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Autore: Con gli occhi del cuore_    06/12/2012    11 recensioni
Sono passati vent'anni dalla tua morte.
Vent'anni, quattro in cui io non sapevo niente.
E non perdonerò mai la mamma per questo.
Per tutte le volte che suonavano alla porta e io correvo sperando che fossi tu
Perchè ogni 25 dicembre tornavo in quel brutto posto e correvo verso quella stanza bianca.
Ma ci trovavo qualcuno che non eri tu e mi chiedevo se anche lui sarebbe partito presto [...]
E lei lo sapeva, la mamma sapeva che tu non eri partito ma eri morto, malato di cancro.
Me l'ha detto poi, a Natale.
Vedi che schifo.. [...]
Vent'anni in cui cercavo il tuo sorriso in mezzo alla folla e la tua voce tra mille ai concerti o tra i clienti al lavoro.
-Okay è molto meglio di ciò che sembra in questa introduzione confusa, ti prego, entra.
E' molto importante.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*flashback*


Mamma era molto ansiosa quella sera, riuscivo quasi a sentire il suo cuore battere forte.
Papà era uscito, non sapevo per quale motivo, aveva detto che sarebbe tornato presto.
Abbracciò mamma, come a volerla confortare, e io capii subito che qualcosa non andava.
Dal momento in cui la porta si era chiusa, la mamma era sbiancata, come se si fosse di colpo accorta di qualcosa.
-Mamma perchè sei strana oggi? Stai male?-
Le chiesi.
Lei mi sorrise dolcemente, quasi come se avesse pensato che non sarei dovuta essere io a preoccuparmi di lei ma il contrario.
Probabilmente credeva che, a quei tempi, nell'innocenza dei miei cinque anni ero troppo piccola per capire la situazione così mi rispose semplicemente scuotendo la testa.
Poco dopo si sentì in dovere di aggiungere qualcos'altro..
-Non preoccuparti tesoro, è tutto a posto sono solo un po' stanca.-

Io le credetti, mi sentii rassicurata da quelle parole.
Era proprio quello di cui avevo bisogno: essere rassicurata da una qualsiasi cosa, potermi aggrappare in maniera stabile ad una situazione.
Continuai a guardarla mentre tagliava le verdure per preparare la cena.
La sua pelle era così chiara, sembrava quasi che il sangue non ci passasse da un sacco di tempo.
E i suoi capelli erano talmente scuri che parevano brillare a causa del forte contrasto.
Poco più di un'ora dopo mangiammo.
Da sole.
Di papà non c'era ancora traccia e io iniziai a chiedermi dove fosse finito.
Solo due ore dopo ritornò a casa.
Lo sentii appoggiare le chiavi sul davanzale all'ingresso e poi riporre il giaccone sull'appendi abiti.
Come sempre.
Negli occhi della mamma si accese una luce di speranza, non capii per quale motivo, dato che erano stati spenti fino all'arrivo di papà.
-Due mesi..-
Sussurrò piano il babbo entrando in cucina con lo sguardo perso nel vuoto.
La mamma abbassò piano la testa e sembrava si stesse trattenendo dal fare qualcosa.
Papà si girò e si accorse della mia presenza, così mi sorrise debolmente e si avvicinò.
-Ciao Brooke, guarda cosa ti ha portato papà!-
Disse accarezzandomi una guancia e porgendomi un pacchetto rosso luccicante.
-Che bella, è la bambola che desideravo! Ma Natale e tra due mesi, papà! Perchè me l'hai comprata ora?-
Mi stupii, di solito non ricevevo mai regali così costosi senza un motivo preciso.
-Volevo far felice la mia anak *, non sei contenta?-
Mi rispose guardandomi dritto negli occhi.
-Certo ma non dovevi spendere così tanti soldi per me..-
Papà sorrise dei miei modi responsabili e mi abbracciò.
-Non te ne preoccupare, piccola. E ora perchè non sali al piano di sopra a mostrarla alla tua lolita **?-
Io annuii, ero così felice che corsi subito al piano di sopra.

Quando tornai giù la mamma stava piangendo.
Papà era seduto al vecchio tavolo di legno.
-Sono gli ultimi giorni che vi vedrò, Abigail, capisci?-
Disse lui con le mani nei capelli.
Il suo respiro era pesante e irregolare.
-Non può essere verò, deve esserci un modo per evitarlo.-
Singhiozzò lei.
Mi si era spezzato il cuore a vederla in quello stato.
Mamma era il mio mondo, non avevo nient'altro e non avrei mai voluto vederla così.
-Papà, perchè dici così?-
Dissi piano mentre le lacrime iniziavano a scendermi sul viso.
-Vuoi partire? V-vuoi andare via?-
Lui mi guardò per un istante e poi spostò lo sguardo sulla donna che amava, che era in lacrime dall'altra parte della stanza.
Probabilmente, entrambi si stavano chiedendo da quanto tempo fossi lì.
Lei alzò la testa di scatto e si asciugò le lacrime venendo verso di me.
Tentò di stringermi a lei ma io mi scostai.
Ero arrabbiata, loro non mi dicevano ciò che volevo sapere.
Papà prese coraggio e parlò.
-Devo andare via, anak.-
-Perchè? Ho fatto qualcosa di cattivo? Cosa posso fare per farti restare, papà? Ti darò tutte le mie bambole, tutti i miei giocattoli e giuro che non ti farò arrabbiare mai più ma, ti prego, non lasciarmi da sola.-

Non avevo mai pianto così tanto.
Corsi in camera mia e mi misi ad ammucchiare tutti i miei giocattoli, ancora scossa dai singhiozzi.
Avevo paura, paura che lui se ne andasse mentre io raccoglievo le mie cose.
Paura di non vederlo più.
Di tanto in tanto mi giravo per assicurarmi che lui non attraversasse il corridoio che portava all'ingresso.
Poi sentii i suoi passi e il mio cuore iniziò a far male sapevo che, se avesse deciso di andarsene in quel momento, io non sarei stata in grado di fermarlo.
Non avrei potuto fare niente per impedirglielo, era troppo grande e forte per me.
Trattenni il respiro ma lui, invece di imboccare il corridoio, entrò nella mia piccola stanza.
Mi afferrò per i polsi e si inginocchiò davanti a me.
-Tesoro, purtroppo non puoi fare niente per farmi rimanere qui. Io vorrei restare, credimi. Ma sono costretto ad andar via. Cerca di sorridere e di essere felice in questi ultimi tempi che passiamo insieme. E se poi ti sentirai sola, pensa a papà quando tutto andava bene e ricordati di me. Me lo prometti?-
Sussurrò mentre una lacrima scendeva veloce sulla sua guancia.
-S-si te lo prometto, papà.-
Ed era vero, ero dannatamente sincera.


*Due mesi dopo*
Papà era rimasto poco tempo a casa, e c'eravamo divertiti tanto.
Era sempre stato con me e mi aveva coccolato con tutto il suo amore.
Ma poi era andato via.
Lo avevano portato in un posto dove tutto era bianco e ordinato.
Puzzava tutto di disinfettante e di chiuso.
La mamma mi portava spesso a trovarlo lì, poi mi faceva uscire e parlavano a lungo.
Non sapevo cosa si dicessero ma, ogni volta che usciva, lei era piuttosto sconvolta.
Quel giorno eravamo andate a trovare papà, come sempre.
Corsi verso la sua stanza tutta bianca, volevo solo arrivare ed abbracciarlo.
Ma quando entrai la stanza era vuota.
Sentivo una grande solitudine, quella stanza era come morta senza il mio papà lì in mezzo alle lenzuola.
Provavo un sentimento strano, come un presentimento.
Ero svuotata.
Corsi da mamma e le chiesi dove fosse andato , se non stesse per caso giocando a nascondino con noi per farci uno scherzo.
Alle mie parole la mamma si bloccò in mezzo al corridoio.
Non l'avevo mai vista così sofferente e stravolta.
E la cosa peggiore era che non sapevo il perchè.
Mi disse solo di aspettarla lì e poi corse verso una strana porta dove c'era scritto "Capo Reparto".
Quando ne uscì stava piangendo.
Non sapevo cosa fare o come consolarla dato che anch'io avevo molta voglia di farlo.
Semplicemente si sedette accanto a me e stette per delle ore ferma, fissando un punto che non sapevo definire.
Sembrava che avesse perso tutti i motivi per andare avanti a vivere.
Ero stanca di aspettare così le chiesi cosa stesse succedendo.


-Papa' non c'è più, è partito.-
Mi rispose semplicemente.

Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo.
Rimasi un attimo immobile e poi scoppiai a piangere.
-Poteva almeno salutarmi-
Sussurrai flebilmente.
Sapevo che da quel giorno in poi non sarei più stata la stessa.
(*anak è un termine filippino affettuoso per chiamare le bambine **lolita invece significa nonnina, sempre nella stessa lingua)

 *fine flashback*


Sono passati vent'anni dalla tua morte.
Per quattro di questi ho aspettato ogni singolo giorno che tornassi.
Non sorridevo più, non giocavo, mangiavo poco e solo se costretta.
Non c'era neanche una minuscola traccia di vita nei miei occhi.
Non che la mamma stesse meglio, assolutamente.
Ma lei sapeva che doveva essere forte anche per me.
Aveva un terribile segreto dentro di sè.
Perchè lei lo sapeva, sapeva che tu in realtà non eri partito ma eri malato di cancro.
Lei lo sapeva!
E non me l'ha detto.
Non la perdonerò mai per questo, sai?
Non la perdonerò per ogni volta che suonava il campanello, io correvo ad aprire e non eri tu.
Non la perdonerò per ogni volta che sentivo un rumore e mi affacciavo alla finestra, con la speranza che diventava sempre meno.
Non la perdonerò perchè ogni 25 dicembre io tornavo in quell'orribile posto, ma quando entravo nella tua stanza bianca ci trovavo un'altra persona, e mi chiedevo se anche lui, o lei, sarebbe partito presto.
Non puoi neanche immaginare quanto ho pianto per questo, papà.
Così tanta acqua non si può quantificare.
Eppure mi sembra ancora di sentire quelle goccie sulle mie guancie.
E infatti ci sono, eccole.
E' il ventesimo anniversario della tua morte ma per me è come se fosse il sedicesimo.
Come se nel frattempo fossi morto da qualche altra parte.
Perchè poi me l'ha detto la mamma.
A Natale.
Pensa un po' tu che cosa orribile.
E adesso sono qui, in un parco, a piangere.
Presto forse nevicherà, sai?
Si sente dalla temperatura.
E pensare che sono venti, così tanti.. troppi.
Mi si avvicina una bimba, avrà avuto si e no otto, nove anni.
-Perchè piangi?-
Ha una faccia così innocente, che ne sa lei della sofferenza?
-Perchè ho troppe cose da perdonare, e il mio cuore è troppo vuoto. Sono inutile.-
Lei si è fatta seria, anche troppo per una bambina così piccola.
Il suo sguardo era così pieno di rabbia.
-Le vedi quelle nuvole lassù? Ecco, là c'è Dio. Lui decide chi viene qui e chi no. Se ha deciso di mandarti in questo brutto posto vuol dire che sa che sei forte abbastanza per superare tutto quanto ed aiutare altri a farlo. Quindi tu sei utile. E hai il potere di scegliere: essere felice di quello che sei riuscita a diventare o piangere per il passato.-
Questa bambina ha già capito molto della vita, probabilmente è dovuta crescere troppo in fretta.
Le sorrido.
Oh papà, perchè non sono stata in grado anch'io di capire?
Eppure ho avuto tanto tempo.
Vent'anni che sembrano un tempo infinito ad una persona normale.
Vent'anni che ancora non mi sono rassegnata alla tua scomparsa.
Vent'anni che cerco il tuo nome in quello delle strade, delle persone che mi passano accanto.
Vent'anni che desidero sentire il tuo profumo e, a volte, mi sembra di sentirlo come se il tempo non fosse passato.
Lo sento tra la folla e, involontariamente ti cerco con lo sguardo.
Oggi fa troppo freddo qui fuori perchè tu possa volare.
Ma sappi che continuerò a cercare la tua voce fra mille ai concerti, o tra i clienti al lavoro.
E invano mi sforzerò di risentire il calore dei tuoi abbracci con un'altra persona.
Ma nessuno potrà darmi l'amore che mi davi tu, papà.
Nessuno.
E questa bambina non lo sà, ma mi ha salvato la vita.




-Note(?)
Ok, sono sempre la solita Faith.
Quella che si chiama Just A Mistake.
Ho aperto un nuovo account perchè l'altro era troppo incasinato.
E boh.. ho deciso che forse scrivere non era una cattiva idea.
Spero che questa roba piaccia a qualcuno.
Grazie a Silvia, per tutto.
E un ultima cosa: quella bambina del parco purtroppo ha perso la battaglia contro il cancro.
Non importa se non credete in Dio, ma pregate per lei, perchè lo merita.
-Faith
   
 
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