PARTHIA, mio Regale
Il
licenzioso Jeorge, novissimo kouros dal longilineo vello biondoroseo,
germe del primo battagliere e saettatore del contado di Akaneia,
immaginista esemplatore di aeropoemi, bucoliche, arie, baccanali,
cassidi, commentari ed improvvisi, sta acculattato e agiato,
lambiccato dall'eviterno eburneo nimbo del solleone astrale, su di un
carello verdognolo previamente collocato da un pupo sul mignano del
proprio guardingo.
I seguaci della maggiordomia, consimili
agli schematizzati zerbinotti del topico messere, tutti intaminati
come il cielo scarico e abituati di giustacuori,
Con l'ocula
cedrona guata la foce abapicale e vivanda le gaiette cromature della
propria baia guisa, rendendosi baiulo della di lei malacia.
Le
ciglia appercettive del biondo credente nell'assiologia concreta
tradiscono nullismo di zita aseità, 'bene il concreto
arbitrarismo nel porsi un arrivata atta 'n suo albergamento
ctonio.
Impeperona di briscola durante l'analicità del
proprio esquisito casamento.
Parthia, fluo arco cupreo e
duraturo e lasco, solo gemine al giacintino Reinfleitch allentato del
di Jeorge abba, donno Euberth (recentemente procombuto, lago me
stesso d'esponere), è abbottonamente brandito
dall'aggrappamento desto e paupero di grossonalità della mano
sagaligna e sericea dell'adolescente damigello.
Avendo
assommato il suo ultimo leggendario, egli, come apocrate affetto in
lezione aggiornatrice, smeriglia franco, e intaminato, il nervato
Parthia, per piolo diletto incolpato e per convalescenza dalla
uniforme poleomologia albare colla quale garbeggia il proprio tesore
cerebriforme al bellicismo – Jeorge è intelletto ai più
come schietto arzigogolone eclettico, si noti, e ancora par non
abbiate interiorizzato questo contrito bozzettismo.
Qual
strumento di alere nudicale e cacciatore; terso occhiale allindato
mai nel turpe bruno acherosio e impudico; lignaggio precettato mai
alla deviata graveolenza fainesca e sanemagogna;
obliato dal vegetare afflitto, mai buio, spesso scrollato e mai
disguazzato.
Quasi proibita, tal albagiosa racchetta
simigliante 'l nobiliar y procace lustro, all'abituato maneggio
volgare, ventraiolo, facchinesco, inchinevole e, OH!,
illaudabile!
Ch'essa egli assorella come un vincolante,
nocchiuto, contraddicente cricchio fengofobico e
scotofobia.
Ch'essa egli retentisce, quasi cetera, par
all'artezza d'abominazione riscontrata nel mito vitale, continuo
tragitto lungorammaricante.
Ch'essa egli mira trasognati
armeggerie, corege, tutte fattesi teniture quando il réviere è
resosi chimera.