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Autore: violetsugarplum    09/12/2012    3 recensioni
[Seblaine Sunday]
Cinque volte in cui Sebastian fa piangere Blaine. O meglio, cinque volte in cui Sebastian fa promesse che non riesce a mantenere.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«The last time we talked, Mr. Smythe, you reduced me to tears»

«I promise you it won't happen again»

 
 
La prima volta che Sebastian fece piangere Blaine fu senza ombra di dubbio il momento in cui la sua vita cambiò radicalmente.
 
Non fu più solamente il figlio di George William Smythe, procuratore distrettuale di Columbus, e nemmeno il leader indiscusso dei Warblers della Dalton Academy.
 
Sebastian diventò un cretino e questo divenne palese perfino ai suoi occhi verdi brillanti, con quelle striature azzurre che tanto affascinavano i laureandi che incontrava ogni venerdì sera allo Scandals.
 
Vedere Blaine sdraiato a terra, che si teneva stretto quel bellissimo volto tra le mani, fu la rivelazione finale di quanto fosse stupido, arrogante, arrivista e un sacco di aggettivi che in quel momento non gli vennero in mente perché le urla di dolore del ragazzo lo stavano annichilendo completamente.
 
Mentre gli voltò le spalle, seguito dagli altri come se fosse il capobranco di una muta di cani da caccia e non un gruppo di sciocchi ragazzini, promise a se stesso che non gli avrebbe mai più fatto del male.




 
La seconda volta che Sebastian fece piangere Blaine... Beh, non lo fece di proposito.
 
Avevano iniziato a uscire insieme -perché, insomma, 'frequentarsi' era una parola che lo spaventava ancora un po', nonostante fosse solo un semplice sinonimo- qualche settimana dopo essersi incontrati casualmente in una copisteria vicino all'università. Chi l'avrebbe mai detto che Yale fosse così piccola? Chi l'avrebbe mai detto che Blaine avesse messo una pietra sopra il suo passato e, soprattutto, sui loro trascorsi? E dopo qualche caffè annacquato, lunghe passeggiate nel parco cittadino facendo ben attenzione a non sfiorargli mai la mano -nonostante ebbe dovuto più volte combattere contro l'urgenza di stringergliela nella sua- Blaine lo prese alla sprovvista e lo baciò con passione alla fine di una cena in un ristorante che di francese aveva molto poco se non il nome sull'insegna. Sebastian si ritrovò ad apprezzare perfino il gusto di quella tart tatin bruciacchiata che era rimasto sulle labbra del ragazzo.  
 
Quella sera aveva deciso di portarlo al cinema allo spettacolo di mezzanotte a vedere l'ennesimo sequel di uno dei suoi film preferiti, 'Nightmare Corps'. Era un horror e Sebastian impazziva per tutto ciò che era truculento e traboccasse di sangue, zombie e killer psicopatici e fu felice di sapere che anche Blaine era un grande fan della saga.
 
Proprio come Sebastian aveva immaginato guardando i trailer su internet, il film era perfetto e rimase piacevolmente sorpreso nel constatare che il numero di scene di morti violente era aumentato in modo esponenziale dall'ultimo episodio.
 
Quando riaccompagnò Blaine al dormitorio che condivideva con un ragazzo insignificante, col sedere piatto, del Kentucky, gli diede il bacio della buonanotte con la promessa di rivedersi il giorno dopo a pranzo in mensa e tornò nel suo appartamento pieno di adrenalina per il film ma, soprattutto, perché Blaine si era stretto contro il suo corpo in un modo nuovo; non aveva mai fatto così prima di quel momento.
 
Sdraiato sul letto, gli inviò un messaggio augurandogli una notte serena piena di bei sogni e si odiò giusto un pochettino perché, forse, non era proprio il caso, considerando anche che erano già le tre e mezza passate. 
 
Rimase pietrificato quando vide comparire subito sul cellulare la risposta di Blaine, ma si infilò in tutta fretta i vestiti tolti da poco e partì di corsa diretto verso il campus. 
'Sono da solo. Ho bisogno di te. Ti prego.' voleva dire solo una cosa, vero? Sicuramente andava oltre ogni sua più rosea aspettativa anche se, come teneva a ribadire a se stesso, non voleva affrettare le cose. Non con Blaine.
 
Bussò alla sua porta con delicatezza, per paura di svegliare i vicini di stanza e il suo cuore mancò un battito quando vide Blaine con quei suoi dolci occhi ambrati completamente spalancati, cerchiati di rosso e visibilmente scosso.
 
"Blaine, cosa...?", chiese confuso prima di ritrovarsi dentro alla camera con la faccia del ragazzo incollata al petto e le braccia che gli cingevano i fianchi.
 
"Io li odio...", farfugliò Blaine tra le lacrime. "Io li odio i film horror... Mi fanno così paura..."
 
Cercò di tranquillizzarlo, facendolo sedere sul letto e accarezzandogli piano la schiena coperta da un assurdo pigiama grigio con dei koala stampati ovunque.
 
"Blaine, potevi dirmelo...", sussurrò piano contro i suoi ricci. A proposito, doveva dirgli che stava così bene con i capelli liberi dal gel che si ostinava a mettere come se fosse ancora al liceo.
 
"Ma a te piacciono tanto..."
 
E Sebastian capì che Blaine l'aveva accompagnato solo per farlo contento, nonostante fosse realmente terrorizzato da quel genere di film. 
 
"C'è qualcos'altro che mi piace di più", gli disse sorridendo guardandolo negli occhi, prima di poggiare piano le proprie labbra sulle sue e coccolarlo tra le sue forti braccia.
 
Quella notte, guidati da una sorta di nuova naturalezza, fecero l'amore per la prima volta e Sebastian promise a se stesso e a Blaine, addormentato profondamente sulla sua spalla, che non l'avrebbe mai più fatto più piangere per la paura.
 



 
La terza volta che Sebastian fece piangere Blaine fu per un litigio.
 
Non il solito litigio dovuto al tappo del tubetto di dentifricio chiuso male oppure all'ultima fetta di torta di mele misteriosamente scomparsa. Da quando avevano iniziato a vivere insieme, anni prima dell'indimenticabile matrimonio che fece commuovere tutti -perfino l'ex di Blaine- quel genere di battibecchi era all'ordine del giorno, ma non aveva niente a che vedere con ciò che capitò in quel pomeriggio assolato di marzo.
 
Finalmente la villetta su cui avevano puntato gli occhi per settimane era diventata loro. Era molto bella e spaziosa, dotata di sei vani disposti su due piani, garage e di un ampio giardino sul retro delimitato da una staccionata bianca, dove, se avessero voluto, avrebbero potuto perfino installare una piscina.
 
Sebastian sollevò il pesante scatolone che conteneva alcuni vecchi libri di università e fece scivolare su una spalla la tracolla della borsa del netbook prima di dirigersi all'interno della casa, dove trovò Blaine, che gli rivolse un sorriso radioso, già intento a trafficare con la nuova cucina che era appena stata montata dai traslocatori.
 
"Questa casa è bellissima!" disse Blaine aprendo in contemporanea due cassetti.
 
"Lo so", annuì Sebastian ridacchiando. "Andiamo di sopra così appoggio questo scatolone e il computer e, magari, inauguriamo la camera da letto?"
 
Blaine roteò gli occhi e lo seguì, continuando a decantare le meraviglie della loro nuova casa. Sebastian aprì la porta di una camera e gettò con poca cura le sue cose sulla prima sedia che trovò. "Fatto. E questo, da oggi, sarà il mio studio!", annunciò cercando lo sguardo di Blaine con un sorriso sulle labbra.
 
Ma Blaine non gli stava sorridendo. Blaine, invece, era furioso.
 
"Io... Io credevo che...", iniziò avvicinandosi pericolosamente a lui. Sebastian era piuttosto intimorito da Blaine quando si arrabbiava e poco importava se fosse più basso di lui di una decina di centimetri perché, come Sebastian ricordava dai tempi del liceo, Blaine era solito praticare la boxe ed era molto bravo a sferrare all'improvviso dei pugni che sembravano fare piuttosto male.
 
"Blaine..."
 
"Credevo che l'altra camera al piano superiore fosse destinata ad altro!", gli urlò praticamente in faccia, puntandogli un dito contro il petto. Sebastian lo guardò confuso per qualche secondo prima di arrivare alla giusta conclusione.
 
"Aspetta..."
 
"No!", gridò ancora. "Quando ho visto la planimetria e ho notato quelle due camere, ho pensato che, forse, mi stavo immaginando tutto. Perché tu non mi hai mai detto niente! E poi, invece, hai firmato il contratto e siamo diventati proprietari di una casa con due camere da letto al primo piano! Sai cosa voleva dire per me? Lo sai? Che volevi anche tu quello che desideravo anch'io da anni!"
 
Sebastian vide, tra le lacrime di Blaine che avevano iniziato a rigare il suo volto, solo tanta rabbia. Dio, come aveva potuto essere così imbecille?
 
"Ma Blaine!", riuscì a dire prima di immergersi in quelle iridi chiare adirate che lo stavano studiando con meticolosa attenzione. "Lo voglio anch'io!"
 
"Lo vuoi anche tu?"
 
"Lo voglio anch'io!"
 
"E perché hai detto che questo diventerà il tuo studio?"
 
"Non lo so! È solo una battuta che mi è uscita male perché avevo fretta di buttarti sul letto!"
 
Blaine lo guardò ancora una volta e, come se fosse stato possibile, era ancora più arrabbiato di prima ma, soprattutto, continuava a piangere stizzito. "Io spero tanto che nostro figlio non prenda da te perché, veramente..."
 
Sebastian si mosse nervoso sulle gambe, ma si sentì sollevato quando Blaine lo abbracciò stringendolo forte a sé e percepì tutto il suo calore dovuto alla collera. "E se fosse una bambina?"
 
Sebastian aveva una casa bellissima e un marito ancora più meraviglioso, a cui promise che non l'avrebbe mai più fatto piangere per rabbia.
 



 
La vita di Sebastian era diventata davvero frenetica e spesso si era ritrovato a pensare quanto sarebbe stato bello prendere un giorno di pausa, lontano da tutto e tutti, e volare via da qualche parte, magari Parigi, per godersi un attimo di tranquillità.
 
"Isabelle", intimò alla figlia che saltava sul divano urlando a squarciagola una canzone su un cavallo viola. Da quando l'aveva riaccompagnata a casa dall'asilo, continuava a cantare quella filastrocca e, per farla smettere, Sebastian aveva dovuto tirar fuori dal portaoggetti del cruscotto -facendo cadere sul tappetino ogni cosa- la bambolina di stoffa che tenevano lì quando si annoiava durante i viaggi lunghi. Ma in quel momento faceva davvero fatica a concentrarsi sui documenti davanti a lui senza pensare a Tiffany che volava su grosse nuvole di zucchero filato e giganteschi arcobaleni di gelato. Maledizione.
 
Guardò Isabelle che cantava contenta, con tutti i capelli chiari in disordine, e avrebbe tanto voluto che Blaine potesse assistere a quel momento invece di essere bloccato alle prove del suo ultimo spettacolo. Quel giorno era riuscito a vederlo solo per un secondo prima di scusarsi per il ritardo dovuto al traffico, restituirgli le chiavi della macchina e portare dentro la bambina in braccio. Non era nemmeno riuscito a dargli un bacio prima di vederlo partire in direzione del teatro.
 
All'improvviso sentì sbattere l'uscio di casa con un rumore sordo e si aspettò che Blaine venisse a salutare lui e la piccola come sempre, lasciando ad entrambi un lieve bacio sulle guance. Ma suo marito, invece, coccolò solamente Isabelle prima di dirigersi subito, senza dirgli una parola, al piano superiore.
 
"Sarà andato a farsi una doccia", pensò Sebastian chiudendo il fascicolo e accompagnando Isabelle in camera per metterle il pigiama. Una volta assicuratosi che la bimba si fosse addormentata, entrò nella stanza dove trovò suo marito che tentava di asciugarsi le lacrime, ma faceva di tutto per tenere lo sguardo serio e apparentemente distaccato fisso su di lui.
 
"Quella è la tua valigia", disse piano, probabilmente per non svegliare Isabelle nella camera a fianco, indicando la grossa borsa ai suoi piedi. "Finirò stasera di impacchettare la tua roba e potrai venire a riprendertela domani con la macchina. Puoi tenertela; mi fa troppo schifo per guidarla ancora e, soprattutto, non voglio che Isabelle ci salga sopra."
 
Sebastian non disse niente. Lo stava prendendo in giro? Era una sorta di scherzo? Non capiva. Cos'era quel discorso? 
 
Blaine continuò tenendo sempre il tono basso e Sebastian si sentì morire dentro perché ogni parola che usciva dalle sue labbra era più tagliente di mille lame e sembrava ucciderlo lentamente. In un assurdo istante, si accorse di preferire sentirlo urlare piuttosto di udire quella voce tranquilla, quasi disinteressata. "Capisco perché l'hai fatto. Non sono mai a casa e lo spettacolo sta esaurendo perfino il poco tempo che ho a disposizione per voi... Però non pensavo potessi arrivare a tanto. Nella nostra auto, Sebastian? L'auto su cui hai montato il seggiolino di nostra figlia? Potevi portartelo in uno sporco motel in periferia come fanno tutti."
 
"Ma io non ti ho tradito", mormorò Sebastian impotente, guardando una lacrima che piano percorse il volto cinereo di Blaine. "Non ti ho tradito con nessuno."
 
"C'erano...", Blaine sussurrò e per Sebastian fu l'ennesima stilettata dritta nel cuore. "C'erano dei preservativi sul tappetino dalla parte del passeggero, Sebastian. Come puoi solo pensare di poter negare l'evidenza? Almeno avete fatto sesso protetto, mi consola."
 
"Blaine... Io amo te... Giuro che io non ho fatto sesso con nessuno, te lo giuro su qualunque cosa. Non so come sia finito lì quel maledetto preservativo quando io non ho-"
 
E nella mente di Sebastian ricomparve Tiffany, il suo fottuto pelo viola e quelle cazzo di nuvole di zucchero filato su cui si appoggiava stanca per il volo. 
 
"Ho aperto il portaoggetti per dare la bambola a Belle. L'ho fatto mentre guidavo -non mi guardare così adesso, Blaine, non ora- e non la trovavo quindi mi sono messo a cercare a caso facendo cadere tutto. Mi è caduto pure il libretto di circolazione..."
 
"Vorrei tanto crederti, Sebastian."
 
Negli occhi di Blaine e in quelle lacrime che non smettevano per un momento di tracciargli il viso, Sebastian potè solo vedere la delusione.
 
Promise ancora una volta, la quarta, di non farlo piangere mai più per il resto della sua vita. Promise inoltre di fare di tutto affinché Blaine capisse il gigantesco equivoco e smettesse di disprezzarlo come se fosse la persona più schifosa sulla faccia della Terra. E odiò se stesso per aver pensato di desiderare andare via dalla sua famiglia quando erano proprio loro a non volerlo più.
 
 


 
La quinta volta che Sebastian fece piangere Blaine fu anche l'ultima.
 
Erano passati anni e anni, precisamente ventisei, dal loro divorzio. 
 
E venticinque dal loro secondo matrimonio.
 
Si ritrovarono a festeggiare le loro nozze d'argento in quel ristorante francese di New Heaven che, fortunatamente, aveva cambiato gestione e mangiarono una tarte tatin a dir poco perfetta.
 
All'uscita Blaine lo baciò con passione, esattamente come la prima volta e, tra le lacrime, disse che lo amava.  
 
Sebastian non era riuscito a mantenere la sua promessa perché Blaine stava piangendo e lui aveva giurato più e più volte di non fargli spendere ulteriori lacrime a causa sua. 
 
Ma, in fondo, un pianto di gioia era ben diverso da uno di dolore, paura, rabbia e delusione.
 

 


Buona Seblaine Sunday!

Ho scritto questa OS come regalo per una mia carissima amica e mi ha dato il permesso di pubblicarla :3
So che queste storie come tema "cinque volte in cui blablabla" andavano di moda mesi fa, ma a me piace il vintage LOL e poi volevo provare qualcosa del genere, per scrivere qualcosa di diverso dal mio solito.
Ispirazione nata dalla frase introduttiva (' The last time we talked, Mr. Smith, you reduced me to tears' -potevo non trasformarla in 'Mr. Smythe? Praticamente servita su un piatto d'argento!) di 'Grace Kelly' di Mika :)

Spero vi sia piaciuta comunque e a domani per l'undicesimo capitolo di 'One Last Chance' <3

-violetsugarplum***
  
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