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Autore: pocchanpu    09/12/2012    4 recensioni
Mentre i giorni si trasformavano in settimane, i dubbi e le preoccupazioni lasciavano spazio alle tipiche distrazioni dei ragazzini della sua età e, a poco a poco, il ricordo del Guardiano si perse nella nebbia delle memorie infantili di Jamie, un limbo in cui sogno e realtà si univano e da cui difficilmente si poteva uscire.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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remember Questa oneshot mi è stata commissionata dall’adorabile Hana :3 Non credo di aver seguito tutti gli spunti e i suggerimenti che mi aveva dato, ma… spero le piaccia ugualmente.
Non sono una grande esperta de I 5 Guardiani.  Ho visto il film a pezzi (stupido pc), ma ho fatto del mio meglio per mantenere i personaggi IC.
I personaggi di Rise of the Guardians appartengono alla DreamWorks Animation.


Remember.

Aveva aspettato. Aveva atteso. Era stato paziente.

Sin dal primo cristallo caduto dal cielo, Jamie era rimasto ad aspettare come ogni anno dal loro primo incontro. C’erano tante cose di cui voleva parlare con lo Spirito della Neve, tanti scherzi da organizzare…
Eppure quell’anno Jack Frost non si fece vedere.

Quando i caldi raggi del sole sciolsero l’ultimo pupazzo di neve, Jamie perse le speranze.
Una parte di sé era preoccupata, angosciata all’idea che fosse successo qualcosa, tormentata al pensiero di un ipotetico ritorno di Pitch.
Un’altra parte si sentiva in colpa. Forse aveva offeso in qualche modo il Guardiano? Forse durante l’ultimo inverno aveva fatto qualcosa che poteva averlo infastidito?
Un ancor più piccola parte provava solo delusione. Gli sembrava impossibile che Jack si fosse dimenticato di lui, ma l’eventualità non era da escludere.

Quel che Jamie non poteva sapere era che Jack aveva scelto spontaneamente di non mostrarsi più al ragazzo.  Dopo aver ponderato durante la primavera, l’estate e l’autunno, lo spirito aveva preso quella dolorosa decisione perché sapeva che, prima o poi, i due si sarebbero divisi lo stesso. Nella mente di Jack, anticipare l’inevitabile separazione equivaleva ad una sofferenza minore. Jamie si sarebbe abituato all’idea di non vederlo mai più, si sarebbe dimenticato di lui come tutti gli altri bambini ormai cresciuti.

Fu proprio così che il piccolo Jamie reagì alla scomparsa dell’amico.

Mentre i giorni si trasformavano in settimane, i dubbi e le preoccupazioni lasciavano spazio alle tipiche distrazioni dei ragazzini della sua età e, a poco a poco, il ricordo del Guardiano si perse nella nebbia delle memorie infantili di Jamie, un limbo in cui sogno e realtà si univano e da cui difficilmente si poteva uscire.



“Jamie! Questo è l’ultimo avvertimento!” la voce alta della donna rimbombava contro i muri della grande casa “Se non metti in ordine la tua camera, butto tutto fuori dalla finestra!”

Il ragazzo di sedici anni sbuffò mentre saliva le scale per andare a rifugiarsi nella propria camera. Si trattenne dal rispondere in malo modo alla madre e bofonchiò seccato “Lo faccio subito, mamma!”

Chiuse la porta della stanza dietro di sé e frenò la voglia di imprecare ad alta voce. Era venerdì pomeriggio e, dopo un’intera mattinata passata a scuola, non aveva voglia di restare chiuso in casa a sistemare mentre tutti i suoi amici si divertivano.
Lanciò un’occhiata fuori dalla finestra per ammirare il paesaggio invernale. Aveva nevicato ininterrottamente per diversi giorni e il manto immacolato di un bianco quasi accecante copriva ormai ogni cosa. Avrebbe solo voluto correre fuori, partecipare a qualche battaglia a palle di neve… chiedeva poi molto?

Da quando era bambino, ai suoi occhi l’inverno era il momento migliore di tutto l’anno. Non per il Natale –non solo per quello almeno. Il solo pensiero degli inverni passati lo faceva sorridere senza un motivo preciso, come se la sua mente ricordasse degli episodi piacevoli che però non voleva mostrargli. Ogni volta che cercava di rammentare quei ricordi sfocati e confusi, sentiva un forte senso di malinconia e tristezza avvolgergli il cuore. Era strano. Decisamente strano.

Jamie scosse la testa come per ricordarsi che aveva qualcosa da fare. Si avvicinò alla scrivania che, al momento, assomigliava molto ad una montagna di fogli, quaderni, libri e vestiti, ed iniziò a smistare le cose utili da quelle inutili.

Dopo quasi un’ora di lavoro, avrebbe voluto dichiarare inutile ogni cosa in quella stanza solo per poter uscire da lì. La scrivania era sgombra, ma il disordine si era diviso in parti uguali sul letto e nell’armadio. Con un sospiro cercò di far spazio nella piccola libreria ancora colma di vecchi libri scolastici che non toccava da anni. Spostando un pesante dizionario di tedesco ( “Tedesco? È dalle medie che non lo studio!” ), fece cadere una piccola cartellina di cartone rigido da cui fuoriuscirono diversi fogli. Alzò gli occhi al cielo e si accovacciò sul pavimento per raccoglierli. Erano tutti disegni che doveva aver fatto quando era solo un ragazzino. Disegni infantili, ritratti dettagliati, pessimi schizzi. Sembravano tutti raffigurare personaggi fantastici, luoghi inesistenti, ma trattenne il respiro quando il suo sguardo cadde sull’immagine di un ragazzo.

Aveva dei capelli chiarissimi, come fossero fatti di ghiaccio. Un sorriso beffardo adornava il suo viso e gli occhi azzurri spiccavano su tutto il resto. Jamie guardò il foglio che stringeva tra le mani con aria confusa. Non ricordava nessuno con quell’aspetto, tuttavia quel viso gli pareva familiare. Continuò ad osservarlo con smarrimento fino a quando non si accorse del nome in fondo al foglio.

Jack.

Jack… Jack?

Il ragazzo aggrottò la fronte. Jack. Non conosceva nessuno con quel nome così comune. Jack. Forse era solo un personaggio nato dalla sua mente di bambino? Jack. Cercò di concentrarsi.
“Jack…” ripeté a bassa voce e fu a quel punto che la finestra si spalancò lasciando entrare aria gelida e qualche fiocco di neve.  Si alzò di scatto e cercò di ripararsi dal freddo improvviso. I brividi iniziarono a farsi strada sulla sua pelle e forse fu proprio quella sensazione glaciale a spingerlo a ricordare. Tanti flash apparvero nella sua mente.

Le serate passate a giocare e a parlare con lui. Le ore trascorse a parlare dei Guardiani. La battaglie a palle di neve in giardino. L’impazienza provata nell’aspettarlo.

Si era veramente dimenticato di tutti quei momenti? Si era dimenticato di quelle sensazioni? Si era dimenticato di… lui?

“Jack Frost…” sussurrò lasciando cadere il ritratto del Guardiano che ora ricordava perfettamente. “Jack Frost.” Ripeté con più sicurezza e qualche istante dopo una figura apparve davanti alla finestra ancora spalancata.

Seduto proprio sul bordo della finestra, lui era lì. I piedi scalzi sfioravano il pavimento della stanza. Il bastone era appoggiato vicino a lui. I capelli sottili erano mossi appena dalla brezza artica . Un piccolo sorriso cercava di nascondere gli occhi colmi di tristezza. Jack Frost era lì, davanti a lui.

Si guardarono per minuti che sembrarono ore mentre il freddo continuava a riempire la piccola camera. Jamie, però, era troppo distratto dai propri pensieri per preoccuparsi di chiudere la finestra.
Come aveva potuto dimenticarlo solo perché non si erano visti per un intero inverno? Si era comportato come un moccioso. Avrebbe voluto scusarmi, implorare perdono, ma le parole non sembravano voler uscire dalla sua bocca.

“Non… non pensavo che questo momento sarebbe mai arrivato.” Jack interruppe il silenzio con un tono leggermente sofferente. “Pensavo che non ti saresti più ricordato di me.”
Avrebbe voluto dirgli come lo aveva osservato in tutti questi anni. Lo aveva visto crescere, cambiare… maturare. Tutto restando nell’invisibilità che si era autoimposto.

“Io… io non so cosa dire.” Ammise Jamie abbassando lo sguardo per la vergogna. Furono la parole di Jack ad attirare di nuovo la sua attenzione.

“E allora non dire nulla.” sussurrò il Guardiano mentre si avvicinava per stringerlo in un dolce abbraccio.

Fin.

   
 
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