Fanfic su artisti musicali > Backstreet Boys
Ricorda la storia  |      
Autore: mamogirl    09/12/2012    1 recensioni
"L’amore fa paura, è come buttarsi in un buco nero senza avere una bussola o una mappa. Non sai che cosa ti capiterà, non sai se riceverai doni o pugnalate. Puoi solo buttarti e mettere te stesso nelle mani dell’altra persona, l’unica di cui ti puoi davvero fidare. Ma quando vieni ricambiato, quando anche l’altro mette se stesso nelle tue mani, è la sensazione e il potere più forte che esista. Non esistono più paure invincibili perché sai di poter contare sull’altro, sai di avere delle mani che ti aiuteranno ad alzarti nei momenti più duri. Sai di poter condividere ogni tua piccola ansia e tristezza e ogni gioia, felicità e traguardo vale il doppio perché avrai sempre qualcuno a cui dedicarli, qualcuno che ha tifato per te anche quando nessun altro lo faceva."
Per Brian, quella persona era Nick.
Per Nick, quella persona era Brian.
E quella sera, grazie anche alla febbre, entrambi l'avrebbero scoperto.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

* Fever *

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

“Etciù.”
Lo starnuto fece sollevare una nuvola di polvere, facendola poi adagiare ovunque tranne che su quel piccolo e minuscolo centimetro in cui Brian era riuscita a confinarla con il panno. Spruzzò un’altra volta il detergente e riprese a passare lo straccio ma, quasi come se questo primo potesse aver mandato un segnale, un altro starnuto lo colse all’improvviso, rendendo ancora una volta inutile i suoi sforzi di pulizia.
Frustato e sconsolato, Brian lasciò cadere sul mobile il panno e recuperò il fazzoletto dalla tasca dei pantaloni, soffiandosi il naso. Non fece altro che peggiorare la situazione, visto che esso si liberò per circa due secondi prima di ritornare alla sua ormai stabile condizione – ovvero completamente chiuso - e l’unico vero risultato fu l’aumento della pressione contro le sue tempie. Un mal di testa che non solo stava regnando sovrano ma che si stava lentamente conquistando anche il collo e le spalle. Se fosse continuato così, presto ci sarebbero state poche differenza fra lui e il gobbo di Notre Dame. Persino l’altezza li accumunava in modo quasi pericoloso...
“Etciù.” Un terzo starnuto, questa volta seguito da un colpo di tosse che lo lasciò senza fiato per qualche attimo. Per non parlare, poi, del fuoco all’interno della sua gola che sembrava aver aumentato intensità. Abbandonò qualsiasi pretesa di continuare a pulire e, stancamente, Brian si diresse verso la cucina dove recuperò un po’ del the che aveva lasciato in frigorifero a raffreddarsi. La bevanda fresca sembrò un tocco di paradiso alla sua bocca non appena la ingerì, portandole qualche breve attimo di sollievo prima di ritornare in quella sorta di inferno.
Era solo un raffreddore, così si era convinto ogni volta che il suo corpo aveva cercato di spingerlo sul divano, o il letto, o qualsiasi altra superficie su cui non fosse stato costretto a muoversi o a fare qualcosa.
Era solo un raffreddore e Brian non vedeva la ragione per cui dovesse rintanarsi fra le coperte come se fosse sul punto di morire. C’erano tante persone che si sentivano come lui in quel momento e, nonostante ciò, continuavano a fare il loro lavoro senza lamentarsi.
Perché lui doveva essere un’eccezione?
Era strana la sua mente, su quello doveva ragione a Nick. C’erano giorni – anche se in realtà era sempre – in cui si sentiva come se fosse al centro di una specie di Truman Show, con mille telecamere puntate su di lui che trasmettevano ogni suo minimo passo e gesto, dandoli in pasto ad osservatori e giudici.
A volte – sempre – doveva smetterla di dare importanza a ciò che gli altri pensavano, anche se aveva più o meno a che fare con lui. E, ironicamente, era quello lo stesso consiglio che aveva dato a Nick tante volte. Solo che lui non riusciva mai a metterlo in pratica.
Avrebbe dovuto, però.
Non solo per questioni effimere come prendersi una giornata di riposo quando, effettivamente, non si stava bene ma anche per situazioni ben più importanti. E la sua, chissà come mai, aveva sempre a che fare con Nick.
Brian scosse la testa, un gesto che aumentò la sua emicrania. Certo, se avesse incominciato a riflettere sul quale fosse la sua questione con Nick, quel mal di testa avrebbe raggiunto livelli stratosferiche. E quello era decisamente off limits.
Meglio pensare su che cosa potesse fare per intrattenersi mentre tentava di riposare. Non sapeva stare fermo, sua madre era sempre solita dire che era un miracolo che fosse capace di dormire per tutta la notte con tutto quell’argento vivo che aveva in corpo. Ed era la verità: nemmeno di fronte alla televisione riusciva a stare con le mani in mano, doveva sempre far qualcosa. A volte era leggere un libro, altre scarabocchiare sul suo taccuino alla ricerca di nuova ispirazione. Poi c’erano i videogiochi, i cruciverba... era diventato un esperto nel riuscire a comprendere il filo logico di un film o telefilm anche se impegnato in tutt’altro.
Anche in tour era così. A differenza degli altri – Howie, per esempio – non era capace di addormentarsi nel bel mezzo del giorno, approfittando di quei pochi minuti per recuperare un po’ d’energia o le ore di sonno perse tra concerti e spostamenti. Lui, apparentemente, non ci riusciva. Ci aveva provato ma si era sempre girato e rigirato da una parte all’altra, gli occhi chiusi ma contando mentalmente quanto tempo fosse trascorso ed elencando tutto ciò che avrebbe potuto fare nel mentre.
Raramente gli capitava di riuscire a schiacciare un pisolino e solamente poche e rare erano le condizioni necessarie. La prima, molto semplicemente, era quando le sue energie terminavano all’improvviso; la seconda, invece, quando stava male. E la terza, la più preziosa e ancor più rara, era quando si accoccolava accanto a Nick. Sfiorava appena il ragazzo, magari erano solo seduti su un divanetto, ma solamente quella presenza era abbastanza per mettere a freno la sua esuberanza e voler rimanere così.
Assieme.
Anche se solo come amici.
Anche se erano e sarebbero rimasti solo quello.
Era inutile. Qualsiasi cosa pensasse, ritornava poi sempre a lui. Quando erano insieme, nel senso di loro due ed il gruppo, la situazione era molto più semplice: Nick era costantemente al suo fianco, gli parlava, giocavano e scherzavano. Poteva osservarlo, in silenzio, poteva memorizzare ogni piccola sfaccettatura di quel viso o un lieve cambiamento nel suo tono di voce. Quella era una delle cose che gli piaceva fare di più in assoluto, osservare e studiare Nick come se fosse il più complicato dei rompicapi. C’erano ancora espressioni che non riusciva a decifrare, alcuni sguardi che risultavano essere senza dettagli, eppure tutto ciò continuava ad attrarlo sempre di più, nonostante si fosse ripetuto più e più volte che stava perdendo tempo.
Ma era innamorato, che altro poteva fare? Per esempio, si rispose, poteva smetterla di torturarsi con il pensiero di Nick e pensare a rimettersi in sesto. Avevano solamente pochi giorni di stacco fra una data e l’altro e arrivare al concerto con ancora i postumi di un’influenza non era certo l’ideale. Specialmente, Kevin sarebbe andato su tutte le furie e sarebbe partito con la solita paternale su quanto fosse importante che si prendesse cura di sé e della sua salute. Blah, blah, blah...
Per un breve momento, l’idea di chiamare Nick balenò nella mente di Brian. Sapeva che l’amico non avrebbe rifiutato la sua proposta, soprattutto se allietata da cibo. Ma non era patetico? O, in qualche modo, egoista? Volere una persona solamente perché così l’avrebbe fatta star meglio?
No, meglio di no. Avrebbe usato quelle ore per riposarsi e, se il giorno seguente si sarebbe sentito meglio, avrebbe invitato Nick lì da lui per un pomeriggio di sport in televisione e qualche chiacchierata. Sì, pur di averlo lì vicino a lui, si sarebbe anche sopportato dettagli sull’ultima conquista o richieste di consigli su perché non riusciva a trovare una ragazza seria. E tutto ciò che realmente Brian voleva dirgli era ciò che gli aveva sempre tenuto nascosto; tutto ciò che voleva fare era scrollarlo per le spalle e dirgli che tutto ciò che desiderava era lì, proprio davanti ai suoi occhi. Qualche volta, si era anche lasciato andare nell’immaginarsi quella scena, pronunciare quelle parole e di come Nick si sarebbe reso conto che aveva ragione e che aveva ignorato per troppo tempo i suoi stessi sentimenti.
Brian scosse la testa. Sembrava la fantasia di una ragazzina in preda agli ormoni e fermamente convinta di riuscire a catturare l’attenzione e il cuore del suo idolo! Ma, togliendo quell’aura rosa, quella era la sua speranza, custodita preziosamente in un cassetto e nascosta alla luce del sole.
Il punto fondamentale, però, faceva cadere ogni sua prospettiva. Nick era etero, la lista lunga e anche parecchio variegata delle sue prede e conquiste lo certificava in quanto quale e non aveva mai dato nemmeno il più piccolo indizio di essere interessato anche all’altra squadra.
E lui aveva accettato quell’impasse e si era rassegnato a vivere amando Nick silenziosamente.
Brian sospirò, mezzo tossendo e mezzo lasciandosi sfuggire uno singhiozzo, e si diresse in salotto. Una volta nella stanza, accese la televisione, sintonizzandola su un canale del satellitare che trasmetteva sempre vecchi film; andò poi a recuperare una coperta e i cuscini dalla stanza degli ospiti che si trovava al piano terra, ripassando ancora per la cucina per rifornirsi di acqua e the. Finalmente soddisfatto di aver tutto con sé, Brian si sdraiò sul divano, avvolgendosi attorno la coperta ed evitando di pensare a come poteva occupare quel tempo fermo e immobile.
Ma quei pensieri, rapidi ed eclettici proprio come lui, si addormentarono dopo poco. E il suo corpo, rilassato e al caldo, li seguì senza avanzare troppe obiezioni e attacchi, mentre immagini bianche e nere danzavano attorno alla stanza.
E più tardi, quando venne svegliato dallo squillare del suo telefono, Brian non seppe dire quante ore fossero passate. Per lui, sembrava essere trascorsi nemmeno cinque minuti ma il film in televisione era totalmente differente da quello che aveva precedentemente iniziato per poter essersi addormentato per così poco tempo.
Stropicciandosi gli occhi con i pugni, si allungò per recuperare quell’aggeggio infernale che stava torturando le sue orecchie.
“...onto?” Bofonchiò alla cornetta, la voce ancora graffiata da sonno e infiammazione insieme.
“Brian?”
“Nick?”
“Chi altri, se no?”
Quasi come lo potesse vedere, Brian si raddrizzò, sedendosi invece di continuare a tenere il viso appoggiato sulla mano. “Non sei l’unico che mi chiama.”
“Davvero? – Ribattè scherzando Nick. – Guarda che Kevin, Howie e Aj non contano.”
“Ho altri amici, lo sai.”
“Beh, ma io sono il primo della lista, no?”
Oh, pensò Brian, tu sei il primo di ogni lista. Ma ovviamente non lo pronunciò ad alta voce. “A che cosa debbo la tua chiamata?”
“Non posso averti telefonato per sapere come stai?”
“Anche.”
“Magari solo per quello. – Una piccola risata giunse all’orecchio di Brian. – Come stai? Dalla voce... non so, sembri strano.”
“Sto bene. Stavo solo... riposando.”
“Riposando? Tu? Nel bel mezzo della giornata?”
“Sì. Ero stanco.”
La risposta di Nick non arrivò immediatamente. Brian lo poteva vedere perfettamente, le sopracciglia aggrottate intento a decidere se credere o meno alla sua bugia. Ma non indagava mai. Riponeva i suoi dubbi da un lato e aspettava sempre che fosse lui ad approfondire ciò che lo aveva turbato o innervosito o arrabbiato. Ed erano quei momenti che risvegliavano ancor di più i suoi sentimenti assopiti: Nick era l’unico che era riuscito a comprenderlo come pochi avevano fatto nella sua vita e a volte si stupiva della sensibilità che riusciva ad avere pur essendo minore di lui.
“Beh, se sei stanco, allora non...”
“Ah ah! Sapevo che c’era un secondo scopo!”
“No, in realtà è il primo.” Ammise Nick ridendo.
“Che cosa è successo?”
“Ho avuto un problema alla macchina. O meglio, si è fermata e non vuole saperne di ripartire. Ho già chiamato l’assistenza ma...”
“Ho già capito. Dove ti trovi?”
“Bri, no. Se per una volta riesci a riposarti, non voglio farti uscire per niente.”
“Nick, in quanti secondi vuoi essere insultato? Non è niente.” Ribattè Brian, sottolineando con fermezza quell’ultima parola. Era vero, non aveva nessuna voglia di uscire, aveva freddo e solamente desiderio di ritornare sotto le coperte. Ma era Nick. E per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Anche andare a recuperarlo mezzo influenzato.
No, raffreddato, si corresse.
“Okay, se sei così sicuro che non sto disturbando...”
“Nick, che cosa hai combinato? Solitamente non ti scusi.”
“No... non ho combinato niente! – Uno sbuffo e ciò fece sorridere Brian. – Uffa! Mi rimproveri sempre e, quando seguo i tuoi consigli, hai anche da ridire!”
“Stavo scherzando! Avanti, dimmi dove sei così vengo a recuperarti.”
Brian ascoltò Nick dargli le indicazioni per raggiungerlo, non era troppo lontano ma avrebbe impiegato comunque una buona mezz’ora se non di più. Un brivido lo fece rabbrividire, facendogli istintivamente avvolgere ancora di più la coperta attorno al suo corpo. Fuori c’era il sole, era solo una giornata fredda che sapeva di neve e, nonostante tutto, ciò che voleva solo fare era rimanere lì al calduccio.
Ma era Nick ed era nei guai, seppur lievi e leggeri come una macchina in panne. Così, sempre stringendosi forte la coperta, Brian si alzò ed andò in camera a vestirsi. Senza troppe pretese, ben conscio che non c’era bisogno di vestirsi bene perché tanto Nick non vi avrebbe fatto caso, si vestì pensando solamente alla funzione di rimanere al caldo: due maglioni e il più pesante paio di jeans che possedeva.
Con un altro brivido, si chiuse la porta di casa dietro di sé, ripetendosi che lo faceva solo perché era Nick ed era il suo miglior amico.
Nient’altro.

 

 

 

 

********* 

 

 

 

 

Il suo piano era andato in porto.
Mh. Forse non esattamente come lo aveva progettato all’inizio. Anche se non era esattamente colpa sua, d’altronde come avrebbe potuto prevedere il problema alla sua macchina? Si era bloccata, morta completamente, e questo non era certo uno dei primi pensieri quando si pianificavano giornate del genere.
Mh. Forse avrebbe dovuto. Non era proprio successo all’improvviso. La macchina era da qualche giorno che faceva uno strano rumore e lui si era promesso e ripromesso di farla controllare dal suo meccanico ma poi... poi gli era venuto in mente quel piano e tutti gli altri pensieri avevano dovuto passare in seconda categoria. Forse questa era la vendetta della sua coscienza?
Ad ogni modo, non si era lasciato scoraggiare. Il piano andava solamente leggermente modificato ed era quello che aveva fatto, contando sul fatto che Brian non gli avrebbe mai potuto dire di no di fronte alla richiesta di un favore.
E così era stato. Non aveva dovuto nemmeno spiegare esattamente che cosa era successo, era bastato solo un accenno ed eccolo lì, seduto sul cofano della macchina ad aspettarlo. Anche se, tecnicamente e per chiunque passasse e glielo domandasse, lui stava aspettando solo ed esclusivamente l’assistenza.
Non si vergognava, certo, ma preferiva che ancora nessuno, nemmeno uno sconosciuto, sapesse che il suo piano consisteva nel vecchio ma sempre affascinante corteggiamento. E quello voleva che fosse un primo appuntamento da manuale.
Sì, primo appuntamento, totalmente romantico, con Brian.
Ovviamente, Brian ne era all’oscuro e, molto probabilmente, ancora era fermamente convinto che non avrebbe mai avuto una speranza. Per questo non aveva mai fatto parola di quello che provava ed era per quello che molto spesso Nick aveva la sensazione di aver perso un pezzo importante, un dettaglio o un’informazione per poter leggere finalmente certi sguardi e certe espressioni con cui Brian era solito osservarlo.
E Brian era molto bravo a nascondere ciò che più gli stava a cuore. No, non era esattamente nascondere. Glielo aveva spiegato una volta, Brian. Gli aveva detto che esistevano alcune cose, pensieri e sentimenti, che erano così preziosi che andavano protetti e difesi.
Ed era per questo che, se non fosse stato per Aj, Nick non lo sarebbe mai venuto a sapere. A difesa dell’amico, doveva dire che non era stata una confessione volontaria: gli era sfuggita durante una notte dove troppe bottiglie di birra erano passate fra le loro mani. Ma era bastato quel “lo sai che Brian, il tuo Frick, ti viene dietro?” a renderlo sobrio in un nanosecondo. I pensieri avevano incominciato a girare velocemente e vorticosamente, immagini e dettagli andavano finalmente al loro posto e lì, in quel momento, Nick si era reso conto di non essere spaventato. E non lo era stato nemmeno il giorno seguente, quando Aj lo aveva preso e portato in un angolo spiegandogli esattamente che cosa aveva voluto dire. Perché quell’espressione, quel venire dietro che tanto sembrava qualcosa uscito da una puntata di un telefilm o da un corridoio di un liceo, era un minuscolo sassolino rispetto alla verità. La verità era che Brian era innamorato di lui e ciò andava avanti da più di quel ragionevole periodo di tempo necessario per definire una cotta.
Ma era stato Kevin a dargli il consiglio più importante, quello che lo aveva portato a fermarsi e vedere tutto sotto occhi differenti.
“E’ innamorato di te, Nick. Oserei anche dire che ti ama ma non ne parla. Non ne vuole parlare e non farà mai qualcosa che ti possa mettere a disagio. Quindi, se vuoi fare qualcosa, fallo solamente se ne sei sicuro. Non giocare con il suo cuore.”
Con un’altra persona, non avrebbe avuto remore. La maggior parte delle sue conquiste erano più che altro sconosciuti e sì, qualcuno era anche riuscito a rimanere più di un mese insieme a lui. Ma erano state tutte relazioni superficiali, non si era mai realmente interessato a scoprire di più sulla persona con cui stava. E nessuno di loro era così importante per lui tanto quanto lo era Brian.
Così, dopo quella rivelazione, Nick aveva incominciato a prestare più attenzione all’amico. Ogni suo gesto, ora, veniva analizzato fino al benché minimo dettaglio, cercando di trovare un significato più profondo dietro di esso. E... oh, se c’erano! Erano piccole sottigliezze, così minuscole che nessuno se ne accorgeva anche se erano lì, in bella mostra visibili a tutti. E ognuno di essi, era una piccola tacchetta che si alzava, era una sensazione di calore in più che lo avvolgeva e lo faceva sentire amato. Voluto. Desiderato.
Un’illuminazione, così l’aveva definita. Anche se non spiegava totalmente esattamente che cosa era effettivamente successo. Forse, era più giusto dire che non sapeva le parole esatte. Tutto ciò che poteva dirsi e dire era che, dentro di lui, aveva incominciato a nascere il desiderio di poter ricambiare Brian con la sua stessa moneta.
L’amore.
Era strano quel concetto, così complicato nella sua semplicità di vocabolo. E lo terrorizzava. Lo spaventava a tal punto che aveva sempre sfuggito ogni possibilità di diventare amico con lui. Ma, allo stesso tempo, con Brian sembrava essere così semplice! Con Brian, soprattutto, voleva provarci.
Ecco il vero motivo di quell’appuntamento. Anche se non era iniziato come sperato.
Il rumore di una macchina che si fermava accanto alla sua gli fece alzare il viso. E sorridere non appena si rese conto chi stava scendendo da essa. Come sempre, bastò quel semplice gesto per far fare al suo stomaco un triplo salto all’indietro.
E a rinforzare la sua idea e piano. Perché bastava osservare per qualche secondo in più Brian per notare che era lo stesso anche per lui. O almeno sperava di leggere bene quel sorriso che si faceva più luminoso non appena gli occhi si posavano su di lui.
Si aspettò un saluto, vide le labbra incominciare a muoversi per pronunciare un ciao ma tutto quello che ne uscì fu uno starnuto, seguito da un colpo di tosse. Nick saltò giù dalla macchina, più per istinto che per altro, la domanda pronta sulla sua lingua ma bloccata prontamente da Brian.
“Allergia.”
“A cosa?” Domandò Nick sorpreso.
“Polline.”
La sorpresa si trasformò in confusione. Poteva non sapere molte cose ma Nick era sicuro che il polline fosse una prerogativa della primavera. “In dicembre?”
“Sono il ragazzo delle eccezioni.”
Nick scoppiò a ridere mentre Brian si avvicinava alla macchina e si appoggiava anche lui al cofano. Decisamente, pensò fra sé e sé, tu sei la mia più grande eccezione.
“Allora, quando arriverà l’assistenza?” Domandò Brian, sviando alla perfezione le altre domande che sarebbero sorte sulla sua “presunta” allergia. 
“Mi avevano detto che ci avrebbero impiegato mezz’ora.”
“Questo quanto tempo fa?”
Nick diede un’occhiata all’orologio che teneva sul polso. “Un’ora e mezza fa.”
“E hai aspettato un’ora prima di chiamarmi?”
“In realtà, ti ho chiamato mezz’ora fa. Ho aspettato i trenta minuti, quando non sono arrivati ho semplicemente pensato che fossero in ritardo. Quando l’attesa è arrivata ad un’ora ti ho chiamato.”
“Ma io abito dall’altra parte della città. – Obiettò Brian. – Potevi chiamare Kevin. O Aj.”
“Non sono a casa. – Mentì Nick velocemente, leggermente imbarazzato che potesse sembrare strano. In realtà non lo era ma la paura era lì, a stretto contatto con la paranoia. – E poi sei il mio Frick. Chi altri se non tu?” Volutamente Nick aveva voluto usare quelle parole, lasciandovi un doppio senso che sperava Brian potesse comprendere.
E Brian... oh, Brian vi aveva letto sì qualcosa in quell’apparente frase ma ne aveva dedotto altro, l’ennesima sottolineatura di quanto differenti fossero le loro convinzioni su quei due nomignoli. Per Nick, Frick sarebbe stato solo il suo migliore amico. Per lui? Per lui, Frack era tutto. Ma non sarebbe mai stato niente e quell’ombra si strinse attorno al suo cuore, una stretta che gli fece salire il magone agli occhi.
Stupido raffreddore!
“Hai richiamato per sapere dove sono?”
Nick osservò Brian per qualche secondo, notando gli occhi più lucidi e resistendo alla voglia di appoggiare la mano sul viso e cancellare via quell’acqua. Così seguì il suggerimento di Brian, un diversivo più che altro, e usò la mano per recuperare il telefonino. Pochi minuti e vennero entrambi rassicurati che l’assistenza stava arrivando, era solamente rimasta bloccata nel traffico.
Questo li lasciava lì ancora ad aspettare e, forse per la prima volta, entrambi si trovarono senza argomenti con cui incominciare una conversazione. C’era una tensione nell’aria che era difficile da ignorare e, in migliori condizioni, Brian avrebbe cercato un modo per smantellarla e rimettere tutto in ordine. Ma la stanchezza e il raffreddore stavano giocando brutti scherzi sulla sua lucidità mentale, facendogli solo desiderare di appoggiare la testa sulla spalla di Nick e dimenticarsi persino di dove si trovavano.
Nonostante ciò, fu proprio Brian ad interrompere il silenzio. “Stavi andando da qualche parte?”
“Mh?”
“Prima che la tua macchina decidesse di darti buca.”
“In effetti, sì. – Ammise Nick. – Un appuntamento.” L’affermazione risvegliò una punta di calore nel corpo di Brian, anche se era una sensazione data dalla gelosia. Avrebbe voluto non sapere, avrebbe voluto trovare qualsiasi altra domanda invece di quella che si ritrovò a pronunciare. “Galante?”
“In teoria.”
“Oh.” Fu tutto quello che riuscì a commentare Brian. D’altronde, che altro poteva dire? Non di certo ciò che stava pensando, ovvero “per fortuna!” ma non riusciva nemmeno a trovare una frase, o anche solo una parola, che potesse esprimere simpatia per quell’appuntamento naufragato.
“Già. – Ribattè Nick. – Ci tenevo particolarmente.”
Dritto al cuore. Un’altra pugnalata dritta al centro di quei sentimenti che pulsavano ancor più intensamente. Una voce, acida e fredda, che gli ripeteva che l’unico che doveva ritenere responsabile di tutto ciò era lui, lui che aveva aspettato troppo tempo per fare una mossa e che ancora avrebbe aspettato. E poi c’era l’altra, quella che stava cercando in tutti i modi di prendere il sopravvento e che strepitava ad alta voce che non era giusto.
No, non era giusto che finalmente Nick avesse trovato qualcuno che lo interessasse più dell’aspetto fisico o dell’intesa sessuale.
No, non era giusto che quella persona non fosse lui stesso.
“Qualcuno di speciale?”
Nick guardò dritto Brian negli occhi, cercando di comprendere se lui avesse capito che stava parlando di lui. Ma in quell’azzurro non c’era ciò che si era aspettato di trovare, no, c’erano ancora quelle lacrime che ostinatamente non volevano scendere e mostrarsi per quello che erano. E, come da un mese a quella parte, quel semplice azzurro era capace di risucchiarlo dentro le sue sfumature, facendogli perdere il senso di tutto ciò che voleva o avrebbe voluto dire.
“Molto speciale.” Rispose Nick semplicemente, nonostante avrebbe voluto aggiungere un’altra parola: Tu.
Ingoiando il suo stesso magone, Brian riuscì a mantenere stabile il suo controllo. Non seppe nemmeno lui in che modo ma ora Nick aveva bisogno del suo migliore amico e questo lui sarebbe stato. “Non lasciartela scappare, allora.”
“E’ la prima volta che mi sento così. E’ la prima volta che sento qualcosa di così forte per un’altra persona. Ho aspettato un mese prima di fare la prima mossa, ci credi? Ma non volevo sbagliare, non volevo buttarmi in qualcosa e rischiare di far soffrire non solo me stesso ma anche l’altra persona.”
“Sei innamorato.” Sussurrò Brian in un respiro, una consapevolezza che pesò su entrambi, anche se in differente modo. Perché per lui era un’altra spinta che lo pungeva e un’altra goccia di veleno che si insinuava nel sangue. Smettila, si rimproverò da solo, sii contento per lui. E’ anche questo l’amore, no?
Sì, forse era soprattutto quello l’amore: era desiderare il meglio e la felicità per la persona amata, anche se non ricambiati.
“Lo sono? Non lo so. Ho paura.”
“Ed ecco la prova che sei innamorato. L’amore fa paura, è come buttarsi in un buco nero senza avere una bussola o una mappa. Non sai che cosa ti capiterà, non sai se riceverai doni o pugnalate. Puoi solo buttarti e mettere te stesso nelle mani dell’altra persona, l’unica di cui ti puoi davvero fidare. Ma quando vieni ricambiato, quando anche l’altro mette se stesso nelle tue mani, è la sensazione e il potere più forte che esista. Non esistono più paure invincibili perché sai di poter contare sull’altro, sai di avere delle mani che ti aiuteranno ad alzarti nei momenti più duri. Sai di poter condividere ogni tua piccola ansia e tristezza e ogni gioia, felicità e traguardo vale il doppio perché avrai sempre qualcuno a cui dedicarli, qualcuno che ha tifato per te anche quando nessun altro lo faceva.”
Fra i rumori delle macchine, velocità e suoni di clacson, l’unica cosa che udì Nick furono quelle parole, frasi che andavano ad arricchire e a infiammare quel sentimento che sentiva dentro di lui e che solo per Brian bruciava così forte. Quelle parole parlavano di lui, erano le tacite e implicite promesse che stava ora gli stava facendo, anche se nascoste dietro il vestito di consigli.
E glielo aveva dato, come sempre.
Perché, se mai avrebbe dovuto dare un volto a quella persona, nei suoi occhi c’era sempre Brian. Fu allora che Nick si decise, ignorando tutto il suo piano ben stabilito: che cosa importava se anticipava di qualche ora il momento della confessione?
Si avvicinò, i loro visi erano a pochi centimetri di distanza e tutto ciò a cui poteva dare importanza erano gli occhi di Brian. Vi era un lieve rossore sulle sue guance ma lo ignorò, imputandolo a quel freddo che lui non riusciva mai a sentire. “Vuoi sapere chi è questa persona?”
Sembrò che una coltre di silenzio fosse scesa fra loro due. Nessuno osava muoversi, nemmeno il più insignificante dei gesti, tutto pur di non infrangere quell’incantesimo che si era creato fra di loro. Respiravano, solo quello riuscivano ad udire in quella bolla che li stava accogliendo al suo interno.
“Non... non sei obbligato...” Tentò di mormorare Brian, insicuro se fosse la decisione giusta. Parlare, fare quel discorso, gli era venuto naturale. Aveva parlato al generale, non dando generi né nomi ma solo uno era l’unico che poteva rivestirsi di quelle parole ed era la stessa persona in cui ora si stava velocemente perdendo.
“Voglio che tu lo sappia.”
Le dita di Nick trovarono quelle di Brian, intrecciandosi l’una attorno all’altra e il brivido, questa volta, non era a causa del freddo o del virus che stava alzando le sue armi dentro di lui. No, quella volta il brivido nacque da una scintilla che poche volte aveva provato e solo superficialmente.
Come poteva provare qualcosa di quel genere quando già sapeva che non sarebbe stato il suo nome ad essere pronunciato da quelle labbra?
Avrebbe dovuto rinunciare, avrebbe dovuto togliere la sua mano e cambiare discorso, tutto pur di fermare quel treno che stava velocemente correndo verso di lui. Ma lui non riusciva a staccarsi, non voleva troncare così quell’unico contatto che avrebbe potuto mai avere. Che cosa importava se poi l’avrebbe lasciato distrutto? Era già sopravvissuto con un cuore a metà, avrebbe potuto anche imparare a vivere senza.
Le labbra di Nick incominciarono a muoversi, pronto era il nome per essere svelato, ma nessuno riuscì a udirlo. Perché, come sempre capitava in quei momenti così importanti, ecco giungere il camion dell’assistenza, sbraitando il clacson per annunciare la sua presenza. E mentre esso si avvicinava, Brian si allontanava, ponendo una distanza non solo fisica fra loro.
Nick sospirò infastidito. L’occasione gli era scomparsa fra le mani così velocemente come gli si era presentata davanti agli occhi.
Un altro colpo di clacson e, a malincuore, saltò giù dalla macchina. Brian lo imitò, per poi ritornare dentro la sua macchina. Nick lo fissò per qualche altro secondo prima di essere richiamato all’attenti.
Non si sarebbe arreso, però.
Il piano non era ancora del tutto fallito.

 

 

 

********* 

 

 

Nonostante avesse messo in moto la macchina in modo da poter accendere il riscaldamento, Brian continuava a sentire il freddo risalire piano piano dai suoi piedi fin alle sue mani, falange per falange. Le strofinò l’una contro l’altra, sperando che la frizione potesse come minimo dargli sollievo. Non successe niente, così alla fine optò per nasconderle sotto le ascelle, circondando così anche il suo stomaco in modo da provvedere al suo corpo ancor più calore. Era quasi una missione impossibile, insieme a quei brividi che non accennavano a diminuire. Tra me e un pinguino, pensò Brian, non vi è nessuna differenza. Oppure c’era, considerato che un pinguino era abituato a vivere al freddo e di certo non avrebbe avuto tutti quei problemi che aveva lui in quel momento.
Era ormai terminato il tramonto e l’arrivo della notte aveva fatto accendere i lampioni della strada. Nick stava appoggiato ad uno di essi mentre il ragazzo dell’assistenza, che da quella distanza sembrava avere più o meno la stessa età di Kevin, continuava a parlare e a gesticolare mentre Nick faceva finta di ascoltare, annuendo con il viso distrattamente. Per un attimo, Brian si ritrovò a sorridere mentre la figura dell’estraneo veniva sostituita con quella di Kevin, in una di quelle tante paternali che il maggiore aveva fatto e di cui Nick aveva ascoltato sì e no un quarto. In totale.
Ma erano stati altri tempi, era stato un altro Nick e non quella versione più adulta e matura che ora osservava da relativamente vicino. La luce a neon creava nuove ombre e metteva in risalto quei dettagli in un viso che aveva visto crescere, perdere i lineamenti infantili per trasformarsi prima in quelli di un adolescente e ora incominciare a riflettere i primi passi verso la maturità. Pochi, nessuno a parte lui, credeva o riteneva che Nick potesse essere una persona matura. Nemmeno Nick stesso ancora credeva di poter essere cresciuto e diventato adulto. Eppure, lui sapeva che era così, lo aveva visto affrontare ogni ostacolo e rialzarsi sempre ad ogni caduta. Faceva quello che ogni ragazzo della sua età faceva, cercava risposte e esperienza nei modi che conosceva e, se sbagliava, imparava e si rimetteva in pista.
Ecco perché Brian amava Nick. Non solo per la sua bellezza fisica, non solo perché era capace di ridurlo in giuggiole con quel sorriso e con quei occhi e non solo perché la sua sola vicinanza lo faceva sentire come ci si doveva sentire a pochi passi dal Sole: accecati e completamente in preda a fiamme che, però, non bruciavano né lasciavano segni.
Amava Nick per l’uomo che stava diventando, per quell’anima che teneva nascosta per paura che potesse essere calpestata e per quella voglia di essere finalmente partner in qualcosa che era molto più del sesso. Sapeva qual era l’ultimo e più grande desiderio di Nick: avere una famiglia tutta sua.
Brian sapeva che, in un certo qual modo, lui era la persona perfetta per Nick: sapeva di potergli dare stabilità, un infinito supporto e fiducia e di poterlo amare più di qualsiasi altra persona al mondo. Ma non poteva dargli tutto, non poteva promettergli una famiglia con assoluta certezza, non ancora in quel mondo e società che vedeva quei rapporti come qualcosa di più dannoso di due genitori che si odiavano e che facevano pagare le proprie colpe ai figli. Una famiglia, una vera famiglia, era l’unica cosa che Brian non poteva promettere a Nick ed era quella la più grande ragione per cui se ne stava in disparte, augurandosi e maledicendo il giorno in cui Nick avesse trovato chi avrebbe potuto realizzare il suo desiderio.
Il naso ricominciò a pizzicargli e Brian dovette mordersi il labbro per impedire alle lacrime di scendere. Che gli stava succedendo oggi?
Con i pugni, si sfregò gli occhi sperando di portar via quelle lacrime. Poteva farcela. Avrebbe accompagnato Nick al suo appuntamento e poi avrebbe potuto crollare. O semplicemente riaddormentarsi e far finta che tutta quella giornata fosse stato solamente frutto dell’influenza.
Un respiro profondo o, meglio, tutto ciò che riuscì a fare senza provocare un altro scoppio di tosse. Nick si stava avvicinando, dopo aver ringraziato l’uomo e consegnato lui le chiavi della sua macchina.
Su Brian, puoi farcela. Puoi fargli credere di stare bene. Si ripetè come un mantra mentre la porta del lato passeggero si apriva, facendo entrare una folata di aria gelida. Istintivamente Brian rabbrividì, stringendosi ancor di più su se stesso.
“Oh che bel calduccio...” Mormorò Nick, sedendosi e chiudendo la portiera.
“Già. Che cosa ti hanno detto?”
“Mi faranno sapere non appena controlleranno la macchina. - Rispose Nick, riservando tutta la sua attenzione ad osservare Brian. Nella penombra, con solo un fascio di luce proveniente dal lampione poco più avanti di loro, il ragazzo rasentava la perfetta somiglianza con uno di quei cadaveri viventi che affollavano i suoi film preferiti. Allungò una mano e, sorprendendo Brian, la appoggiò sulla sua. – Hai le mani completamente ghiacciate.”
“E non solo quelle.”
La mano di Nick si staccò dalla sua, risalendo fino ad appoggiarsi sulla sua guancia. Rispetto alla temperatura della mano, il suo viso era molto più caldo. “Perché non mi hai detto che stavi male?”
“Non sto male.”
“Hai la febbre.”
“Ho solo un po’ di raffreddore. – Obiettò Brian, senza però sfuggire dal contatto di quella mano sul suo volto. Era fresco, un sollievo per quelle guance che avevano deciso di ribollire come se messe su un fuoco ardente. Ma trasmetteva anche un calore che si insinuava dentro di lui e lo faceva stare meglio, almeno fino a quando non si ricordava il motivo per cui si trovavano lì. Si staccò, anche se a malincuore, e appoggiò le mani sul volante. – Dai, ti accompagno al tuo appuntamento.”
Nick sentì una punta di risentimento e delusione in quell’improvviso allontanamento. Maledizione, avrebbe dovuto chiarire subito che era lui, era Brian la persona che stava per incontrare non una fantomatica estranea che ora si era frapposta fra loro due. “Bri... io dovrei...”
“Lo so, lo so. Ti accompagno e cerco anche di non farti fare ritardo, okay?” Lo rassicurò Brian, inserendo la marcia ed incominciando ad avviarsi. Non sorrise però, nemmeno un falso accenno per solidificare quella rassicurazione.
Il cervello di Nick incominciò a correre all’impazzata, alla ricerca di una minima soluzione che potesse impedire il completo fallimento del suo piano. Brian non voleva ascoltarlo, quindi doveva rimandare ancora le spiegazioni ad un altro momento. Farsi portare al ristorante e, magicamente, scoprire che il suo appuntamento non si era ancora presentato e chiedere a Brian di unirsi a lui, no, nemmeno quello avrebbe funzionato: oh, Brian avrebbe anche accettato pur di non farlo sentire ancor più imbarazzato per il rifiuto ma come si sarebbe sentito? Una ruota di scorta, un semplice tappabuchi. E poi stava male, per quanto continuasse a raccontare e raccontarsi di avere solo un po’ di raffreddore.
“No! – Esclamò all’improvviso, facendo quasi causare un incidente a Brian. – Ti stavo per dire che non ce n’è bisogno. Mentre ero fuori, mi è arrivato un messaggio. L’appuntamento è stato cancellato.”
Un’aria di confusione apparve sul volto di Brian, la fronte aggrottata in linee che parevano dubitare di quella sua ammissione. “Cancellato?”
“Sì. – Annuì Nick. – Emergenza. Qualcosa su un amico che non stava bene.”
“Oh. – Commentò Brian. – Ti porto a casa?”
“Sempre se te la senti.” Ribattè Nick.
“E’ solo un raffreddore!” Sbottò Brian, rimproverandosi immediatamente di aver urlato. Non solo perché lo aveva fatto contro Nick ma anche perché quel semplice aumento di volume aveva portato alla luce il mal di testa, prima sempre nascosto dietro le sue tempie. Fu come se qualcuno avesse fatto cadere una pedina del domino, causando quindi anche tutte le altre a seguire il suo esempio. Una reazione a catena che, partendo da quelle fitte di mal di testa, incominciarono a riportare sul palco tutti gli altri sintomi completamente dimenticati: ossa e muscoli che alzavano la voce con ogni brivido che cresceva dentro di lui, il bruciore che avvampava la sua faccia e che si contrapponeva al freddo simil ghiaccio di mani e piedi e la sua gola che oramai sembrava essersi trasformata in un deserto, arido e secco. Così, concentrò tutta la sua attenzione – o quel poco che ne rimaneva – sulla strada davanti a sé, deciso ad accompagnare a casa Nick a tutti i costi.
Non seppe poi dire quanto ci impiegarono o se Nick gli avesse parlato durante il tragitto. Si ricordò solamente che, una volta fermata la macchina davanti alla porta di casa di Nick, Brian aveva cercato di rifiutare l’offerta di Nick di rimanere lì da lui. Cercato, perché dalla sua bocca non uscirono parole ma solo un colpo di tosse dopo l’altro. Ricordò solo che fu Nick a spegnere la macchina, togliere le chiavi e poi scomparire e riapparire dal suo lato, aprendogli la portiera ed aiutandolo a scendere. Fosse stato in una più lucida condizione mentale, Brian non lo avrebbe permesso, non avrebbe lasciato che fosse Nick a portarlo in giro come se fosse un vecchio anziano bisognoso di aiuto. Eppure, una piccola parte di sé, non ancora intaccata dall’influenza e dalla febbre, si stava beando di tutte quelle cure. Anzi, amava essere presa cura, come se egli stesso fosse qualcosa che andasse protetto perché prezioso.
Così, abbandonò ogni futile obiezione e si lasciò condurre all’interno della casa, su per le scale e diretti in quella che la sua mente riconosceva fosse la camera di Nick. Tante volte era stato lì dentro, Brian se lo ricordava molto bene: notti in cui aveva abbracciato l’amico dopo l’ennesima sfuriata di sua madre o un’altra chiamata dei suoi fratelli dove pretendevano cose assurde e mai per sapere come stava; giorni che aveva trascorso a prendersi cura di Nick dopo un cuore spezzato, una nottata brava o un’avventura culinaria terminata male. O le sue preferite: le giornate trascorse a guardare la televisione, ad osservare Nick giocare con la Nintendo e lui che si nascondeva dietro un libro.
Immagini confuse e sfocate di quei momenti si modellarono attorno a ciò che gli circondava: l’unico punto fisso era Nick e la sua vicinanza, le sue mani strette attorno al suo corpo e quella voce che gli teneva compagnia. Si ritrovò adagiato sul letto e si accoccolò su un fianco, la mano destra infilata sotto il cuscino e quella sinistra appoggiata vicino al suo viso. Una coperta venne adagiata sopra di lui e, all’inizio, Brian la combatté: faceva troppo caldo e quel semplice tessuto sembrava pesare come un macigno sopra di lui.
“Avrai freddo, Bri.”
Bastò quella voce per fargli accettare la coperta. Bastò quella mano fra i capelli a calmarlo.
“Rimani qui?” Si ritrovò Brian a chiedere, come un bambino che non voleva essere lasciato solo.
Un’altra carezza e forse si stava immaginando, in quel delirio di caldo e febbre, delle labbra appoggiarsi sulla sua fronte. “Vado a recuperarti qualcosa da bere. Torno, non preoccuparti.”
“Anche se non sono io la persona speciale?”
“Bri...”
“No, capisco... cioè... – Un colpo di tosse, un’altra scossa di brividi. - ... capisco perché non lo posso essere.”
“Non stiamo avendo questa conversazione mentre tu deliri, Brian.”
Non seppe dire che cosa spinse Brian a rivelarsi. Forse, era stato il tono che Nick stava usando, con quella punta di tenerezza e di attenzione che aveva sempre desiderato poter sentire rivolta a lui. Era come se la febbre fosse riuscita a silenziare la sua morale e la sua coscienza: con un solo brivido, era riuscita a cancellare ogni filtro, ogni barriera e ogni obiezione secondo la quale confessare tutto a Nick fosse il più grande errore che avesse potuto compiere in tutta la sua vita.
Non seppe nemmeno con quale forza riuscì a sollevarsi, non molto, ma abbastanza per appoggiare una mano sulla guancia di Nick. Poi, cogliendo di sorpresa Nick, annullò qualsiasi distanza fra di loro appoggiando le labbra contro le sue, respirando solamente il profumo di Nick. Non fu un bacio di quelli carichi di passione, così travolgente da far dimenticare entrambi dove si trovassero e il mondo attorno a loro. Non era nemmeno intriso di disperazione, quella cocente e macchiata di rassegnazione che aveva avvolto Brian fino a quel momento, fino a quando la febbre non aveva preso il sopravvento e dipinto un sogno in cui Nick poteva ricambiarlo. Ecco che cosa fu quel bacio: un piccolo frammento di quel sogno, una linea di un amore che scavava sempre più nel profondo ma che, in superficie, si adornava di dolcezza e tenerezza.
Non durò nemmeno a lungo, visto che Brian aveva quasi dato fondo a tutte quelle poche energie rimaste. Ma quegli attimi, veloci e languidi, furono sufficienti per lasciare un sorriso sul suo volto, una sorta di vittoria per essere finalmente riuscito in qualcosa che aveva sempre considerato come un sogno irraggiungibile.
“Ti amo.” Sussurrò a fior di labbra, quelle due parole che sfiorarono quelle di Nick in una dolce carezza.
Nick poté solo osservare Brian, l’aria e l’ossigeno completamente svaniti dai suoi polmoni dal potere di quella confessione. Ma non era terrorizzato, così come aveva sempre pensato che sarebbe stato se mai qualcuno gli avesse mai detto di amarlo. E non lo era perché sapeva che Brian non lo stava tradendo, non gli stava mentendo promettendogli ciò che non sarebbe mai riuscito a mantenere. E la verità era lì in quegli occhi, lucidi sì per la febbre, ma cristallini in quell’ammissione che non aveva aspettato altro che quel momento.
Sempre rimanendo in silenzio, il groppo in gola ancora non accennava a sciogliersi, Nick aiutò Brian a rimettersi sdraiato, sistemando con cura e attenzione la coperta attorno a lui. Passò le dita fra i riccioli biondi, scostandoli dalla fronte bagnata dal sudore, per poi scendere sulla guancia e posarsi lì mentre Brian chiudeva gli occhi e si lasciava finalmente rendere prigioniero del sonno.
“Sei tu. – Mormorò Nick, facendo risuonare la sua voce nella stanza avvolta nel silenzio. – Sei tu quella persona speciale, Bri.”
All’inizio, non pensò che Brian lo avesse sentito. Così, anche se con rammarico, si staccò da lui e andò in cucina, cercando di ricordare se avesse in giro qualcosa contro la febbre. Abitualmente, era Brian stesso a portargli ciò che necessitava quando stava male e lui non rimaneva mai in casa abbastanza per avere una scorta decente. Cassetti e ante vennero aperte e chiuse ma tutto ciò con cui si ritrovò fra le mani fu uno sciroppo per la tosse. Scaduto da almeno tre mesi. Con una smorfia di disgusto, gettò la scatola dentro il cestino della spazzatura, per poi appoggiare i gomiti sulla mensola e la testa fra le mani. Era un imbranato nel curare le persone, non sapeva nemmeno l’abc di come ci si doveva comportare. Tutto ciò che sapeva derivava da tutte quelle volte che aveva assistito Brian mentre si prendeva cura di uno degli altri ragazzi o di quando era stato lui stesso nelle sue cure.
E ora era da solo ad affrontare quella crisi. Certo, era solo un’influenza ma... ma. Ma era Brian e non voleva vederlo in nessun tipo di dolore, persino quello così superficiale di una botta. Con un’illuminazione improvvisa, si ricordò di avere del Tylenol ancora nel borsone dell’ultimo tour, valigia che non aveva ancora disfatto. Soddisfatto, andò a recuperarla nel locale lavanderia e tornò con il famoso flacone: non avrebbe fatto molto per abbassare la febbre ma almeno avrebbe attenuato il mal di testa e i dolori muscolari. Lo appoggiò su un vassoio – nemmeno ricordava di avercelo – sul quale poi vi pose sopra una bottiglia d’acqua e un bicchiere. Non sapeva se Brian avesse fame o meno, probabilmente qualcosa di cibo avrebbe dovuto portaglielo per prendere l’antidolorifico. Almeno quello se lo ricordava, mai prendere un qualsiasi medicinale a stomaco vuoto. Nick rimase davanti al frigorifero aperto per qualche buon minuto, senza ben decidere che cosa prendere. Fosse stato per lui, avrebbe tirato fuori dal freezer una pizza, l’avrebbe scongelata e poi cotta. Ma con la gola infiammata, Nick pensò che qualcosa di così scottante non fosse stata una buona idea.
Bingo!
Chiuse il frigo ed aprì lo scompartimento freezer, tirando poi fuori un barattolo di gelato. Menta e cioccolato, era anche il gusto preferito di Brian.
L’ultimo tocco, cucchiaini e tovaglioli, e Nick ritornò in camera con il vassoio. Brian non sembrava profondamente addormentato, la coperta era stata gettata per terra ma il ragazzo continuava a tremare, nonostante stesse indossando ancora la giacca. Fortunatamente aveva ancora fra le mani il vassoio, altrimenti quello sarebbe stato il momento perfetto per tirarsi addosso la mano sulla fronte: come avrebbe potuto Brian dormire con ancora addosso tutti i vestiti, persino le scarpe? Appoggiò il vassoio sul comodino, accese la lampada e la spostò il più velocemente possibile sul pavimento, sperando così di non risvegliare Brian. Almeno, non così all’improvviso e non a causa di una luce puntata direttamente contro gli occhi! Per fortuna, il ragazzo mormorò solamente qualche protesta incomprensibile prima di accucciarsi ancora di più su se stesso. Muovendosi silenziosamente, anche se ogni rumore sembrava amplificato come se ci fossero mille microfoni su di lui, Nick recuperò dal suo armadio l’unica felpa che sapeva sarebbe andata bene a Brian e il più vecchio paio di pantaloni che possedesse. Sarebbero stati lunghi comunque ma avrebbero evitato di far sentire Brian più gnomo di quanto lo fosse in realtà.
Aveva appena richiuso l’armadio quando un sussurro rauco lo fece trasalire prima e maledire dopo. “...ick?”
Brian sbattè le palpebre una, due, tre volte prima di riuscire a mettere a fuoco la figura di Nick; ancora disorientato, si guardò in giro prima di ricordarsi dove e con chi si trovasse. Ma quando i suoi occhi si posarono sul ragazzo, non poté evitare al suo cuore di fermarsi e poi di riprendere più velocemente di prima. E il calore che sentiva sulla sua pelle sapeva che non era solamente per la febbre ma anche per quelle parole che aveva udito poco prima – quanto, esattamente? Non se lo ricordava. – e che avevano tolto per un po’ di tempo l’aura di malattia attorno a lui. Ma ora, lievemente più lucido, aveva paura che fosse stato solamente un sogno. Un’illusione, un’immagine che la sua mente aveva creato pur di farlo crollare.
“Ehi. Non hai dormito molto, sono stato via solo mezz’oretta.”
“Quello... – Brian dovette schiarirsi la voce, fatto che causò un altro colpo di tosse. Una mano di Nick si posò sulla schiena, accarezzandola come se volesse attutire quei colpi, mentre l’altra era lì, poggiata sulla sua. Forse, non se lo era sognato. - ... prima. Quello che mi hai detto. Era vero?”
Nick non rispose immediatamente. Prese la bottiglia e versò un po’ d’acqua nel bicchiere, offrendolo poi a Brian. “Sì.”
“Oh.” Fu l’unico suono che Brian riuscì ad emettere prima di bere l’acqua. Ma anche quando il deserto nella sua gola sembrò rinfrescarsi, non vi erano altre parole che poteva costruire per mettere insieme una frase. Diede la colpa alla febbre ma una punta di verità era che non sapeva che cosa dire, ora che il suo più grande sogno si era realizzato davanti ai suoi occhi. Aveva aspettato, aveva sognato e desiderato quel momento per così tanto tempo che ancora sembrava troppo bello per essere vero.
E se...?
Il dubbio si alzò insieme alla febbre.
E se era solo un sogno? E se erano solamente parole dette per non farlo agitare, una più che semplice rassicurazione per evitare qualsiasi discussione?
Qualcosa di quei dubbi doveva essere apparso sul suo volto perché Nick appoggiò la mano sulla sua guancia, l’indice che accarezzava dolcemente la pelle. “Ne parliamo domani quando sei più lucido. Ma non c’è nessun altro oltre te, Bri.”
“Davvero?” Brian si ritrovò a chiedere speranzoso.
“Sì. – Annuì Nick, prendendo dalle sue mani il bicchiere e riposandolo sul vassoio. – Ora, tutto ciò che ho in casa è del Tylenol e ho pensato di portarti del gelato così non hai lo stomaco totalmente vuoto. E dovrebbe anche farti bene per la gola.”
“E’ anche il mio preferito.” Osservò Brian, prendendo in mano la vaschetta di gelato.
Nick scrollò le spalle. “Lo avrai lasciato qui l’ultima volta.”
“Grazie.”
“Ti ho... ecco, mi sono accorto che hai ancora indosso la giacca e tutto...” Balbettò Nick, allungando la felpa e il paio di pantaloni che aveva recuperato.
“Non... – Un altro colpo di tosse. – Grazie.”
“Di niente.” Rispose Nick con un sorriso. Sorprendentemente, gli stava piacendo quel nuovo cambio di assetto, gli piaceva potersi prendere cura di qualcuno e riuscirci. Anzi, essere pure ringraziato, come se avesse fatto chissà quale gesto eroico. Ma forse per Brian era proprio così, perché non aveva mai avuto qualcuno che facesse qualcosa del genere per lui. Era sempre stato lui a prendersi cura degli altri, lui a far sì che si sentissero sempre bene e a loro agio, anche se significava dover rinunciare a qualcosa per lui. Nick si ricordava quando avevano ricominciato il tour dopo la sua operazione: all’inizio, tutti erano stati d’accordo di venire incontro a Brian e adottare un’alimentazione più sana, il che significava evitare McDonald e altri luoghi simili. Ma era bastata una sola lamentela da parte di Aj e un “non ci sono problemi, mi adeguo” da parte di Brian e tutto era tornato come al solito.
Ora, in quel momento, Nick comprendeva parte di quel mistero che sembrava essere l’amore. Lì Nick aveva capito di voler essere quella persona per Brian, di voler rassicurarsi che stesse bene anche quando fingeva e mascherava tutto.
Rimase seduto sul bordo del letto ad osservare con attenzione Brian che cercava di slacciarsi la giacca, le dita che andavano a cercare bottoni che non vi potevano essere visto che la giacca si chiudeva con la lampo, le labbra curvate in una smorfia di seccatura. Agì d’impulso, senza nemmeno pensarci su: allungò una mano e allontanò quelle di Brian mentre con l’altra abbassava la cerniera. Non fu sorpreso di constatare i mille strati di maglioni e magliette che il ragazzo indossava sotto.
“Meglio toglierli.” Mormorò Brian, anche se Nick poté vedere solamente le labbra muoversi tanto la voce era diventata bassa e flebile.
“Ai tuoi ordini.” Rispose Nick, aiutandolo a disfarsi del primo maglione e della maglietta a maniche lunghe.
Brian prese in mano la felpa e, per qualche secondo, rimase così, fermo ad osservarla. “E’ la mia preferita, lo sai? Ti sta sempre bene. Mi fa venire voglia di avvolgermi attorno a te.”
“Probabilmente, riusciremmo anche a starci in due.” Ribatté Nick, lasciandosi sommergere dal calore che l’immagine di Brian abbracciato a lui gli stava infondendo.
Una stanca risata si unì al silenzio. “Sai, non era così che m’immaginavo la prima volta in cui... insomma...” La febbre, per quanto fosse riuscita ad annullare parte delle barriere che Brian aveva sempre ben tenuto alzate, non era riuscita a sconfiggere l’imbarazzo, un rossore che si aggiungeva a quello più roseo della febbre.
“Che ti spogliavo?” Terminò Nick, avendo intuito che cosa Brian volesse dire.
“Già.”
Nick aiutò Brian a infilare la felpa ma, prima che fosse completamente indossata, lasciò un bacio sull’incavo dell’osso fra il collo e la spalla. “Non preoccuparti. Avremo altre volte e saranno una più memorabile dell’altra.”
“Promesso?”
“Ci puoi giurare. – Affermò Nick. – Vuoi una mano anche per i pantaloni o...?”
“Credo di potercela fare da solo.” Rispose Brian. Nick annuì semplicemente e si voltò dall’altra parte, anche se non sapeva esattamente per quale motivo. Forse per dare a Brian un minimo di dignità, o qualche altra stupidata di cui aveva sentito parlare. Ma lo sguardo di riconoscenza che ricevette in cambio lo rimise a suo agio, un’altra sicurezza sul fatto che era così semplice non sbagliare con Brian, come se ci fosse una seconda natura dentro di lui che sapesse per filo e per segno ogni piccolo dettaglio sul ragazzo e come comportarsi in ogni momento e occasione.
“Hai bisogno di qualcosa?”
Brian si era accoccolato ancora sul fianco, la coperta ben avvolta attorno a lui e una mano vicina a quella di Nick. Il caldo, il freddo e, semplicemente, la stanchezza lo stavano portando verso l’oblio del sonno e stava diventando sempre più difficile tenere gli occhi aperti, anche se fissi su Nick. Sapeva che avrebbe dovuto mangiare un po’ del gelato che Nick gli aveva portato ma il suo stomaco si rivoltò immediatamente al pensiero. Quindi, no, non aveva bisogno di nient’altro se non di una. “Te.”
Nick lo guardò per qualche secondo perplesso. “Alla pesca o al limone?”
“No... non la bevanda. – Rispose Brian. – Solamente te, Nick.”
“Oh. - Mormorò Nick. – Che cosa posso fare?”
“Puoi... abbracciarmi?”
“Con estremo piacere.”
Senza aggiungere altro, Brian si spostò verso il centro del letto mentre Nick si toglieva le sue scarpe ed il maglione, rimanendo con i jeans e la maglietta; poi si sdraiò accanto al ragazzo, sistemando attorno ad entrambi una seconda coperta. Brian appoggiò la testa sulla spalla di Nick mentre il suo braccio gli circondava la vita, rimanendo poi appoggiato sulla schiena.
“Dormi.” Sussurrò dolcemente Nick all’orecchio di Brian e le sue labbra sigillarono quell’ordine poggiandosi sulla tempia e lasciandovi un bacio. Un sospiro fu tutto ciò che ebbe in risposta, un sorriso si curvò sul volto di Brian mentre il respiro e il battito del cuore di Nick lo cullavano e lo trasportavano nel mondo dei sogni. Poco dopo, anche se ormai non sentiva più la distinzione dei minuti e delle ore, anche Nick si addormentò, lo stesso sorriso dipinto anche sul suo volto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_________________________________________

Non so come mai ma in questo periodo riesco a scrivere solamente tanto ma tanto fluff. lol
Potrebbe esserci un sequel ma non prometto niente. Con il Natale che si avvicina, devo incominciare a pensare alla storiella natalizia quindi... =)

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Backstreet Boys / Vai alla pagina dell'autore: mamogirl