Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: belieberswaggotenks    07/12/2012    0 recensioni
se siete facilmente impressionabili non leggete, fa piangere.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Erano le tre del mattino, quando Andrea si svegliò di colpo, per i troppi pensieri che si aggiravano nella sua testa. Continuava a sognare Matthew, senza sosta, in quelll'ultimo mese nella sua testa, c'era stato lui e nessun altro,per questo i suoi voti erano notevolmente calati.Sua madre, era davvero preoccupata, le aveva provate tutte, dalle ripetizioni allo stargli più vicino, ma niente aveva funzionato, lei non poteva capire ciò che suo figlio provava, nessuno poteva. Si vergognava di se stesso, non avrebbe voluto essere ciò che era, faceva fatica anche solo a pronunciarla quella parola, gay. Ma, dal canto suo aveva sempre sperato che Matthew fosse come lui, ormai erano già quattro anni che ne era innamorato, in segreto. Aveva paura, una paura enorme di non averlo più al suo fianco se mai gli avesse rivelato di amarlo. Faceva male, averlo così vicino e non poterlo toccare, non poterlo stingere a se e baciarlo. Delle volte, il desiderio era tanto che Andrea per trattenersi doveva recarsi fuori dalla classe, per stargli alla larga, almeno per un po', almeno finchè quel desiderio così forte, non fosse diminuito. Tutto questo, era davvero duro, ma pur di averlo accanto, Andrea avrebbe fatto qualunque cosa. L'indomani, la sveglia suonò in ritardo, e la colazione, saltò. Bel modo di iniziare la giornata, pensò il ragazzo. Poi, vide Matthew corrergli incontro, e tutto come di colpo svanì. Si chiese cosa mai potesse volere, e perchè aveva così tanta fretta di parlargli. Solo dopo si accorse, che non era verso di lui che stava correndo, ma verso la sua ragazza, rimase come impietrito. Da quando aveva una ragazza? Come, ma sprattutto, perchè? Si sentì come trafiggere, e si allontanò lentamente con il capo chino per non guardare. Suonò la campanella, ma Andrea non aveva alcuna voglia di rivedere la faccia di quel bastardo, fece per non entrare, ma pensò alla felicità di sua madre, alla gioia che avrebbe avuto nel sapere che suo figlio, finalmente aveva ricominciato a studiare. Pensò anche a suo padre, morto quando aveva solo quattro anni. Ora di anni ne aveva diciassette, e lui, gli mancava terribilmente. Appena entrato in classe, dovette sedersi vicino a Matthew, che gli sorrise, lui per tutta risposta lo ignorò girandosi dal lato opposto, Per tutta la durata della lezione non lo guardò, nemmeno per una volta, finchè non gli chiese di passargli una matita, scusa alquanto stupida, visto che la sua era in bella vista al di fuori dell'astuccio, ma fece finta di niente e si voltò per prestargli momentaneamente la sua. Alchè Matthew gli sorrise, facendo uscire dalla sua bocca rosea un "grazie" timido e dolce. Era impossibile tenergli il muso, per questo Andrea ricambiò con un secondo sorriso. Finalmente, le cinque ore di lezione finirono, così si passava dalla tortura a uno stato di puro e assoluto relax. Per rilassarsi, di solito Andrea amava sdraiarsi sul suo letto, e leggere, finchè non gli veniva sonno e si addormentava con il libro sulla faccia. Il libro che al momento stava leggendo, parlava di una ragazza, in pena per amore, un amore che non sarebbe mai stato possibile. Infondo, lui ci si rispecchiava un po' in quella povera ragazza, ma al contrario suo, non era così forte e determinato nel voler conquistare il suo amore a qualsiasi costo. Si sentì come si sentono i secchioni, dei fragili pappamolla. Non voleva essere così, ma di certo non voleva nemmeno rischiare di perdere per sempre il suo grande amore, Matthew. Era così confuso. Preso dal leggere il libro, finì per addormen- tarsi e incominciò a sognare. D'un tratto si ritrovò nella biblioteca della scuola, con indosso uno strano vestito, un vestito da principe. Si accorse che insieme a lui c'erano anche molti dei suoi compagni, tutti con indosso un vestito medievale. Non capiva cosa stesse succedendo, finchè la professoressa di storia, non attirò la sua attenzione e quella di tutti gli altri studenti presenti nella stanza. Quando ebbe finito di spiegare, ad Andrea fu ben chiaro che si trattava di una commedia, ma non una qualunq In ue; questa poi, non sarebbe stata recitata davanti a tutta la scuola. In un certo senso, tutto ciò lo divertiva, ma era ancora perplesso nel restare o meno. Optò per la secon- da infine. Conosceva molto bene quella storia, si trattava solo di ambientarsi un po' e di capire a che punto gli altri fossero arrivati. In quel momento ricordò la scena esatta, era giunto il momento di chiedere la mano alla principessa, per questo la chiamò a sedersi al suo fianco. Tutto ciò lo imbarazzava da morire, ma doveva farlo per il bene del suo popolo; così prese tutto il coraggio che aveva in corpo e con dolcezza, chiese la mano della fanciulla, che dovo aver riflettuto per alcuni secondi, acconsentì. Avalon era in grande festa, era il momento di partire per celebrare le nozze in terra sconosciuta. Stava all'insegnante però, scegliere il luogo adatto al matrimonio. Andrea si fidava di lei, la conosceva bene e sapeva che avrebbe scelto un posto adeguato alla vicenda, non era affatto preoccupato. Così. tutti si dirisero verso il pullman, portando insieme a loro dei comuni carretti, che gli sarebbero serviti per attraversare il sentiero, in modo da rimanere fedeli alla storia. Quando arrivarono, davanti a loro c'erano una miriade di viuzze, tutte circondate da vasti prati ben curati. Sembrava un vero paradiso, in più era ben staccato dalla città, in modo tale da non essere disturbati. Ognuno prese un carretto, in totale ne tirarono fuori tre, su cui salirono in trenta in totale. Nel primo, vi si trovava lui insieme alla sua principessa e agli amici più ca- ri, nel secondo vi si trovavano la professoressa, e gli anziani di corte e infine, nell'ultimo gli amici di amici. A turno, uno di loro scendeva dal carretto per trainare gli altri, tutti meno che il principe e la principessa, fino ad arrivare alla sorgente. C'era un bellissimo laghetto cris- tallino, addirittura da potercisi specchiare. Sembrava davvero di trovarsi nella terra di Avalon. Fu li, che si rinfrescarono, parlarono a lun- go e celebrarono infine il matrimonio. Dopo esso, ci fu ancora grande festa, mangiarono in quantità, bevvero e balarono fino a tardi, o al- meno finchè non giunse l'ora di rientrare. Si era parecchio divertito, non aveva voglia che tutto ciò finisse, ma la realtà lo chiamava. Suo- nò la sveglia, il libro saltò in aria e Andrea cadde dal letto. Era stato solo un sogno, che sembrava così reale e bello, ma restava comun- que un sogno. Si dirise verso il bagno e si fece una doccia, bella fredda in modo da schiarirsi le idee. Quando tornò in camerà trovò il let- to già fatto, segno che sua madre era passata di li, sorrise. Aprì l'armadio e controllò se dietro di esso ci fosse Narnia, burlandosi delle fiabe. Rimase comunque deluso, ripensando a quel fantastico sogno, non voleva che finisse, voleva ancora essere l'ormai re, delle terre di Avalon, non vedeva l'ora di tornare a sognare. Andò a scuola a piedi, non voleva ancora stare a contatto con il mondo, era troppo im- merso nei suoi pensieri, che se mai avesse raccontato, gli avrebbero portato solo guai. Quando arrivò in classe, la campanella era appe- na suonata, Matthew era già li, al suo posto. Si era quasi dimenticato di lui, preso da quel sogno. Durante l'ora di storia, Andrea non se- guì affatto la sua insegnante, ormai la vedeva in panni diversi e si sentiva meno a disagio alla sua lezione. Prese un blocchetto, e iniziò a disegnarci sopra paesaggi, cavalieri e reami. Era come impazzito per via di quel sogno, non pensava ad altro.; per questo non si rese conto che a professoressa era li, accanto a lui, finchè non gli portò via dalle mani il suo blocchetto. La implorò di ridarglielo indietro, ma gli occhi severi della donna, stavano attentamente scrutando quei disegni, solo allora Andrea capì, che era interessata a ciò che stava vedendo. Era quasi certo, di averla vista accennare un sorriso, prima di assegnargli una punizione. Perfetto, si disse, due ore in più in questa inutile scuola, finchè gli occhi non gli si illuminarono al pensiero della biblioteca. Ma, prima di revarvisi, doveva parlare con Mat- thew. Lo cercò ovunque, poi finalmente lo trovò. Era agitato, sudava, ma non aveva intenzione di tirarsi indietro. Così, gli chiese semmai, gli fosse andato di prendere un caffè insieme, dato che erano compagni di banco e nessuno sapeva niente dell'altro, quest'ultimo accet- tò volentieri l'invito, lasciando Andrea stupito, poi se ne andò. Ora, tutto il suo tempo, era per la biblioteca, quel gigantesco cumulo di li- bri, così la aveva sempre chiamata. Quando vi entrò, fu sorpreso di trovarci tantissimi alunni, non pensava che nella sua scuola, ci fos- sero così tanti amanti della lettura come lui, davanti a se, si era appena aperto un mondo tutto nuovo. Chiese alla bibliotecaria, in che raparto poteva trovare dei libri riguardanti il medioevo, e appena ricevette indicazioni, cominciò a esplorare quel posto sconosciuto, fino a trovare il reparto ardentemente desiderato. Prese alcuni dei libri più interessanti, e dopo essersi seduto ad un tavolo, si buttò a capofitto nella letturà, finchè, qualcosa o per meglio dire, qualcuno lo interruppe. Era Matthew, sorpreso di trovare il suo misterioso com- pagno di banco, avventurato nella lettura. Andrea chiuse di scatto il libro, si vergognava già a farsi vedere dagli estranei, figurarsi dal ra- gazzo per cui covava un amore segreto da ben quattro anni. Matthew, dal canto suo cercò di farlo sentire a suo agio, e gli si sedette ac- canto chiedendogli con calma, di cosa parlasse il libro che teneva in mano. Andrea restò titubante, ma poi decise di confessare al ragaz- zo del suo sogno, e così della sua passione per le storie medievali. Rimase sorpreso, dal tanto interesse con cui "l'amico" lo ascoltava. ma anche compiaciuto, Appena ebbe finito di parlare, Matthew gli spiegò, che a lui stava capitando lo stesso, ma che erano ormai alcu- ne settimane che questi sogni andavano avanti, per questo i due ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata. Poco dopo tornarono se- ri, chiedendosi come mai, quegli strani sogni, e se, per puro caso ci fossero altri ragazzi oltre loro, a codividere quel segreto. I due, senza rendersene conto, grazie a quei sogni, si erano parecchio avvicinati, a tal punto che Matthew invitò Andrea a casa sua, che titubante ac- cettò. Arrivati a casa del ragazzo, il primo volle subito mostrargli alcuni racconti, scritti da lui stesso, che affascinarono molto il suo amico. Ma, ciò da cui era davvero affascinato Andrea era la camera, quella favolosa camera, che aveva sempre cercato di immaginare, ed ora, ora vi si trovava all'interno, quello era un sogno, altrochè. A dire il vero, era molto più simile alla sua di quanto pensasse, non poteva im- maginare che il ragazzo che amava, gli somigliasse tanto, era come amare se stessì pensò. Parlarono per ore, non solo dei loro sogni, an- che di loro stessi, delle cose che li accomunavano, che erano davvero molte. Giunta l'ora di andarsene, Andreà ringraziò il suo nuovo e unico amico e si dirise verso casa, felice e allo stesso tempo confuso. Come era possibile che non si fosse mai accorto di quanto Mat- thew gli somigliasse? Era così assurdo, ma ancora di più lo era il fatto, che lo amava più di prima, ora che lo aveva conosciuto meglio. Era così chiaro, così trasparente; si sentiva il ragazzo più fortunato del mondo, anche solo per averlo come amico. La prima cosa che fe- ce appena tornato a casa, fu quella di correre in camera sua, per cotinuare a leggere quel libro che ancora aveva in sospeso, salto persi- no la cena, lasciando sua madre perplessa. Come di solito accadeva, si addormentò con il libro tra le mani, sperava di poter tornare a sognare Avalon, e magari stavolta, di incontrare Matthew, così fu. Solo, non andò proprio tutto secondo i suoi piani. Si ritrovò in una se- conda terra, a lui sconosciuta, prigioniero di un sovrano, che stava per incontrare. Che fine aveva fatto la sua amata principessa, e gli an- ziani di corte? Come era stato possibile che tutto ciò avvenisse? Tutte queste domande svanirono, appena sentì il rumore della porta, la porta che oltre alle catene, lo separavano dalla speranza di tornare nel suo regno. Ciò che poco dopo vide, lo atterrò completamente, era Matthew, era stato lui a incatenarlo, come aveva potuto farlo. Fu li, che capì tutto. Raccontando al nemico, perchè questo era, il suo sogno, aveva fatto in modo che esso lo catturasse e lo imprigionasse nei sotterranei. Poco dopo, si ricordò anche dei racconti che esso gli fece leggere, era proprio come nel primo racconto, lui, il sovrano del mondo sconosciuto, aveva finalmente nelle sue mani, il re di A- valon che tanto detestava da tempo. D'un tratto si svegliò, poco prima che Matthew potesse aprire bocca, era completamente impregna- to dal sudore, l'accaduto lo aveva non solo spaventato, ma aveva azzerato ogni sua possibilità di essere felice. Passò il resto della notte a fissare il soffitto, privo di ogni pensiero ed emozione, finchè non venne l'ora di andare a scuola. Prima di entrare in classe, sentì una ma- no afferrarlo per la spalla, era Matthew, quel vile traditore. Al contrario suo però, fece finta di non ricordare nulla di ciò che accadde in so- gno, oltre che perfido era anche astuto, pensò. Scoppiò in lacrime davanti al nemico, e finì per abbracciarlo; esso per tutta risposta ricam- biò l'abbraccio stringendolo forte e lo rassicurò che andava tutto bene. Ma come poteva andare tutto bene? Come, se il ragazzo che a- mava era il suo più grande nemico, e si era solamente approfittato di lui? Non riusciva ad accettarlo, pur amandolo, avrebbe dovuto tro- vare il modo di uscire dai sotterranei, tornando così alle terre di Avalon per organizzare una rivolta. Fu li che gli venne in mente, che nel regno di Avalon, tutto e tutti erano magici, a modo loro, non vedeva l'ora di addormentarsi, e non poteva credere a ciò che aveva appena detto. In ogni caso, doveva saperne di più della terra in cui si trovava prigioniero, per questo tornò in biblioteca, sperando che Matthew stavolta non sarebbe arrivato di sorpresa. Controllò ogni libro, fino a trovare quello giusto, ora su quel regno conosceva ogni cosa, pro- prio come della sua amata Avalon. Sapeva come uscirne, finalmente. Ma, ecco che Matthew si stava avvicinando, decise di tendergli una trappola, stavolta avrebbe dovuto pagarla. Quando lo vide, gli sorrise amichevolmente, chiedendogli come mai, si trovasse li. Matthew gli rispose che era venuto a cercarlo, sicuro che si trovasse nella biblioteca, fu li che Andrea, gli raccontò ciò che aveva scoperto, o alme- no così voleva fargli credere. Gli disse, che solo leggendo un libro, di cui non sapeva neanche dell'esistenza, aveva scoperto che nel suo regno ci fosse un traditore, alleato con un regno non molto lontano dalla sua terra, su cui governava un sovrano odiato da tutti gli altri popoli, di cui voleva vendicarsi impossessandosi dei loro re. Una parte della storia era vera, certamente, ma tutto questo racconto confu- se Matthew, proprio come aveva pianificato Andrea. Quando tornò a casa, si soffermò a lungo per pensare al momento in cui si sarebbe addormentato e al modo, per riuscire a raggirare il suo amato. Perchè infondo, lui lo amava ancora anche se non riusciva a perdonagli il fatto di aver giocato con il suo cuore, senza neanche rendersene conto. Con quei pensieri, finalmente si addormentò. Come previsto, si ritrovò nuovamente incatenato, con Matthew che stava per parlargli, finchè, invece di parlare, non lo liberò. Tutto procedeva secondo i piani, evidentemente il ragazzo voleva saperne di più su quanto gli era stato detto in biblioteca, per questo Andrea lo accontentò molto volentieri. Sorridendo, gli raccontò la storia che aveva pianificato prima di addormentarsi; ciò che gli disse fu, che tutti i sovrani delle altre terre erano venuti a conoscenza del fatto che lui fosse prigioniero nelle segrete del castello e che ora si trovavano ad Avalon, per smas- cherare il traditore e in seguito, venire a salvare il re di Avalon. A quelle parole, Matthew si spaventò, certo, avrebbe desiderato far fuori tutti i sovrani delle altre terre, per regnare incontrastato, ma non se questo avesse dovuto significare danneggiare la sua terra e il suo a- mato popolo. Si ritrovò spalle al muro, preso dal panico, non sapeva cosa fare, aveva perso, odiava perdere. Andrea, poggiò su di lui una mano, chiedendogli di lasciarlo andare, spiegandogli che aveva compreso la vera ragione di tutto questo odio verso gli altri sovrani, pur essendo il nuovo arrivato, ne sapeva più di quanto Matthew potesse pensare. Non gli spiegò, ciò che sapeva, ma era certo che il ragazzo lo avrebbe lasciato andare, e così fu. Li, si svegliò, di nuovo. Decise di saltare la scuola, non aveva voglia di incontrare nessuno, voleva starsene per conto suo, solamente lui e i suoi pensieri. Oramai, tutto era cambiato, in così poco tempo, non poteva credere che tutto ciò stesse accadendo a lui, Matthew e altri sei sovrani, erano suoi fratelli. Si, era solamente un sogno il suo, ma se tutto quel sogno, fosse stato realtà? Se ciò che sognava, che temeva, si sarebbe realizzato? Scesero le lacrime, Andrea non piangeva mai, o almeno non lo ave- va più fatto dalla scomparsa di suo padre. Aveva promesso a se stesso di essere forte, sua madre aveva bisogno di lui e non poteva tirar- si indietro, così crebbe prima del tempo, non sapendo mai cosa volesse dire sentirsi bambino, fino a quel momento. Era come tornare indietro, nel suo passato, quello che aveva sempre cercato di dimenticare, perchè gli procurava troppo dolore. Piangeva, non riusciva a fermare quelle maledette lacrime che gli inondavano il viso, suonò il telefono. Era Matthew, aveva bisogno di vederlo, anche lui aveva sal- tato la scuola. Infondo, anche lui sentiva la necessità di vederlo, pur essendo preso da una forte rabbia. Restava da decidere il posto. Si sarebbero dovuti incontrare sulla collina, lontani da tutto il resto, completamente soli. Solo allora si ricordò di ciò che provava verso Matthew. Arrivato li Andrea si accorse che l'amico, se così poteva ancora chiamarlo, era hià lì. Aveva la testa alzata verso il cielo, e se ne stava sdraiato, con un fare pensieroso. Si avviniò piano piano, per non disturbarlo. Questo poi, si accorse dell'altro e si sedette a gambe incrociate aspettando che anche Andrea lo facesse. Matthew, restò a fissarlo senza dire una parola per alcuni minuti, provocando ad Andrea una strana sensazione, non lo aveva mai guardato così prima d'ora. Non sapeva cosa fare, decise di rimanere in silenzio, lascian- dosi guardare e guardandolo il più possiblile, pensando ad un possibile addio che lo avrebbe distrutto. Non aveva affatto percepito le ve- re intenzioni di Matthew in quel momento. Il ragazzo gli si avvicinò dolcemente, sfiorandogli il viso con la mano e facendolo dolcemente arrossire. Si, perchè Matthew trovava davvero dolce quando Andrea arrossiva, ma non glielo avrebbe mai confessato. Dal canto suo, il ragazzo non capiva più niente, perchè quel gesto? Cosa doveva significare? Ogni pensierò svanì quando vide che l'altro si stava pian piano avvicinando, sempre più, fissando incessantemente la sua bocca, così rosea e allo stesso tempo piena, che faceva venire voglia di morderla di continuo. Si guardarono dritti neglio occhi, Andrea negli occhi Azzurri di Matthew e l'altro in quelli verdi di Andrea. Un secon- do dopo, li chiusero. Ognuno pensava all'altro, a quanto quelle labbra fossero morbide, o per quanto tempo quel momento era stato de- siderato, e finalmente era arrivato. Si regalarono un semplice bacio, innocente. Imbarazzati, abbassarono la testa, entrambi avevano le guance rossastre, entrambi stavano andando a fuoco, per un bacio, un bacio del tutto casto, ma che li aveva fatti impazzire, l'uno per l'altro.
Poi d'improvviso Matthew si alzò e corse via, come se niente fosse mai accaduto tra loro.(...) 
La mattina dopo, fece ciò che era solito fare, ma al contrario dei giorni precedenti, c'era un forte mal di testa a fargli compagnia.
Quando arrivó a scuola, non ebbe il tempo di guardarsi intorno che si ritrovó tra le braccia la ragazza di Matthew in lacrime, la odiava ma allo stesso tempo le faceva pena in quello stato.
Lei lo guardó negli occhi, fu li che capì quanto la situazione fosse grave. Cercó di staccarsela di dosso, promettendogli che sarebbe tornato immediatamente, e chiese al primo incontrato delle spiegazioni. Questo, rimase sorpreso che ci fosse ancora qualcuno ignaro dell'accaduto e gli spiegò che Matthew, per eccesso di droghe nel suo sangue era finito in coma. Non tornò indietro, l'unica cosa che fece, fu correre all'ospedale, voleva vedere il suo ragazzo, o almeno così avrebbe voluto chiamarlo. Appena arrivato, una schiera di dottori si pose davanti a lui, ma in preda al terrore che potesse succedere qualcosa a Matthew, si fece comunque largo, fu li che lo vide, vide come lentamente stava morendo. Era come se una piccola parte di lui, fosse appena andata in frantumi, vedendo che l'unico uomo che poteva renderlo felice, si trovava li, in un lettino che puzzava terribilmente d'ospedale, dove del resto si trovava. Corse via, non aveva intenzione di restare li a guardare, faceva troppo male.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: belieberswaggotenks