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Autore: hugmejameshoran    05/12/2012    1 recensioni
“Va tutto bene, va tutto bene! Shh, passerà, capito? Devi farcela! Dicci come ti chiami, parlaci un po’! Devi rimanere sveglia, l’ambulanza sta per arrivare, è tutto finito” Harry Edward Styles, perché ci siamo trovati in queste circostanze? Hai messo in pericolo la tua vita e quella di Zayn per salvare una stupida come me.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le strade erano buie, ed io ero stata una stupida ad andare con uno sconosciuto.
 
"Ti prego, non farlo!" Dissi guardandolo negli occhi.
"Perché non dovrei?"
"Perché qualcuno lo verrà a sapere e andrai nei guai. Guai seri!" Dissi quasi urlando, avevo paura.
"Non mi interessa. Ora ti ho qui, con un vestito provocante e faccio ciò che voglio. Quel che sarà, sarà!"
Cominciai a correre per fuggire da quel mostro. Non volevo essere maltrattata, no.
"Ferma, cazzo!" Sentivo i suoi passi svelti dietro di me. "Che ti prende? Non ti vuoi divertire?" Continuava mentre mi seguiva.
"Cazzo, lasciami stare! Nemmeno ti conosco. Sono minorenne, andrai nei guai!" Ormai avevo troppa paura, dovevo inventarmi ogni scusa.
"Sei minorenne? Cavolo. Beh, questa è una complicazione."
A questa frase rallentai, finalmente aveva capito?
Si stava avvicinando di nuovo e dai suoi occhi vedevo che aveva il rimorso.
“Non volevo spaventarti. Potrai mai perdonarmi?” Disse con gli occhi lucidi ma con un sorrisetto ai lati della bocca.
All’improvviso capii. “Cosa?? Se fossi stata maggiorenne che mi avresti fatto, scusa??” La domanda mi venne spontanea.
L’uomo mi guardò.
“Ti avrei violentato e poi lasciata a terra al freddo” lo disse tranquillamente.
Piano piano cominciai ad allontanarmi.
“Te sei uno psicopatico del cazzo! Che hai in mente??” Ormai urlavo.
Con un balzo mi saltò addosso e mi tappò la bocca.
“Non urlare! Vuoi farci scoprire?? A una maggiorenne l’avrei lasciata a terra, te essendo minorenne dovrai morire. Non voglio passare la mia vita dentro una prigione schifosa!” Dicendo questo rideva.
Sbarrai gli occhi: voleva uccidermi.
Dovevo dar retta alle mie amiche e non lasciare la discoteca.
Ero nei guai, di lì a poco sarei stata violentata e sarei morta.
“Spero tu stia scherzando”, mi tremava la voce.
“Perché dovrei scherzare? Sono serissimo, ragazza”.
“Non può essere vero. Vengo a Londra per sfuggire allo schifo dei ragazzi italiani e mi ritrovo un londinese come loro, mi ritrovo te!”
“Mi stai dando dello schifoso?”
Era una domanda senza attesa di risposta. Dopo due secondi mi arrivò uno schiaffo sul viso e mi sentii strappare il vestito dal seno all’ombelico. Era fottutamente freddo.
“Vediamo se capisci chi è sottomesso” mentre parlava, continuava a strapparmi il vestito.
Mi sentivo un topolino indifeso di fronte ad un gatto padroneggiante.
Il freddo mi paralizzava le mani e il massimo che potevo fare era graffiare il viso di quell’animale schifoso.
“Devi lasciarmi!” urlavo.
Dopo svariati urli, sentii dei passi che si avvicinavano. Finalmente qualcuno sarebbe venuto a salvarmi.
“Hai richiamato l’attenzione, cazzo! Ora dovrò saltare tutto il piano di godimento”.
Piano di godimento? Oh, cavolo. Che avevo combinato?
Cominciò a tastarsi le tasche fino a che non trovò quello che cercava: un coltello.
Indietreggiai di colpo e lui mi venne dietro poiché mi teneva la mano.
“Posso dire che va tutto bene. Posso dire che stavamo giocando!” Quella paura stava raggiungendo limiti mai scoperti.
“Troppo tardi baby, hai rovinato tutto!”
I passi ormai erano vicini a noi.
“Ehi, c’è qualcuno qui?” una voce calda, maschile.
“Che cosa succede??” un’altra voce, sempre maschile. Questa la riconobbi subito, non potevo non riconoscere il famoso ‘vas happenin?’ del mio idolo.
Subito dopo pensai: cazzo, i miei idoli sono qui ma io sto per morire. Vorrei fargli sapere quanto sono importanti per me, ma molto probabilmente non farò nemmeno in tempo ad aprire bocca che tutto questo sarà finito.
“Sappi che per la fine che farai sei una ragazza sprecata, mi dispiace così tanto...” sembrava sincero a dire questo, però dopo mezza serata passata insieme avevo capito che quello era il suo modo per dissuadere una persona. Come era riuscito a fare con me.
Senza perdere altro tempo mi girai verso le sagome che si avvicinavano.
“Sono qui, aiuto!” urlai, e le sagome si misero a correre.
Quello fu l’errore più grande della mia vita.
Feci in tempo a finire la frase, poi ricevetti una coltellata allo stomaco.
Il dolore era indescrivibile; mentre la lama scorreva veloce dentro di me sentivo il fuoco e la pelle che si tagliava sotto la pressione del coltello. Non riuscii nemmeno a urlare dal dolore, caddi prima in ginocchio poi distesa su un fianco con la mano che premeva sulla ferita.
Non capii molto delle urla e dei colpi che seguirono la mia caduta, capii soltanto che i miei idoli ebbero la meglio quando vidi i visi di Zayn e Harry apparirmi davanti.
Probabilmente stavo sognando, erano così belli e preoccupati.
‘Ciao, mi sentite?’ dov’era la mia voce?
Non riuscivo a parlare, sentivo le palpebre pesanti.
“Va tutto bene, va tutto bene! Shh, passerà, capito? Devi farcela! Dicci come ti chiami, parlaci un po’! Devi rimanere sveglia, l’ambulanza sta per arrivare, è tutto finito” Harry Edward Styles, perché ci siamo trovati in queste circostanze? Hai messo in pericolo la tua vita e quella di Zayn per salvare una stupida come me.
“Parlaci, dai! Andrà tutto bene” anche te, Zayn Jawaad Malik. Ormai ripetevano ognuno le stesse frasi dell’altro, tutto pur di tenermi sveglia; ma io proprio non ce la facevo.
Cominciava a essere più buio del normale ed io avevo sonno, tanto sonno.
‘Vorrei dirvi che vi amo, che amo anche Niall, Liam e Louis. Dove sono? Oh, ora non importa. Dite loro che li amo… Stupida voce, perché funzioni male? Devi uscire dalla mia bocca, non devi rimanere nella mia mente.’
Dovevo sforzarmi, dovevo dire qualcosa a quei ragazzi. Volevo dirgli il mio nome ma la voce faceva capricci.
“Mmm...” sforzandomi usciva un suono rauco, meglio che niente. “Mmm...Mart..ina” che fatica.
“Ti chiami Martina? E’ un nome bellissimo! Di dove sei? Dicci di dove sei, ti prego!” quanto potevano essere dolci? Avevano gli occhi lucidi per me.
Mi sentivo uno schifo però, parte dei miei idoli stava piangendo perché ero a terra sofferente. Forse era arrivato il momento di mettere fine alla sofferenza di tutti.
“V-vi amo, tu-tutti e c-cinqu-ue. Nes-ssuno esc-cluso” in sette parole avevo detto tutto. Tutto il tempo trascorso a casa a prepararmi discorsi su discorsi non era servito a nulla.
Sette parole, semplici ma efficaci.
Finalmente mi sentivo realizzata, non avevo più nulla da perdere.
“Anche noi ti amiamo! Resta con noi, però. Che fai, ci lasci? Non lasciarci ora che hai detto di amarci!”
‘Mi dispiace, vorrei rimanere ma proprio non riesco.’

Non trovavo più nemmeno la bocca.
Non sentivo il corpo. L’unica cosa che sentivo erano le pulsazioni sulla ferita, quelle si che non potevano mancare.
Resistere a quel dolore ormai era diventato insopportabile; era giunto il mio momento.
Piano piano rilassai quel poco di corpo che riuscivo a sentire, e col passare dei secondi sentivo sparire la pressione delle mani di Harry sul mio braccio.
Guardai verso di lui ma non le aveva tolte.
‘Ci siamo’, pensai.
Cinque, sei, sette secondi. All’ottavo secondo era già diventato tutto buio.
“Martina, rimani con noi!” delle voci robotiche giravano per la mia mente, ormai stava diventando tutto così irreale.
Venti, ventuno secondi.
Buio totale. Silenzio assoluto. Nessuna luce in fondo al tunnel.
La voce dei miei idoli era sparita:
ero morta.
 
Sono Martina e stasera sono morta fra le braccia dei miei idoli.
Spero che loro stiano bene; sanno che li amo e questo basta per essere felice ora che la mia vita è stata spezzata.
  
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