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Autore: Revengeance_    04/12/2012    2 recensioni
Partì Speak to Me, mentre la mia consumata edizione di Dark Side of the Moon diffondeva la musica facendo sparire il silenzio di quella mattina che non avrei mai voluto vivere, l’acqua bollente della doccia mi scivolava adoosso lasciandomi sulla pelle solo il profumo di lavanda del bagnoschiuma. Uscii dal bagno senza preoccuparmi di chiudere l’accappatoio
-Sei bella-
sobbalzai e mi voltai verso Jimmy, ancora sdraiato nel letto
-Buongiorno Alex-
aggiunse mettendosi le mani dietro la nuca per guardarmi meglio
-Buongiorno anche a te, alzati e vestiti o faremo tardi-
sbuffò leggermente per poi alzarsi dal letto, io presi in mano i vestiti che avrei dovuto indossare e li posai accuratamente sul letto
-Hai un buon profumo-
sobbalzai di nuovo, credevo fosse entrato in bagno
-Lavanda?-
chiese sussurrando levandomi l’accappatoio e allungandosi verso la camicetta bianca, mentre io mi allacciavo il reggiseno e indossavo l’intimo
-Lo sai benissimo-
sorrisi debolmente e lui baciò la mia spalla, nuda, mentre mi faceva infilare la camicia
-Già-

Seguito di "Radiant Eclipse"
Genere: Commedia, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Racconti incompiuti di Huntington Beach e Frammenti'
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Seize the Day
[Racconti incompiuti di Huntington Beach II]


Stavo bevendo del thè freddo sotto il palco dove James e gli altri stavano facendo il sound-check, quando la suoneria del mio cellulare sovrastò le note di “Warmness on the Soul”
-Scusa Matt!-
Mi allontanai velocemente per poter rispondere
-Pronto?-
-Parlo con Alexandra Jane Shine?-
-Si, chi è?-
-Mi chiamo Samuel Vincent Grey e sono l’avvocato del signor Jeremiah Zacharias Harris, oggi è stato aperto il suo testamento, dove lei è citata: si deve presentare domani alle 11.00 nel mio ufficio a Los Angeles, le invierò al più presto un messaggio con l’indirizzo. Arrivederci-
-Arrivederci-
fu l’unica parola che riuscii a dire prima di sentirmi crollare il mondo addosso.
Jeremiah era morto e io non lo sapevo, Jeremiah era morto e io non ero con lui, Jeremiah mi aveva citata nel suo testamento.
-Jeremiah è morto-
quando lo dissi ad alta voce realizzai davvero e delle calde lacrime di dolore iniziarono ad attraversarmi il viso, mi appoggiai al muro dietro di me e, lentamente, scivolai a terra, dove mi strinsi nella felpa di Jimmy, scossa da violenti singhiozzi.

[Venuto dal sole o da spiagge gelate, perduto in novembre o col vento d’estate ]

Non so quanto rimasi in quella posizione, quando mi riscossi, con gli occhi che ancora bruciavano per le tante lacrime, sentii i ragazzi che mi cercavano
-Radiant Eclipse!-
Brian
-Cucciola!-
Matt
-Alexandra!-
e Jimmy, quando sentii quest’ultimo mi alzai in piedi spolverandomi i pantaloni
-Ragazzi, sono qui!-
dissi con voce piuttosto flebile, ma facendomi comunque sentire
-Che fine avevi fatto ragazza?-
-Sono sempre stata qui!-
Cercai di dare un tono entusiasta alla voce e di sorridere, non riuscendoci affatto
-Ma tu hai pianto..-
Zacky mi passò le dita sotto gli occhi, probabilmente per togliermi il trucco colato
-Alex, cosa è successo?-
James mi si avvicinò e si piegò finchè i nostri visi non furono alla stessa altezza, io non risposi e lui mi diede un bacio leggero dandomi un po’ di forza per parlare, ma non per spiegare
-Domani devo andare a Los Angeles per un testamento-
rimase un po’ sorpreso, conosceva la mia storia e sapeva che qualunque notizia sui miei genitori non mi avrebbe fatto né caldo né freddo
-Ma tu non eri di San Diego?-
chiese infatti
-Si-
capì che non avrei dato delucidazioni
-Vuoi che veniamo con te?-
-No-
ci pensò un attimo
-Vuoi che venga io?-
-Si, ma non potrai entrare-
-Ok, c’è altro?-
mi chiese vedendo che mi torturavo le mani, in effetti dell’altro c’era. Jeremiah aveva sempre tenuto al fatto che fossi vestita a modo, almeno in sua presenza
-Mi servono dei vestiti-
-Ne hai molti-
-Non sono adatti-
mi diede un altro bacio e non aggiunse altro, si voltò verso il resto della band con un enorme sorriso
-Ragazzi, SHOPPING!-
[…]
Mi svegliai alle nove, alle undici dovevo essere a Los Angeles, ed entrai nel bianco bagno dell’hotel accendendo le casse del lettore CD. Partì Speak to Me, mentre la mia consumata edizione di Dark Side of the Moon diffondeva la musica facendo sparire il silenzio di quella mattina che non avrei mai voluto vivere, l’acqua bollente della doccia mi scivolava adoosso lasciandomi sulla pelle solo il profumo di lavanda del bagnoschiuma. Uscii dal bagno senza preoccuparmi di chiudere l’accappatoio
-Sei bella-
sobbalzai e mi voltai verso Jimmy, ancora sdraiato nel letto
-Buongiorno Alex-
aggiunse mettendosi le mani dietro la nuca per guardarmi meglio
-Buongiorno anche a te, alzati e vestiti o faremo tardi-
sbuffò leggermente per poi alzarsi dal letto, io presi in mano i vestiti che avrei dovuto indossare e li posai accuratamente sul letto
-Hai un buon profumo-
sobbalzai di nuovo, credevo fosse entrato in bagno
-Lavanda?-
chiese sussurrando levandomi l’accappatoio e allungandosi verso la camicetta bianca, mentre io mi allacciavo il reggiseno e indossavo l’intimo
-Lo sai benissimo-
sorrisi debolmente e lui baciò la mia spalla, nuda, mentre mi faceva infilare la camicia
-Già-
[…]
Arrivammo nel quartiere di DownTown, davanti al grattacielo indicatomi via messaggio dall’avvocato, alle undici precise. Jimmy parcheggiò poco prima della porta girevole e io scesi avvicinandomi all’entrata sulle elegantissime decolteè nere che mi aveva regalato Zacky, quando mi richiamò
-Alex!-
-Si?-
Mi voltai
-Ti aspetto qui di fronte-
mi disse indicando il caffè piuttosto chic dall’altra parte della strada, ridacchiai pensando alla faccia di tutte le persone con la puzza sotto il naso che, probabilmente, lo frequentavano e avrebbero visto entrare James
-Cos’è che ti fa tanto ridere?-
Me lo disse sorridendo, forse contento di avermi strappato la prima vera risata da due giorni a quella parte
-Lo capirai quando entri, a dopo-
detto ciò sparii oltre l’entrata a vetri.
Bussai sulla porta in mogano con la targhetta “Avvocato Samuel V. Grey” che mi era stata indicata al banco informazioni, sedici piani più in basso, una voce maschile piuttosto giovane mi invitò ad entrare
-Avanti!-
mi accomodai subito sulla sedia più vicina alla scrivania, esattamente davanti ad un grande televisore nero
-Lei deve essere Alexandra Shine-
mi disse offrendomi la mano, che strinsi
-Io sono Samuel, Samuel Grey-
feci un sorriso di circostanza, in risposta al suo che sembrava sincero
-Mi dispiace molto per suo..-
Non riuscì a finire la frase che entrarono i nipoti di Jeremiah: Sharon Mariah Harris donna in carriera senza tempo per la famiglia e con la puzza sotto il naso, accompagnata dal marito Ian Oswald King gran lavoratore e imprenditore importante in tutta la California, e Dave Benjamin Harris tipico ragazzo viziato che sperpera i soldi di famiglia; conoscevo tutti e tre solo attraverso racconti e foto, ma ci avevo preso in pieno.
-Samuel, muoviamoci a fare questa cosa-
Mi irritai, anzi, mi incazzai per il tono superficiale che quella gallina aveva usato ma mantenni la calma e porsi loro una mano
-Buongiorno-
dissi cortese, non mi rispose nessuno dei tre e Sharon mi squadrò da capo a piedi facendo una smorfia di disgusto quando i suoi freddi occhi grigi si posarono sui miei capelli dal colore innaturale
-E questa chi è? La sua assistente forse, avvocato Grey?-
disse ad alta voce Dave facendo l’occhiolino al suo interlocutore
-No, ho convocato la signorina Alexandra perché citata nel testamento di vostro nonno, ora se volete cortesemente sedervi possiamo iniziare-
il suo tono fu secco e irritato, notai il suo sguardo posarsi su una foto dove erano ritratte una donna molto bella di chiare origini latine e una sorridente bambina sdentata
-Sono sua moglie e sua figlia?-
chiesi un po’ per allentare la tensione, un po’ per far capire a quell’idiota la stratosferica figura di merda che aveva fatto
-Si, questa piccolina è la mia dolce Isabel-
mi disse sorridendo e indicandomela in una foto più grande che non avevo notato, rimasi a guardare le immagini finchè una voce conosciuta mi accarezzò l’orecchi: Jeremiah
-Salve ragazzi, ciao piccola Alex, se state guardando questa registrazione significa che non sono più lì con voi. Ora dirò tutti i miei lasciti, iniziando da colei che mi è stata più vicina di tutta la mia vera famiglia. A te, Alexandra Jane Shine, lascio la mia casa di Huntington Beach e tutto ciò che si trova al suo interno, oltre ad un pacco che ti verrà consegnato alla fine di questa registrazione e il mio cuore, abbine cura bambina..-
dopo le ultime parole smisi di prestare attenzione al video con le lacrime che mi rigavano il viso, strappai la carta che avvolgeva l’oggetto allungatomi dall’avvocato Grey e iniziai a singhiozzare sommessamente quando vidi la chitarra classica nera di Jeremiah. Accarezzai le corde dello strumento e poi volsi nuovamente lo sguardo allo schermo; lì, il protagonista dei miei pensieri, aveva la stessa chitarra che ora io tenevo fra le mani
-Seize the day or die regretting the time you lost, it’s empty and cold without you here, too many people to ache over..-
suonando intonò la prima strofa di Seize the Day, poi si fermò
-Buona fortuna, Radiant Eclipse-
mi sentii picchiettare su una spalla, quando mi voltai vidi Samuel che mi porgeva un fazzoletto
-Può andare, prima di uscire passi dalla mia segretaria: le darà ciò che le spetta.-
e mi sorrise osservandomi attentamente, forse preoccupato, aggiustandosi la cravatta blu
-Allora.. Arrivederci signor Grey-
gli porsi la mano, che strinse calorosamente
-Arrivederci signorina Shine-
-Addio-
dissi ai nipoti di Jeremiah, che non mi risposero.
Così come io uscii da quella stanza, la famiglia Harris uscì dalla mia vita.
Appena misi piede fuori dal grattacielo mi avvicinai al caffè, dove mi aspettava Jimmy, con in tasca le chiavi tintinnanti di Jeremiah che pesavano come macigni. Passando davanti la vetrina delle torte vidi Jimbo leggere il giornale, con gli occhiali inforcati sembrava quasi una persona seria. Ridacchiai ed entrai nel locale ignorando i commenti di apprezzamento degli uomini viscidi e impaccati di soldi che, evidentemente, lo frequentavano e mi avvicinai al mio compagno
-Vado al bancone, tu vuoi qualcosa?-
sobbalzò, evidentemente non mi aveva sentita arrivare, io posai la borsa sul tavolino: la chitarra l’avevo portata in macchina
-Tu che prendi?-
-Baileys-
-Prendine due-
mi allontanai e mi diressi al bancone per ordinare
-Posso offrirle qualcosa?-
mi voltai e vidi uno di quei damerini laccati che avevano accuratamente commentato le mie gambe e il mio culo
-No grazie, sono con il mio fidanzato.-
gli risposi accennando a James, che squadrò
-Insisto, credo di essere molto meglio di quel ragazzino-
disse atteggiandosi a uomo vissuto
-Credi male-
gelida, parlai con voce talmente tagliente che mi stupii di vederlo ancora vicino a me
-Ohohoh! Non farti pregare, gattina, è solo un drink dopotutto-
sorrise, beffardo, mettendo una mano sulla mia coscia. Sbam! Gli diedi un ceffone di rovescio, prendendolo in pieno volto
-Puttana!-
si rivoltò e fece per schiaffeggiarmi a sua volta, strizzai gli occhi in attesa
-Qualche problema?-
li riaprii e vidi Jimmy che gli bloccava il braccio storcendoglielo, lo sovrastava e faceva veramente paura. Gli occhi dello stronzetto guizzavano terrorizzati sulla figura imponente di James, sulle borchie e sui suoi tatuaggi. Non emise neanche un suono.
-Dai J, andiamocene-
gli dissi, sapevo che sarebbe bastato pochissimo per scattare (non che a me dispiacesse), ma la barista era sbiancata e volevo evitarle problemi. Ci avvicinammo alla porta, dopo aver recuperato tutti i nostri effetti, pronti ad uscire, evidentemente al coglione non era bastata la paura e, spavaldo, era tornato al suo tavolo: vicino alla porta
-Sei così ubbidiente sennò non puoi sbattertela?-
facendo finta di non aver sentito, presi il portacipria con lo specchietto dalla borsa e mi diedi una ritoccata al trucco mentre il damerino si prendeva un pugno che, secondo me, non avrebbe mai scordato
-Andiamo tesoro?-
dissi con fare teatrale e come se non fosse successo nulla, Jimmy si limitò a sorridere e ad intrecciare le dita con le mie
-A volte penso che ti piacciano, le mie risse-
affermò, una volta usciti
-Non ho mai detto il contrario-
gli risposi sorridendo, lui ridacchiò divertito
-Comunque mi devi un drink, stasera Ashley’s?-
-Stasera Johnny’s, si torna ad Huntington Beach-
mi disse, il mio sorriso si spense e la tasca destra della gonna mi sembrò pesare una tonnellata
-Tutto bene Alex?-
mi chiese prima di aprire lo sportello e salire in macchina
-Si, Jimmy, tutto bene-
“sto solo cercando di tenere incollata la mia anima spezzata”, così avrei dovuto finire la frase: ma non lo feci e salii silenziosamente sul veicolo dove caddi in un sonno profondo.

Angolino della tizia che da un tappo e una vigorsol non si è mossa:
Ringrazio
Narjis per la recensione sperando che questa OS sia più soddisfacente, ringrazio anche Pyxty SuperPuff e __MD per aver messo "Radiant Eclipse" tra le preferite ;3
Ps: se lasci una recensione non mi offendo, nono!
Revengeance_

   
 
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