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Autore: Asya_e_Giulia    06/12/2012    0 recensioni
una ragazza cresiuta senza conoscere il suo passato. Un'altra ragazza all'oscuro di una parte di essa. e se sincontrassero e scoprissero di essere più simili di quanto credono? e se da questo incontro nascesse un'avventura emozionante che le coinvolgerà? certo, con l'aiuto di qualcuno...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 (Giulia)
 
Aprii gli occhi lentamente (molto lentamente).
“Dunque, cerchiamo di capire dove siamo.” Disse il mio cervello.
Iniziai così a perlustrare la stanza in cui mi trovavo: c’era un letto (molto comodo e caldo) con un morbido piumone viola, in fondo una scrivania si trovava sotto una pila di vestiti e libri (e una finestra che a mala pena si notava dietro la montagna di disordine), nella parete perpendicolare si ergeva un grande armadio stile moderno color panna. I muri circostanti erano di un violetto delicato, e sopra al letto era appeso un grande quadro fatto di schizzi di varie tonalità di viola (se non si è capito è il mio colore preferito lol).
“Ok, sono in camera mia.” Decretò allora il mio cervello. Lo so, alla mattina sono sveglia come un ghiro in letargo. Bene, prossimo passo capire l’ora e il giorno. Voltai la testa verso la mia sveglia e lessi: le 11 e 30.
“Però, ho dormito molto!”
Aspetta un attimo. LA SCUOLA! Corsi in cucina incontrando mia mamma che preparava un delizioso pranzo.
-Per quale dannatissimo motivo non mi hai svegliata?!- le chiesi con il fiatone.
-Perché, mia cara, è l’8 Dicembre. Oggi sei in vacanza.- rispose lei ridendo.
 Ah, ecco. Avevo saltato la fase ‘CAPIRE IL GIORNO’. Mi correggo, alla mattina sono sveglia quanto un bradipo in letargo (che è peggio, ve lo assicuro!). Non appena recepii le sue parole, la mia espressione passò da una smorfia di tensione all’immagine del relax. Tornai in camera mia strisciando i piedi e con le braccia ciondolanti. Ormai il sonno mi era passato (e vorrei vedere con tutte quelle ore di dormita) perciò mi spogliai e mi infilai sotto la doccia.
Quando uscii mi infilai dei vestiti presi dalla mucchia; mentre mi infilavo i pantaloni (notare l’intelligenza suprema) inciampai nei miei stessi piedi e andai a sbattere contro il comò. Dopo aver bestemmiato in aramaico turco danese e ed egiziano antico, mi accorsi che avevo anche fatto cadere una foto. Mi abbassai per raccoglierla e la guardai: sorrisi, eravamo io mio fratello mentre ci abbracciavamo. Era una delle persone più dolci del mondo, sarebbe piaciuto anche alla persona più stronza della Terra. Era premuroso, sapeva ascoltarti benissimo e metteva sempre gli interessi degli altri prima dei suoi. Tutti gli volevamo un mondo di bene, io in particolare.
-Mi manchi tanto Liam.- sussurai nel silenzio della stanza.
Con il lavoro che faceva riusciva a venire a casa davvero poco e riuscivo a vederlo raramente, era sempre in giro per il mondo.
Sentendo l’arrivo di un’ondata di malinconia, mi affrettai a rimettere la foto al suo posto e a scendere di sotto. Pranzai e mi sedetti sul divano a guardare la TV. Ed ecco la fatidica domanda tra 3, 2, 1…
-Tesoro, non hai compiti per lunedì? Perché non li fai adesso?-
Appunto.
“Come sei prevedibile mamma.” E la solita domanda ricevette la stessa risposta di sempre.
-Non sono molti, posso farli anche domani.-
Ricominciai a rilassarmi tanto da addormentarmi (di nuovo XD) sul divano. Ho una vita piena di emozioni io. Ero nel mondo dove piove cioccolato dal cielo e gli alberi sono fatti di zucchero filato, quando suonarono alla porta sottraendomi al mio sogno dolcioso.
 “Chi è che rompe alle…4 e 30 del pomeriggio?!” pensai come se fosse orario sacro.
Aprii la porta con molto entusiasmo (sì, come no -.-) e mi trovai davanti una ragazza che doveva avere più o meno la mia età.
-Ciao, posso aiutarti?- le chiesi sinceramente incuriosita. Aveva un’aria allo stesso tempo nervosa ed eccitata.
-Ehm…sì grazie. È questa casa Payne?- chiese un po’ timidamente.
-Sì, lo è.-risposi io. Lei sembrò illuminarsi e sorrise sollevata.
-Finalmente. Ciao, io sono Alex.- si presentò allora.
Stavo per rispondere quando la voce dei miei genitori mi interruppe.
-Juliet, chi è?- mi chiese mio padre avvicinandosi.
-Una ragazza che si chiama Alex.- alle mie parole loro si avvicinarono incuriositi, non capivo per quale motivo. Quando li vide, Alex sorrise ancora di più fissandoli. Mia madre rimase immobile un attimo a guardandola e infine si portò le mani davanti alla bocca scoppiando in lacrime. Mio padre era immobile che la fissava scioccato. All’improvviso si gettarono ad abbracciarla dicendo il suo nome.
-Entra forza, siediti!- dissero facendola accomodare sul divano dove pochi minuti fa dormivo io. Fissavo la scena passiva, senza dire o fare niente.
-Scusate potreste spiegare anche a me?- chiesi dopo un po’.
I miei si guardarono negli occhi e annuirono all’unisono.
-Juliet, tesoro, c’è una cosa che non sai.- iniziò mia madre.
-Poco dopo, che Liam nacque io rimasi incinta di nuovo. Era un periodo difficile per noi: avevamo un bambino da accudire più un altro che stava arrivando, in quel momento poi avevamo anche difficoltà economiche varie…Perciò quando nacque l’altra bambina la lasciammo all’orfanotrofio, errore di cui ci pentimmo presto. L’anno seguente nascesti tu e anche se avevamo ancora diverse difficoltà decidemmo di non ripetere quello che avevamo fatto quindi ti tenemmo. La situazione col passare degli anni migliorò, ma allora la bambina doveva avere 7 anni. Avevamo paura che ce l’avesse con noi, che non ci volesse più. Così la lasciammo all’orfanotrofio pensando che sarebbe cresciuta e non appena diventata grande si facesse una vita. Invece è venuta a cercare la sua famiglia.- raccontò. Io dovevo avere una faccia scioccata.
-Cioè voi mi state dicendo dopo 17 anni che ho una sorella maggiore di cui non sapevo l’esistenza?!-
 
(Asya)
Finalmente era arrivato il giorno da tutti gli adolescenti, di sana mente, atteso.
Era il mio compleanno, ma non un compleanno come tutti gli altri, no,
il mio diciottesimo compleanno. Questo voleva dire che potevo andarmene
via dall' orfanotrofio anche se questo in realtà un po' mi dispiaceva. Dovevo lasciare
tutte quelle persone che mi avevano trattata come una figlia per quei diciotto anni,
dovevo lasciare tutti quei bambini che erano abituati a vedermi ogni mattina mentre
facevamo colazione insieme, a giocare e fare i compiti con me. Non volevo lasciarli,
ma purtroppo dovevo
- Hey Alex - disse Margot facendo capolino alla mia porta, alzai la testa dal cuscino
e le sorrisi. Margot era una bellissima ragazza, aveva quindici anni, i capelli color grano le
ricadevano lisci e morbidi sulle spalle, aveva dei meravigliosi occhi blu come il mare ed era
alta e magra
- Ciao Margot - dissi sedendomi sul letto e sorridendole cordiale. Lei si avvicinò e si
sedette di fianco a me sul letto
- I bambini ti hanno preparato una festa giù, scendi? - sorrisi felice, quanto bene mi volevano
quei bimbi? Ma soprattutto quanto bene volevo io loro? Sorrisi di più e annuii entusiasta
- Aspetta qui, mi devo preparare - la vidi annuire mentre aprivo l'armadio e ne estraevo un paio
di jeans a sigaretta blu elettrici, una maglietta bianca con la scritta sempre blu 'i love u'. Indossai
il tutto e presi un paio di converse bianche basse che mi infilai velocemente. Pettinai i lunghi capelli
color caramello e li legai in una coda disordinata.
- Possiamo andare - esclamai felice. Uscimmo dalla mia camera e scendemmo velocemente le
scale dell' orfanotrofio. Camminammo per due minuti lungo quel corridoio che tante volte avevo
percorso fino ad arrivare davanti ad una porta, c'era un mega cartellone con su scritto: tanti auguri
alla nostra cara Alex, ti vogliamo bene <3
sorrisi e poi bussai lentamente alla porta
- Codice? - squittì una vocina da dentro
- 2C7B45 - urlammo io e Margot, sentimmo un avanti!Ed aprimmo la porta. Un sacco di bambini
mi si buttarono letteralmente addosso, stringendomi forte le gambe. Sorrisi e li strinsi e me, notai
che c'erano veramente molti palloncini blu, mio colore preferito, striscioni e un po' di pacchetti regalo.
Quando l'abbraccio si sciolse partì la festina.
**
- Ci mancherai Alex! - esclamarono tutti i bambini in coro. Mi asciugai qualche lacrima sfuggita
al mio controllo e mi apprestai ad abbracciarli e baciarli sulle guance uno ad uno.
- Tornerò a trovarvi presto - dissi sforzando un sorriso. Impugnai le mie due valigie e uscii da
quella struttura, mi sarebbero mancati, ma quello non era un addio, no, solo un: arrivederci.
Ora dovevo fare una cosa, andare dalla mia famiglia, avevo chiesto informazioni e a quanto pare di
cognome facevano Payne, e vivevano a Londra, Abby Road 14. Presi un taxi e dopo quasi un' ora
di tragitto, altamente silenzioso, arrivammo a casa Payne. Ero molto agitata, nervosa, avevo paura mi
respingessero dicendo no, noi non abbiamo mai avuto una figlia. Scesi dalla macchina e presi le
valige, ringraziai il conducente che ripartì sfrecciando sull' asfalto bagnato. Suonai timidamente al campanello,
mi aprii una ragazza alta quanto me con i capelli biondo cenere e gli occhi marroniverdi
- Ciao posso aiutarti? - chiese incuriosita
- Ehm... si grazie. E' questa casa Payne? - chiesi timidamente
- Su , lo è - rispose. Mi si illuminarono gli occhi e sorrisi sollevata
- Finalmente. Ciao io sono Alex - mi presentai allora. Stava per rispondere ma la voce di due adulti la interruppero
- Juliet, chi è? - chiese l'uomo, probabilmente mio padre.
- Una ragazza che si chiama Alex - i genitori si avvicinarono incuriositi alle parole della figlia. Quando li vidi
sorrisi ancora di più e rimasi a fissarli, non potevo essere arrabbiata con loro, avranno avuto dei buoni motivi
per aver fatto ciò che hanno fatto.
La donna rimase in mobile a guardarmi e poi si portò le mani davanti alla bocca scoppiando in lacrime, il
mio sorriso si spense, avevo fatto qualcosa di sbagliato? Era colpa mia se piangeva? L'uomo intanto era immobile
che mi fissava scioccato. Improvvisamente si fiondarono su di me abbracciandomi, io rimasi immobile, non sapevo
realmente che fare
- Entra, forza siediti! - mi dissero facendomi accomodare sul divano, solo quando fui dentro casa mi accorsi di
quanto grande fosse.
- Scusate potreste spiegare anche a me? - chiese Juliet. I genitori annuirono all'unisono
- Juliet, tesoro, c'è una cosa che non sai. - iniziò la madre
- Poco dopo, che Liam nacque io rimasi incinta di nuovo. Era un periodo difficile per noi: avevamo un bambino
da accudire in più un altro che stava arrivando, in quel momento poi avevamo anche difficoltà economiche varie...
Perciò quando nacque l'altra bambina la lasciammo all'orfanotrofio, errore di cui ci pentimmo presto.
L'anno seguente nascesti tu e anche se avevamo ancora diverse difficoltà economiche decidemmo di non ripetere
quello che avevamo fatto, quindi ti tenemmo. La situazione col passare degli anni migliorò, ma allora la bambina
doveva avere 7 anni. Avevamo paura che ce l'avesse con noi, che non ci volesse più. Così la lasciammo
all'orfanotrofio pensando che sarebbe cresciuta e non appena fosse diventata maggiorenne si facesse una vita.
Invece è venuta a cercare la famiglia - raccontò mia madre. La ragazza, cioè mia sorella aveva la faccia che
aveva preso la forma di una grande O.
- Cioè voi mi state dicendo che dopo diciassette anni ho una sorella maggiore di cui non sapevo l'esistenza? -
esclamò poi, mamma e papà annuirono
- Scusate - dissi timidamente e tutti si girarono verso di me - non...non volevo incasinare la situazione io ora.. me..
me ne vado e - non mi fecero finire
- Nono tu rimani qui con noi! E poi abbiamo anche un altro figlio! - rimasi sorpresa, guardai i genitori e poi Juliet
- Ti prego rimani, io da sola tutto il giorno mi annoio! - esclamò esasperata Juliet facendomi ridere
- Va bene, grazie - acconsentì e tutti sorrisero felice. Ci abbracciamo, ma la porta che si apriva ci interruppe
 
SPAZIO ALLE AUTRICI
Dunque, per chi non l’ha ancora capito siamo in due a scrivere (non mi ricordo il nome preciso del tipo, ignoranza mode on). Io sono Giulia e la mia “socia” Asya, speriamo davvero che la storia vi piaccia. Ci vediamo al prossimo capitolo, se ve lo state chiedendo è un ordine. Ah, e non scordate di recensire altrimenti veniamo a casa vostra e vi rubiamo tutti i CD dei ragazzi! Ahahahah, sto scherzando…forse…
 
  
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