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Autore: Windter    24/06/2007    1 recensioni
Mentre dentro sboccia la consapevolezza di un nuovo sentimento, fuori infuria la tempesta. Il profumo dei capelli del Petalo di Alcantare accompagna il dolce riposo, prima che la brutale violenza della guerra torni a ruggire nelle orecchie e nel cuore.
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le Guardie di Alcantare
Disclaimer: Il Ciclo di Alcantare è pensato per essere una serie di scene e situazioni generalmente autoconclusive, più o meno lunghe, che ruotano intorno ad un'ambientazione di stampo medioevale/fantasy. E' possibile, ma non certo, che comprenda personaggi ricorrenti. Non è previsto un numero ben preciso di storie, nè è deciso con quale frequenza queste verranno pubblicate.

Tutti nomi qui utilizzati e le situazioni qui descritte sono completamente frutto d'invenzione.
Vietata la riproduzione, la commercializzazione e le opere derivate. Tutti i diritti riservati.






[ Il Ciclo di Alcantare ]


II

Nella Notte di Alcantare



La tenda vibra a tratti sotto le folate di vento che, là fuori, spazzano la terra arida che stiamo attraversando. Uno spiffero d'aria gelida filtra da un buco, soffiandomi sui piedi infreddoliti. Ho già tentato di sistemarlo almeno cinque volte. Sono troppo stanca e sfiduciata per provare di nuovo.
In penombra mi trovo a fissare la tela bianca che trema, mentre respiro piano. Un rombo attraversa il cielo; pioverà.

Fra le pelli conciate, sotto il mio tetto di fortuna riposa lei. Lei con il suo corpo agile e scuro, lei con la serena tranquillità dei suoi sonni. Lei, che solo dormendo al mio fianco, solo con la sua presenza sa scacciare lontano dalla mia mente gli incubi di questa guerra, quando cala la sera ed il silenzio sembra voler riportare a galla gli echi delle grida dei morti.

Con la mano destra accarezzo la sua gamba nuda, intrecciata con le mie mentre tentiamo inutilmente di prendere sonno. Dovremmo riposare in vista di domani, ma nessuna di noi ha voglia di farlo. Cavalcare e cacciare, cavalcare e combattere è la nostra vita. Queste poche ore di tranquillità sono le uniche che ci consentono di distenderci un po' e distrarre la mente; è quasi un'urgenza insopprimibile quella di sfruttarle al meglio possibile. Ma il sonno ci è necessario, e le membra stanche a quest'ora sono doloranti. Presto, il fisico ci abbandonerà.

In passato, mi è capitato tante altre volte di condividere la mia tenda, con tante altre persone. Uomini come Mahark, il Pitone di Alcantare. Temprati dalla vita mercenaria a tal punto da dormire con il pugnale in mano, pronti a reagire all'istante ed uccidere ogni sorta di nemico. Donne come Shamira, la Tigre di Alcantare. Dal sonno felino, pronte a socchiudere un occhio ad ogni cambio del vento, quel minimo che basta a rendersi conto di cosa stia succedendo prima di tornare ad un vigile riposo.

Ognuno dei loro corpi ha lasciato un'ombra, fra le mie coperte e sul mio corpo. Ognuno di loro è stato compagno ed amante, lama sorella di giorno e mani amorevoli la notte. Sono stati risate e grandi imprese, sguardi e cavalcate, ed immensi tramonti sempre diversi uno dall'altro.
Ma tutti loro sono legna bruciata ormai da tempo. Cenere abbandonata sulla strada, spazzata via dal vento.


Tanti anni fa Kelis mi insegnava i modi di uccidere. Con le mani, con il pugnale, con la spada, il tridente e la rete, e tanti altri quante sono le foglie di un albero. Mi ripeteva che uccidere era difficile e di essere pronta, di essere pronta, di essere pronta per l'istante in cui sarebbe accaduto. Perché allora, mi diceva, sarebbe stata vita o morte. Ed io cercavo di essere pronta a tutto, sempre, perché per me ogni attimo avrebbe potuto essere quello. Avevo mille occhi e duemila mani, e quando fra le mie sole, due, misere mani di donna sollevai il viso del Puma di Alcantare bagnandomi di sangue, mi riscoprii per la prima volta nella vita impotente.

Nessuno mi aveva detto quanto sarebbe stato difficile sopravvivere. E gli occhi vitrei del mio amante mi cercarono notte dopo notte, infestando i sogni e gli incubi, sino a quando non credetti d'impazzire.
Fu allora che schivando le mie lacrime mute giunse Shajla, ombra fattasi corpo, corpo fattosi compagna, e da allora, da quella storia, iniziai a capire la verità: che non c'è perdita che fermi il mondo, che non c'è volta che il giro non ricominci.

Passo dopo passo, battaglia dopo battaglia, nel tempo ho imparato a coltivare il vuoto dentro scavato in me da ogni singola scomparsa. E quando avevo ormai iniziato a convincermi che il cerchio di sangue non si sarebbe mai chiuso, che le catene e le lame della guerra mi avrebbero strappato via ogni cosa attanagliandomi per sempre il petto col gelo della solitudine, proprio sul finire del giorno è arrivata lei. Il Petalo di Alcantare. Sbocciata per me all'improvviso, come un fiore fra la neve.

Lei che è come un fuscello pronto a stagliarsi contro una tempesta, a piegarsi sotto ogni goccia; rabbiosamente e disperatamente pronta a pagare ogni errore più di quanto valga davvero, pur di non rinunciare al suo orgoglio ribollente. Lei che è come il vento che gioca con le foglie, intonando melodie ipnotiche mentre accarezza suadente il mondo; libera e selvatica, orgogliosa e fragile insieme. Lei che ha occhi di terra e mani di fuoco, che sanno tracciare scie d'incendi sulla mia pelle.


Con la mano destra accarezzo la sua gamba nuda, intrecciata con le mie, mentre il suo corpo giace disteso distante da me. Poche braccia che sembrano intere pianure, una distanza ridotta ma enorme. Non mi allungo per cercarla, volto la mano sul suo ginocchio e torno a scendere verso il basso, in un contatto intimo e discreto.

Le accarezzo la gamba nuda, e strofino lentamente il mio pollice contro la sua pelle morbida. Il suo respiro è lento e calmo, e s'accompagna al brusio della pioggia. So che è sveglia.
So che mi sente.

La sensazione di essere qui con lei, il saperla vigile, distesa al mio fianco mi stringe nel petto una morsa strana, avvertita credo mai con una tale nitidezza. I tuoni squarciano la notte; io sono qui e lei, un'altra persona, un'altra donna, la mia compagna è con me, al mio fianco.

Volto il viso nel buio, cerco i suoi capelli lunghi, che mi inebriano ogni notte con il loro intenso profumo. E' piacevole dormire insieme, stranamente piacevole come la consapevolezza che mi coglie per la prima volta, come non ha fatto credo mai con nessun altro: che non sono io, sola, insieme a qualcun altro.


Ma noi due, insieme, siamo qualcosa.



  
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