07/12/2012
4 recensioniPairing/Personaggi: Eleven, Eleven/River implicito.
Rating: G.
Beta: Koorime.
Genere: Introspettivo.
Warning: Flash-fic, Het implicito.
Words: 522 (fiumidiparole).
Summary: Il Dottore e River hanno due diari identici e lui sta per cominciare il suo.
Note: Scritta sul prompt 1. Diario segreto della mia cartellina per la Maritombola #4 di maridichallenge. Il titolo è un verso di Crazy Love di Jason Manns.
DISCLAIMER: Tutto della BBC, sia fatta lode a loro e a Moffet ♥ Io non ci guadagno una ceppa.
I'm running to her like a river's song
Il Dottore non aveva mai pensato di tenere un diario – non ne aveva bisogno, ricordava alla perfezione ogni evento del suo passato, ogni sensazione, ogni colore, e volendo poteva tornarci in qualunque momento; le macchine del tempo servivano a quello, no? –, pur sapendo che nel futuro ne avrebbe avuto uno, il gemello di quello di River.
Ma fu solo dopo che lei – Melody Pond, chi altri? E il Dottore era stato così stupido, un tale vecchio stupido a non capirlo fin dal primo momento – consumò tutte le sue rigenerazioni in una volta sola per salvarlo, pur avendolo appena conosciuto, che lui comprese che il momento era arrivato.
Entrò in una piccola cartoleria tedesca, spalancando le porte con entrambe le mani, come in un vecchio film western, e gli bastò fare un breve giro tra gli scaffali per trovarli: due diari identici, blu TARDIS.
Aprì la prima pagina, chiedendosi da dove cominciare. C’erano tante cose che avrebbe potuto raccontare – come il giorno in cui aveva portato Craig e Alfie al Paese dei Balocchi, sull’asteroide Collodi, nella colonia italiana interspaziale; o quella volta che aveva fatto da testimone di nozze a Canton e il suo compagno, presi dal 1961 e imbarcati clandestinamente sulla nave spaziale UK, una cerimonia celebrata da Liz X in persona; e naturalmente quell’altra in cui lui e Vastra erano entrati al Garter, un club molto femminile e molto- no, di quello meglio non parlarne –, ma non era certo che fossero tanto attinenti.
Per River era facile, per lei era tutto appena iniziato, l’aveva appena incontrato. Ma per il Dottore era cominciato molto tempo prima, quand’era un’altra persona, era iniziato dalla sua fine. La fine di River Song – di Melody Pond – che non aveva potuto evitare in alcun modo. River che a quanto pareva era sua moglie, che lo sarebbe diventata.
Il Dottore si poggiò il diario sulla fronte, premendolo forte sulle sopracciglia e sbattendoselo sopra un paio di volte, le palpebre serrate, le labbra strette. Si chiese per un momento se ne valesse la pena; perché affezionarsi a quella donna, quando sapeva benissimo come sarebbe andata? Perché era la figlia di Amy e Rory, naturalmente. E lui aveva promesso di salvarla, di proteggerla; di amarla e onorarla, in un futuro non troppo lontano. Perché River l’aveva salvato, nella Biblioteca. Perché era la figlia del TARDIS. Per i suoi capelli troppo ricci e troppo biondi, per la sua mano svelta, per i suoi occhi maliziosi, per il suo sorriso da ragazzaccia. Il Dottore aveva un debole per le ragazzacce.
E quindi dalla Biblioteca, sì, e da Donna, era da lì che doveva cominciare. E in che lingua scrivere? Non in inglese, no, troppo accessibile. Forse avrebbe potuto scrivere in equino – era divertente l’equino! – o in delfino; ma quello era un tantino complesso, i delfini avevano un sacco di regole grammaticali e sinonimi e congiuntivi.
Gallifreyano, dunque, circoletti che non tracciava più da quando aveva impugnato la manina di sua nipote per insegnarle a scrivere, piccoli cerchi concentrici che nessuno era più capace di leggere.
Questa era la storia del Dottore. Una canzone per River Song.
FINE.