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Autore: damnitgallagher    09/12/2012    8 recensioni
Arthur lo sa, sa che Merlin farà tutto ciò che è in suo potere per mantenerlo in vita, perché è la stessa cosa che farà lui. Ma è davvero questo ciò che più lo spaventa, l’idea che quell’idiota si lasci ammazzare per salvare la vita a lui. Non riuscirebbe mai a perdonarselo. Mai.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Mordred, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Two sides of the same coin.
 
Capitolo primo.

 

 

Il sole brilla alto ed immenso nel cielo, i suoi raggi si espandono abbracciandolo completamente, tanto da apparire non più azzurro, ma di un tenue giallo.
Cielo e terra sono una cosa sola.
La vasta landa deserta è scossa da una leggera brezza autunnale che avanza imperterrita lungo quella desolazione, senza incontrare ostacoli.
 
I due eserciti si fronteggiano silenziosi: una battaglia di sguardi, di sospiri, di paure.
Ma nonostante la moltitudine di uomini disposti sulla piana, questa è immersa in un profondo silenzio, rotto saltuariamente dal cigolio di un’armatura o dal fruscio di uno stendardo.  
 
La massa informe di uomini nero pece pare ingoiare la minoranza dei mantelli rosso Pendragon.
Il terrore che aleggia tra i cavalieri è palpabile, quasi potesse essere tagliato dalla lama di una delle loro spade.
In prima linea svettano le armature e gli elmi più lucenti, appartenenti ai cavalieri più fidati del re, coloro che non avevano osato rifiutare la richiesta del loro sovrano, e che mai l’avrebbero fatto.
 
E davanti tutti loro proprio lui: Arthur Pendragon, re di Camelot, orgoglioso e splendente nella sua fulgente armatura, Excalibur appesa ad un fianco, risposta nel prezioso fodero, il rosso e lungo mantello danzante nel vento.
Il re non lascia trasparire alcuna emozione, solo chi lo conosce davvero bene, chi gli è stato accanto per una vita intera potrebbe notare la paura che ha attanagliato anche il suo cuore.
L’esercito che Morgana era riuscita a raccogliere è numeroso, molto più numeroso dei valorosi e fidati cavalieri di Camelot.
E Morgana è potente. Probabilmente sarebbe in grado di uccidere gran parte dei suoi uomini più abili con un solo gesto.
 
È di questo che Arthur ha paura.
Se questa battaglia verrà persa non ci sarà alcun futuro per lui, i suoi cavalieri, per Camelot.
E men che meno per la nascente Albion.
La voglia di raccogliere le redini del fido destriero e spingerlo al galoppo è forte. Ma Arthur non è mai scappato, mai lo farà, e sa bene che scappare non porterà comunque a nulla.
Questo momento doveva arrivare, lo sapeva.
E non potrebbe essere più pronto di cosi.
 
 
Il re volta lo sguardo, certo di trovare la sicurezza che sta cercando negli occhi del fidato servo.
Merlin non pare agitato, ne impaurito, quanto più risoluto.
Fissa deciso Morgana, dall’altro lato della distesa di terra e sabbia.
Ed Arthur si trova a realizzare solo in quel momento che la cosa peggiore che potrebbe capitare non sarebbe tanto vedere Camelot in fiamme, ne sentire il proprio cuore fermarsi, quanto vedere gli occhi lucenti del proprio servo spegnersi.
 
Quasi potesse sentire i suoi pensieri, Merlin si volta, fissandolo,  lo sguardo duro e deciso di pochi istanti prima si colora di dolore e paura.
Arthur lo sa, sa che Merlin farà tutto ciò che è in suo potere per mantenerlo in vita, perché è la stessa cosa che farà lui.
Ma è davvero questo ciò che più lo spaventa, l’idea che quell’idiota si lasci ammazzare per salvare la vita a lui. Non riuscirebbe mai a perdonarselo. Mai.
 
I due continuano a fissarsi, azzurro cielo dentro blu mare.
Quanto vorrebbero potersi stringere, potersi dare conforto l’un con l’altro.
Arthur vorrebbe soltanto averlo tra le sue braccia, stringerlo a se, immergere il viso nel suo collo e accarezzare i suoi capelli corvini, inebriandosi del suo profumo.
Vorrebbe dirgli ancora, e ancora quanto lo ama.
E poi ancora stringerlo, baciarlo, non lasciarlo mai più.
 
Merlin osserva la distesa di terra bruciata di fronte a se, e l’unica cosa a cui riesce a pensare è che quel luogo è esattamente lo stesso della visione avuta tempo prima: sta accadendo, la fine di Arthur è vicina e lui non ha idea di come poter scongiurare tutto questo.
Ci ha provato, con tutte le sue forze. Ma tutti i suoi tentativi alla fine gli si sono rivoltati contro.
Il destino non si può controllare, avrebbe dovuto saperlo.
 
Ma allora che senso ha mai avuto la sua vita? Lui che avrebbe dovuto proteggere Arthur con tutte le sue forze, anche a costo di perdere se stesso.
Che senso ha tutto ciò se ora, proprio nel momento in cui il suo re ha più bisogno di lui, non ha più alcun potere?
Come può seguire il suo destino se il destino stesso di Arthur non glielo permette?
 
Sente lo sguardo del suo re posato su di lui, ed attratto da esso a sua volta si gira per incontrare gli occhi del suo Signore. Quegli occhi così azzurri, che tanto gli ricordano il cielo terso mattutino di Camelot, occhi in cui riuscirebbe a perdersi per ore intere.
Occhi  che ama così tanto, gli occhi di colui che ama così tanto.
Ed il suo cuore si serra in una morsa d’acciaio ancora una volta, rendendosi conto che quella potrebbe essere l’ultima volta in cui poter ammirare il suo asino reale.
Si costringe a distogliere lo sguardo, chiude gli occhi, tentando di impedire a calde lacrime di segnare il suo volto, anche se invano.
 
Ricordi che ormai paiono antichi come la vita stessa riaffiorano, riportando a galla le gioie legate alla memoria del suo sovrano.
Il re che Merlin si rese conto troppo tardi di amare da sempre, quello stesso re che a sua volta gli aprì il suo cuore, donandogli se stesso.
Ma i due si erano trovati troppo, troppo tardi.
Ed ora il loro tempo poteva finire da un momento all’altro.
Ma Merlin avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per permettere a quel cuore di continuare a battere: era pronto ad esporsi davanti a tutti, persino ad Arthur stesso, a mettere in pericolo la sua stessa esistenza, per salvare l’amore della sua vita.
Lui avrebbe dato tutto se stesso per Arthur, era il suo destino, ma soprattutto ciò che voleva.
 
Il grande sovrano si perde nello sguardo del fidato servitore un’ultima volta.
Poi si volta verso il suo esercito, e con un cenno del capo inizia l’avanzata.
  
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