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Autore: solandia    24/06/2007    16 recensioni
Trascinereste mai un bellicoso mezzodemone dell'epoca Sengoku alla festa di compleanno della vostra migliore amica, con l'intento di spacciarlo per un normalissimo essere umano?...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Delirio di una Notte di Mezza Estate

Delirio di una Notte di Mezza Estate

Ovvero: La festa di compleanno di Eri

Capitolo 7: LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO - parte seconda

-Kagome...- la richiamo' lui in un sospiro, volgendo gli occhi all'orizzonte: -C'e' una cosa che desidero chiederti da tanto tempo.-

Dio, non sapeva neppure lui cosa diavolo gli stesse prendendo: si era sempre portato tutto dentro, ed ora invece gli veniva cosi' spontaneo parlare...

-Perche' mi... mi hai sempre tarttato come se io fossi la cosa piu' naturale del mondo? Fin da allora, fin dal giorno in cui hai sciolto il sigillo che mi imprigionava, mi hai trattato con una naturalezza che mi ha sempre profondamente sconcertato.
Nessuno mai lo aveva fatto prima; la stessa Kikyo mi ha sempre incontrato di nascosto: per una sacerdotessa dl suo rango, farsi vedere in mia compagnia serebbe stata una grave onta. Ed io ho sempre compreso la sua vergogna.
E' la tua dolce spontaneita' nei miei confronti che non riesco in alcun modo a spiegarmi...-

Kagome si senti' gelare: solo il giorno precedente avrebbe risposto decisa a questa domanda sciorinando un bel discorsone pieno di frasi fatte sul fatto che nessun va giudicato dall'aspetto, che la dignita' di una persona non dipende dalle sue origini e bla-bla e bla-bla.
Ma in quel momento era completamente spiazzata: come poteva rispondere ad una domanda sulla quale lei stessa non faceva che interrogarsi ossessivamente fin dal pomeriggio??
D'altro canto non voleva mentire: InuYasha si era messo a nudo e lei avrebbe fatto lo stesso, per quanto poco onorevole fosse la risposta che aveva da offrirgli.

-Ecco, la verita'... e' che fino ad oggi io non mi sono mai chiesta sul serio "cosa" tu fossi- ammise quasi vergognandosi di se' stessa: -Razionalmente ho sempre saputo che sei "diverso", eppure non sono mai riuscita a sentirti tale. E cosi' ti ho sempre trattato come se tu fossi un normalissimo ragazzo solo perche' questo era l'unico atteggiamento che, istintivamente, mi veniva spontaneo.
Sono solo una sciocca immatura, vero?-

-No...- sussurro' il ragazzo con voce roca, tornando a raggomitolarsi sull'altalena: -E' la risposta piu' bella che tu potessi darmi- concluse con un fil di voce, abbracciandosi le gambe.

Kagome resto' un attimo a fissarlo, intenerita. Forse aveva ragione lui: nessuna filosofia, per quanto nobile, poteva valere piu' di un'autenticita' sincera.
D'un tratto si riscosse, sfilo' lesta le scarpine dalla borsetta e le calzo' con grazia, indi si alzo' e tese le braccia verso il mezzodemone:

-Vieni, su: ti porto a casa.-

-TSK! Guarda che riesco benissimo a camminare da solo!!!-

-Come vuoi!- rispose lei allegra, girando i tacchi e facendo per andarsene.

Ma dopo pochi passi senti' il braccio di lui avvolgerla per le spalle. Le manco' il respiro e s'irrigidi' stupita; poi, pian piano, lascio' che il suo corpo si rilassasse, cullato dal passo del ragazzo e dal suo caldo abbraccio.
Era felice: le sembrava che in quel momento i loro cuori si stessero sfiorando.

-Pero' un po' mi dispiace...- esordi' lui d'improvviso, dopo che ebbero mosso alcuni passi in un complice silenzio.

-Che cosa?-

-Che tu ti sia tolta quegli strani cosi semitrasparenti che avevi appiccicati alle gambe. Eri...Eri dannatamente eccitante- ammise arrossendo alla follia.

Kagome si arresto' di colpo, senza fiato.
InuYasha si morse un labbro, temendo di aver parlato troppo: ecco, l'aveva fatta grossa, ora sarebbe stato mandato "a cuccia" senza pieta'.
Istintivamente sciolse la ragazza dal suo abbraccio ed abbasso' le orecchie, pronto a subire la "punizione divina".

-Dimmelo ancora.-

-Uhn?...- bofonchio' lui, incredulo e titubante, aprendo appena un occhio.

-Ripetilo, ti prego.-

Il cuore le scoppiava di gioia: finalmente le aveva fatto un complimento. E che complimento!

-Eri...eccitante...- le sussurro' timido, con un fil di voce.

Al colmo della felicita', Kagome torno' a legarsi a lui e si strinse forte alla sua vita.

-...Non sei arrabbiata?-

-Perche' dovrei essere arrabbiata? Mi hai fatto un complimento bellissimo!-

InuYasha la fisso' con sguardo interrogativo: niente da fare, le donne non le capiva. Di solito non perdeva occasione per dargli del pervertito, e adesso invece era li' a bearsi per le sue parole... Bho?!?

-Sai, InuYasha- riprese la ragazza, esitante: -Ormai non pensavo piu' di apparire bella ai tuoi occhi.-

-Eeeehh?! Ma che diavolo stai dicendo, dannata?- sbotto' lui, stupito.

-Ogni tanto penso a Kikyo, a quanto sia bella. So che e' sua l'immagine che porti nel cuore, e allora, talvolta, sono convinta di apparirti un po' come un brutto anatroccolo. In fondo, confrontata a lei, sembro un ranocchio.-

Il mezzodemone era completamente spiazzato da queste parole. Ma cosa andava blaterando adesso?!
La complessa psicologia femminile continuava sfuggirgli... Una cosa, pero', gli era chiara:

-Kagome, stai dicendo un mare di assurdita'! Vieni con me, ti mostrero' una cosa.-

E cosi' dicendo l'afferro' improvvisamente per la vita e se la isso' sulla schiena, lanciandosi a tutta velocita' a ritroso lungo la strada appena percorsa.
Incurante delle urla della ragazza, che non capiva cosa gli fosse preso, InuYasha salto' lesto una recinzione metallica e si addentro' a grandi balzi in un cantiere edile, deserto a quell'ora di notte. Sfreccio' rapido fra silos, pile di tubi e vecchie assi, dribblando fra le ruspe addormentate, e punto' deciso verso la gigantesca gru che troneggiava sul palazzo in costruzione, schivando come poteva la fanghiglia grigiastra che imbrattava il suolo.

-Reggiti forte!- le disse mentre iniziava ad arrampicarsi sulla gru.

-Ma dove vai?! Sei forse impazzito!? Lasciami giu'!!!-

-Dannazione, Kagome, finiscila di urlarmi nelle orecchie!!! Gridando cosi' mi fai rimbombare tutto il cervello, rischiamo di cadere!-

-Ti ricordo che hai bevuto: non dovresti fare una cosa simile!- continuo' a rimproverarlo lei, abbassando pero' la voce di parecchi decibel.

Certo che l'alcol faceva uno strano effetto ai mezzidemoni: invece di farli cantare li faceva arrampicare sulle gru... Mah?!
Sempre che fosse ubriaco per davvero: Kagome non capiva se il suo strano modo di fare fosse veramente falsato dalle birre, o se semplicemente egli avesse addotto quella scusa per giustificare il suo inconsueto bisogno di parlare.

InuYasha, muovendosi con agilita' felina, giunse in cima rapidamente:

-Ecco, guarda!- le disse chinandosi per permetterle di scendere.

Kagome smonto' dalla schiena del ragazzo e cerco' di mantenersi in equilibrio sull'intelaiatura metallica della gru.
Il vento era forte, lassu': profumava di liberta'.
Temendo di cadere, torno' ad afferrarsi al braccio di lui. Solo quando si senti' ben salda oso' finalmente sollevare lo sguardo. E rimase senza fiato.
L'intera citta' si stendeva ai loro piedi, accesa di mille luci che baluginavano colorate come magiche lucciole, e sovrastata da un cielo nero e profondo come l'infinito.

-InuYasha...E' bellissimo...- sussurro' incantata.

-Io non sono bravo a spiegare le cose- prese a dirle lui, esitante, fissando l'orizzonte: -Ma so che anche una metropoli deturpata e caotica come questa appare meravigliosa, se la si guarda da quassu'.
Cosi' penso che valga per molte cose: devi solo sapere come guardarle.
La bellezza varia da luogo a luogo, e da tempo a tempo, l'ho capito oggi stesso, sai? La gente della tua epoca considera belle donne che nella mia sarebbero il ritratto della fame e della disperazione.
Io non me ne intendo di queste cose: non ho canoni per giudicare la bellezza di una donna. Pero'...
Però per me tu sei la cosa piu' bella che ci sia, perche' solo se i miei occhi possono posarsi su di te il mio spirito inquieto trova pace.
Per me... sei bellissima- ammise infine, arrossendo disperatamente.

Lei lo fissava ammutolita. Aveva quasi le lacrime agli occhi.
Poi, d'impulso, lo prese per le spalle, costringendolo a chinarsi appena ed ergendosi sulla punta dei piedi gli schiocco' un sonoro baciotto sulla guancia.
Lui la guardo', sconcertato da quel gesto spontaneo:

-Ah...- gli sfuggi' appena, mentre portava quasi inconsciamente una mano a sfiorarsi la guancia dove lei aveva posato le sue labbra tiepide.

Ma Kagome, sorridendo, gli butto' le braccia al collo ed affondo' il capo nel suo petto, restando ad ascoltare i battiti impazziti del suo cuore.
Dapprima lui rimase immobile, spiazzato dalla naturalezza della ragazza: sentiva solo il cuore martellargli in gola, ed il profumo di lei che dilagava nella sua mente svuotata.
Poi chiuse gli occhi e, sollevando lentamente le braccia, la strinse forte a se', come a volersi perdere nella sua presenza.
Un attimo che sembro' eterno...

(GURU-GURU-GURUUUUUUUU)

-...-

(GURU-GURU-GURUUUUU...)

-InuYasha... Cos'e' questo gorgoglìo?!?-

-Hemmm... Credo che sia il mio stomaco vuoto che brontola.-

Lei scosto' il capo dal suo petto e lo guardo' storta:

-Ma proprio adesso dovevi finire di digerire la birra, accidenti a te?!-

-Non l'ho certo deciso io!!! E' solo che ho una fame della malora e non sono riuscito a mettere niente sotto i denti per tutta la sera! Ed e' anche colpa tua!!!!- si giustifico' aggressivamente il ragazzo.

Kagome lo fisso' imbronciata per un attimo, poi, all'ennesimo rumore proveniente dalla pancia del mezzodemone, scoppio' a ridere come una matta. Era inutile prendersela. Tanto, con lui, mai che un'"aura romantica" durasse piu' di due minuti!!

-Si puo' sapere cosa c'e' da ridere?- la investi' lui, risentito.

-Bhe, dove lo trovi un altro che ti porta in cima ad una gru e poi ti offre un tanto soave concerto?!- spiego' lei, asciugandosi un lacrimone d'ilarita'.

-TSK!- ringhio' il ragazzo, piccato, voltandosi di schiena: -Se mi trovi cosi' una frana, si puo' sapere che ci fai con me?!-

Lei resto' a guardare la sua lunga chioma, senza proferire parola.

-Allora?! Ti ho fatto una domanda, mi pare!- la esorto' lui, continuando a restar girato.

Ma la ragazza taceva.

Passo' qualche secondo, che ad InuYasha parve eterno. Poi il mezzodemone abbasso' il capo e distese le braccia serrando i pugni, e senti'come in un sogno la sua stessa voce sussurrare disperata:

-Dimmelo, Kagome, ti prego. Io... voglio saperlo.-

Ormai si era esposto. Completamente.
Ormai aveva messo a nudo tutta la sua fragilita'.
Ed aveva una paura folle di quella risposta, che pur tanto bramava.

-A me piace... la vita accanto a te...- rispose semplicemente la ragazza, restando a fissare la sua sagoma orgogliosa e al contempo cosi' indifesa, che si stagliava solitaria sullo sfondo della Via Lattea.

InuYasha si volto' verso di lei, incredulo, giusto in tempo per ricevere uno dei suoi aperti sorrisi, quei sorrisi che gli scaldavano il cuore.

-Come puo' piacerti? A volte io stesso la trovo insostenibile: vorrei potermi fermare, vorrei poter gustare il presente, vorrei avere un futuro da sognare, invece mi ritrovo sempre e solo a sopravvivere, giorno dopo giorno.
Quando decidi di tornare a casa e ti vedo sparire dentro il Pozzo, io... io ho tanta paura... La paura folle e disperata che tu non voglia piu' ritornare da me.
Ma questa mia maledetta vita, senza di te, cosa diavolo sarebbe?!-

Il ragazzo non la guardava piu', ma fissava il suolo con occhi vitrei; aveva le guance in fiamme ed il cuore che palpitava all'impazzata: non era avvezzo a mostrare le sue debolezze, e la cosa lo destabilizzava fortemente.

-Mi piace perche' ci sei tu. Perche' noi due stiamo insieme, vero?-

Qualcosa si sciolse, laggiu', nelle profondita' del cuore del ragazzo. Come un groppo che l'aveva sempre incatenato, e che ora, per la prima volta, allentava la presa.
Affero' senza grazia Kagome per le spalle e la trasse a se', perche' senza sentirla contro il suo corpo gli pareva di non poter piu' respirare.
Tremava.
Tremava come un bambino.
Se non fosse stato cosi' dannatamente orgoglioso, avrebbe pianto.

-Stiamo insieme- ripete' con un fil di voce, carezzandole la nuca.

Aveva giurato a se' stesso che non si sarebbe mai piu' innamorato.
Perche' amare faceva male.
Ma non aveva mantenuto fede a quel giuramento.
Perche' lui non era forte.
In fondo non lo era per niente.
E da solo non era completo.
Anche se nella sua natura racchiudeva il mondo intero e le forze mistiche dell'intero universo, aveva bisogno di lei.
Un bisogno irrazionale e disperato.
Perche' lei era la cosa piu' bella che avesse al mondo.

...e senza piu' remore ne' sensi di colpa ne cerco' dolcemente le labbra.

***

La signora Higurashi, avvolta in una calda vestaglia azzurra, stava gia' da una mezz'ora buona ritta accanto alla finestra del corridoio, gettando occhiate apprensive giu' nel cortile.
D'un tratto una vocina infantile la fece trasalire:

-Che ci fai in piedi a quest'ora, mammina?- le chiese Sota con voce impastata dal sonno.

-Sono in pensiero: e' molto tardi e quei due non sono ancora rientrati.-

-E di cosa ti preoccupi? Stanno fuori insieme tutte le notti: se doveva succedere qualcosa fra loro sara' gia' successo, no?-

-Ma cosa vai a pensare, Sota!!! Io non sono mica in pensiero per Kagome!!!-

-Ah no?!?-

-No, e' per quel ragazzo che sto sulle spine: pensa, poveretto, catapultato in un mondo che gli e' estraneo e con, come unico appoggio, una come tua sorella che il piu' delle volte manca completamente di comprensione nei suoi confronti...-

-...-
"Inconcepibile!!!!" penso' il bimbetto trascinandosi stancamente verso la sua stanza mentre la madre tornava a scrutare al di la' del vetro.

In quella due figure abbracciate fecero capolino da sotto il toori del tempio.
Il volto della signora Higurashi si distese in un'espressione sollevata: il ragazzo sembrava essere sopravvissuto. E sua figlia non sembrava in collera con lui, di grazia!
Eh si', era proprio contenta per Kagome: aveva trovato davvero un bravo ragazzo. Certo, faceva una vita un pochino burrascosa e difettava un po' in buone maniere, ma era una persona davvero autentica e degna di fiducia.
Quel ragazzo aveva tanto bisogno di calore umano, si sentiva.
Probabilmente era per questo che si era cosi' legato a sua figlia.
Chissa' se lei sarebbe stata in grado di sciogliere ogni legaccio di quel cuore inquieto...
Kagome era ancora troppo immatura: idealista, pretenziosa, irremovibile su troppe cose. Doveva ancora imparare a calare i suoi grandi ideali nel vissuto quotidiano, doveva ancora sbattere contro alla vita stessa. Doveva ancora provare il Dolore, quello vero, autentico, crudele, feroce, inconsolabile. E doveva apprendere a convivere con esso fino a sublimarlo.
E lui, che non aveva conosciuto che rabbia e dolore, ma continuava a vivere con dignita' e forza, sarebbe stato il suo silente maestro di vita.
Eh gia', sua figlia era veramente fortunata...

E cosi' pensando, mentre i due ragazzi attraversavano il cortile sotto la luce pallida della luna, la signora Higurashi torno' lentamente nella sua stanza.

***

-E' molto tardi: dobbiamo far piano, o sveglieremo tutti quanti!- disse Kagome sottovoce mentre frugava nervosamente nella borsetta alla ricerca delle chiavi di casa.

InuYasha si limito' ad assentire stancamente col capo.

-Che intenzioni hai?- domando' lei, sempre intenta a scavare nella borsa: -Passi la notte qui da noi o torni subito al di la' del Pozzo?-

-Che senso avrebbe tornarmene di la' adesso? Ti aspetto e domattina ripartiamo insieme. Mi sembra la cosa piu' ovvia, no?- rispse lui con semplicita', confidando che l'indomani la madre di Kagome avrebbe fatto trovare loro pronta un'abbondante e succulenta colazione.

Lei non pote' che dargli ragione, ma si rese conto che le sue mani tremavano visibilmente nel tentativo di infilare le chiavi nella serratura. InuYasha mancava completamente di canoni sociali e, tutte le volte che aveva passato la notte nel mondo contemporaneo, si era sempre piazzato a dormire in camera sua senza complimenti.
In quel momento, pero', si sentiva profondamente turbata all'idea di dover condividere la stanza con lui.

-Non temere- la rassicuro' il ragazzo, quasi avesse letto nei suoi pensieri. -Dormiro' sopra a Goshinboku.-

Troppi pensieri si agitavano nel suo cuore in subbuglio. Troppe cose si affollavano nella sua mente. Doveva pensare e schiarirsi le idee dopo quanto era successo.
La presenza della ragazza non avrebbe fatto altro che ottenebrargli di nuovo la ragione, e far si' che il fuoco tornasse a scorrergli nelle vene.
Non era tempo.
Doveva restar solo.

-Ma l'aria della notte e' umida. Ti prenderai un raffreddore!-

Lui la squadro' divertito:

-Dico, ma lo sai con chi stai parlando?!- sbotto' saccente: -io non sono certo un misero umano!!! In ogni caso, devi prima rendermi le mie vesti.-

-Oh, e' vero! Vieni!- disse la ragazza conducendolo decisa verso casa e guidandolo al buio fino al piano superiore:

-Mia madre dovrebbe aver lasciato il tuo kimono nella mia camera.-

I ragazzi entrarono in silenzio nella stanzetta avvolta dall'oscurita' e Kagome, lasciato InuYasha sulla soglia, cerco' a tastoni l'abat-jour e ne accese la flebile luce.

-Eccolo infatti!- disse indicando l'abito del ragazzo, posato ai piedi del suo letto, pulito, stirato e ben piegato.

Il mezzodemone lo prese incuriosito fra le mani e lo annuso' tutto:

-Che strano odore che ha: somiglia a quello dei tuoi indumenti.-

-Sara' il detersivo: la mamma deve averlo messo in lavatrice.-

-L'ha anche rammendato.- osservo' il ragazzo, incredulo: -Perche' mai?-

-Lo preferivi tutto sdrucito?!-

-No, e' che... Non capisco cosa l'abbia spinta a lavorare per me.-

-Lei e' fatta cosi'- spiego' Kagome con un tenerissimo sorriso: -la sua vita sembra banale ed insignificante, eppure, grazie alle silenziose attenzioni che ha nei confronti di tutti coloro che la circondano, riesce a valorizzare tutti noi.-

-Sei molto fortunata...- sussurro' piano il ragazzo, carezzando le sue vesti, mentre il ricordo ormai sbiadito del volto di sua madre riaffiorava nella sua mente.

-InuYasha...-

-Ehi!! Manca Tessaiga!- sbotto' egli d'un tratto.

-Kagome si guardo' intorno, senza successo:

-E' vero. Forse e' rimasta da basso, ma non saprei dove...-

-Vado a cercarla!- annuncio' lui, facendo per uscire di corsa dalla stanza. Per nulla al mondo avrebbe trascorso una notte all'aperto senza la sua zanna: i suoi sensi erano gia' abbastanza ottenebrati dalla stanchezza, dalla fame e dall'alcool, ci mancava pure di farsi sorprendere disarmato!!!

-Fermo! Non conosci bene la mia abitazione, faresti solo confusione: ci vado io! Tu stai qui buono e cambiati d'abito. Anzi, gia' che ci sono, ne approfitto per cambiarmi anch'io- esordi Kagome, prendendo il suo pigiama da sotto il guanciale ed avviandosi decisa fuori dalla cameretta, facendo rotta verso il bagno.

Senza neppure accostare la porta, il mezzodemone si libero' di buon grado della polo e dei jeans, e li accatasto' sopra la scrivania con la maggior grazia che gli riusci' (praticamente appallottolandoli), indi si infilo' con soddisfazione nei suoi vecchi abiti consunti.
Quel profumo nuovo che emanavano... No, non era solo il sapone: era profumo di mamma.
Si senti' d'improvviso molto stanco.
Cullato da quell'odore, si lascio' cadere a sedere sul cuscino di Kagome, appoggiando le spalle alla testata del letto.
Chiuse gli occhi.
Il profumo di Kagome era cosi' intenso, li' attorno: se ne sentiva caldamente avvolto, quasi abbracciato...
La stanza attorno a lui sembro' smaterializzarsi, mentre le sue membra si rilassavano progressivamente ed il suo respiro si faceva profondo e regolare.

No, non doveva cedere al sonno. Non in quel... luogo...


Kagome saliva le scale con Tessaiga stretta fra le braccia ed il cuore che le tamburellava a piu' non posso nel petto.
Ecco: con una scusa o con l'altra adesso InuYasha era nella sua camera.
Non era certo una novita', ma allora perche' il suo cuore palpitava all'impazzata?
Lasciandosi guidare dalla tenue luce dell'abat-jour che filtrava attraverso la porta socchiusa, si porto' lentamente verso la stanza, cadenzando i propri passi a ritmo del suo respiro ormai affannoso.
Fece capolino dalla soglia: tutto era immoto.
Si aspettava di trovare il ragazzo ritto al centro della stanza, gia' spazientito per la sua "lunga" assenza, invece la camera pareva deserto.
Poi lo vide.
Seduto sul suo cuscino, tutto rannicchiato, col capo reclinato.
Si avvicino' in silenzio e si chino' ad osservarlo: il suo volto era disteso ed il suo petto si alzava e si abbassava con regolarita':

"M..ma come, DORME?!?!" realizzo' sconcertata mentre tutti i romantici (e un pochino hard) castelli in aria che si era costruita negli ultimi dieci minuti crollavano rovinosamente: "Non e' possibile! Non e' giusto..." penso' mentre un'espressione delusa si impadroniva del suo viso.

Si lascio' cadere in ginocchio li' accanto al letto e resto' per un attimo a fissare il ragazzo-cane con la mente completamente svuotata.
Ma poco a poco quell'immagine le scaldo' il cuore: la lampadina del comodino ne illuminava i tratti del volto, creando curiosi giochi di luce fra i suoi lineamenti duri, eppure al contempo tanto dolci.
Era bello: sembrava un bambino troppo cresciuto.
Si senti' inondare di tenerezza: lei gli doveva molto, e voleva imparare ad amrlo come si deve.
Perche' lui era davvero speciale.
Unico.

Quella notte non avrebbe lasciato che dormisse da solo: spense la lucina, scosto' le coperte e si infilo' sotto, posando il capo sulle gambe incrociate del ragazzo.
InuYasha, a quel contatto, si riavette in parte dal torpore che si era impadronito di lui, ma non tanto da trovare la forza per aprire gli occhi:

-Kagome... cosa fai?...- bofonchio' con voce impastata, quasi incomprensibile.

-Dormo, no? Sei tu che hai occupato il mio cuscino!-

-Baka... Ora mi sposto, non temer...- provo' a controbattere, ma la voce gli mori' in gola, soffocata dal sonno.

-Ssssht... Riposa, ora.-
"Domani ricominceremo tutto, da capo. Insieme."

E, sorridendo, la ragazza chiuse gli occhi, felice.

Poi d'un tratto trsali': InuYasha le carezzava la testa e stava giocherellando coi suoi capelli: probabilmente, nel dormiveglia, se li era ritrovati fra le le mani ed aveva preso inconsciamente ad attorcigliarseli sulle dita, come fanno i bambini piccoli, quando devono addormentarsi, coi capelli della loro mamma.

FINE


RINGRAZIAMENTI:

Grazie a Rumiko Takahashi, per aver inventato e coltivato questi personaggi che da tempo immemore (almeno 6 anni) mi tengono compagnia e mi distraggono nei momenti piu' duri.

Grazie a tutti coloro che hanno riso e sorriso su questo mio delirio, grazie a chi si e' divertito e chi si e' anche un po' commosso con questa storia assurda e serissima al contempo. Grazie per averla cosi' apprezzata. Ora che ho terminato il "lavoraccio" della pubblicazione, prometto ai miei piu' affezionati commentatori che verro' a leggere le loro opere!!

Grazie ad H, che per primo si e' gustato le mie scene comiche ed ha tanto insistito perche' pubblicassi questa roba buttata giu' a tempo perso (e, come gia' detto altrove, grazie soprattutto perche' mi ha sposata... ed e' ancora convinto della scelta fatta, soprattutto!!!).

E per finire, grazie al buon vecchio Sakespeare, al titolo di una cui opera mi sono ispirata per intitolare questo racconto, e a tutti i registi e produttori dei programmi televisivi e dei film ai quali ho rubato i titoli dei vari capitoli. XD

Per ora ci salutiamo qui, lettori miei: ho in serbo un'altro racconto su InuYasha (riguardante la sua infanzia, quindi niente di comico, anzi...), nonche' due storie originali, ma non credo di potervi proprre nulla prima della fine di quest'anno.
A presto (spero...),

Elena

  
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