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Autore: Devil_Inside    08/12/2012    4 recensioni
"Inciampò, e cadde, la sensazione di vuoto che per un interminabile istante gli attanagliò lo stomaco: alla fine, la neve lo accolse nel suo gelido, eppure confortante abbraccio. Mentre si rialzava, una parola squarciò il caos calmo che era la sua mente: Virginia!"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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virginia

Virginia

Era tutto freddo intorno. E non vedeva niente, se non il bianco luminoso della neve. Un colore che gli  feriva gli occhi, che li costringeva a stare chiusi, come se la vista di quel colore puro fosse insostenibile per la sua anima nera e sporca. Sulla pelle percepiva il morso del freddo, là dove i fiocchi che cadevano dal cielo entravano in contatto con la sua pelle nuda. Aveva sempre pensato che a bruciare fosse il fuoco… no, si era sempre sbagliato. Il ghiaccio: il vero bruciore lo provoca il ghiaccio. Che sfrigolava, come lamentandosi, ad ogni suo passo. Come se il manto della neve, che copriva ogni cosa, volesse sottolineare che non era degno di calpestarlo.

Avanzava nella neve, senza meta, consapevole solo di non potersi fermare, di doversi allontanare da lì… sì, ma perché? Per quanto provasse a cercare nella sua mente, non trovava un valido motivo per quell’angoscia che lo mangiava dentro. Inciampò,  e cadde, la sensazione di vuoto che per un interminabile istante gli attanagliò lo stomaco: alla fine, la neve lo accolse nel suo gelido, eppure confortante abbraccio. Mentre si rialzava, una parola squarciò il caos calmo che era la sua mente: Virginia!

Ma certo. Quel giorno era andato da Virginia, la sua Virginia. Ma che era successo poi? Si mise seduto per terra, sondando i suoi ricordi… ma non c’era verso. Solo il viso di Virginia, i suoi occhi verdi come la primavera, e il suo naso dritto e lentigginoso, emergevano indenni dalla sua testa.

No. Un momento. Qualcosa c’era! Scattò in piedi, colto da un’improvvisa sferzata di energia: era andato da Virginia, perché voleva parlare con lei! Perché si erano lasciati… LEI lo aveva lasciato. Il dolore per quella vecchia ferita lo colpì duramente. Insieme a una forte emicrania. Vomitò nella neve, lordando la sua candida purezza. La preferiva così. Ora almeno poteva aprire gli occhi.

Fu così che nel biancore sporco della neve, scorse qualcosa. I suoi occhi seguivano la sua mano, che come mossa da una forza non sua si protendeva verso il metallico scintillare dell’oggetto: registrarono il rossore livido delle dita, e il nero sotto le sue unghie. Si distolsero automaticamente, quando alla fine quelle stesse dita si strinsero attorno a quella… cosa. Era fredda. Più fredda della neve stessa. Fredda come la morte.

Cos’è? Un ciondolo.  La catenella era rotta, penzolava tristemente. Ed era sporca, incrostata, come le sue unghie. Aprì quello che era un cuore, ammaccato, in rovina. Virginia. C’era una foto di lei, al suo interno. Per sfuggire al suo sguardo, chiuse  il ciondolo che, lo sapeva, era stato un suo regalo per Virginia, anni prima, in una giornata in cui la neve aveva un colore molto più bello di quello: gli occhi della fotografia lo scrutavano nella loro fissità, sembravano volerlo trafiggere, sembravano volerlo accusare di qualcosa.

Come quel pomeriggio, come gli occhi della vera lei. Quando era andato a trovarla, pedalando tra i fiocchi e i delicati mulinelli di neve. Il mal di testa si fece più forte, gli facevano male anche gli occhi. Ed era freddo, un freddo che lo costrinse in ginocchio… un freddo che faceva bene ai ricordi.

-Perché sei venuto?- Per te.

-No, non entrare!- Perché?

-Non ti voglio qui.- Stronza.

Troppo dolore alla testa. Si portò le mani al viso, che era in fiamme. E sentì del calore. Calore liquido che scendeva giù dalle mani, che fluiva sugli avambracci, ridando vigore al suo corpo martoriato dal freddo. Gocce di calore buono sulle sue ginocchia nude. Gocce che non bruciavano. Gocce che tingevano il mondo di rubino. Sangue. Il suo sangue. Dello stesso colore di quello di Virginia.

-Mi fai male… mi uccidi!-

Virginia. Alzò il viso al cielo, spalancando la bocca in un muto grido di orrore. La neve fioccava, posandosi in quella calda voragine, come per lenire il dolore inesprimibile che vi si celava… o semplicemente, per soffocarlo, in modo che non potesse insozzare con la sua impurità il mondo che stava tentando di fare più candido.

Virginia. Non mandarmi via. –Sto con un altro adesso! Vattene!-

Non dire così, Virginia. Io ti amo. –Tu non sai cosa vuol dire amare!-

Lo s0 invece. Te lo dimostro. Vedi, ti amo tanto da fare amicizia col tuo nuovo ragazzo! Non urlare, Virginia. Lo sto abbracciando, non vedi? Se ansima non ne ho colpa. Me l’hai sempre detto che non controllo la mia forza.

-Lascialo! Lo strangolerai!-

Mi dispiace. Ma non mi posso fermare. Voglio essere suo amico, voglio stringerlo forte. Se è debole non è colpa mia! Va bene. Lo lascio. A terra va bene?

-Non avvicinarti!-

Dai, voglio stringere anche te! Cos’è quella cosa che hai al collo? Oh, sì il mio ciondolo. Posso vederlo? È stupendo, come te.

Ho un altro regalo per te, vuoi vederlo? Una palla di neve di vetro. Lo so che ti piace: ne hai mille così. Guarda com’è resistente! Non si rompe! Anche se hai la testa dura, la palla non si rompe!

Tutto era confuso. Tutto era dolore, e consapevolezza di non voler vivere più. Nessuno che avesse  osato portargli via la sua Virginia meritava di rendere impuro il mondo con la sua presenza. Fermo, nella neve che ormai lo ricopriva. Fermo, in modo che potesse cancellare anche lui, insieme a tutte le cose più brutte. Fermo: e non sentiva più il freddo. Il mondo non gli sembrava più così bianco. Ma gli occhi non stavano aperti lo stesso. Il dolore fu obnubilato dal nulla. Una sola parola, a filo di labbra: Virginia.

 

 

 

Cantuccio dell’autrice

Nonsense nata da un momento di malinconia… sono la sola a intristirsi quando nevica? :D Spero che vi piaccia, in tutti i casi, fatemi sapere ;) bye

  
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