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Autore: Envuccia    25/06/2007    5 recensioni
Devo dire che ora mi sento davvero PICCOLO. Quella parola che tanto odio ma che mai ho trovato più appropriata per descrivermi come oggi. Lo sai è difficile vivere quando il tuo più grande sogno è il tuo più grande incubo e ti senti veramente piccolo...(royxed!!)
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: né i personaggi citati né la poesia appartengono a me ma sono i primi della venerabile Arakawa e la seconda di Prévert.
POV di Ed sul suo Roy… sono troppo pucci questi due!!!!!!!!!!!
È ambientata nel primo periodo in cui Edward si trova nel nostro mondo, per precisare in Germania dove i mori scarseggiano.
Sperò che un po’ vi piaccia e vi prego commentateeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
Questa fic la dedico alla mia classe: la mia famiglia composta da 23 persone tutte quante indispensabili alla mia sopravvivenza e visto che anche la nostra è una separazione dolorosa… vi chiedo di non dimenticare mai i momenti insieme da magnifica classe che eravamo. Ah un po’ anche ai proffe.
Special Thanks al mitico Tabunotai che la mattina prima dell’esame orale si è svegliato presto per farmi ripassare e mi ha sorretto anche in quella calda stanza dove io ero circondata dai professori pronti a sbranarmi e che soprattutto mi sopporta tutti i giorni.
Un bacione a tutti quelli che leggono!! By Envuccia^^!



-DAVVERO PICCOLO-


Oh, vorrei tanto che anche tu ricordassi
i giorni felici del nostro amore
Com’era bella la vita
e come era più bruciante il sole
le foglie morte cadono a mucchi...
Vedi : non ho dimenticato
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi, e i rimpianti
e il vento del nord porta via tutto
nella più fredda notte che dimentica
Vedi : non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi.

È una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi
e io ti amavo
E vivevamo, noi due, insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
Piano, piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi

Le foglie morte cadono a mucchi
e come loro, i ricordi, i rimpianti
Ma il mio fedele e silenzioso amore
sorride ancora, dice grazie alla vita
Ti amavo tanto, eri così bella
Come potrei dimenticarti
Com’era più bella la vita
e com’era più bruciante il sole
Eri la mia più dolce amica...
Ma non ho ormai che rimpianti
E la canzone che tu cantavi
la sentirò per sempre.

È una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi
e io ti amavo
E vivevamo, noi due, insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
Piano, piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi

I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano si baciano
In piedi contro le porte della notte
I passanti che passano se li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
E se qualcosa trema nella notte
Non sono loro ma la loro ombra
Per far rabbia ai passanti
Per far rabbia disprezzo invidia riso
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Sono altrove lontano più lontano della notte
Più in alto del giorno
Nella luce accecante del loro primo amore.
-Jacques Prévert- Le foglie morte




Come potrei scordarmi i momenti felici prima di separarsi colonnello?!
Prima che l’immagine di noi due insieme fosse solo un’utopia.
Prima che ci separassimo per sempre.
Ora che tutte le volte che in questa città vedo un moro spero che sia tu venuto a salvarmi e gli corro dietro.
Ora che vorrei averti chiesto quella protezione che più volte mi hai proposto di darmi. Me la davi lo stesso anche se alle mie spalle.
Ma forse se te lo avessi chiesto io… se fossi stato sempre al tuo fianco… forse io non sarei così distante da te.
Forse saremo stati ancora noi due.
Fuoco e Acciaio.
I momenti che avevamo solo per noi erano pochi, troppo pochi!
Ma ciò che ci importava? …eravamo sempre noi due e alla tua vista il mio cuore batteva forte forte.
E quella volta nel parco?! Non me la dimenticherò mai.
Tu mi intonasti in un sussurro dolci parole melodiose.
Piene di significato e al solo ricordarmi la tua voce mi viene il batticuore.
E pensare che a volte avrei pagato oro per non sentirla: sarcastica, ironica, fastidiosa ma dannatissimamente sexy e profonda.
Non ti potrò sentire mai più ho paura.
NO, NON VOGLIO!!
Ti prego pensami, ricordami amore mio!
Ricordati di quel giorno! Ricordati di NOI!
Del nostro bacio sotto le stelle al parco.
Mentre i passanti avevano altro a cui pensare che all’amore come facevamo noi ed erano invidiosi.
Mentre le foglie cadevano secche come ora cadono le lacrime dai miei occhi.
Ti prego non scordarmi sennò finirei per non esistere più.
Ti amo.
Le due parole che messe insieme hanno il significato di milioni e milioni di altre.
Forse non te lo ho detto abbastanza con la voce.
Penso che le parole se ripetute troppe volte a voce alta perdano il loro senso.
Ma sappi che in ogni mio gesto quelle parole c’erano.
Erano sempre presenti in ogni commento, in ogni movimento, in ogni sguardo.
E io ti guardavo negli occhi e mi perdevo in quel nero oceano.
Se non avrò te accanto vivrò di rimpianti.
Ma non ci sarai più.
Ed è tutta colpa mia, come al solito è tutta colpa mia Roy.
E ora malinconicamente penso quasi che sia giusto per me vivere di rimpianti.
Ma vedi anche se cerco di darmi una ragione.
Anche se provo ad imbrogliarmi.
Il desiderio di averti ancora una volta accanto a me, di sentire il tepore del tuo fiato su di me, di sussurrarti qualcosa di dolce, di incazzarmi con te, di malmenarti un po’, di sentirti parlare piano, di annusare il tuo odore che lasciavi sul cuscino, di sentirmi protetto da ogni insidia del mondo e di essere senza difese davanti a te… questo desiderio non lo posso dimenticare.
Ogni volta che il mio cuore batte penso a qualcosa di te.
Ogni volta che una foglia cade mi ricordo.
Ogni volta che mi ricordo il mio desiderio di potere stare come prima aumenta.
E sento quelle tue parole dolci che mi canticchiavi.
Mi rimbombano nella testa provocando una reazione immediata ai miei occhi.
Non posso fare a meno di piangere pensando di non poterti più toccare.
Pensando che probabilmente non mi sentirò mai più dire quelle parole e soprattutto non da tè.
E se tu sapessi quanto sono stupido.
Mi manchi da impazzire.
Ed ormai per imbrogliarmi quasi tutti i giorni dopo le tre seguo un uomo moro che lavora vicino a casa mia.
È molto simile a te fisicamente.
Infatti una volta pensai che fossi tu tornato a prendermi, che non mi guardavi così per farmi uno scherzo.
Allora presi una veloce rincorsa e gli saltai a dosso con un gran sorriso… ma non eri tu e scusandomi più volte scappai via.
Quanto piansi quel giorno ancora non lo so bene.
Fatto sta che ormai io seguo quell’uomo istintivamente.
Sto a pochi passi dietro di lui guardando la sua schiena dalle ampie spalle come le tue.
Capitava spesso che io camminassi dietro a te.
Un giorno stufatosi della mia presenza si girò.
Io ero in lacrime.
Scocciato ma dolce mi porse un fazzoletto per asciugarmi le lacrime.
Si girò e ricominciò a camminare. Io ricominciai a seguirlo.
Cominciò a piovere. Prima solo delle goccioline poi sempre più forte.
L’uomo sbuffo. Aprì l’ombrello e si fermò.
Poi notando che mi ero fermato anch’io mi gridò: “Mi sono accorto che mi segui e la cosa mi scoccia, capisco che non volevi lo scoprissi ma per lo meno evita di zupparti dalla testa ai piedi e vieni qui sotto!”
Sperai che fossi tu che finalmente ti rivelavi e mi avvicinai a corsa a lui.
No, non eri tu era ancora una dolorosa illusione.
Mi chiedo perché sia stato tanto gentile quell’uomo.
Ringraziai ma non riuscì a trattenere le lacrime e a singhiozzare.
Lui mi chiese il perché. Gli risposi la verità.
Non so perché, credo la somiglianza tra voi, ma ci riuscivo a parlare apertamente.
Gli dissi che mi ricordava una persona, una persona molto cara che purtroppo ero finito col perdere.
Il suono della pioggia che cadeva sull’ombrello si fece sempre più forte. Prese a fare molto freddo.
Come succedeva con te in quei momenti mi strinsi al suo braccio appoggiando la mia testa su questo.
Mi scompigliò i capelli ancora bagnati senza dire nient’altro. Notando le lacrime che ormai di abitudine rigavano il mio volto e la faccia un po’ più felice a quel contatto preferì limitarsi a dire: “Sembri un gattino bagnato”
Me lo dicevi spesso anche tu che assomigliavo a un gatto.
Poi mi chiese come avevo fatto a perderti… mi chiese se fossi morto.
Gli spiegai che non eri morto senza stare a spiegare la strana situazione in cui eravamo. Non ci avrebbe mai creduto nessuno e a volte anche a me sembra che quello sia stato solo un sogno.
E allora lui per tirarmi su il morale, guardandomi in faccia con un dolce sorriso, mi disse: “Tutto ciò che non muore si rivede sai piccolino!?”
Peccato che io non potrò mai rivederti davvero.
Poi mi tirò un pugnetto sulla spalla. Come te. E dopo avermi chiesto dove abitavo mi ci accompagnò.
Da quel giorno cominciai a seguirlo puntualmente.
Mi sembra di starti accanto. Così passo dieci minuti della mia giornata a seguire uno sconosciuto pensando a te.
Si ora puoi dirlo, sono stupido.
DAI QUANTO TI CI VUOLE A VENIRE QUI A DIRMELO!? SU VIENI!
TI SCONGIURO VIENI A DIRMELO DI PERSONA!

Roy sappi che sarai il mio amore per sempre.
L’unica persona che mi riusciva a capire eri tu.
E ora che sono qua senza di te che eri sempre pronto ad aiutarmi.
A prendermi in braccio per farmi arrivare alla meta.
Devo dire che ora mi sento davvero PICCOLO. Quella parola che tanto odio ma che mai ho trovato più appropriata per descrivermi come oggi.
Lo sai è difficile vivere quando il tuo più grande sogno è il tuo più grande incubo e ti senti veramente piccolo.
Oggi che è l’anniversario del nostro primo bacio.
E che io chiudo gli occhi ricordando la tua faccia e le tue espressioni mentre come al solito piango disperato.
Oggi ti chiedo per sempre di non dimenticare.
Io non lo farò mai.
Anche se volessi non potrei farlo perché ormai fai parte di me.
Fai parte del piccolo Ed.
Le foglie che cadono secche racchiudono i nostri baci e si accumulano e cadendo scendono piano seguendo il ritmo della canzone d’amore che mi sussurravi quella notte al parco sotto le stelle.
Non ci rincontreremo mai, credo, ma sarà sempre come stare insieme amore mio.


-The End-


Finale alternativo un po’ meno triste perché se no mi deprimo:

-Ehi acciaio che stai scrivendo?-
nascose velocemente i fogli su cui stava scrivendo
-ehmmm… NULLA!-
-Non mi convinci per niente…-
Un ghigno malvagio si dipinse sul volto di Roy.
Cominciò a fare solletico a Ed, il suo punto debole che aveva scoperto la sera prima. Questo vittima di una tortura insopportabile con le lacrime agli occhi dalle risate fece cadere i fogli da dietro la schiena e Mustang li prese al volo soddisfatto.
-Stupido di un colonnello!-
Mustang non sentì l’offesa troppo preso dalla lettura… ammise che il suo fagiolino era davvero dolcissimo ma una cosa non gli tornava.
-Edward… PERCHÈ SCRIVI SEMPRE CHE IO NON STO PIÙ ACCANTO A TE?!?!? TI DO TANTO FASTIDIO?? EPPURE IERI SERA NON SEMBRAVA!-
- Effettivamente… un po’ fastidioso lo è…- poi arrossì ricordando la sera prima.
- … -
Continuò a leggere ferito ma anche divertito dalla reazione del più piccolo (PICCOLO A CHI?!?!?!?!?! :nd Ed)… pardon… più giovane (ECCO!:nd Ed soddisfatto).
-Colonnello? Ma si è arrabbiato? Scusami…-
-AHAHAHAHAHA bella la fine! Ti senti piccolo?! Lo sei caro il mio Fullmetal!! Il PICCOLO Ed eh?! Finalmente lo ammetti!! –
- WAAAAAAAAAAAAA. Ritiro tutto ciò che ho detto prima!! SI OFFENDA COLONNELLO DI MERDA!!!!!! SI OFFENDA!!!-
- Lo sai “PICCOLO ED” che sei davvero dolce però!-
Un cazzotto in testa fece tacere Mustang.
- IO.NON.SONO.PICCOLO!-

Veramente fine, finalmente!
  
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