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Autore: Windter    24/06/2007    2 recensioni
Nella notte arde la pira del Leone di Alcantare. I singhiozzi di Hirelen sono l'unico suono che spezza il silenzio, scavando solchi in cuori d'acciaio.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le Guardie di Alcantare
Disclaimer: Il Ciclo di Alcantare è pensato per essere una serie di scene e situazioni generalmente autoconclusive, più o meno lunghe, che ruotano intorno ad un'ambientazione di stampo medioevale/fantasy. E' possibile, ma non certo, che comprenda personaggi ricorrenti. Non è previsto un numero ben preciso di storie, nè è deciso con quale frequenza queste verranno pubblicate.

Tutti nomi qui utilizzati e le situazioni qui descritte sono completamente frutto d'invenzione.
Vietata la riproduzione, la commercializzazione e le opere derivate. Tutti i diritti riservati.






[ Il Ciclo di Alcantare ]


I

Le Guardie di Alcantare



Brucia, la pira brucia. Una violenta, enorme fiamma gialla che si leva ad ardere la notte, frustata dal vento caldo che spira in questa regione.
Il legno si raggrinzisce al fuoco, s'infiamma, avvampa. Sfrigola, divorato mano a mano dal fuoco, mentre le sue ceneri ancora calde filtrano fra i grandi pali che abbiamo faticosamente affiancato, solo qualche ora fa, per costruire l'imponente pira. Fuliggine nera che si mescola con i resti di un uomo, di un compagno, di un eroe.

I nostri visi arrossati dalla luce sono tesi e cupi, i nostri occhi si nutrono avidamente di quel falò, proprio come fa la fiamma con il legno e la carne. Fra l'agitarsi delle fronde, il pesante silenzio che ci grava nel petto è spezzato solo dai singhiozzi di Hirelen.
La stringo a me con un braccio intorno alle sue spalle, come facevo quand'era più piccola e, nottetempo, s'infilava nella mia branda perché aveva paura del temporale. Il suo corpo trema contro di me, come in quelle lunghe notti, ma adesso non è più la pioggia a spaventarla. Con la testa incassata contro di me e il capo chino, lei non guarda la pira. E' l'unica a non farlo, è l'unica a permettersi di piangere.

Noi no. Noi guardiamo la fiamma e la fiamma, violenta e terribile, splende. E noi la guardiamo. Con occhi impenetrabili e anime nere, e pugni serrati ai lati dei fianchi, noi la guardiamo e non distogliamo lo sguardo un solo attimo, non un solo istante, forse temendo di perdere il preciso momento in cui l'anima di Shiren ci lascerà. L'istante in cui dovremo arrenderci all'idea di essere stati abbandonati.
Il fuoco brucia sulla pelle scoperta, sui visi e sulle mani. Riluce sulle impugnature delle spade, sui fregi delle armature. Mi sembra quasi di non respirare.

Contro di me Hirelen, il Petalo di Alcantare, piange, nel fumo odoroso che brucia nella gola e intossica il respiro. Per un momento mi viene istintivo cercare con lo sguardo Rashax. Lo trovo a colpo sicuro poco più in là, di fianco ad un albero che gli oscura il viso con la sua ombra. Altissimo e magro, con le braccia conserte. Solo.

Hirelen si aggrappa alla mia tunica, la stringo poco di più a me. Dovrebbe essere Rashax, che è il suo compagno, a farlo. Dovrebbe avvicinarsi e stringerla come sto facendo io, con quelle sue forti braccia che tiene strette al petto. Dovrebbe asciugare le sue lacrime, perché a noi è fatto divieto di piangere, o di mostrare dolore. Dovrebbe prenderla per mano e consolarla, aprirle il suo cuore e condividere con lei sola la sua pena, come qualunque uomo dovrebbe fare con la sua donna.
Ma questo non vale, per quelli come noi. Soli davanti alla morte, in silenzio serbiamo nell'anima il ricordo di un fratello; ripetiamo nella mente ogni emozione, ogni esperienza, ogni sentimento affinché il suo spirito possa essere guidato dalle nostre intenzioni, senza perdersi nella Grande Foresta di Ghiaccio che sbarra il passo alle anime deboli, impedendo loro di raggiungere la Valle degli Eroi. Questa è la regola delle Guardie di Alcantare. Questo è il nostro Credo.


Il vento porta via con sè cenere e polvere, e fumo, e lo spirito indomito del Leone di Alcantare. La notte accoglie nel suo grembo il guerriero nel suo ultimo viaggio, accompagnato dal nostro canto silenzioso. Hirelen singhiozza disperatamente, stretta fra le mie braccia. Per questa dimostrazione di debolezza domattina verrà frustata a sangue, sino a quando le sue urla non avranno riempito il bosco; ma per stanotte, sino a quando il sole non avrà segnato il nuovo giorno, nessuno le porrà alcun freno e le sue lacrime selvagge saranno libere di scorrere a fiumi.

Nella nostra solitudine, mentre la fiamma va spegnendosi, il suo pianto infantile è l'unica cosa che riesce a tenerci uniti, a ricordarci che siamo compagni. Ad avvicinare i nostri silenzi, a far parlare i nostri cuori muti, soffocati dal peso del dolore e del silenzio. Lei è viva, è ancora viva. Lei è come ognuno di noi è stato un tempo, e la spada e le guerre non sono ancora riuscite a scalfirla. Le sue lacrime sono un torrente che porta con sé l'eco del ruggito di un mare intero: quelle che tutti noi non abbiamo più chi il coraggio, chi la forza di versare.

Le cingo la vita con l'altra mano, poi le sfrego leggermente la schiena, tentando inutilmente di tranquillizzarla. Arabeschi di fumo chiaro s'inseguono nella notte scura: Shiren ci ha abbandonati. E guardando quelle spirali che si levano nel buio sento che, quando la pira sarà accesa per il petalo di Alcantare, l'alba si riempirà del severo schiocco delle fruste, sovrastato dalle grida di noi tutti.



  
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