La maschera incantata

I capelli, liberi da ogni costrinzione, erano aperti a mo' di ventaglio sul prato, quasi mimetizzandosi.
La ragazza si strinse al suo fianco, in una specie di goffo abbraccio. Lei rise, prendendo in giro il castano che aveva di fronte con parole biascicate che somigliavano molto a “Sei uno sciocco sognatore idealista!” e lui le rispose, facendole indispettito una linguaccia, mormorando un “E tu sei una pessimista deprimente!” con tono allegro, mentre strofinava il volto sulla sua camicia bianca e svolazzante.
Era la giornata perfetta: il sole era alto nel cielo limpido, senza la benché minima ombra di nuvole neanche all'orizzonte; l'erba fresca gli solleticava il collo e il viso e il venticello primaverile rendeva l'aria quasi buona. Aveva da sempre desiderato poter vivere anche solo un momento del genere.
Uno solo, in tutta la sua vita. Ed era contento, si sentì felice come mai era stato prima.
Touko continuava a ridere, Touya continuava a tirarle una guancia.
Ed N sorrideva.
Purtroppo, quel sorriso non poteva cambiare la realtà delle cose. Come d'incanto, quella perfezione sparì in un soffio e attorno a lui non ci fu altro che gelo. Non c'era più quella perfezione, non c'era più né il sole né l'erba sotto le dita; l'unica cosa che rimase immutata fu la maschera che aveva indossato fino a quel momento, credendo sul serio che le cose sarebbero andate bene se avesse continuato a mentire a se stesso così.
Ma sia Touko che Touya lasciarono il loro posto, non restando più sdraiati al suo fianco. Si alzarono e gli diedero le spalle, avanzando sempre più lontano da lui; l'unica cosa che intravide, prima di vederli sparire, fu le loro occhiate glaciali.
Di ghiaccio divenne il loro cuore e le ali si chiusero, portandoli via finché di loro non restò altro che un punto non ben definito nel cielo. E fu a quel punto che la maschera si disintegrò completamente, lasciando il posto a ciò che realmente era: un uomo solo, che tale sarebbe rimasto per sempre.

N aprì gli occhi, tornando nella realtà.
Era nella sua stanza, al sicuro. Fuori dalla finestra, splendeva il sole proprio come nel suo sogno.
Sorrise amaramente, asciugandosi gli occhi umidi con le dita della mano in un gesto secco.
La notte dopo avrebbe di nuovo indossato quella maschera, che gli avrebbe permesso di sognarli ancora. Anche se tutto sarebbe finito allo stesso modo.