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Autore: Mrs C    04/12/2012    10 recensioni
- Questo posto puzza.
- Di cosa?
- Disinfettante. E pannolini per bambini.
E morte. Ma questo non glielo dico. John sorride mestamente, senza mai distogliere lo sguardo dalla porta di fronte.
- Siamo nel reparto di rianimazione, come fai a sentire puzza di pannolini per bambini?
- Credimi, John. Ho naso per certe cose, e questo posto puzza decisamente di pannolini per bambini.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ddd Esiste un tipo d'amore, che non ha bisogno di fisicità per essere dimostrato












- Questo posto puzza.
- Di cosa?
- Disinfettante. E pannolini per bambini.
E morte. Ma questo non glielo dico. John sorride mestamente, senza mai distogliere lo sguardo dalla porta di fronte.
- Siamo nel reparto di rianimazione, come fai a sentire puzza di pannolini per bambini?
- Credimi, John. Ho naso per certe cose, e questo posto puzza decisamente di pannolini per bambini.
Riesco a strappargli una risata, bassa e poco convinta, ma è un inizio. Siamo qui seduti da quasi tre ore. John non ha spiccicato che qualche monosillabo ("sì", "no", "forse") e io inizio a essere impaziente. Poco fa è entrato in camera un medico senza rivolgerci quasi un'occhiata. Ho avuto voglia di prenderlo a pugni, ma John mi ha fermata prima ancora che potessi alzarmi dalla sedia. Mi ha fatto un cenno con la testa e io sono stata buona. Non è ancora uscito. Sono ansiosa. E ho bisogno di un caffè. Vorrei poter dire corretto ma sono sette mesi che non tocco nemmeno più un goccio di vino per pranzo e adesso ne sento terribilmente la mancanza.
- Myc ha detto che viene...?
- Dovrebbe essere qui a momenti. E smettila di chiamarlo Myc, non lo conosci nemmeno.
Faccio un movimento con la mano come a dire non è importante.
- Siamo concognati. Certe confidenze posso prendermele. Si dice concognati?
- Non lo so, Harry. E non siete concognati. Io e... Sherlock. Non siamo fidanzati.
Ennesimo movimento da parte mia, ennesimo sbuffo da parte sua.
- Dai un significato troppo ristretto alla parola fidanzati, John.
- E tu troppo ampio.
Batto i piedi sul pavimento. Quest'attesa mi snerva. Come mi snerva il fatto che non ho la minima idea di cosa sia successo e ho il terrore più assoluto di chiedere qualche informazione a John. Si regge in piedi a malapena, e ha un enorme cerotto bianco sulla parte destra del cranio. Non sono tanto idiota da non capire che c'è stato l'ennesima sparatoria post-inseguimento: non è la prima volta che lo ritrovo ammaccato. È invece la prima volta che vengo chiamata da Sua Maestà Mycroft Holmes in persona, per andare in ospedale e tenere d'occhio mio fratello. Ed è anche la prima volta che lo trovo fuori dalla porta, e non dentro.
Prendo un respiro. Non posso rimanere con questo dubbio atroce che mi sta mangiando il cervello.
- John? Cos'è successo, me lo vuoi dire?
- No.
- Il fatto che te l'abbia posta come domanda non vuol dire che effettivamente lo sia. Sputa il rospo, fatellino.
Lo vedo socchiudere gli occhi. È stanco, ma non gli darò tregua finché non si sbottona almeno un po'. C'è qualcosa di diverso, oggi, e mi spaventa il non sapere perché non ho idea di come aiutarlo.
- C'era una bomba... nel posto in cui eravamo. Artigianale. Niente di complicato, a prima vista. 
Iniziamo bene.
- Una bomba? Vi mettete anche a seguire i dinamitardi, adesso? Siete usciti di senno!
John alza gli occhi al cielo e sbuffa.
- Vuoi farmi la predica o sapere cos'è successo, Harry?
Entrambe le cose, ma per la prima posso aspettare. Muovo appena il capo: può andare avanti.
- Eravamo convinti che l'artefice fosse uno perché c'era traccia di una sola persona... sia sulla scena del crimine che sui residui delle bombe. Così quando abbiamo scoperto dove si nascondeva ci siamo precipitati noi due senza aspettare la polizia...
- Non ci posso credere! Siete due completi idioti!
- Harry...
- Harry un corno!
Sgrana un poco gli occhi, e mi fissa per qualche secondo di troppo. Non alzo mai la voce - non con lui almeno - e questo deve averlo ammutolito.
- Chi diavolo credete di essere? Michael Knight e Angus McGyver? [1] Siete stati fortunati a non essere finiti in obitorio tutti e due, piuttosto che in un letto d'ospedale! E poi-- no, anzi, vai avanti. Non dico più niente.
Incrocio le braccia, imbrociata come una bambina, e aspetto. John sta in silenzio finché, a voce bassa, non riprende a parlare. Inizio ad aver paura di sapere cos'è successo dopo.
- Abbiamo colto il primo di sorpresa così siamo riusciti a disarmarlo, ma non il secondo. Io non... me ne sono accorto subito. Sherlock sì.
Sospira. Un profondo sospiro che gli strappa via quelle poche energie che gli sono rimaste.
- La pallottola che lo ha colpito mi avrebbe beccato in piena fronte se non si fosse messo in mezzo. Poi, quell'uomo ha azionato l'ultima bomba prima di scappare e... Sherlock mi ha detto di andare via.
- Di andare via?
Annuisce.
- Sì. La pallottola non gli permetteva di camminare velocemente. Io ero ferito, ma potevo... salvarmi. Se avessi fatto in fretta, lasciandolo lì.
Non gli chiedo di andare avanti, e lui non lo fa. John era un soldato, suppongo che invece di mollare il suo compagno a una morte sicura si sia precipitato a disinnescare la bomba. Ovvio, non era negli artificeri, ma quando sei in guerra o impari in fretta o muori. [2] Eppure, c'è ancora qualcosa che mi stona. Non è certo la prima volta che John non da retta a quello squinternato del suo migliore amico... cosa c'è di diverso?
- Mi stai nascondendo qualcosa, vero?
Se è quello che penso, non parlerà mai. Ma io sono una Watson decisamente testarda e so che tasti toccare. E conosco mio fratello.
- Vi siete dichiarati?
Gli si arrossa il naso. Centro.
- Oddio, vi siete dichiarati!
- Abbassa la voce!
Mi tappo la bocca con entrambe le mani mentre lui si friziona i capelli, nervoso. Recupero un po' di respiro e cerco di scacciare il sorriso dalle mie labbra ma proprio non ci riesco.
- Chi è stato per primo? Tu o lui?
Ora anche le orecchie sono rosse.
- Oddio sei stato tu!
- Non ti dirò mai più niente, Harry! Mai più!
Mi viene da ridere, ma ho paura che se mi faccio scappare anche solo un singulto verrò depennata dalla lista degli invitati alle loro future nozze, e non posso certo permettermelo.
- Non mi sono... proprio... dichiarato. Non me l'ha fatto dire... l'ha capito da solo. E mi ha risposto senza lasciarmi finire la frase.
- Che cosa ti ha detto?
Si gratta la nuca, a disagio. Oh, può scordarsi che lascerò cadere il discorso così.
- Anche io, John. Dalla prima volta.
Ci metto un po' a cogliere il significato della seconda frase, e il sorriso non smette di crescere  sul mio volto, quando ci arrivo. John è di una sfumatura rosea abbagliante, e mi piacerebbe prenderlo in giro come quando eravamo ragazzini, ma ora non mi va proprio. Vorrei solo abbracciarlo forte.
- E sei ancora qui fuori perché...?
- Perché se sorpasso quella porta cambierà per sempre tutto ciò che abbiamo costruito, Harry. La nostra amicizia, la nostra vita insieme...
Esita un po'.
- Non so se sono pronto. Ho un po' paura.
In famiglia, John è sempre stato quello carico delle aspettative di tutti. Anche se era il più piccolo, fra noi, io sono sempre stata libera di vivere un po' come volevo. Lui non ha mai preteso niente in cambio. Ma adesso, implicito forse, mi chiede che cosa deve fare. Un aiuto, che io non gli ho mai dato. Sorrido, e gli prendo una mano fra le mie. Gioco un po' con le sue dita, e poi lo guardo negli occhi.
- Quando dici che io do un significato troppo ampio alla parola fidanzati, forse hai ragione.
Faccio una smorfia e continuo. John è bene attento alle mie parole.
- Ma se guardo voi due - e, credimi, fratellino, vi ho guardati - non posso fare a meno di usarla.
- Perché?
- Perché esiste un tipo d'amore... che non ha bisogno di fisicità per essere dimostrato. Se capisci cosa intendo.
Annuisce e io con lui.
- Bene. Il fatto che ve lo siate detti adesso, non vuol dire che prima fosse assente... eravate innamorati. Era palese a tutti quanti. Tu adesso hai paura perché te ne sei accorto, ma credimi che anche ieri, e il giorno prima e due mesi fa, lo eravate.
Ridacchio.
- Ma tu sei sempre stato un po' cieco su questo punto, fratellino.
John ride piano. Annuisce, e il rossore si espande un po' ovunque. Sembra più calmo e sereno, e mi ringrazia. Non lo dice con le parole, ma io so che lo sta pensando. La porta della stanza si apre. Il dottore ha un grande sorriso sul volto. Sherlock si è svegliato, sta bene. Si riprenderà presto, anche se l'operazione è stata delicata. Tiro un sospiro di sollievo, e mi stringo al braccio di John perché ho paura che le gambe non gli reggano. E nemmeno le mie.
- Vai.
Lo spingo piano nella stanza e lui mi sorride. Felice. Non l'ho mai visto così felice. Io rimango fuori, e socchiudo la porta. Vedo John sedersi accanto al letto del suo ragazzo, e sfiorargli la fronte timidamente. Si sofferma sui riccioli, poi scende sulla mascella in una serie di carezze che diventano via via più sicure, sotto gli occhi attenti e brillanti di Sherlock... e a questo punto chiudo la porta. Avrò tempo e modo di prendere in giro mio fratello e mio cognato, una volta usciti da qui.
- Myc, ora puoi uscire da quell'angolo.
Mycroft Holmes, in tutta la sua potente e ombrellata figura, cammina piano per il corridoio. Sbircia nella stanza di suo fratello per pochi secondi, fa una smorfia, e richiude la porta. Io rido, immaginando cos'ha visto.
- Ha fatto un buon lavoro, Mrs Watson.
- Harry, ti prego. Siamo concognati, adesso.
Fa un'altra smorfia.
- Ti ringrazio per avermi telefonato. Come hai avuto il mio numero?
- Ho i miei mezzi.
Ridacchio.
- Avevi progettato tutto, vero?
Fa spallucce, giocherellando con l'ombrello.
- Hai fatto in modo di far entrare me e mio fratello in reparto pur non essendo parenti stretti. [3] Sei una canaglia.
Alza un sopracciglio.
- Sono un Holmes.
Rido.
- Suppongo sia già una garanzia, Mr Governo. Hai abbastanza tempo per un caffè o la tua assenza potrebbe rovesciare l'MI6? [4]
Mycroft sorride. O ghigna. Probabilmente è più un ghigno; deve essere un tratto caratteristico degli Holmes.
- Penso che il tempo di un caffè posso trovarlo.
Sorrido. Non saluto mio fratello, e precedo l'uomo con l'ombrello appena fuori dal reparto. Una sensazione di leggerezza mi pervade lo stomaco, e per la prima volta penso di aver potuto aiutare John come in trent'anni non sono mai riuscita a fare, e come lui invece ha sempre fatto per me. Papà una volta mi disse "non avere alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole". [5] Oggi, ho capito quanto avesse ragione.








Ps. I'm a Serial Addicted

L'oneshot è ispirata a questa  meravigliosa Fanart di Sexlock (sdskdskkalslaòs). Mi rendo conto che praticamente non c'azzecca una tegola e all'inizio doveva essere molto più angst. Ma, ultimamente, proprio non ce la fo. Mi uscirebbe forzato e poco realistico, per cui mi butto su quello che sento. Avevo una gran voglia di utilizzare ancora Harry, per cui questo è ciò che ne è uscito.

[1] I protagonisti, rispettivamente, di Supercar e McGyver. Due telefilm che mi sono sempre piaciuti da morire X°D
[2] Citazione di Avatar.
[3] Quantomeno qua in Italia, nel reparto di terapia intensiva, non si può entrare a meno che le persone in questione non siano parenti stretti. Non so come siano in Inghilterra, ma mi prendo questa licenza poetica... e Mycroft ha le mani in pasta un po' ovunque, quindi ci può stare che Harry e John rimangano, no? *Coff*
[4] Piccolissimo omaggio a Trust Issues, della mia amata Mrs Teller <3
[5] Citazione di Paolo di Tarso.

Questa piccola cagatina è dedicata a RosiePosie77, perché mi ha fatto amare la sua Harry e mi ha spronato per scriverne a mia volta. Love you, Cris <3
Vi mando amore, e giuro che risponderò a tutti. E magari smetto di postare, eh -____-



Jess
   
 
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