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Autore: Patta97    05/12/2012    4 recensioni
"- Quando sarò un pirata, Mycroft – annuncia, solenne. – E tu un qualunque tirapiedi del governo, tremerai di fronte alle mie sciabole affilate e morirai d’invidia davanti ai miei mille tesori! -
- Ne sono certo – acconsento, tirandolo giù seduto per una manica del pigiama e accomodandomi accanto a lui sul letto. – Ma per adesso dormi -"
Teen!Mycroft e child!Sherlock.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!
Contro ogni previsione, rieccomi qua! 
Questa one-shot è il frutto del mio girovagare serale su tumblr e della mia innata passione per il fluff.
Ispirata da una frase di Mycroft a John nella 1x2: "
But initially he wanted to be a pirate."
Spero vi piaccia!
Chiara
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Capitan Sherlock.

- Mio fratello ha il cervello di uno scienziato o di un filosofo, ma ha comunque deciso di diventare un detective – snocciolo, piano. – Che cosa possiamo dedurre sul suo cuore? -

- Non saprei – risponde il dottore, con aria quasi di sfida.

Ma non c’è nessuna sfida, davvero non lo capisce.

- Nemmeno io. Ma inizialmente… voleva essere un pirata – svelo quel particolare e la mia mente vaga nei ricordi per qualche secondo.

Busso alla porta, piano.

Una parte di me vorrebbe già che dormisse, per non svolgere quello strano compito che normalmente spetterebbe a mia madre.

- Entra, Mycroft – dice la voce dall’interno.

Apro lentamente la porta di legno, infilandomi veloce nella camera, e me la chiudo alle spalle.

Vengo avvolto dal buio nella stanza e socchiudo gli occhi per vedere meglio.

- Sherlock? – chiamo, esasperato. – Sbuca fuori – intimo.

- Capitan Sherlock, se non le dispiace, messere! – dice la vocetta del mio pestifero fratello, da qualche parte nel buio della fin troppo grande stanza.

- Accendi la luce, Sherlock – sorrido nel buio, tra l’irritato e il divertito.

Una torcia elettrica si accende e si punta sui miei occhi. Mi schermo con una mano.

- All’attacco, ciurma di pulciosi! Per il rum, l’oro e Tortuga! – urla Sherlock, ostentando un tono da fiero capitano.

Una pioggia di peluche e di cianfrusaglie mi si abbatte addosso.

Blocco la maggior parte di questi con le braccia, ma gli altri cadono inevitabilmente sulla mia testa, scompigliandomi la pettinatura.

- Sherlock! – lo rimprovero, seccato.

- Bene! – continua a recitare. – Adesso che quei tirapiedi della Regina sono tutti ben legati e in fila sull’asse… rimane solo l’ammiraglio! Lasciate che sia io ad occuparmi di lui, signor Cane di Peluche. Lo farò a fettine, mi ci gioco la mia futura barba! -

Sbuffo, mentre qualcosa di simile alla risata si fa largo nel mio petto.
 
Penso a cosa direbbero i miei compagni, il mio insegnate privato di tedesco, o i miei genitori a vedere ciò che, dall’alto dei miei quattordici anni, sto per fare.
 
Mi sfilo la vestaglia da camera e la lascio cadere sul pavimento.
 
Avanzo verso la torcia elettrica e vedo che è poggiata sul comò dal lato opposto della stanza.
 
La spengo.
 
- Capitan Mostriciattolo! Ci rincontriamo! – annuncio nel buio, con la miglior voce “da cattivo” che riesco a fare.
 
Sherlock ride da qualche parte, contento che stia al gioco.
 
- Questa volta ti batterò, Ammiraglio Brufolone! – sogghigna.
 
- Non ho capito come mi hai chiamato, Capitan Nanerottolo! – mi fingo arrabbiato e seguo il suono della sua voce per trovarlo nel labirinto di cianfrusaglie che è la sua stanza.
 
- Ti ho chiamato Brufolone, Ammiraglio Spilungone! – ribatte lui, indignato.
 
- Brufolone, eh? Strambetto! – mi avvicino.
 
- Pel di carota! -
 
- Gnometto! -
 
Un attimo di silenzio. Sta pensando a un altro piccolo insulto nel suo fin troppo fornito vocabolario.
 
Mi acquatto pronto a saltargli addosso.
 
- Ciccion… Ah! – urla, colto di sorpresa.
 
Lo prendo in braccio e me lo metto in spalla come un sacco di patate. Pesa meno di una piuma.
 
- Aiuto! – continua a dimenarsi, ridendo e sbuffando, agitando i piccoli pugni sulla mia schiena. – Aiuto, ciurma, aiuto! Capitan Coniglio, aiuto! Ammutinamento, ammutinamento! -
 
Lo lascio cadere sul letto e accendo la lampada sul comodino.
 
Mi fissa coi grandi occhi azzurri, la boccuccia imbronciata e le guance sporche. Porta un fazzoletto – uno dei miei fazzoletti rossi, mi accorgo con una smorfia – legato sulla testa a mo’ di bandana e una benda nera sull’occhio destro.
 
Il mio piccolo, insopportabile, adorabile fratello di sei anni.
 
- Ti arrendi, Capitan Sherlock? – gli domando, impettito.
 
- Un vero pirata non si arrende mai! – dichiara Sherlock, infervorato.
 
Annuisco, pragmatico, come se fosse ovvio.
 
- E i “veri pirati” vanno a letto? – chiedo.
 
Ci pensa su.
 
- Solo se hanno una bella donna accanto… o se hanno tanto sonno. Capita, dopo un’alzata di gomito o dopo un abbordaggio alla marina inglese – spiega, una luce convinta negli occhi innocenti.
 
- O dopo che i fratelli maggiori li prendono a ceffoni – aggiungo, con un sorrisetto fetente.
 
- I fratelli maggiori dovrebbero solo osare! – si alza in piedi sul letto, muovendo il bacino per stare in equilibrio sul materasso troppo morbido.
 
Tende il braccio destro come se tenesse un’invincibile spada invisibile fra le mani.
 
- Quando sarò un pirata, Mycroft – annuncia, solenne. – E tu un qualunque tirapiedi del governo, tremerai di fronte alle mie sciabole affilate e morirai d’invidia davanti ai miei mille tesori! -
 
- Ne sono certo – acconsento, tirandolo giù seduto per una manica del pigiama e accomodandomi accanto a lui sul letto. – Ma per adesso dormi e fammi andare, che ho da fare. Buonanotte – auguro e mi alzo.
 
- Mycroft – chiama, assonnato.
 
Lo guardo e lui si sfila la benda dall’occhio.
 
- Ho preso uno dei tuoi fazzoletti – ammette, indicando la bandana improvvisata che gli fascia la testa riccioluta.
 
- Ho notato -
 
- Non ti dà fastidio? – prova a provocarmi.
 
- No, Sherlock – sospiro, esasperato. Mi giro di nuovo, tentando di uscire.
 
- Mycroft? – chiama nuovamente, incerto. – Perché non è venuta mamma a darmi la buonanotte? -
 
Sospiro. – Mamma sta aspettando papà –
 
Annuisce. – Piange? –
 
- No – mento. Sembra bersela, ma so che non è così.
 
È troppo giovane, il mio piccolo e intrepido pirata, per capire e accettare questo tipo di cose. Ma Sherlock non è un normale bambino di sei anni, è più forte e più intelligente.
 
- Buonanotte, Capitano – dico di nuovo e oso dargli un bacio sulla fronte, proprio come mamma faceva con me e so fa con lui.
 
- Buonanotte, Ammiraglio – sbadiglia, stropicciandosi gli occhi.
 
Spengo la luce e raccolgo la mia vestaglia da terra. Esco e chiudo la porta.
 
Aspetto qualche secondo e la socchiudo per sbirciare: Sherlock ha di nuovo la luce accesa e fantastica leggendo i suoi libri di avventura.
 
Sorrido e vado a letto.
 
Mi riprendo con un piccolo sussulto dal ricordo.
 
Mi accorgo di avere un sorriso malinconico e tirato sulle labbra. Faccio un respiro profondo e ricompongo la mia maschera altezzosa.
  
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