Premessa
Questa fanfiction
è nata per caso, ascoltando la canzone “Everything”
dei Lifehouse ed è la stessa a fare da sottofondo
durante tutto lo svolgimento della vicenda. È una canzone che mi tocca molto
dal punto di vista emotivo e spero che possiate provare ciò che ho provato io mentre scrivevo.
Grazie mille a tutti coloro che leggano
e/o recensiranno!
Dedicata
a Mary, Fra e Didy. Tre persone fantastiche che adoro
e alle quali voglio un gran bene.
Drew
In common the rain
Harry
camminava a passi pesanti per le strade di Londra, mentre la pioggia cadeva
incessante sul suo impermeabile marrone. Lui proseguiva con i capelli ormai
fradici e le mani in tasca. Non gli importava dove stesse andando e manteneva
lo sguardo chino, osservando il susseguirsi dei propri passi sul marciapiede.
Ogni
singola goccia che lo sfiorava gli infondeva un senso di libertà, come se tutto
il peso di quei sette anni venisse sempre meno man mano che si bagnava.
Si
mescolava tra la gente attorno a lui, faticando a procedere per il rischio di
scontrarsi con gli ombrelli variopinti dei passanti.
Tutto
attorno a lui predominava il blu: i palazzi grigi erano resi ancora più tristi
dalla pioggia che sbatteva sui tetti, lungo i margini della strada scorrevano
piccoli ruscelli d’acqua e ogni tanto un bagliore improvviso squarciava il
cielo.
Harry
pensava. Pensava a quello che non era riuscito a fare. Pensava che fosse tutta
colpa sua: aveva perso Ron. Non era stato capace di salvarlo. E aveva quindi
permesso che Hermione ne soffrisse. Si odiava per questo, ma ormai non avrebbe
più potuto cambiare le cose.
Dopo
il sacrificio di Ron, il trio non esisteva più. La sua strada e quella di
Hermione si erano divise per sempre. Ed Harry provava un dolore immenso.
Find Me Here
Speak To Me
I want to feel you
I need to hear you
You are the light
That's leading me
To the place where I find peace again
Le
immagini della morte del suo migliore amico si susseguivano l’una dopo l’altra
nella sua mente: si vedeva per terra, sporco di sangue
e di sudore, succube dell’Oscuro Signore. Ed ecco che lo stava maledicendo e
proprio quando le ultime parole della maledizione senza perdono venivano pronunciate, Ron si era gettato su di lui,
salvandolo.
Un lacrima
nacque dai suoi occhi speranza e percorse tutta la sua guancia sinistra per poi
perdersi con la pioggia.
Harry
abbassò ulteriormente lo sguardo, continuando a camminare.
*O*
Erano
più di quindici minuti che Hermione aspettava il suo autobus. Con il braccio
destro reggeva il suo ombrello color pesca, mentre con la mano sinistra
giocherellava con la tracolla in jeans. Gli stivali neri, alti fino al
ginocchio, erano bagnati sino alla caviglia e anche il lato inferiore del lungo
cappotto grigio era piuttosto umido.
Lo
sguardo era assorto e seguiva di tanto in tanto le macchine che sfrecciavano in
mezzo alla strada che spruzzavano acqua verso i marciapiedi.
Finalmente
era arrivato l’autobus. Hermione chiuse l’ombrello e salì.
You are the
strength, that keeps me walking
You are the hope, that keeps me trusting
You are the light to my soul
You are my purpose… you're everything
Si sedette al primo posto libero che trovò, vicino al finestrino.
Subito prese a guardare fuori. Gli ombrelli e gli impermeabili dei passanti
davano una nota di colore a tutto quel grigio.
Ed ecco che si faceva risentire: Hermione portò una mano sul
ventre.
“Non puoi curarti dai sensi di colpa.” si
disse. Già, si sentiva colpevole. Era stata lei a suggerire a Ron di andare da
Harry:
-Avrà bisogno di te, Ronald.- così gli
aveva detto. E ora lui non c’era più. Non c’era più perchè lei non
era riuscita a stare zitta. Non c’era più perché con la sua presunzione lo
aveva spinto alla morte. Aveva perso una delle persone più importanti della sua
vita a causa della propria superbia. E con questa persona, aveva perso anche
Harry.
Hermione
alzò la mano dal ventre e scacciò via le lacrime che le stavano rigando il
viso. Fortunatamente accanto a lei non era seduto nessuno.
*O*
Harry
era fermo ad un incrocio ad aspettare il segnale verde del semaforo. Con lo
sguardo assorto, riviveva i momenti più belli trascorsi alla Tana con Ron, fino
a che una voce lo scosse dai suoi pensieri:
-Hai
intenzione di farti una bella doccia, Harry?-
Il
ragazzo riconobbe quella voce alle sua spalle. Si
voltò:
-Remus.-
gli occhi di Harry si illuminarono. Lupin alzò
l’ombrello in modo tale che anche il ragazzo fosse coperto, sorridendogli:
-Che
piacere rivederti.-
-Anche
per me è un piacere.-
-Che
ne dici di scambiare due chiacchiere?-
How can I stand
here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
Il
vento iniziò a danzare tra gli alberi che decoravano i marciapiedi londinesi,
sollevando appena i capelli fradici di Harry, mentre accennava di sì con il
capo.
Il
semaforo divenne verde. Harry e Remus attraversarono assieme ed entrarono nel
primo café che incontrarono.
*O*
Quanti
anni erano che Hermione non rivedeva Harry? Due forse. Eppure sembravano tanti
di più.
Ricordava
perfettamente il volto di Harry il giorno del funerale di Ron. Gli occhi
speranza erano vuoti, la frangia nera copriva la fronte e le sopracciglia.
Teneva
le labbra serrate, lasciando ben intendere che non aveva
intenzione di proferire parola. Tuttavia era stato lui stesso a pronunciare il
discorso per Ron. E Hermione lo ricordava alla perfezione:
-Non
posso non sentirmi in colpa per quello che ti è successo, Ron. Sono stato la
causa di tutto il male con cui abbiamo avuto a che fare. Sempre. E ora che non
ci sei più io non credo che saprò darmi pace.- silenzio per qualche istante, la
voce di Harry tremava, -Anche se Voldemort è stato
sconfitto, anche se ormai il mondo magico e quello babbano
potranno vivere senza il male che l’Oscuro Signore rappresentava, il prezzo da
pagare è stato troppo alto. Perché abbiamo perso una persona speciale. Una
persona che metteva allegria e amore in tutto quello che faceva. Una persona
che io, Hermione, tutta la famiglia Weasley e tutta Hogwarts amavano profondamente.- Harry si fermò, mentre il
foglio di carta che leggeva si stava lentamente bagnando.
-Ci
mancherai.- disse tornando subito al suo posto.
You calm the
storms, and you give me rest.
You hold me in your hands, you won't let me fall.
You steal my heart, and you take my breath away.
Would you take me in? Take me deeper now?
Le
lacrime sgorgavano dagli occhi della ragazza incessantemente così come la
pioggia che bagnava Londra. Fu proprio in quel momento, durante il funerale,
che Hermione si diede la colpa per ciò che era successo a Ron e per il dolore
che consumava Harry.
Poggiò
la testa sul finestrino e continuò a guardare fuori, stavolta senza scacciare
le lacrime dal suo viso.
*O*
-Allora
Harry, come procedono le cose tra voi auror?- chiese
Remus appena si furono seduti al piccolo tavolo di legno. Il locale non
rispecchiava affatto l’ambiente esterno: un camino acceso riscaldava la stanza
e le pareti bordeaux infondevano ai clienti un senso di calore. Dalla vetrata
alle spalle di Harry si scorgeva il classico panorama urbano londinese e
accanto alla porta a vetri c’era l’attaccapanni, anch’esso in legno, sul quale
erano appesi i soprabiti dei due uomini e l’ombrello di Remus.
Era
l’esatto clima di cui il ragazzo aveva bisogno:
-Tutto
nella norma.- rispose mentre il cameriere portava loro
due tazze di caffè fumante.
-Come
ti senti?- azzardò Lupin sorseggiando il caffè.
Harry
fece finta di non capire:
-A
cosa ti riferisci?-
-Da
quando ho lasciato l’Ordine ho continuato a chiedere notizie di te, su come te
la passi. Sai anche perché lo faccio… Sirius avrebbe
voluto così… E so che non sei molto… presente, ecco.-
-Ho
tante cose per la tesa.- mentì Harry abbassando lo sguardo.
-Ed
è da quando è morto il giovane Weasley
che hai tante cose per la testa?-
Harry
alzò di scatto lo sguardo verso Remus:
-No.-
-Io
credo di sì… Credo che tu ti stia dando la colpa per
la morte di Ron.-
Harry
non rispose, ma fissò intensamente Lupin. Non voleva
parlarne.
-…
E non sei neanche l’unico che si sente in questo modo.- concluse Remus.
Harry
cambiò improvvisamente espressione:
-Cosa
vuol dire?-
-Hermione.
Ci siamo incontrati tempo fa. Mi ha detto di essere stata lei la causa della
morte di Ron.-
Gli
occhi di Harry si ridussero a due fessure: Hermione… Hermione credeva di aver
ucciso Ron… perché? Era stato lui. Lo sapevano tutti.
-Che
motivo ha di pensare questo?- chiese Harry.
-Mi
ha detto di essere stata lei ad aver spinto Ron da te. Gli ha detto che potevi
aver bisogno di lui.-
E
quanto era vero…
How can I stand
here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
And how can I stand here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
Ecco
a cosa aveva portato la sua ostinazione di tagliare tutti i ponti con il
passato: Hermione si dava la colpa esattamente come lui.
-Capisci
che è sbagliato?-
Harry
non rispose. Ma dopo tanto tempo, sorrise. Un sorriso flebile, delicato, lieve,
che però scaldò il cuore di Remus.
Finirono
di bere le proprie tazze, parlando del più e del meno. Remus non era molto
invecchiato in questi anni e la relazione con Tonks
contribuiva a mantenerlo attivo e sempre pronto a tutto.
Dopo
una buona mezz’ora uscirono dal locale, dividendosi.
Harry
proseguì il suo cammino sotto la pioggia sorridendo.
*O*
Hermione
continuava a guardare fuori dal finestrino. Le lacrime
si erano finalmente esaurite. Stava pensando a Harry, al modo in cui le sue
mani impugnavano la bacchetta, a quando rideva di
gusto e a quando le diceva che ci sarebbe sempre stato.
“Promessa
che non ha mantenuto” si disse.
All’improvviso
gli occhi di Hermione sussultarono.
-Harry.-
sussurrò riconoscendo la sagoma fuori dal finestrino.
-Ferma!-
urlò all’autista alzandosi dal proprio posto. L’autobus inchiodò di colpo.
Harry
sentì un forte rumore di freni alle sue spalle. Si voltò verso la fonte di quel
frastuono. Poi la vide.
-Hermione.-
Cause you're all I
want, You're all I need
You're everything, everything
You're all I want your all I need
You're everything, everything.
-Hey!- urlò la ragazza correndo verso il suo amico.
-Cosa ci fai qui?- chiese Harry appena lei gli fu vicina.
-Stavo andando al Ministero.- rispose dopo averlo velocemente
abbracciato.
-Credo sia meglio che apri l’ombrello: questa pioggia non ha
intenzione di smettere.- suggerì Harry.
-Sì.-
Hermione aprì di nuovo l’ombrello color pesca, facendo attenzione
di coprire anche l’amico.
Iniziarono a passeggiare assieme, parlando di tutto e di niente.
Non erano molto cambiati in questi due anni: Harry era cresciuto, ormai si era
fatto uomo in tutto e per tutto, e questo piaceva ad
Hermione, che, del resto, era diventata ancora più bella di come il ragazzo se
la ricordava.
La pioggia danzava attorno a loro, mentre finalmente ridevano
assieme e sorridevano. Almeno fin quando Harry disse:
-Ho parlato con Remus oggi.-
-Ah si? Cosa ti ha detto?-
Harry prese coraggio:
-Mi ha detto che tu ti senti in colpa per Ron.-
Hermione tacque.
-Credo che dovremo parlarne prima o poi, Hermione.-
-Parlare di cosa Harry?- sbottò lei fermandosi in mezzo al
marciapiede, -Parlare del fatto che ho contribuito
all’assassinio del nostro migliore amico?-
-Non intendevo…-
-No, invece è proprio questo che intendevi…- l’ombrello di
Hermione si chiuse di colpo, -Maledizione…-
Harry fece per aiutare la ragazza a riaprire l’ombrello, -Non mi
toccare, Harry!-
Il ragazzo rimase interdetto. Hermione non aveva mai avuto una
reazione del genere.
-Scusami…- disse lei lasciando perdere l’ombrello, -non so che mi
è preso.-
-Volevo aiutarti, se…-
Fu lei a interromperlo:
-No, Harry. È qui che sbagliamo io e te. Vogliamo sempre aiutare,
aiutare e aiutare. Io volevo aiutarti e ho condannato a morte Ron.-
-Ma non è vero, Hermione.- Harry le cinse le spalle con le mani,
-Era compito mio proteggervi. Sono stato io
a permettere che Ron morisse.-
-Tu non sai cosa dici…- disse Hermione voltando il viso verso
sinistra.
-Guardami.- fece lui, -Guardami!- con una mano le prese il mento,
facendole delicatamente girare il viso, -Oggi ho capito che non possiamo darci
la colpa. Non potevamo fare niente. È successo. Ora possiamo solo andare
avanti, senza dimenticarci di lui.-
You're all I want
you're all I need.
You're everything, everything
You're all I want you're all I need, you're
everything, everything
La pioggia cadeva dall’alto sui due ragazzi. I riccioli di
Hermione lentamente si impregnavano di piccole gocce cristalline, mentre i
capelli di Harry erano sempre più bagnati.
-Era meglio non vederci…- commentò Hermione, voltandosi di nuovo.
L’espressione di Harry cambiò con lentezza: se prima i suoi occhi
smeraldo trasmettevano fiducia e speranza, ora facevano da specchio
all’amarezza e al rammarico che provava.
Ruppe subito il contatto con la ragazza e prese a camminare
velocemente.
Hermione non seppe cosa fare. Rimase da sola tra la folla che a
fatica non l’urtava. Lui aveva ragione. Aveva davvero ragione.
And How can I stand here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
How can I stand here with you and not be moved by you?
Would you tell me how could it be any better than this?
Hermione iniziò a correre verso Harry:
-Aspettami.- urlò tra la folla.
Lui la sentì. Si fermò.
-Mi dispiace, ma è talmente difficile…- disse lei appena lo
raggiunse, -… credere che lui non ci sia più…-
-Ci sono io.- la corresse lui. –Ci sono io.- ripeté.
Hermione sorrise.
Poi scoppiò a piangere.
Harry la strinse forte sé.
Would you tell me
how could it be any better than this?
-Ci sono io.- ripeteva mentre le lacrime
di Hermione si confondevano con la pioggia. Il vento soffiava più forte, quasi
come se portasse vie le gocce d’acqua che ruotavano attorno ai due ragazzi.
Would you tell me
how could it be any better than this?
Anche una lacrima nacque sul volto di Harry, per poi morire sui
capelli di Hermione.
Fine