Bisogna dire, per cominciare, che Piton era l’ultima persona al mondo a volersi mettere a spiare dietro una porta; e poi, dopo tutto il casino della profezia, dell’assassinio dei Potter, delle chiacchiere del “Prescelto” che era costretto a subire ogni santo giorno, non ne aveva neanche voglia.
Infatti, se da giovane avesse deciso di farsi i fatti suoi, probabilmente le cose si sarebbero risolte comunque, e forse anche in modo migliore.
Quindi, era un po` traumatizzato dall’origliare dietro le porte; pero`, Hagrid aveva tanto insistito, e lui non aveva avuto il coraggio di dirgli di no. Piu` che altro, perche` temeva gli avrebbe staccato la testa, con quelle manone grandi come badili.
Quell’infausto giorno, quando Hagrid venne in lacrime nel suo ufficio, Piton lo fece sedere, reprimendo un sospirone.
Era convinto che piangesse perche` gli erano morte le zucche nane e fosse venuto in cerca di conforto – non capiva perche` andasse proprio da lui a cercare conforto, ma non voleva pensarci troppo – e, invece, quella volta, sembrava davvero una cosa seria.
“Mi…m-mi…mi…mmmmmi…mi vogliono…mi vogliono…” balbetto` Hagrid, poi, singhiozzando cosi` forte da far impallidire qualunque movimento tellurico, si interruppe.
“Hagrid, chi sarebbe mai cosi` pazzo da volerti? Coraggio, parla e non fare il bambino. Sei anche troppo cresciuto.” disse Piton, spostando le boccette piu` delicate dal raggio d’azione di Hagrid.
“Mi vogliono licenziarEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE”
strillo` Hagrid, costringendo Piton a cercare la bacchetta per difendersi da quelle lacrime che cadevano a profusione come gocce di pioggia.
“Ma guarda, e` terribile” borbotto` Piton, asciugando tutte le lacrime di Hagrid con un colpo di bacchetta. Non gli sembrava diplomatico ordinare agli elfi domestici di prendere la bottiglia di Dom Perignon invecchiato che teneva da 16 anni chiusa nelle segrete del castello. La teneva da parte per la morte di Potter, di Voldemort o, meglio ancora, di entrambi, ma anche il licenziamento di Hagrid poteva essere un buon motivo per aprirla.
“L-lo so che e` sta-stato perche` uno degli studenti si e` ro-rotto due brac-cia, ma non aveva capito che per i Mangiacacca di Finlandia si possono usare solo i piedi!” “Che tragedia, Hagrid” borbotto` Piton “ma come fai a saperlo?”
Cerchiamo le certezze, che diamine! Senno` si spreca il Dom Perignon!
“Oh, io l-li vedo…parla-re…e m-mi guardano…cap-piscono che vorrei sentire…e va-vanno a rinchiudersi in una stanza!” fece per scoppiare di nuovo in lacrime, ma Piton, che fremeva di orrore al pensiero di dover ripulire il suo ufficio dal moccio, lo interruppe:
”Calmati. Chi vedi che ti guarda e se ne va per non farsi sentire?”
”Il p-preside…e la..la McGranitt”
“Be`, se ti vogliono licenziare dovrebbero dirlo a te, no? Non parlarne fra di loro. Quindi, penso che stiano parlando di altro…”
”Ti prego, Piton, puoi aiutarmi a ca-capire?”
”Capire? E cosa vuoi che faccia?” si prese lo stesso la briga di chiederlo, ma sapeva gia`, in cuor suo, cosa volesse. E, dopo aver capito che non c’erano conferme per il licenziamento di Hagrid, quella consapevolezza fu una vera e propria batosta.
“Ti p-prego…P-Pi-Piton…p-puoi dirmi che co-cosa si dicono? Que-quella porta e` tro-troppo piccola pe-per me…non riesco ad appo-appoggiare l’ore-ecchio…”

E fu cosi` che Piton si ritrovo` ad appoggiare l’orecchio sulla fatidica porta. In effetti, la McGranitt e il preside avevano un comportamento strano, quasi circospetto. Piton si nascose dietro una delle colonne e, secondo il piano, vide Hagrid fermarsi poco distante da loro, e i due, dopo essersi scambiati un’occhiata eloquente, salutarono brevemente Hagrid e corsero a chiudersi in una delle aule vuote.
Mentre Hagrid restava li`, in attesa, tremante come una montagna durante una frana, Piton si accovaccio` a terra e poso` l’orecchio destro sulla porta.
Si ricordava ancora, si`, si ricordava perfettamente del momento in cui, in un tempo ormai lontano, aveva poggiato l’orecchio e le mani alla porta e aveva origliato. E, da quando era successo quello che era successo, aveva giurato a se` stesso e alle due vittime che non avrebbe origliato mai piu`.
Lily, perdonami, ma l’hai visto Hagrid quanto e` grosso…mi ammazzerebbe. James, se adesso ti vedessi, reale o fantasma, ti sputerei in un occhio, ma perdonami, anche tu. E ascolto`.
“Albus, dobbiamo dirlo a tutti, se ci scoprissero cosi`…” ”Minerva, non ci scopriranno mai, siamo stati troppo prudenti”
”Ma Hagrid…”
”Minerva, Hagrid e` troppo grosso per riuscire ad origliare da questa porta senza sfondarla. Mi duole ammettere che la discrezione non e` il suo forte” ”Oh, ma Albus, pensi che sia saggio? Alla nostra eta`, sposarci…”
”Minerva, siamo entrambi persone mature, serie, intelligenti. Alla nostra eta`, dici? E io rispondo si`, alla nostra eta`. Perche` entrambi abbiamo avuto il nostro dolore, le nostre illusioni infrante, i nostri amori perduti e, nonostante tutto questo, siamo pronti a rinascere. E io voglio rinascere con te, Minerva. Senza di te, nulla ha senso, a questo mondo.”
“Oh, Albus!”
”Oh, Minerva!”
Quindici minuti dopo, un Piton pallidissimo si stacco` dalla porta, sussurrando
“Appero`, Preside…”
E si allontano` piano piano, afferrando Hagrid per una delle sue manone.
“Allora, che cosa hai sentito, Piton? Mi vogliono licenziare?”
”Hagrid, nessuno di noi sara` licenziato, ‘sta tranquillo”
”Sicuro?”
”Sicurissimo”
”Allora io vado a badare alle zucche nane, si stanno un po` deperendo. Quando vuoi, Piton, sei il benvenuto per un te`, va bene?”
”Certo, Hagrid. Grazie”
“Grazie a te!” allegro e saltellante, Hagrid ando` verso la sua capanna, lasciando profondi solchi sul terreno.
Hagrid era un cuore puro, non vedeva nulla di fronte a se`, fosse una torrida relazione fra due insegnanti o Piton, pallidissimo e tremante nei corridoi della scuola.
Era stata una giornata veramente piena.
Prima l’illusione di vedere Hagrid licenziato svanita nel nulla, poi l’aver infranto la promessa di non origliare mai piu`, e per cosa, poi…per sentire…
Era stata una giornata pesante, altro che piena.
Pesante, come un macigno, un buco nero.
Traumatica.
“Oh, ciao, Severus” disse Minerva McGranitt, uscita da quell’aula con il Preside alle sue spalle. Piton era ammirato dal fatto che, nonostante quello che avesse sentito, fossero entrambi in forma cosi` impeccabile. Lo chignon della McGranitt non si era mosso di un centimetro “Volevo dirti che oggi Potter ha distrutto per sbaglio meta` del tuo ufficio. Stava cercando gli ingredienti per una Pozione Polisucco illegale, cosa che fa praticamente ogni anno, ed e` caduto dalla scala”
”Ah…” sussurro` Piton. Non trovava ci fosse altro da aggiungere.
“Sono ragazzi” disse giovialmente Silente “non ce l’avrai con lui per questo, vero?”
”No, certo che no” sussurro` Piton, scuotendo la testa.
“Be`, Severus, dato che sei qui, tanto vale che te lo diciamo” Minerva prese un profondo respiro, prima di continuare “Io e Albus ci sposiamo”
”Oh, ehm…e` meraviglioso” per sottolineare queste parole, Piton riusci` perfino a storzellare la sua bocca in un ghigno.
“E abbiamo deciso di adottare Potter”
”Oh.” Questo non lo avevano detto, mentre origliava
“E sara` lui a diventare nuovo Preside di Hogwarts, appena avra` il diploma” disse Silente “Sara` il tuo nuovo capo”
”Oh.” Severus non aggiunse altro, e la coppietta felice decise di allontanarsi per andare a raccontarlo agli altri professori.
Piton pensava a Potter Preside di Hogwarts.
Che gli diceva che cosa fare.
Ogni giorno.
Fino alla sua pensione.
Adesso si` che aveva bisogno di quel Dom Perignon.



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