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Autore: TheTsundere_Miharu    06/12/2012    2 recensioni
Era un bambino stupido, silenzioso, piagnucolone e piuttosto solitario.
Eppure era sempre stato il favorito. Quello a cui davano più attenzioni, a cui indirizzavano più sorrisi, a cui dedicavano più carezze e parole dolci.
Non potevo sopportarlo.
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{ Nagumo x Hiroto }
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Claude Beacons/Nagumo Haruya , Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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― Note iniziali.

Ehilà! In questi giorni non sono a casa per problemi di cui non vorrei proprio parlare, e non avendo la connessione internet ho finito un paio di fanfiction, tra cui questa (l'altra è una Taiichi che pubblicherò al più presto ;3)
Allora, cosa dire? Avevo iniziato questa fic tipo tre mesi fa e l'ho finita solo ora, bene XD La mia OTP è la HiroEn (come ben saprà chi ha letto le mie altre fic :°D) ma ho voluto sbizzarrirmi questa volta, e scrivere una cosa tenera(?), per una volta. uu"
L'ho scritta per una delle persone più importanti per me, Vane ç///ç Spero ti piaccia!
Passo e chiudo, fatemi sapere-- *fugg







 

_That stupid crybaby.


Ricordo che lui giocava sempre vicino all’altalena.
Nessuno gli chiese mai perché lo facesse, ma sembrava adorasse stare in quella particolare zona.
Lì giocava con la sabbia, da solo, e quando si stufava di farlo si avvicinava all’altalena e si sedeva.

Io, Suzuno e Osamu, al contrario, giocavamo con tutti gli altri vicino al cancello dell’orfanotrofio – ogni tanto si aggiungeva anche Midorikawa, se non era a provare bizzarre capigliature – aspettando l’arrivo di nostro padre.
E quando sentivamo il rumore della sua auto frenare proprio lì accanto, il suono dello sportello che si apriva e i suoi piedi che toccavano terra, tutti ci fermavamo aspettando che entrasse.
E quando lo vedevamo avvicinarsi, l’eccitazione si impadroniva di noi e – lo ricordo benissimo – tutti ci lanciavamo verso di lui, che come al solito era pieno di regali per noi.

Ma il primo a raggiungerlo, come al solito, era lui.
Mi chiedevo sempre come facesse, se fino a qualche momento prima era sull’altalena.
Forse era più veloce di noi, o semplicemente più fortunato.
Ogni volta che questa scena si ripeteva, il mio odio per lui si incrementava.

Era un bambino stupido, silenzioso, piagnucolone e piuttosto solitario.
Eppure era sempre stato il favorito.
Quello a cui davano più attenzioni, a cui indirizzavano più sorrisi, a cui dedicavano più carezze e parole dolci.
Non potevo sopportarlo.
Non volevo che tutte quelle stupide attenzioni fossero rivolte a me, non ero mai stato un bambino affettuoso, ma vedere che una persona del genere le riceveva mi mandava in bestia.
Da quanto potevo vedere, anche Osamu sembrava molto infastidito, ma lo nascondeva meglio di me. E poi lui era geloso soprattutto di Hitomiko, per il quale ha sempre avuto una cotta spropositata.

Ogni tanto Suzuno mi guardava con freddezza e mi diceva di darmi una regolata, che tutto quell'odio era immotivato ed egoista – lui è sempre stato l'unico a capire i miei veri sentimenti, anche se le sue parole non mi hanno mai aiutato.
Ma ogni volta, io mi giravo a guardarlo per un secondo, facevo un'espressione contrariata e poi me ne andavo con le mani infilate nelle tasche, la mascella contratta e una vena che pulsava sulla fronte.

Capitava che stessi anche interi giorni isolato dagli altri, quando quello stupido bambino dai capelli rosso fuoco riceveva un'attenzione in particolare.
Mi faceva infuriare così tanto che mi dimenticavo di mangiare o fare qualunque altra cosa.
Mi nascondevo in qualche posto in cui non avrebbero potuto trovarmi facilmente e non uscivo fuori finché non riuscivo a calmarmi.
Cosa che, per me, diventava sempre più difficile.


Per questo, ancora non capisco il motivo per cui quel giorno mi comportai così.
Non capisco perché il mio corpo reagii in quel modo.
Non capisco perché, dopo aver ottenuto la cosa che avevo desiderato a lungo senza ammetterlo neanche a me stesso - un'attenzione, solo una stupida attenzione - rovinai subito tutto con le mie mani.
Non comprendo il perché le lacrime solcarono il mio viso, mentre tentavo di nasconderle, quando ti vidi piegato sulle ginocchia, scosso dai singhiozzi.
Non so perché allungai la mia mano verso di te, chiamando il tuo nome sottovoce.
Ricordo solo che ti girasti, con il viso paonazzo e il muco che ti colava dal naso, e mi guardasti con quei tuoi stupidi occhi verdi, completamente spalancati e lucidi.
E come, subito dopo, avvicinasti la tua mano alla mia, afferrando il piccolo giocattolo che tenevo in essa.
Lo avvicinasti al tuo petto, fissandolo con stupore.

"E' il giocattolo più bello che mi abbiano mai regalato, ma te lo presto. Trattalo bene o te la farò pagare."

Ricordo bene che il tuo volto, da incredulo, si trasformò in un attimo - hai sempre avuto la strana capacità di cambiare espressione in pochi attimi.
Un sorriso ti illuminò il viso, e fece sembrare anche tutte quelle lacrime più graziose.


Non mi hai mai chiesto perché feci quella cosa.
Ti ho sempre odiato, per questo neanche io avrei mai potuto risponderti.

  
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