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Autore: drunkonlove    04/12/2012    2 recensioni
-Uno Shirley Temple per favore.- disse Debby appoggiando i gomiti sul bancone del bar.
-Per me un Long Island.- disse Tom sistemandosi accanto a Debby.
-Arrivano subito.- disse il barista.
-Stai benissimo.- disse Tom cingendo la vita di Debby con un braccio -Sei stupenda, togli il fiato.- le sussurrò all'orecchio facendola rabbrividire.
-Grazie.- disse Debby con voce flebile.
Ecco perchè non voleva andare a quella stupida sfilata, ci sarebbe stato Tom e ci sarebbe stato anche Nathan, e non aveva la minima idea di come avrebbe gestito la cosa.
-E' da tutta la sera che ti fisso, non riesco a staccarti gli occhi di dosso.- disse Tom lasciandole una scia di baci sul collo.
-Non qui Tom.- disse Debby nel tentativo di respingerlo.
-Natahn non dovrebbe lasciare sola una ragazza così bella.- le sussurrò Tom riprendendo a lasciarle delicati baci sul collo.
-Ecco a voi.- disse il barista posando sul bancone davanti ai ragazzi i due drink.
-Grazie.- sorrise Debby.
-Andiamo in un posto dove possiamo stare io e te soli?- chiese Tom sorridendole maliziosamente.
-Non credo sia il caso.- disse Debby bevendo un sorso del suo drink.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay McGuiness , Max George, Nathan Sykes , Siva Kaneswaran , Tom Parker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 BUONGIORNO LONDRA!
 


A bagnare le strade della città era una pioggerellina leggera e fastidiosa, tipica dei mesi autunnali. Ancora in pigiama e con una tazza di caffè tra le mani Debby scostò leggermente la tenda della sua camera per osservare il panorama di Londra: il cielo era grigio ormai da qualche giorno e la pioggia cadeva ininterrottamente praticamente dall’inizio del mese.
-Tesoro io esco che sono già in ritardo.- disse suo padre affacciandosi alla porta della sua camera mentre si allacciava i polsini della camicia.
-Buona giornata papà.- rispose Debby correndo verso il genitore per schioccargli un bacio sulla guancia.
-Se hai bisogno chiamami.- disse il padre prendendo la borsa appoggiata sulla sedia vicino alla porta d’ingresso.
-Certo.- disse Debby sorridendo e salutando il padre con un cenno della mano.
Quando la porta si chiuse e le chiavi ebbero fatto due giri nella serratura Debby tornò in camera sua e, appoggiata la tazza di caffè sul comodino, si distese sul letto a pancia in su fissando il soffitto bianco, lasciando che mille pensieri le sfiorassero la mente.

Erano circa le undici e venti quando Debby decise che per quella mattina aveva pensato abbastanza, si alzò e preso un asciugamano dalla sua valigia, poi andò in bagno per farsi una doccia fredda che la svegliasse dal torpore in cui era caduta dopo essersi alzata insolitamente presto. Sotto il getto freddo della doccia Debby iniziò a canticchiare.
“Non devo dire grazie a nessuno, nella vita cammino da solo, finora i miei passi li ho fatti uno ad uno e ora sono più grande di loro ma il mondo è più grande di me, più grande di te, la responsabilità che hai davanti, più grandi di me, più grandi di te, ormai sei nel mondo dei grandi sii grande anche te.”
Entrando in cucina avvolta nel suo asciugamano verde Debby vide una busta infilata sotto la porta e si chinò per raccoglierla.
-E’ da parte di mamma … - disse sbuffando - Vediamo cosa dice …-
Dopo aver letto le prime righe Debby corse in camera sua e frugò nella borsa in cerca delle chiavi, quando le ebbe finalmente trovate andò ad aprire la porta e davanti a lei trovò un pacco regalo né troppo grande né troppo piccolo, era avvolto in una carta da regalo dorata e aveva il nastro rosso. Sollevò il pacco da terra e, dopo aver richiuso la porta con due giri di chiave, lo appoggiò sul tavolo della cucina, sciolse il nastro e tolse la carta regalo: una scatole di scarpe. Un enorme sorriso comparve sul suo viso, Debby aprì velocemente la scatola e tirò fuori un paio di open toe Louboutin tacco dodici ricoperti interamente di strass color oro su fondo nero. La ragazza se li rigirò un po’ tra le mani poi li rimise nella scatola e li portò in camera sua riponendoli nel fondo dell’armadio.
-Adesso non mi servite più.- disse chiudendo le ante dell’armadio.
Sentì le chiavi girare nella serratura, corse in cucina e guardò l’orologio, segnava le dodici in punto, era suo padre.
-Ciao tesoro.- disse il padre posando borsa e impermeabile sul divano.
-Ciao papà.- rispose Debby affondando tra i cuscini del divano.
-Allora come hai passato questa mattinata?- chiese il padre prendendo una pentola dall’armadietto e riempiendola d’acqua.
-Come al solito.- rispose Debby alzandosi dal divano - Vado in camera a vestirmi.-
-Va bene.- disse il padre accendendo il fornello.
Dopo aver indossato la biancheria Debby si sedette sul letto con la valigia ai suoi piedi, tirò fuori un po’ di abiti poi finalmente trovò un paio di pantaloni della tuta blu e una T-shirt grigia con qualche disegno.
-Sabato arriva tuo fratello da Ibiza.-
-Ah … ok.- disse Debby entrando in cucina.
-Non sei felice? Insomma prima che tu ti trasferissi in Italia con tua mamma voi due andavate d’amore e d’accordo.- disse il padre sedendosi su una sedia.
-Papà erano più di due anni fa …-
-Sì è vero, ma vi siete visti spesso, lui ha passato in Italia vacanze di Natale e Pasqua e anche dei periodi in estate.-
-Passava tutto il tempo a chattare con i suoi nuovi amici inglesi oppure giocava alla playstation … e la sera usciva in cerca di qualche ragazza che gli tenesse compagnia.- disse Debby scocciata.
-Sono sicuro che tornerete a volervi bene e a passare molto tempo insieme come ai vecchi tempi.- disse il padre sorridendo e scompigliando i capelli di Debby.
-Lo spero tanto … mi è mancato tantissimo in questi due anni e mezzo.- disse Debby sospirando.

-Debby io torno al lavoro, ci vediamo questa sera verso le sette. Perché tu non vai a farti un bel giro per Londra oggi pomeriggio?- disse il padre infilando alcuni fogli nella borsa da lavoro.
-Ma piove …-
-Ti dovrai abituare piccola mia, non sei più in Italia.- disse il padre aprendo la porta - Buon pomeriggio.-
-Buon lavoro.- disse Debby affacciandosi alla porta - A questa sera.-
Debby si affacciò alla finestra e vide il padre salire in auto e andarsene, la aspettava l’ennesimo pomeriggio di noia. Forse però andare a fare un giro per Londra non era una cattiva idea, da quando era tornata nella città in cui era nata non era mai uscita di casa se non per andare dal panettiere o dal giornalaio sotto casa. Decisa a riassaporare l’aria della sua Londra Debby andò in camera sua e dopo cinque minuti uscì cambiata. Indossava un paio di jeans slavati, una canotta bianca con un disegno del Big-Bang e sopra la sua giacca di pelle preferita, a completare il look il bauletto di Louis Vuitton che le aveva regalato suo fratello per i suoi diciotto anni. Prese le chiavi dal mobile della cucina sui cui le aveva lasciate qualche ora prima e uscì.
Per fortuna la pioggia aveva smesso di cadere, ma l’aria rimaneva fredda e umida. Camminando per le vie di una Londra semi-deserta Debby sorrise ripensando a quante ne avevano combinate lei e suo fratello Max correndo per quelle vie affollate e nascondendosi poi nei vicoli bui e stretti per non farsi beccare. Debby cercò di ricacciare indietro le lacrime poi andò a sedersi su una panchina di pietra nel parco dove spesso andava a giocare con suo fratello e suo padre. Non molto lontano da lei, seduti su un’altra panchina, c’erano quattro ragazzi, molto probabilmente erano amici, la fissavano da qualche minuto e si scambiavano battute ridendo, Debby cercò di far finta di niente continuando a bere la sua cioccolata che aveva acquistato da Starbucks poco prima.
-Ciao bella.- disse un ragazzo non troppo alto, capelli castani e occhi verdi, avvicinandosi a lei.
Debby non rispose e tornò a guardare lo schermo del suo i-Phone.
-Questa volta Tom hai fallito.- disse un altro ragazzo che stava fermo in piedi pochi passi dietro l’amico.
Dalla panchina, dove ormai erano rimasti in due, si alzò un ragazzo abbastanza alto, occhi blu e riccioli biondi che spinse Tom contro Debby facendole cadere la cioccolata a terra.
-Sei un cretino! Anzi, due cretini siete! Non vi hanno insegnato l’educazione?- disse Debby alzandosi dalla panchina e dirigendosi verso l’uscita del parco per tornare a casa.
-Scusami, non era mia intenzione, è stato Jay a spingermi.- disse il ragazzo che le era finito addosso rincorrendola.
-Non mi interessa e non devi scusarti, i cretini come voi purtroppo non hanno abbastanza cervello per capire cosa è giusto e cosa sbagliato.- disse Debby accelerando il passo.
-Per scusarmi ti invito a cena da me questa sera.- ribattè il ragazzo.
-Mangiatela da solo la tua cena. Addio.- disse Debby uscendo dal parco.

Quando il padre rientrò in casa erano circa le sette e trenta.
-Scusa per il ritardo Debby, è che l’ultimo cliente non se ne voleva più andare.- disse il padre entrando in camera sua per togliersi giacca e cravatta.
-Non preoccuparti.- disse Debby sorridendo - Ho ordinato la pizza per tutti e due.-
-Perfetto.- disse il padre entrando in bagno - Allora mentre aspettiamo mi faccio una doccia.-
Pochi minuti dopo qualcuno suonò il campanello, doveva essere arrivata la pizza. Debby prese 15 sterline dal suo portafogli e andò ad aprire.
-Ciao.- disse il ragazzo porgendole le pizze.
-Ecco a te.- disse Debby dandogli le 15 sterline.
-Comunque io sono Nathan e scusa ancora per oggi … Tom è un cretino.-
-Non sei tu a doverti scusare Nathan e comunque ormai è acqua passata.- disse Debby sorridendo.
-Io non abito molto lontano da qui, magari qualche volta potremmo vederci, solo se ti va.-
-Vedremo … sai io non sono una che ama uscire.-
-Comunque sai dove trovarmi, lavoro alla pizzeria da lunedì a venerdì. E’ stato un piacere.- disse Nathan sorridendo.
-Anche per me Nathan … comunque io mi chiamo Debby.- disse la ragazza ricambiando il sorriso.
-Allora ciao Debby.-
-Ciao Nathan.- disse Debby chiudendo la porta e appoggiando le pizze sul tavolo.
-Lo conosci?- chiese il padre entrando in cucina.
-No … cioè l’ho visto oggi al parco, sai quello dove io e Max andavamo sempre a giocare, quello non molto distante da qui.-
-Sì, ricordo perfettamente il vostro parco.- disse il padre sedendosi a tavola -Sai Max non ci è più andato da quando tu te ne se andata, dice che senza di te non è la stessa cosa. Ci tiene a te, e molto-
-Dovrebbe anche dimostrarlo però …- disse Debby prendendo dal frigo una bottiglia d’acqua.
-Allora oggi sei uscita poi?-
-Sì, un giretto veloce.-
-E come è stato tornare a respirare l’aria di Londra?- chiese il padre prendendo una fetta di pizza.
-Così … normale.-
-Sicura?-
-Beh … è stato bello diciamo, in fondo qui è dove sono nata e cresciuta.- rispose Debby posando il bicchiere sul tavolo.

Dopo aver guardato un po’ di televisione con il padre Debby andò in camera sua, si infilò sotto le coperte con le cuffie nelle orecchie e fece partire una delle sue canzoni preferite, iniziando a canticchiare a bassa voce.
“My heart is sinking as I'm lifting up above the clouds away from you and I can't believe I'm leaving, oh I don't kno-kno-know what I'm gonna do. But someday I will find my way back to where your name is written in the sand … Cause I remember every sunset, I remember every word you said, we were never gonna say goodbye singing la da da da da”
-Buonanotte tesoro.- disse il padre entrando nella stanza.
-Buonanotte anche a te papà.- disse Debby togliendosi le cuffie e schioccando un bacio sulla guancia del padre.
-Canti davvero bene sai.- disse il padre sorridendo e uscendo dalla camera.
-Grazie.- disse Debby lasciandosi ricadere sul letto.
Quando il padre uscì dalla sua stanza Debby frugò tra le lenzuola per trovare l’i-Pod e lo spense posandolo sul comodino, poi si tirò le coperte fin sopra la testa e si addormentò.



  
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