Storia forse già sentita, l’ultima battaglia, Ron, Hermione,tanta
tristezza...vabè, vi lascio leggere, però...lo
lasciate un commento??? Kisses
Io...io
ti...io ti amo
Il
sole splendeva incontrastato nel cielo, come a farsi beffe di quello che in
realtà accadeva sulla terra. Lampi verdi e scarlatti illuminavano a tratti la
giornata già lucente, scaturiti da bacchette che, spesso, esalavano il loro
ultimo incantesimo.
In
quei pochi momenti in cui i nemici gli davano tregua, la cercava con lo
sguardo, tra neri mantelli che svolazzavano e urla spezzate. E,
ogni volta che superava il corpo di qualcuno, si fermava inorridito a vedere se
si trattasse del suo. Si sentiva fortunato, non l’aveva vista
ma, stando a quanto poteva capire, non l’aveva ancora persa.
I
mangiamorte lo attaccavano da ogni lato, ed era
orgoglioso di essere riuscito a farne fuori almeno una
decina. La forza che lo guidava a combattere così bene, come
non aveva mai combattuto prima, a battersi come qualcuno davvero coraggioso,
era la stessa che lo spingeva a cercarla. Sapeva che non sarebbe uscito
vivo dalla battaglia. Non riusciva a spiegarselo, ma era la sensazione che
aveva avuto quella mattina, appena sveglio. Era stato un attimo:
improvvisamente, si era chiesto se mai avrebbe di nuovo riaperto gli occhi. E
si era risposto di no. Ma a costo di morire, a costo di dover lasciare per sempre
la sua cara vita, doveva trovarla.
Ci
aveva riflettuto molto. La sera prima, e gran parte della
notte. All’inizio, aveva pensato di non dirle niente. Perché,
quasi quanto era sicuro che la sua morte si avvicinava, era certo che lei si
sarebbe salvata. Era troppo capace e troppo preziosa per morire. Perciò, gli era venuto in mente che confessandole solo allora i
suoi sentimenti, l’avrebbe lasciata in un mare di sconforto e tristezza.
Poi
però si era ripromesso che doveva dirglielo, era come una sorta di cosa da fare
per morire in pace. E si accorgeva anche della
tragicità della situazione, ma questo sembrava dargli solo più forza,
aggiungere altra grinta alla tanta che già aveva.
All’improvviso
lo vide. Era steso a terra, un corpo minuto, i capelli castani sparsi
dappertutto.
Fu
come paralizzato, scioccato, perché se fosse stato cosciente si sarebbe subito
reso conto che non si trattava del corpo di lei. Si
avvicinò, e aveva già le lacrime agli occhi, perché sapeva che sarebbe morto da
fallito. Non gli era riuscita l’unica cosa importante, l’unica cosa che contasse, nella sua vita.
La
distrazione, però, gli costò cara. In un attimo una luce verde si sprigionò
dietro di lui, e orride ferite profonde gli coprirono tutto il torace. Perdeva
molto sangue, e cadde a terra.
Chiuse
gli occhi per il dolore, ch’egli si stavano già riempiendo
di lacrime. Allora cercò di spostarsi, con tutte le poche forze che gli erano
rimaste, verso il corpo che giaceva accanto a lui.
Ma stavolta bastò poco, appena prenderle la mano e intravederle
il viso, per capire che non si trattava di lei. Non sapeva se sentirsi meglio,
o sentirsi già morto. Deciso, provò ad alzarsi. Se lei
era ancora viva, doveva solo trovarla... Ma era troppo
debole. Ricadde a terra, il viso bagnato dalle lacrime di delusione, perché
ancora una volta la vita si prendeva gioco di lui.
-Ron!-
La
voce, quella voce, lo fece subito sentire meglio. Era
lei.
Hermione cadde a terra, vicino al ragazzo, disperata. Il
sangue, che scendeva copioso dalle ferite di lui,
aveva già formato una piccola pozza intorno al corpo. La ragazza iniziò a
piangere. Lui sorrideva, ma ogni tanto qualche smorfia di dolore trapelava dal
suo viso.
-Ti
ho... ti ho cercata... tanto.-
-Non
preoccuparti, Ron, ti salverò io.-
E, meno convinta di quanto lo fosse lui, prese a trascinarlo
in un incavo della roccia, una piccola grotta, che per fortuna nessuno aveva
notato.
I mangiamorte, impegnati furiosamente nella
battaglia, non li videro, né li vide nessun altro. Una
volta nella grotta, Hermione fece apparire
dell’acqua, e la fece bere al ragazzo. Era disperata,
le sue mani tremavano e non era mai stata così spaventata in vita sua. –Io
posso curarti, Ron, lo so che posso...Io
devo...Ron! Svegliati!-
Lui
chiudeva gli occhi a intermittenza, troppo sopraffatto
dal dolore per resistere.
Lei
fece un incantesimo, che il ragazzo non sentì, e il dolore parve cessare, o
meglio diminuire parecchio. Ora riusciva a essere
lucido. –Hermione... Mi hai trovato-
-Si,
per fortuna, Ron, ti ho trovato.-
Lui
sorrise, e cercò di alzare una mano ad asciugare le lacrime della ragazza. Però era troppo debole, e dovette rinunciare.
-Io...io
dovevo d-dirti....-
-Ron, io non ce la faccio. Mi sento in colpa, e siamo stati degli
stupidi per tutto questo. Non doveva accadere. Abbiamo preso a calci quelli che
sarebbero potuti essere anni felici insieme... Ti prego,
Ron, non mi lasciare...io non ce la faccio da sola là
fuori.-
L’incantesimo
sembrava fare effetto, perché pian piano anche la voce tornava quasi normale.
Il sangue, però, continuava a riversarsi sul pavimento.
-Certo
che... ce la fai! Tu sei... la strega più in gamba che io conosca...
Sai... sai più incantesimi del signore oscuro... E io... io invece sono un
povero deficiente che.... è stato incapace di trovare il coraggio, in questi
anni...-
Lei
prese la sua mano e la strinse, più forte che poteva.
-Tu...
tu devi solo essere forte... Va la fuori e fregatene...
fregatene della morte... combatti perché devi vivere... battili tutti,
quegli schifosi... E.. porta con te... portami con te....Hermione
io...io ti...io ti amo-
Chiuse
gli occhi, mentre lei piangeva sempre più forte. Il coraggio le venne meno, lo
baciò, cercando il suo ultimo respiro, e le lacrime continuavano
incessantemente a bagnarle il volto, e avevano inondato
anche quello del ragazzo. Prese a recitare tutti gli
incantesimi guaritori che conosceva, mentre sentiva la sua forza abbandonarla.
Il sangue non usciva più, le ferite erano rimarginate.
Però qualcuno entrò nella grotta. Lei non lo vide,
impegnata com’era a piangere e stringersi a lui. Il rumore di un rametto
spezzato la fece voltare. Sconvolta, vide appena la luce verde che correva a
rubarle la vita.
Una
luce accecante, innaturale, lo svegliò. Non aprì gli occhi. Gli pervenne
improvvisamente il ricordo di quello che era successo, e le lacrime tornarono
prepotenti, eppure si sentiva troppo bene per essere reduce di una battaglia.
La sua mano corse velocemente al torace. Stupito, si accorse di non avere più
neanche una ferita. Aprì gli occhi. Era ancora nella grotta, a quanto sembrava,
ma la luce puntava sul suo volto, impedendogli di vederci bene.
Si
accorse che proveniva da una bacchetta che gli puntava il volto. Era una luce
rossa, forse un incantesimo di difesa. Senza alcuna difficoltà, ma solo un po’
stordito, si mise a sedere.
Inorridito,
appena comprese cos’era successo, rimase senza fiato.
La bacchetta era in realtà spezzata, e forse era accaduto proprio
mentre la sua proprietaria stava formulando un incantesimo, cosicché
l’incantesimo era rimasto intrappolato tra un estremità e l’altra, e
risplendeva come non mai. E la sua proprietaria... lei
era morta.
Ron non ebbe bisogno di avvicinarsi e controllare, perché lo
capì subito.
Lo
capì dai suoi occhi spenti e spaventati, dall’espressione terrorizzata e
ferita, dall’immobilità del corpo, e da molte altre cose che pian piano gli
gelarono il cuore.
Allora
la abbracciò, più forte che poteva, chiuse i suoi occhi, e l’espressione
di lei non sembrava più terrificante, anche se gli riusciva impossibile
crederlo. Da fuori non veniva più alcun grido. La battaglia doveva essersi conclusa.
Si
fece forza, e uscì dalla grotta. Il sole splendeva ancora incontrastato nel
cielo.
Non
aveva mai vissuto una giornata così calda e serena.
Non
vedeva bene cosa accadeva, solo figure indistinte che sembravano festeggiare, e
qualcuno che raccoglieva i feriti. Se avesse saputo che c’era ancora una
minima, sola possibilità di salvarla, avrebbe preso il corone
di lei e avrebbe corso verso gli altri.
Ma per una volta, la prima da quando era nato, nella sua testa
c’era stato un solo pensiero, chiaro e pulito, e aveva capito che non poteva
fare più nulla. Si infuriò con se stesso. Avrebbe
voluto possederla prima, tutta quella decisione, o quella
chiarezza d’idee. Lei avrebbe saputo da molto tempo che l’amava. O forse, chissà, lo sapeva.
“Ma
è la vita- si disse- che si prende ancora una volta
gioco di me”.
E guardò di nuovo verso il sole, rimpiangendo di non essere
morto.