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Autore: Desty    08/12/2012    6 recensioni
la mia attenzione venne attirata da un ragazzo che era finito accidentalmente davanti all’obbiettivo. Era alto con dei ricci neri che gli ricadevano morbidi e gli coprivano il viso chinato sul cellulare tenuto ben saldo in mano, indossava dei jeans scuri e un cappotto nero che gli arrivava fino a metà coscia, la bocca era coperta da una sciarpa bianca e le mani riscaldate da dei guanti. Rimasi qualche minuto a fissarlo attentamente attraverso la Nikon poi, di punto in bianco mi decisi a scattare fotografando il ragazzo stesso.
Erano passati quattro giorni da quando avevo conosciuto quel ragazzo ad Hyde Park, ricordavo ogni singolo lineamento del suo corpo e, nel tempo libero che avevo avuto ero riuscita anche a stampare tutte le singole foto che gli avevo fatto. Era semplicemente splendido in ogni singolo scatto e, ogni volta che mi facevo passare le foto tra le mani, i momenti passati con lui e i sorrisi che rimpiazzavano le parole. Da quando l’avevo incontrato, ogni singolo giorno mi ero recata in quel parco nella speranza di poterlo incontrare nuovamente ma, nulla, sembrava quasi essere sparito.
Rimasi sulla soglia della porta ancora incredula di averlo trovato, era lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We take Photographs.

 

 

New York è sempre stata definita la Grande Mela, Parigi la città dell’amore, l’Italia la capitale dell’ottimo cibo, Amsterdam invece la capitale del sesso, Ibiza del rock’n’roll mentre Londra… beh, Londra io la definisco un po’ la città dei sogni; la città in cui ogni desiderio più nascosto, ogni sogno chiuso nel cassetto è in grado di realizzarsi. Ed è così, visto che il mio sogno si stava finalmente per realizzare.

Mi ero trasferita a Londra da un mese per studiare alla Photographs London Academy e quel pomeriggio avevo deciso di fare un giro per la City armata di Reflex pronta per racchiudere ogni singolo particolare che mi avrebbe colpita abbastanza da poter essere racchiuso in uno scatto.

“Leighton, esco a fare un giro, ci vediamo dopo” avvisai la mia coinquilina pronta per uscire, Leighton spuntò dalla cucina e mi sorrise

“Va bene Layce ma non far tardi! Questa sera abbiamo ospiti” disse sorridendomi beffarda alludendo al fatto che come ospiti avremmo avuto, come al solito, il suo ragazzo Zayn e tutti i suoi amici: Niall, Louis e Liam. Ragazzi molto simpatici e terribilmente carini, ma nonostante Leighton cercasse di farmi uscire con almeno uno di loro, io proprio non riuscivo a vederli più che dei semplici amici. Risi leggermente chiudendomi la porta alle spalle e scendendo le scale di corsa; Leighton non è che fosse così antipatica era solo… strana, pensava che io dovessi per forza avere un ragazzo quando invece, stavo benissimo da sola insieme alla mia Reflex.

Camminai per almeno una ventina di minuti finché non arrivai ad Hyde Park completamente innevato e pieno di gente; il Natale era ormai passato e anche l’anno nuovo, gennaio era appena iniziato e a breve avrei iniziato anche io il mio anno scolastico; essendo arrivata a dicembre non avevo avuto l’occasione di finire nemmeno il primo quadrimestre e così, avrei iniziato dal secondo. Iniziai a guardarmi in giro alla ricerca di qualche particolare adatto e immediatamente, lo trovai; mi portai la macchina fotografica contro il volto e sistemai la luminosità e lo zoom, pronta per scattare quando, improvvisamente, la mia attenzione venne attirata da un ragazzo che era finito accidentalmente davanti all’obbiettivo. Era alto con dei ricci neri che gli ricadevano morbidi e gli coprivano il viso chinato sul cellulare tenuto ben saldo in mano, indossava dei jeans scuri e un cappotto nero che gli arrivava fino a metà coscia, la bocca era coperta da una sciarpa bianca e le mani riscaldate da dei guanti. Rimasi qualche minuto a fissarlo attentamente attraverso la Nikon poi, di punto in bianco mi decisi a scattare fotografando il ragazzo stesso; lui infilò il cellulare nella tasca e alzò il capo mostrando così un volto fine e semplice con un naso né troppo grande né troppo piccolo, una fronte coperta dai suoi ricci e due occhi di un verde scuro, quasi tendenti al grigio. Sorrisi leggermente e scattai nuovamente zoomando però sui suoi occhi i quali, fortunatamente, non si accorsero di me che fotografavo. Era un ragazzo decisamente splendido e, non capivo nemmeno io il motivo, non mi sarei mai stancata di fotografarlo, nonostante non conoscessi nemmeno il suo nome.

Continuai a fotografarlo per almeno un quarto d’ora, sempre di nascosto sorridendo ogni volta che lo osservavo cambiare posizione; allontanai la Nikon dal mio volto e iniziai ad osservare le foto che gli avevo fatto, sorridendo sempre di più nel vederle scorrere: erano semplicemente splendide

“Wow, c’è da dire che sei un’ottima fotografa e… il soggetto è un ottimo modello” disse una voce roca alle mie spalle facendomi sussultare, mi voltai lentamente sgranando immediatamente gli occhi nel notare che il ragazzo che mi aveva appena rivolto la parola era proprio il ragazzo delle mie foto. Imbarazzata spensi la Reflex e l’infilai nel borsone alzandomi velocemente dalla panchina; mi scostai una ciocca di capelli dietro le orecchie e sorrisi

“Scusa io… insomma non volevo! Se ti da fastidio le cancello immediatamente!” quasi urlai dal troppo imbarazzo, come aveva fatto a volatilizzarsi dietro di me?; il riccio ride leggermente sistemandosi i capelli con una mano

“Se mi avesse dato fastidio, ti avrei fermata già alla seconda foto” rispose infilando le mani nelle tasche del cappotto e scrollando le spalle mentre, le mie povere guance, iniziarono a prendere violentemente colore. Abbassai lo sguardo imbarazzata

“Oh… quindi, te ne sei accorto?” chiesi ingenuamente e lui annuì velocemente

“Ho un occhio molto vigile” rispose sedendosi sulla panchina dove, precedentemente, c’ero seduta anche io. Mi morsi imbarazzata il labbro e lui mi fece segno di sedermi vicino a lui; rimasi quale secondo indecisa su cosa fare: scappare per l’enorme figuraccia che avevo appena fatto, oppure sedermi vicino a quel ragazzo che mi aveva colpito esageratamente solo attraverso ad un obbiettivo fotografico. Sorrisi lievemente sedendomi accanto a lui.

“Non sei britannica, vero?” chiese e io negai con la testa

“Mi sono trasferita da poco, prima abitavo a Boston” risposi alzando lo sguardo verso il cielo; era completamente grigio e qualche piccolo fiocco di neve iniziò a cadere lentamente, fino a raggiungere la punta del mio naso. Sorrisi come una bambina emozionata e subito tirai fuori la macchina fotografica iniziando a fotografare il lento cadere dei fiocchi di neve dal cielo. Sentì il riccio di fianco a me ridere leggermente, lo guardai scettica e lui si sistemò i capelli

“Certo che ti piace davvero tanto. La fotografia, intendo” disse indicando con un cenno del capo la Nikon stretta ben salda nelle mie mani; sorrisi innocentemente annuendo, abbassai lo sguardo e osservai attentamente la mia macchina fotografica

“Non hai tutti i torti” risposi e lui si chinò in avanti appoggiando i gomiti sulle gambe per poi, alzare il capo verso di me osservandomi attentamente con quegli occhi splendidi. “Fotografo da quando avevo 8 anni, l’età in cui mi hanno regalato la mia prima macchina fotografica seria; prima di quella, mi limitavo ad usare semplici usa e getta. Me la ricordo perfettamente, era semplice e verde, di quelle che solitamente si regalano a dei bambini. Poi, a 14 anni ho ricevuto la prima Reflex ma non era di certo professionista come quella che ho adesso” aggiunsi notando il suo forte interesse nelle mie parole; lui sorrise annuendo, come se mi potesse capire.

“E come mai, così tanta passione?” domandò spostando lo sguardo da me alla macchina fotografica e io, come risposta, scrollai le spalle sorridendo imbarazzata

“Mi piace racchiudere piccoli frammenti di luogo e tempo. Sono sempre stata convinta che la fotografia sia il miglior modo per ricordare le cose; il miglior modo per trasmettere emozione. Insomma, quando osservo qualche mia vecchia foto mi tornano alla mente tutti i particolari e i dettagli che mi hanno convinta a fotografare quel soggetto, che siano essi belli o brutti” risposi emozionata, non poté fare a meno di sorridere e lo stesso fece il riccio di fianco a me.

“E cosa ti ha spinta, allora, a prendere me come soggetto?” domandò serio e io, abbassai immediatamente lo sguardo imbarazzata più che mai. Perché avevo scelto lui come soggetto? Molto probabilmente per i suoi splendidi lineamenti del viso, per i suoi capelli ricci estremamente buffi, i suoi occhi magnetici, il suo sorriso vero e innocente che gli procura due adorabili fossette agli angoli della bocca, per il suo modo di vestire estremamente elegante ma sportivo allo stesso tempo; per la sua bellezza e semplicità.

“Mi sei finito davanti all’obbiettivo accidentalmente e… mi hai colpito” risposi senza nemmeno riuscire a guardarlo negli occhi; lui sorrise allegramente alzando lo sguardo verso il cielo, la neve aveva iniziato a cadere sempre più velocemente e il parco si ricopriva sempre di più mentre l’aria fredda soffiava via via sempre più pesantemente. Rabbrividì leggermente stringendomi nel cappotto imbottito, il riccio se ne accorse immediatamente e si alzò dalla panchina tendendomi una mano

“Posso offrirti qualche cosa da bere?” chiese e io, titubante, afferrai la sua mano annuendo. Non sapevo nulla di quel ragazzo e, sembrava quasi, non volessi sapere nulla; mi bastava osservarlo e vederlo sorridere per sentirmi tranquilla. Non sapevo come si chiamasse, quanti anni avesse, dove abitasse, cosa gli piacesse fare, se aveva fratelli o sorelle, il nulla più completo ma… mi trasmetteva tranquillità e spensieratezza. Il suo sorriso era così vero, semplice e allegro che non riusciva nemmeno a farmi dubitare di lui minimamente. Era semplicemente perfetto.

“Prima le signore” disse aprendomi cordialmente la porta dello Starbucks al quale eravamo arrivati camminandoci, per tutto il tragitto eravamo rimasti completamente in silenzio e l’unico rumore che si sentiva tra di noi erano le nostre risate ogni volta che mi fermavo nel bel mezzo della camminata per fotografare qualche cosa, o proprio lui.

“Grazie mille” risposi imbarazzata entrando velocemente nel bar; lui mi seguì immediatamente togliendosi la sciarpa da davanti la bocca lasciandomi così vedere perfettamente le sue labbra sottili e rosee; anche quelle erano una fonte di tranquillità. Lui sorrise passandosi una mano tra i capelli per toglierseli dalla fronte, sorrisi a mia volta incantandomi nel fissarlo

“Cosa posso offrirti?” chiese avviandosi verso la cassa, arricciai leggermente le labbra osservando attentamente il menù delle bevande

“Va benissimo un semplice caffè” risposi notando che comunque, era quello che costava meno tra tutti e, visto che lo conoscevo a malapena, non mi sembrava il caso di fargli spendere dei soldi per me. Lui corrugò la fronte scrutandomi attentamente, sembrava quasi volesse farmi una radiografia oppure convincermi del fatto che aveva capito quello che pensavo. Sorrisi imbarazzata sbuffando leggermente

“Un caffè alla nocciola con panna, grazie mille” dissi e lui sorrise immediatamente estraendo il portafogli dalla tasca posteriore dei jeans stretti e scuri; “Va pure a sederti, io arrivo subito” disse facendomi un veloce occhiolino e io abbassai lo sguardo imbarazzata avvicinandomi velocemente al primo tavolo libero che avevo avvistato appena entrati. Mi tolsi la giacca poggiandola sul retro della sedia e, brevemente, lui mi raggiunse con le ordinazioni. Immediatamente bevvi un sorso di caffè e lo stesso fece lui, osservandomi attentamente; mi scostai una ciocca di capelli ribelli dietro le orecchie e sorrisi leggermente

“Quindi, quanto starai qui a Londra?” chiese curiosamente e io posai il bicchiere di plastica sul tavolo

“Penso a vita. Insomma, ho vinto una borsa di studio per studiare fotografia qui, perciò se tutto va bene, resterò qui” risposi mordendomi il labbro inferiore e lui annuì lentamente concentrato su ciò che gli stavo dicendo;

“Tu, invece, che ti piace fare?” domandai curiosa di sapere qualche cosa di questo splendido ragazzo conosciuto da solo un’ora. Lui sorrise scuotendo lentamente la testa

“Non ho molte passioni. Dov’è che vivi?” chiese puntandomi addosso i suoi occhi magnetici e sfoderando così uno splendido sorriso, bevvi un altro sorso di caffè scrollando le spalle

“Condivido un appartamento con una ragazza. Non è un granché ma comunque ci troviamo bene; Sai, Leighton è una ragazza simpatica e dolce l’unica sua cosa negativa è che continua a voler farmi uscire con uno degli amici del suo ragazzo” dissi e immediatamente mi resi conto di aver dilungato abbastanza il discorso, mi portai una mano alla bocca imbarazzata e lui rise leggermente

“Ma presumo tu non voglia uscirci, giusto?” chiese avvicinandosi leggermente a me e togliendomi la mano da davanti la bocca; quando le sue dita si posarono sulla mia mano, sussultai leggermente sentendo quasi una sorta di scossa adrenalinica percorrermi tutto il corpo fino a raggiungere le guancie che iniziarono, puntualmente, a colorarsi di rosso.

“Beh… esatto” risposi sempre imbarazzata sistemandomi la treccia che legava i miei capelli, sulla spalla destra leggermente scoperta per via del maglione troppo largo; lui annuì lentamente sorridendo, bevve un sorso del suo caffè lasciandosi però dei simpatici baffetti di panna proprio sopra le labbra; risi divertita nel vedere quanto sembrasse un dolce bimbo, lui incrociò gli occhi per vedere se si fosse macchiato e io, alla velocità della luce estrassi la macchina fotografica e puntualmente, scattai la foto. Lui sorrise divertito prendendo un tovagliolo per pulirsi

“Spera per te che almeno vengano bene” disse scherzando, arricciai le labbra sorridendogli

“L’hai detto tu che il soggetto è un ottimo modello, ricordi?” risposi facendo riferimento a ciò che mi aveva detto per la prima volta che mi aveva rivolto la parola. Fece per rispondere ma il mio cellulare iniziò a suonare. Leighton mi aveva mandato un messaggio dicendomi di tornare immediatamente a casa visto che gli ospiti erano già arrivati. Sbuffai innervosita e infilai il cellulare nella borsa roteando gli occhi; il riccio mi fissò leggermente preoccupato

“Va tutto bene?” chiese alzandosi dalla sedia, come se avesse già capito che dovevo andarmene, scossi la testa e mi infilai la giacca

“Devo correre a casa, altrimenti Leighton mi uccide” risposi afferrando al volo la borsetta mentre lui si infilava il cappotto; il riccio sorrise

“Posso accompagnarti?” chiese timidamente e io annuì quasi automaticamente con un sorriso da ebete stampato in viso mentre usciamo dal bar e iniziamo a camminare verso il condominio.

Arrivammo dopo mezz’ora visto che, ogni due per tre, era quasi inevitabile per me fermarmi a fotografare qualsiasi cosa mentre il riccio mi fissava incuriosito; ci fermammo davanti il portone del condominio e per qualche secondo restammo in silenzio a fissarci attentamente mentre le nostre labbra facevano quasi fatica a smettere di sorridere.

“Allora, io vado” dissi d’un tratto sistemandomi la borsa sulla spalla per evitare che mi cadesse, lui sorrise lievemente annuendo

“Spero di rivederti presto” disse scostandomi una ciocca di capelli dal volto e, posizionandola dietro le orecchie; mi morsi il labbro imbarazzata sorridendogli

“Anche io, e spero di riuscire ad offrirti qualche cosa io” risposi alzando lo sguardo verso lui, sorridendogli dolcemente e lo stesso fece lui

“Ce ne sarà occasione, adesso và. Non vorrei che la tua coinquilina ti uccida veramente” mi stampò un lento e dolce bacio sulla fronte e io completamente inebriata dal suo dolce profumo di caramelle Haribo, aprì il portone e mi ci trascinai dentro quasi a forza, continuando a sorridere al riccio che mi osservava attentamente.

Chiamai l’ascensore ma poi, mi venne subito in mente che per lo meno sapere il suo nome, mi stava incuriosendo altamente così corsi nuovamente fuori ma lui, era già sparito. Guardai attentamente a destra e a sinistra nel caso fosse ancora nelle vicinanze ma comunque, era sparito. Abbastanza delusa tornai all’ascensore e salì fino al sesto piano dove si trovava l’appartamento. Appena entrata immediatamente Leighton mi corse in contro con fare molto minaccioso

“Dov’è che sei stata?! Avanti Layce sputa il rospo” disse puntandomi contro un cucchiaio di legno, risi leggermente e gettai la giacca sul divano mentre appoggiai la borsa sulla credenza del salotto salutando allegramente Zayn, Louis, Liam e Niall, il quale stava divorando con lo sguardo la pasta che lentamente bolliva nella pentola.

“Ciao Layce!” mi salutò Louis correndomi incontro e stringendomi in un caloroso abbraccio; risposi all’abbraccio baciandolo sulla guancia. Leighton rise sotto i baffi e sussurrò qualche cosa all’orecchio di Zayn che, sornione sorrise. Si beh, Zayn era della stessa idea di Leigh.

“Allora, Layce, hai visto come sta bene Niall senza apparecchio?” chiese la rossa sorridendo sia a me che al povero biondo irlandese che, ormai abituato, roteò gli occhi al cielo e lo stesso feci anche io sorridendogli sotto i baffi mentre mi portai una forchettata di pasta alla bocca. La cena era ottima, peccato che la conversazione non era il massimo.

 

 

Erano passati quattro giorni da quando avevo conosciuto quel ragazzo ad Hyde Park, ricordavo ogni singolo lineamento del suo corpo e, nel tempo libero che avevo avuto ero riuscita anche a stampare tutte le singole foto che gli avevo fatto. Era semplicemente splendido in ogni singolo scatto e, ogni volta che mi facevo passare le foto tra le mani, i momenti passati con lui e i sorrisi che rimpiazzavano le parole. Da quando l’avevo incontrato, ogni singolo giorno mi ero recata in quel parco nella speranza di poterlo incontrare nuovamente ma, nulla, sembrava quasi essere sparito. Andavo anche da Starbucks ma, nemmeno lì ero riuscita a trovarlo. Avevo anche mostrato qualche sua foto a Louis, che si vantava spesso di conoscere praticamente ogni singola persona che abitava in questa città ma, sfortunatamente, aveva risposto che quella massa di capelli ricci non l’aveva mai vista da nessuna parte.

Quel pomeriggio ero nuovamente pronta per uscire e dirigermi verso Hyde Park ma, sfortunatamente, Leighton mi bloccò per un polso scrutandomi attentamente

“Dove vai?” chiese legandosi i lunghi capelli rossi in una coda disordinata e osservandomi con i suoi grandi occhi azzurri, scrollai le spalle

“A fotografare, come sempre” risposi omettendo il fatto che andavo a vedere se, per caso, sarei riuscita a trovare il ragazzo che avevo conosciuto qualche giorno prima e con il quale avevo passato tutto il pomeriggio; il quale però, sembrava essere sparito dalla faccia della terra. Lei annuì e afferrò la giacca velocemente per poi aprire la porta e uscirci; mi sorrise dolcemente

“Ti accompagno!” disse chiamando l’ascensore e, rise leggermente dondolando sui talloni. Sbuffai di nascosto e l’affiancai lentamente.

 

Naturalmente, nemmeno quel pomeriggio riuscì a rivedere quel ragazzo che ormai tormentava ogni singolo secondo della mia vita; era ormai diventato inevitabile pensare a lui, ai suoi capelli, alla sua voce, al suo sorriso, si suoi occhi e ai suoi modi di fare. Entrai in casa buttando velocemente la giacca sul divano e corsi in camera mia pronta per sviluppare le foto che avevo scattato quel pomeriggio con Leighton, Zayn e Liam, i quali si erano aggregati a noi quando li avevamo incontrati mentre stavamo passeggiando tranquille verso Hyde Park.

Sorrisi nel vedere che erano venute benissimo e subito corsi a mostrarle a Leighton intenta però, a guardare alla televisione 90210, sitcom da lei amata; era praticamente ossessionata da quella serie e io, di tanto in tanto la guardavo insieme a lei anche se, onestamente, non l’ho mai vista con tanta passione proprio come faceva lei. Non appena si accorse della mia presenza, la rossa si voltò verso di me sorridendomi

“Ho sviluppato le foto” dissi sorridendole e lei, immediatamente, si alzò dal divano e corse in camera mia pronta per vederle. Peccato che, mi ero dimenticata di nascondere le foto del ragazzo riccio conosciuto e, non appena lei le vide, me le parò davanti agli occhi e iniziò a fissarmi con sguardo curioso

“E questo gran figone, chi è?” chiese trattenendo una risatina maliziosa e tornò ad osservare le varie foto del riccio. Sorrisi imbarazzata e le mie guancie si colorarono di rosso immediatamente

“Onestamente non lo so… l’ho conosciuto qualche giorno fa ad Hyde Park e, abbiamo passato un po’ di tempo insieme” risposi afferrandole le foto dalle mani e chiudendole nel terzo cassetto della mia scrivania; Leighton sorrise sorniona socchiudendo gli occhi

“E come si chiama? Quanti anni ha? Dove vive? Hai il suo numero di cellulare?” chiese velocemente e io, abbassai lo sguardo timidamente

“Veramente, Leighton, non so nulla di lui” risposi abbassando sempre di più la voce. Me ne vergognavo abbastanza a parlarne con lei visto che, sicuramente, mi avrebbe dato della cogliona immediatamente. E, come da me previsto, lei scoppiò a ridere animatamente finendo quasi per piangere

“Andiamo Layce, non prendermi per il culo! Tu passi del tempo con un figo come questo e… non sai nemmeno come si chiama?!” urlò passandosi una mano tra i rossi capelli lisci; annuì lentamente

“Sono serissima, Leighton. Non so nulla di lui. So solo che è dolce e si interessa parecchio a ciò che gli dico” risposi grattandomi leggermente la nuca, lei smise immediatamente di ridere tornando seria.

“Oh mio Dio, lui ti piace! Ne sei innamorata!” urlò poi puntandomi il suo indice accusatorio contro e io, sussultai immediatamente spalancando la bocca.

“Ma che diamine dici? No! Insomma, neanche lo conosco! Dico solo che è stato parecchio piacevole stare in sua compagnia” risposi mettendo le mani in segno di resa e lei, scosse la testa schioccando velocemente la lingua per un paio di volte

“Mia cara Layce, non puoi prendere per il culo me. Insomma, vedo i tuoi occhi brillare” disse venendomi incontro per stringermi in un soffocante ma dolce abbraccio; risi imbarazzata e la strinsi a mia volta nell’abbraccio

“Dai Leighton, non esagerare” dissi imbarazzata sorridendo timidamente, lei si allontanò lentamente da me e mi sorrise

“Non esagero, Layce. Oh quasi non ci posso credere, la mia piccola si è innamorata” disse stampandomi un bacio sulla guancia per poi, correre nuovamente in salotto per concentrarsi di nuovo sulla sua sitcom. Rimasi da sola in camera mia ed estrassi le foto del riccio dal cassetto della scrivania, mi buttai a peso morto sul letto e iniziai ad osservarle per l’ennesima volta. Com’era possibile che mi fossi innamorata di un ragazzo del quale non sapevo nemmeno il nome, che conoscevo solo da un giorno, ma con il quale ero stata benissimo? Non ero mai stata quel tipo di ragazza che credeva nel colpo di fulmine o nell’amore a prima vista, eppure quel ragazzo sembrava così… diverso da tutti. Non ne avevo mai incontrati così, che mi facevano stare bene anche con un solo sorriso; che mi tranquillizzavano con uno sguardo o che mi facevano sciogliere con una sola parola o un semplice tocco. Che mi fossi veramente innamorata? Molto probabilmente sì.

 

Quella mattina mi alzai emozionata e iperattiva, finalmente era arrivato il giorno in cui avrei finalmente iniziato a seguire i corsi alla Photographs London Academy e, morivo dalla voglia di iniziare. Finì di sistemare il letto e corsi in bagno per prepararmi; senza fare il minimo rumore afferrai la borsa contenente il necessario per le lezioni e uscì di casa cercando di non svegliare Leighton che dormiva ancora beata. Sorrisi emozionata e attesi con impazienza che l’ascensore arrivasse. Non appena mi ritrovai fuori dal condominio, raggiunsi la stazione degli autobus per arrivare così a scuola.

Attesi una decina di minuti prima che l’autobus arrivasse e, dopo aver fatto il biglietto mi sedetti al primo posto senza neanche osservare chi potesse esserci sopra; le mani mi tremavano e non riuscivo neanche a smettere di far battere i piedi sul pavimento. Quando l’autista fermò il mezzo di trasporto davanti alla mia fermata, scesi di corsa salutandolo e mi ritrovai proprio di fronte ad un enorme palazzo modernizzato di un bianco candido, delle bandiere inglesi sventolavano da pilastri lunghi che partivano dalle grandi finestre aperte e proprio sopra la grande porta di legno scuro, c’erano appese delle enormi lettere dorate PHOTOGRAPHS LONDON ACADEMY e immediatamente mi venne la pelle d’oca facendomi rabbrividire. Sorrisi entusiasta e iniziai a camminare verso l’istituto. Non appena entrata notai subito le pareti ricoperte di foto diverse e di ogni tipo, con varie modifiche ed effetti che le rendevano semplicemente particolari ed uniche. Di tanto in tanto si vedevano delle vetrine contenenti premi vinti da vecchi studenti durante i concorsi e, affiancati ad essi, c’erano le foto degli studenti che gli avevano vinti. Sorrisi lievemente e mi soffermai nell’osservarli attentamente uno per uno e immaginando che, magari, un giorno ci possa essere anche un premio col mio nome inciso sopra e la mia foto posta accanto.

Ripresi il mio giro turistico per la scuola, i lunghi corridoi erano affollati di studenti che si riabbracciavano, ridevano e scherzavano tra di loro pronti per raccontarsi ciò che avevano fatto durante le vacanze natalizie, ciò che avevano ricevuto per Natale e tutto quello che avevano mangiato. Le aule si trovavano al piano superiore dell’edificio, il piano in cui mi trovavo era quello dedicato agli armadietti e ai trofei mentre, nel seminterrato c’erano le aule rosse. Mi ero informata parecchio su quell’accademia visto che non volevo ritrovarmi impreparata o disorientata; l’avevo studiata per filo e per segno ed era come se frequentassi quella scuola da sempre. Decisi di dirigermi verso il piano superiore quando la mia attenzione, venne catturata da una massa di capelli ricci neri. Immediatamente sgranai gli occhi e iniziai a correre in quella direzione, se non fosse stato per tutti quegli studenti che ci separavano, l’avrei raggiunto con facilità. Quando, finalmente, riuscì a raggiungerlo, mi venne quasi d’istinto toccargli la spalla titubante, il ragazzo si voltò verso di me scocciatamente e io, per poco non persi un battito.

Non era lui; non era il ragazzo di Hyde Park.

“Serve qualche cosa?” chiese scostandosi i ricci dalla fronte e io, imbarazzata come non mai estrassi dalla borsa il mio programma scolastico e lo mostrai al ragazzo riccio

“Sai per caso dove si trova la mia aula? Sono nuova” dissi inventandomi la scusa il prima possibile, il ragazzo osservò attentamente il programma e dopo qualche minuto me lo porse nuovamente sorridendomi

“Sei nell’aula di Styles. È quella in fondo a destra. Buona permanenza qui!” urlò sorridendomi mentre mi avviavo nella direzione da lui indicatami. Gli sorrisi salutandolo con la mano per poi sentire il suono della campanella dare inizio alle lezioni; nel tempo di due secondi il corridoio fu completamente vuoto se solo non fosse stato per me che, abbastanza disorientata, rimasi ad osservare le pareti. Quando però, mi ricordai che comunque avevo lezione anche io, corsi verso la mia aula e quando ci entrai, mi sentì quasi svenire nel vedere il ragazzo appoggiato alla cattedra. Quei capelli ricci, quel corpo perfetto e alto, l’abbigliamento elegante ma sportivo, il naso né troppo grande né troppo piccolo e, non appena si voltò verso di me riconobbi quei lineamenti perfetti del viso, gli occhi di un verde smeraldino e le labbra sottili e rosee. Rimasi sulla soglia della porta ancora incredula di averlo trovato, era lui, era il ragazzo di Hyde Park. Lui mi sorrise venendomi incontro, mi cinse le spalle con un braccio e quasi a forza mi trascinò verso la cattedra dove una ventina di studenti mi fissavano curiosi

“Ragazzi, lei è Layce Hammilton. Si è trasferita da Boston ed è stata lei la fortunata a vincere il concorso americano. Bene Layce, io sono il formatore e professore Harold Styles, ma tutti qui mi chiamano Harry. Nelle mie lezioni ti aiuterò a migliorare le tue foto e la tua tecnica. Ora, se vuoi accomodarti al tuo posto” disse sorridendomi dolcemente senza smettere un secondo di fissarmi negli occhi; imbarazzata e incredibilmente sorpresa mi diressi velocemente al mio posto vicino ad una ragazza che, mi sorrise dolcemente. Risposi al sorriso e lei si avvicinò lentamente a me

“Io sono Rebecca, ma tutti mi chiamano Beck, è un piacere conoscerti Layce” disse allungandomi una mano che io, strinsi velocemente

“Ti ringrazio Beck” risposi sorridendole per poi, tornare a concentrarmi sulla lezione del professor Styles. Ancora non ci potevo credere, il ragazzo che avevo conosciuto ad Hyde Park era proprio lì, davanti a me ed era il mio formatore/professore. Sapevo come si chiamava, per lo meno, peccato che se faceva già il professore, questo stava a significare che… oh cavolo quasi non volevo pensarci.

Riuscì ad ascoltare a malapena la lezione, troppo concentrata sui miei pensieri riguardanti Harry Styles. Harry Styles, Harry Styles… che bel nome, non mi sarei mai stancata di pronunciare quel nome. Il suono della campanella mi fece trasalire leggermente e alla velocità della luce infilai il tutto nella tracolla pronta per uscire dalla classe ma, la voce roca e profonda di Harry mi bloccò

“Layce, aspetta un secondo” disse alzandosi dalla cattedra e aspettando che tutti gli studenti uscissero per poi, chiudere la porta dell’aula. Rimasi immobile vicino alla cattedra facendo quasi fatica a respirare, quando improvvisamente sentì le soffici dita di Harry accarezzarmi dolcemente la guancia per poi, scostarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Hai intenzione di spiegarmi?” chiesi decidendomi finalmente ad alzare lo sguardo e incontrando così i suoi splendidi occhi

“Sono Harry Styles, ho 20 anni e sono il figlio del proprietario di questa scuola. Il che aiuta, visto che mi ha messo ad insegnare qui, anche se non sono un vero professore, visto che non posso nemmeno fare test ed esaminarvi. Quando ti ho vista ad Hyde Park sapevo perfettamente chi tu fossi, volevo sapere se avevo fatto la scelta giusta o no” disse sorridendomi, accarezzandomi lentamente la guancia di tanto in tanto, facendomi costantemente rabbrividire ed emozionare.

“Fatto la scelta giusta o no?” chiesi ingenuamente, non avendo capito per bene il motivo di quella sua frase; Harry sorrise

“Ti ho scelta io. Sono rimasto colpito dalle tue foto fin da subito, poi quando ti ho incontrata, sono rimasto estremamente colpito anche da. Dalla tua bellezza semplice, dalla tua personalità allegra e spensierata, dal tuo viso bel delineato, dalla tua voce, da te” sussurrò l’ultima frase avvicinandosi al mio orecchio, per qualche secondo sentì le gambe cedermi ma cercai di rimanere il più concentrata possibile

“Quindi… non sei un vero professore?” chiesi dandomi poi della stupida da sola, possibile che con le mille domande che avrei potuto fargli, proprio quella? Anche se, era l’unica cosa che mi interessava sapere. Styles rise maliziosamente e scosse la testa

“Direi proprio di no. Quindi, vorresti uscire con me, Layce?” chiese e io, senza pensarci due volte, annuì velocemente senza smettere un secondo di sorridere come un’ebete. Lui rise e io mi sciolsi del tutto, mi era mancata sentire quella splendida risata che mi aveva colpita fin da subito; tutto mi aveva colpito di lui.

“E cosa potremmo fare?” chiesi uscendo dall’aula insieme a lui, Harry scosse le spalle sorridendo

“Quello che ci piace di più. Facciamo fotodisse e io sorrisi con gli occhi illuminati.


 

Des and Sara's Corner.
Yeah Buddy! Abbiamo, finalmente, scritto la nostra prima OS e quindi vi chiediamo di essere clementi con noi povere sfigatelle D:
Ahahah speriamo davvero vi piaccia ** L'idea ci è venuta così, ieri pomeriggio, mentre eravamo al parco a fare foto così a caso e di punto in bianco ci finisce un figo davanti all'obbiettivo :Q___ Però non ci ha chiesto di uscire ahahahah (anche perchè siamo felicemente fidanzate :'3)
Beh, speriamo davvero possa piacervi e speriamo di ricevere almeno qualche recensione. Se avete qualche cosa che non vi piace, siamo aperte a tutto u.u *No insulti però :(*
Bene, un super ringraziamento a NuvolaBlu per lo splendido Banner realizzato, è semplicemente bravissima nel graficare e ottima scrittrice; seguiamo le sue storie e ci piacciono un botto <3
Ok, detto questo vi lasciamo con una gif di Layce, che ha il volto di Emma Watson:

E una di Harold:

Un bacione, Des and Sara.

  
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