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Autore: slashington    09/12/2012    1 recensioni
una ragazza, Ems.
testarda, combattiva, ma con la dolcezza nascosta in una parte remota di sé.
il suo migliore amico, Louis.
l'unica persona davvero in grado di capirla, e di aiutarla.
perché di aiuto, lei ne ha bisogno.
specialmente da quando entrerà un ragazzo nella sua vita, nei suoi pensieri.
lui, che sarà per lei un gran peso.
un peso pieno di speranza, come l'amore, ma straziante come l'odio.
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è la mia prima storia, ho conservato gli spunti per scriverla per un anno, ora ho trovato il coraggio di pubblicarla. spero vi piaccia!
Genere: Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

 
 
 
"Forever young, I want to be forever young, do you really want to live forever, forever forever young..."
Le note di questa canzone mi invadevano l'anima, non una parola veniva trascurata dalle mie orecchie, attente più che mai, in cerca di particolari sfuggiti nei molteplici ascolti precedenti. Le frasi di questa canzone mi accompagnavano dolcemente durante il mio viaggio. L'aereo pieno, la maggior parte sono famiglie che tornano a casa dalle rilassanti, seppur brevi, vacanze estive. Una signora mi sorride, imbarazzata. Ricambio. Un bambino, forse il figlio, dorme appoggiato dolcemente alla sua spalla.
Sul fondo dell' aereo, un display segna l'ora. Le 11:17. L'aereo sarebbe atterrato poco dopo. Sì, stavo per arrivare. Ero quasi arrivata a Londra.
 
11:35
L'aereo è atterrato, finalmente.
Spengo il mio MP3 e accendo il mio telefonino. Subito incominciò a squillare: tre messaggi. Leggo il primo: mia madre e le sue solite paranoie - sei arrivata, cosa fai, dove sei, come va, tutto bene, fai attenzione... - magari le risponderò dopo. Il secondo è una stupida pubblicità di qualche nuovo prodotto super-tecnologico in saldo, e inutile ovviamente. Il terzo è di mia sorella. Anche questa volta non le funziona il computer e mi chiede se può usare il mio. Povera, ancora non sa che questa volta l'ho portato con me, non sono così stupida. Lo scorso mese gliel’ho prestato, e poi l’ho dovuto portare a ripararlo. ‘Mai più’ mi ero detta.
'Bene, i soliti messaggi...’
Appena finita la frase, il telefono squillò ancora una volta. Un altro messaggio. Ma questa volta diverso. Non mi dava alcun fastidio leggerlo, anzi. Nel leggere quelle parole le mie labbra si aprirono in un sorriso carico di allegria. Presi la valigia e m’infilai nuovamente le cuffie. Mi diressi verso l'uscita dell'aeroporto. Mentre camminavo, continuavo a pensare alle parole appena lette.
 
"Buongiorno principessa! Se stai leggendo, vuol dire che sei già arrivata. Beh, allora sappi che ne sono felicissimo. Non vedo l'ora di riabbracciarti! Ti aspetto alla nuova casa, ti ricordi l'indirizzo, no? Se hai qualche dubbio, chiamami. Bacioni. Louis.
 
 
 
 
 
12:30
'Ecco, questo è il nuovo indirizzo.'
Mi sorpresi. Avevo appena pensato in inglese. Ero così abituata a questa lingua che a volte mi capitava, ma non mi succedeva da un po'. Con i miei genitori parlo in italiano, la mia lingua madre, e quando sto con loro mi disabituo un po'. Ma la mia pronuncia rimaneva sempre quasi perfetta.
 
Mi avvicinai alla porta di una grande casa azzurrina.
 Per terra, un grande tappeto con il simbolo di Superman mi "dava" il benvenuto, anzi il ‘SUPER-benvenuto’. Lo ammetto, lui ha sempre avuto dei gusti strani, ma questo le superava tutte. Suonai il campanello. Niente. Suonai altre tre volte, solo allora la porta si aprì.
-Ma buongioorno!- un volto fin troppo familiare accompagnato da un sorriso, mi accolsero -Beh, ora che ti vedo non ne sarei tanto sicura...- sì, con un ‘clown’ come lui, cosa c’era di meglio di un saluto un po’… scherzoso? -Come? Scusa, non ho capito bene...- mi guardò con quei suoi occhi profondissimi, in modo minaccioso. Diamine, se fosse stato uno sconosciuto, avrei avuto quasi paura -Ehm... No, niente... Scherzavo!-
Mi guardò per poco tempo, poi scoppiò a ridere. -Lo so, lo so. Ma, Ems, perché sei ancora fuori? Entra, dai!- mi prese per la mano e mi trascinò in casa.
‘Ems’. Da quanto tempo non mi sentivo chiamare in quel modo. A casa di mia madre, in italia, tutti mi chiamano con il mio vero nome. Ovvero, Marta. Ma a quanto pare agli inglesi non piace, per questo tutti qui mi chiamano con la mia iniziale, ‘M’, solo in modo più… carino. E menomale, perché odio il mio nome.
-Come è andata la tua vacanza?- la sua voce mi distolse dai miei pensieri -Devi raccontarmi tutto, mocciosetta!- in quel momento frenai all'improvviso. -Come mi hai chiamato?- uno scintillio nei suoi occhi, riuscivo a vederlo.
-Mocciosetta...- oh, allora avevo capito bene -Scusa?- domandai. Ecco che andò all’attacco, mettendo il dito nella piaga. A quanto pare non gli era piaciuto molto il mio saluto, appena arrivata.
–M O C C I O S A! C'è qualcosa che non va?- odiavo quando mi chiamava così, lo sapeva benissimo. M’innervosivo, e il suo sorrisetto di provocazione aumentava il nervosismo.
–Mocciosa eh...- pronunciai quella parola a fatica -Beh, almeno non sono una nonnina in via di estinzione, come altri…- lo guardai dritto negli occhi. Aveva un’aria stupida, infastidita, ma divertita allo stesso tempo. –Non è che hai bisogno di un bastone? Magari mio nonno ne ha una da prestarti, se vuoi chiedo…- colpito e affondato.
-Non ti azzardare mai più! Il viaggio ti ha resa impertinente eh, ti conviene iniziare a correre...-
incominciai a ridere e, appena vidi che si stava avvicinando, mi misi a correre più in fretta che potevo -Se ti prendo, per te è la fine, lo sai- risi divertita -Si, si, certo… nonnino!-
Girai attorno al tavolo, ma inciampai e caddi su di un grande tappeto. Louis mi raggiunse in pochi secondi e mi si buttò addosso con la sua delicatezza, tipica di un ippopotamo. Incominciò a darmi dei pizzicotti sulla pancia e sui fianchi che mi provocavano una fastidiosa sensazione di solletico.
–Lou! Louis… Basta adesso, ti prego! Non ce la faccio più!- sghidnazzò –Oh no no no, non smetto finche non mi chiedi scusa.- e mi sarei dovuta arrendere così? Davvero, non potevo dargliela vinta, insomma era solo un po’ di solletico, non ha mai ucciso nessuno... cazzo! Sbaglio, o mi aveva appena morso una mano? Okay, ora basta -Okay, okay, scusa! Scusaa!- finalmente i pizzicotti cessarono e cominciai a riprendere fiato.
-Però tu devi smettere di chiamarmi in quel modo. Sai che non mi piace affatto. Lo fai solo perché abbiamo qualche anno di differenza.- lo guardai, seria in volto –Ma… in quale modo?- mi guardò trattenendo una risata. Mi scappò un sorriso. -Scemo…- dissi a bassa voce.
 
Un rumore acuto e fastidioso ci interruppe.
-Oh diamine! Me n’ero dimenticato. Per fortuna hanno inventato il timer, altrimenti a quest’ora…- si fermò quando si rese conto che lo stavo guardando stranita e confusa  -Ehm… E’ il forno. Scappo in cucina! Tu fai come se fossi a casa tua…-
Lo guardai sparire dietro la porta della cucina, certa che stesse preparando uno dei suoi soliti pranzetti, non proprio ottimi.
Louis era fantastico. L’avevo conosciuto per caso al Luna Park cinque anni prima e tra noi s’instaurò immediatamente un rapporto stupendo, come fratello e sorella, o forse di più. Avevo undici anni, lui quindici, quasi sedici, anche se non ne sentivamo la differenza. Lui era un po’ bambino, e io ero fin troppo cresciuta. Mi hanno sempre detto che ero molto più matura delle altre persone della mia età. La verità è che forse mi ci avevano un po’ obbligato ad esserlo. Incominciai a frequentare Lou sempre più spesso, mi faceva stare bene, mi capiva, mi ascoltava, mi  faceva ridere. La sua simpatia incondizionata mi faceva domandare come mai non fosse ancora famoso.
 
Appoggiai la valigia a terra e mi sdraiai su un divano bianco panna con dei morbidi cuscini rossi. Un profumo, stranamente, delizioso giungeva fino alle mie narici e, mentre lo respiravo con tutte le mie forze, un sorriso si distese sulle mie labbra. Felice di stare finalmente qui, in questo posto, ormai l’unico capace di farmi sentire a casa.
 


Read me!

Okay. Eccoci qua.
Ebbene sì. Questa è la mia prima storia, la conservavo
da molto tempo (in realtà solo i primi due capitoli),
e finalmente ho trovato la forza per pubblicarla c’:
Scusate se questo capitolo è corto (iniziamo bene ewe)
ma è solamente il prologo e più che altro serve
per stuzzicarvi la curiosità c:
prometto che il prossimo sarà più lungo, anche perché
l’ho già scritto, e che dire..
spero che qualcuno legga e si incuriosisca c:
se lo fate, per favore, lasciate una recensione, mi piacerebbe
molto sapere che ne pensate!
Okay, dopo questo poema, posso anche andarmene c’:
 
Buona lettura!

@lovinyourvoices  on twitter.

  
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