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Autore: StefanoReaper    05/12/2012    4 recensioni
Natale. A Natale siamo sempre più buoni.
Ma in questo, l'ultimo, non ci saranno i regali, i bambini felici e la gioia dell'accoglienza.
L'istinto animale, l'odio e gli inganni calceranno via ogni umanità, in una voragine di tremenda normalità.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
- Questa storia fa parte della serie 'D'Amore, Di Morte e D'Altre Sciocchezze.'
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ROBERTO SARDI                                                                                               
18:35
Roberto Sardi, il famoso imprenditore immobiliare che comandava sui prezzi di mezza Roma e dintorni, non riusciva a trovare alcuna soluzione per sfangare quella maledettissima serata. Lo aspettava una noiosissima cena da quella stronza della cognata, la signorina Agata Mirelli. Quella donna aveva da un pezzo superato i 40 e ancora aveva la faccia tosta di farsi chiamare 'signorina' solo perché, brutta com'era, era rimasta zitella tutta la vita. D'altro canto sua moglie, Simonetta Mirelli, da un paio di mesi era entrata in uno stato d'agitazione: non faceva altro che parlare di quella cena, non vedeva l'ora che arrivasse quella sera. E due ore prima si era chiusa in bagno per prepararsi.
Sarà lo spirito natalizio, pensò Roberto portandosi la bottiglia di rum alla bocca. Il rum lo faceva stare meglio, era la sua unica consolazione per la noia che lo attendeva.
Poi sentì la serratura scattare e la moglie canticchiare qualche insulso motivetto natalizio. Dopo pochi minuti comparve alla vista di Roberto la signora Simonetta Mirelli in Sardi, 130 chili di cellulite coperti da una tovaglia gialla e un cappello verde vomito sui capelli grigi e secchi.
O-mio-dio! pensò lui guardandola con disgusto e prendendo un lungo sorso per riprendersi dallo shock.
- Stai ancora così? Ma vuoi prepararti? - gracchiò lei senza neanche guardarlo.
- Sì, sì... Dammi 5 minuti.
- Faresti meglio a sbrigarti, Agata non abita mica dietro l'angolo.
Per fortuna, sennò sai che palle! Tutte le sere da lei...
 

AGATA MIRELLI                                                                                                   
18:42
Agata Mirelli abitava all'appartamento 12, palazzina III, del comprensorio Isola Felice, via Gianluigi Rontiglioni, 447, appena fuori Roma.
L'aveva comprato dieci anni prima, quando alla morte del padre le era entrata abbastanza eredità da poterselo permettere.
E viveva lì da sola, come un cane. L'unico sfogo che aveva era poter sparlare con la sorella del cognato, quell'essere immondo di Roberto Sardi. E quel Natale sembrava essere l'occasione perfetta e irripetibile per fargliele pagare tutte.
Stasera sì che ci divertiamo, pensò sfregandosi le mani. Poi, come presa da un raptus cominciò a ordinare il tavolino, il salone, ad accendere candele e a mettere musica natalizia allo stereo.
- Tutto perfetto - si disse ad alta voce - Ora devo solo aspettare.
Così dicendo si accese una sigaretta e si buttò davanti alla tv.
 

LORENZO ALBERTI                                                                                         
18:57
Quando si svegliò, nudo, completamente sfasato e dolorante, Lorenzo Alberti in arte Struzzo, chitarrista e membro fondatore della band underground Dead&Sex, non ricordava un bel niente di quello che era successo quel giorno. Rigirandosi nel letto, sbatté su un altro corpo nudo insieme a lui nel letto. Ora ricordava. Accese la luce per riguardare quella meraviglia.
Sdraiata supina, nuda come natura vuole, Ginevra – si chiamava Ginevra, sì? – dormiva abbracciata a un cuscino di piume mezzo distrutto. L'aveva caricata in macchina quando, insistentemente, gli aveva chiesto se volesse salire da lei. E lui non se l'era fatto chiedere due volte.
Lorenzo si guardò attorno: piume in ogni parte, soprammobili per terra, vestiti buttati ovunque. Questo era lo spettacolo che si presentava ai suoi occhi assonnati. Forse abbiamo un po' esagerato, pensò ridacchiando tra sé e sé. Scese silenziosamente dal letto e cercò i vestiti. Trovò mutande e calzini sopra una abat-jour, i pantaloni sotto al letto e tutto il resto in un groviglio apparentemente senza forma su una sedia. Si sistemò come meglio poté e uscì dalla stanza, dando un'ultima occhiata alla musa dormiente sul letto disfatto. Si chiuse la porta alle spalle e uscì dalla casa.
In strada guardò il cielo ormai nero su cui risaltavano le decorazioni natalizie.
Ok, è la vigilia. Mancano poche ore al Natale. Che cazzo faccio?
 

ROBERTO SARDI                                                                                              
19:25
Erano in quella casa da nemmeno cinque minuti e si era già rotto il cazzo. Non poteva credere di aver ceduto così facilmente, di essersi fatto fregare anche quell'anno, come tutti gli anni. Ogni Natale la stessa storia. Lui, indifeso, isolato su una poltrona in pelle che puzzava di vecchio da una parte, e moglie e cognata sedute a un tavolino dall'altra, intente nel loro hobby preferito: sparlare di lui. Oh, ma questa volta sarà diverso: giuro che non mi chiamo più Roberto Sardi se non mi faccio uscire le palle e...
Il flusso alcolico di pensieri fu interrotto bruscamente dalle risatine sarcastiche e gracchianti delle due streghe. Cercò di ignorare le occhiatacce che si sentiva tirare addosso e i commenti pungenti che si scambiavano a voce appositamente troppo alta. Non le sopporto più!
Si alzò. Barcollando si avvicinò al tavolo, prese la bottiglia di Duca di Castelmonte che le due sorseggiavano tra una risata e un'altra e se l'appiccicò alla bocca.
Posò la bottiglia con un tonfo, poi ci ripensò e se la portò verso la porta.
- Dove credi di andare, brutto stronzo, la sera di Natale? - urlò Simonetta Mirelli.
La voce le era uscita come una cannonata, aveva quasi rovesciato il tavolo e per lo spavento la sorella era caduta dalla sedia.
- Da un'altra parte. Mi sono rotto le palle di stare qui a sorbirmi i vostri insulti. - prese un respiro - Quindi tanti saluti, e divertitevi!
- Se non ti vedo qui prima di mezzanotte, giuro, sei un uomo morto. - disse, causando una una risatina nella sorella che intanto si era rialzata.
- Oh sì, quando torni avrai il tuo regalo.
E, senza dire una parola, Roberto Sardi si chiuse con un tonfo la porta di casa alle spalle.
 

LORENZO ALBERTI                                                                                          
20:18
Lorenzo fissava ormai da un quarto d'ora il foglietto tutto stropicciato che si era trovato nella tasca dei pantaloni. Chiamami 3288011526, diceva. Avrebbe davvero voluto farlo.
Non sapeva dove andare, non aveva un posto dove passare il Natale. La famiglia lo aveva cacciato di casa perché aveva abbandonato gli studi per andare in giro a fare il metallaro, a ubriacarsi e a scopare. Non voleva neanche provarci. Anzi, in realtà quella mattina ci aveva provato, e tutto ciò che ricevette furono un vaffanculo e una porta in faccia.
Ma che cazzo, non posso farmi ospitare da sconosciuti la sera di Natale...
Ma si fece forza, anche perché il freddo cominciava a entrargli nelle ossa. Prese il cellulare e digitò il numero.
Squillò a lungo, tanto che ebbe intenzione di rinunciare, quando...
- Pronto?
Rimase senza parole. E mo' che le racconto?
- Ciao Ginevra... Sono... Sono Lorenzo. - cominciò lui.
- Oh... - disse solamente lei. E passarono lunghi imbarazzanti momenti di silenzio.
- Senti, mi dispiace disturbarti la sera di Natale, probabilmente starai già con i tuoi parenti, magari state già a tavola, lo so che sono un po' fuori luogo ma...
Non voleva dirglielo. Se ne vergognava. Da solo la notte di Natale. Che schifo!
- Vuoi arrivare al punto? Mi stai facendo venire il latte alle ginocchia!
Lorenzo cedette. Le raccontò tutto, dall'inizio alla fine. Dopo si sentì meglio, ma temeva una figura di merda di quelle colossali, che ti rimangono attaccate addosso per tutta la vita.
- Senti, - cominciò lei - Perché non vieni qui da me, anzi, dai miei? Non credo ci siano problemi, non lascerebbero mai nessuno da solo stasera!
Non poteva crederci. Lorenzo Alberti in arte Struzzo aveva ricevuto la notizia più bella della sua vita. Capì che quello valeva più di mille concerti, di mille birre, di mille scopate. Si sentì accolto e tranquillo.
- Sei sicura? Non vorrei disturbare...
- Stai scherzando!? Prendi la macchina e vieni qui... Ti invio l'indirizzo per messaggio e...
- Ginevra? - la interruppe lui.
- Sì?
- Grazie.
Lei, dall'altro capo, sorrise.
- Sbrigati.
 

GINEVRA DI CARLO                                                                                          
20:22
Ginevra si sentiva leggermente osservata. Gli occhi di tutta la famiglia le erano addosso e le loro orecchie non potevano credere a quello che avevano sentito.
- Ginevra? - cominciò una signora sulla sessantina, la signora Camilla Roncoli, la madre - Hai appena invitato uno sconosciuto?
- Ma non è uno sconosciuto mamma! È il mio ragazzo. - mentì spudoratamente – Non ha nessuno con cui passare il Natale... Lo so che è già tardi, ma non possiamo lasciarlo solo!
Così magari ci rimedio pure la scopata natalizia. Seguì un lungo minuto di silenzio, e a Ginevra sembrò che le avessero letto i pensieri.
- Hai ragione... - seguitò la signora Roncoli accompagnata da cenni di assenso dalla maggior parte della famiglia. - Ma certo che, così, all'improvviso...
Si interruppe cercando di ridare una sembianza di normalità all'accaduto.
- Come hai detto che si chiama?
Terrore. Il sangue le si gelò nelle vene, ogni singolo muscolo si paralizzò e un brivido le percorse la schiena. Merda! Come cazzo si chiama..!?
- Emh... - cazzocazzocazzo, Ginevra inventati qualcosa! - Luigi!
- Luigi? Bel nome... Raro.
Ora l'unico problema era ricordare a quel poveraccio che per tutta la sera si sarebbe dovuto chiamare Luigi.
Poi guardò l'orologio.
- A proposito, ormai sarà quasi arrivato. - sapeva che non era possibile, ma si sentiva troppo in ansia lì sotto gli occhi di tutti. - Inizio ad andare verso il cancello.
E apprezzando le sue doti menzognere prese la giacca e uscì dal portone.
 

ROBERTO SARDI                                                                                              
20:26
Ma dove cazzo credevo di andare?
Roberto Sardi pensava di stare per morire assiderato, bottiglia di grappa in mano e sigaretta nell'altra, seduto su una panchina a 300 metri dalla palazzina.
Non aveva nessun posto dove poteva andare: giustamente era la notte di Natale!
Si consolò pensando che era comunque mille, ma che dico, diecimila volte meglio stare là al freddo piuttosto che dover sopportare le due arpie. E poi di cos'altro ho bisogno? Alcool e sigarette, meglio di così!
Ma in realtà c'era qualcosa che Roberto Sardi avrebbe volentieri aggiunto alla sua lista di averi: una bella figa con cui divertirsi un po'. Erano ormai cinque mesi che ogni giovedì, quando la signora Mirelli in Sardi andava al corso di uncinetto, si scopava quella puttanella dell'Angela, la contabile. Ma stava iniziando a stufarsi anche di lei. Era così, ogni cinque/sei mesi cambiava contabile, e ogni volta ne prendeva una più gnocca e più zoccola dell'altra. Era il suo modo di tirare avanti. Ma quella sera non c'era nessuna contabile a disposizione.
Ma forse aveva parlato troppo presto. Duecento metri più avanti, dalla palazzina I, uscì sgambettando una stallona bionda, con uno stacco di coscia lungo come l'ostiense appena nascosto da una minigonna jeans.
Un angelo. Ma che ci fa un angelo la sera di Natale in giro da solo? Si chiese Roberto. Poi, sorridendo, si rispose. Ma certo, è stato mandato da Dio per salvare la serata del povero Roberto.
Si alzò, butto la sigaretta a terra e si avvicinò alla ragazza.
Ora ci divertiamo, tesoro.
 

LORENZO ALBERTI                                                                                          
20:31
Arrivato a via Gianluigi Rontiglioni, 447 Lorenzo si ritrovò davanti un enorme complesso residenziale, di quelli per ricchi. Parcheggiò la macchina al lato della strada e iniziò a comporre il numero della ragazza. Squillava.
- Ehi, sto arrivaAAAAAAAH - la ragazza urlò, e insieme all'urlo Lorenzo udì un altro suono, un ruggito, un verso disumano.
- Ginevra? GINEVRA!?
Si tolse il telefono dall'orecchio e entrò di corsa scavalcando il cancello.
Sentiva la ragazza urlare, nel pieno del panico.
- Lasciami bastardo!! AIUTOO!! - Ma le grida furono soffocate.
Lorenzo correva pompando fuori il fiato come una macchina a vapore, seguendo la direzione delle grida, mentre teneva sull'orecchio il telefono che ora squillava sul 113. Rispose la segreteria.
- Pronto? Pronto! C’è qualcuno? Ma dove cazzo siete, la sera di Natale?
Poi li vide. Un mostro, un essere immondo teneva a terra Ginevra, svenuta e ormai mezza nuda.
- Lasciala brutto bastardo! - urlò, correndo verso i due. Vide che l'uomo era sporco di sangue, e aveva lì vicino, buttata a terra, una bottiglia di grappa rotta.
Il panico. Un'incalcolabile energia si impossessò di Lorenzo, che come una iena si scaraventò sull'aggressore. Ma fu un attimo.
Sentì un forte dolore all'addome, seguito da una sensazione di viscido calore.
La mente gli si svuotò, e cadde a terra, con la Duca di Castelmonte ben piantata nello stomaco.
 

ROBERTO SARDI                                                                                              
20:57
Roberto Sardi era in piedi e, stremato e tremante, guardava attraverso gli occhi offuscati dall'alcool la scena che gli si presentava davanti.
Aveva ammazzato la ragazza. E aveva ammazzato anche quel ragazzo.
Era un assassino. Si sentì gelare il cuore, e si buttò a terra, piangendo.
Ma che cazzo sto facendo? pensò dopo parecchi minuti. Devo andarmene da qua.
Allora si alzò, sgrullò la giacca e si pulì le mani insanguinate sull'erba bagnata dalla rugiada.
Poi si voltò e corse via.
 

SIMONETTA MIRELLI                                                                                         
21:12
Simonetta Mirelli, insieme ad Agata Mirelli, attendevano con ansia il ritorno del signor Sardi. Erano su di giri, in parte per l'enorme quantità di alcool che avevano in corpo e in parte per il pensiero di ciò che stava per accadere. Sempre se quell'imbecille si convince a tornare, si disse tra sé Simonetta. Poi guardò l'orologio, e capì che doveva ancora aspettare parecchio, prima dell'azione.
Ma si sbagliava. Dopo pochi minuti si sentì bussare alla porta. Bussavano insistentemente e con forza, quasi a sfondare la porta.
- Chi cazzo è!? - se ne uscì urlando Agata.
- Sta' zitta, stronza. Sono Roberto, apri! - sbraitò il signor Sardi da dietro la porta di mogano.
- Oh, il signorino si è deciso di tornare a casa, finalmente! - ridacchiò sarcastica Simonetta.
- E chi ti dice che ti faremo entrare?
Il gioco era appena cominciato.
 

ROBERTO SARDI                                                                                              
21:15
- Se non mi fate entrare giuro che sfondo la porta!
Era diventato una bestia. Non capiva più niente. Vide solo la porta aprirsi, e corse dentro.
Si trovò davanti moglie e cognata, e non fu mai così felice di vederle. Ma subito ripiegò quel pensiero: aveva davanti a sé le due donne che lo guardavano con odio, come fosse un animale. Poi vide il set di coltelli da cucina giapponesi che aveva regalato il natale scorso alla cognata ed ebbe un singulto.
- Vieni caro - cominciò la moglie - Siediti con noi...
Non aveva altra scelta. Sapeva che sarebbe stata una pessima idea rimanere lì, insieme a quelle due pazze con quelle katane in miniatura a loro libera disposizione. Ma dovette obbedire.
Lo fecero sedere sul divano, spogliandolo, accarezzandolo, stuzzicandolo in tutti i modi possibili. Poi presero i coltelli.
- Sai, - proseguì Simonetta Mirelli - Ho messo sotto l’albero il tuo pacchetto sapendo che tu non l’aprirai mai. Sai cosa c'è dentro? - Disse tirandoli il pacco dritto in faccia. Di sfuggita, sul biglietto, riuscì a leggere Buon Natale, tesoro. Il tuo ex marito.
Il signor Sardi non volle credere all'immagine che gli si era visualizzata nella mente, e riuscì solo a negare con un gesto del capo. Era terrorizzato, messo all'angolo come un agnello sacrificale, come un maiale al macello. Era finita.
- Un perizoma. Un perizoma rosso con scritto davanti “ENTRARE DA DIETRO”. Sai per caso di chi possa essere? Sai, l'ho trovato due mesi fa sotto al letto.
Roberto Sardi era pietrificato. Tremava come una foglia, si sentiva lo stomaco in subbuglio e la nausea salire veloce.
- Chissà perché, - continuò lentamente lei rigirandosi tra le mani quell'arma che tutto era tranne che un innocuo arnese da cucina - Ciò non mi sembra per niente buono, per te!
E gli avvicinò la lama alla gola, facendola scorrere lentamente. Roberto percepì il freddo della lama gelargli il sangue, e sentì il cuore battere i sedicesimi.
- Tesoro... Cara... - balbettava - Lasciami spiegare, dai.
- Lasciami spiegare un cazzo! - urlò. Poi riprese un contegno e una postura dignitosi.
- Non avrai tempo di spiegare, sarai morto prima.
Quelle furono le ultime parole che il signor Roberto Sardi, il famoso imprenditore immobiliare che comandava sui prezzi di mezza Roma e dintorni, puttaniere, alcolista e omicida, sentì in vita sua.
La lama già gli attraversava la gola da parte a parte quando il sangue cominciò a colargli dalle labbra.

   
 
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