovete riconoscere che di argomenti da trattare ce ne sono: vedi Manuela e Samuele, Ginevra e Roberto, il Filinora e il nostro vecchio saggio Marco! 
Se devo esser sincera, sono molto soddisfatta, specie per l'ultima parte. :) 

Indi per cui, visto che è pure il suo compleanno, dedico questo capitolo tanto significativo ad Ash, colei che mi fa recensioni da piegarsi in due dal ridere (anche se probabilmente questo effetto lo fa solo a noi due). CIAO ASHINI, CIAO! *saluta con la mano* WHO'S THE NIGGER IN CHARGE, OVER HERE?
Se siete fan dei 30 Seconds to Mars, vi consiglio di leggere qualcosa di suo ;) queen of nonsense, here!

Adesso ringrazio tutti, uno per uno.
La soddisfazione che mi dà EFP non me la dà niente e nessuno. :')

Ci vediamo al prossimo capitolo, con il primo incontro tra Eleonora e Filippo DOPO che la ragazza ha finalmente realizzato cosa le fa battere il cuoricino.
Appuntamento a Lunedì 10 Dicembre, BESHTIE! <3
   
 
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