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Autore: wordsaredeadlythings    09/12/2012    1 recensioni
Certe persone le incontri comunque, prima o poi. Le incontri e basta: al bar, in una piazza. Magari gli passi davanti e non le vedi per niente, ma un giorno le incontri comunque. E quando ce l'hai accanto, ti accorgi che tutto è esattamente al posto giusto, che ogni cosa è andata esattamente come doveva andare.
Brian non sapeva se tutto era stato scritto prima da chissà chi, sapeva solo che era così che si sentiva quando stava vicino a Jimmy: come se tutto, dal momento in cui aveva aperto gli occhi per la prima volta fino a quel preciso istante, fosse andato esattamente come doveva andare. Certo, non era stato tutto perfetto, ma in qualche modo era stato tutto giusto. Perché se non fosse stato giusto, non avrebbe incontrato Jimmy.

Seconda shot a sfondo natalizio, perché quei cinque scemi mi ispirano la voglia di Natale, yep u.u
Buon Natale mie piccole deathbats del cuore :3
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matthew Shadows, Synyster Gates, The Rev
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Al posto giusto, nel momento giusto.

 
 
 
 

Certe persone le incontri comunque, prima o poi. Le incontri e basta: al bar, in una piazza. Magari gli passi davanti e non le vedi per niente, ma un giorno le incontri comunque. E quando ce l'hai accanto, ti accorgi che tutto è esattamente al posto giusto, che ogni cosa è andata esattamente come doveva andare.
Brian non sapeva se tutto era stato scritto prima da chissà chi, sapeva solo che era così che si sentiva quando stava vicino a Jimmy: come se tutto, dal momento in cui aveva aperto gli occhi per la prima volta fino a quel preciso istante, fosse andato esattamente come doveva andare. Certo, non era stato tutto perfetto, ma in qualche modo era stato tutto giusto. Perché se non fosse stato giusto, non avrebbe incontrato Jimmy. 
Brian non era un tipo che credeva nel destino: gli piaceva pensare che il destino era una cosa che poteva crearsi con le sue stesse mani, senza regole né limiti particolari. Ma, in cuor suo, sapeva che doveva essere andato tutto per il verso giusto, e questa consapevolezza nasceva dalla presenza di Jimmy, che era entrato nella sua vita ed era rimasto.
Brian sospirò, sfilando una Marlboro Rossa da un usurato e abbastanza vecchio pacchetto di sigarette; la portò alle labbra e l’accese, per poi prendere un bel tiro e sospirare, puntando gli occhi sul mare che, in lontananza, sembrava veramente incazzato. Spumeggiava furibondo, le onde erano alte e spazzavano via la neve che, nel frattempo, aveva cominciato a scendere in quel freddo pomeriggio di dicembre.
La neve ad Huntington Beach era un fatto più unico che raro, ed era strano vederla. La neve che evaporava nel nulla di quel mare grigio e spumoso. Fiocchi bianchi che cadevano sulla sabbia, ricoprendo tutto quanto con una coperta bianca, morbida e ghiacciata. Tutto tranne il mare: quello non si fermava mai neanche d’inverno, impossibile da nascondere sotto quella coperta bianca. Si muoveva continuamente, era un vortice, un tornado: non si spegneva mai.
Jimmy era un po’ come il mare, in fin dei conti.

 
*
 
« Andiamo, non dirai sul serio! »
« Matt, vaffanculo. Certo che dico sul serio! »
« Ma se non gli hai mai fatto un regalo nemmeno per il suo compleanno! E poi lo sai perfettamente come la pensa sui regali: ti ucciderebbe se… »
« Lo so, sono il suo migliore amico, ma… » Brian intrappolò il labbro inferiore tra i denti, lieto che Matt non fosse davanti a lui. Sospirò.
« Ho capito » affermò Matt, dopo un po’.
Era questo il bello di Matt: lui capiva, capiva sempre. Come facesse, non lo sapeva nessuno, tantomeno lui, ma capiva lo stesso.
« Mi dai una mano? »
« Va bene » sbuffò l’altro, « ma dobbiamo muoverci: presto tutti cominceranno a correre nei negozi per i regali, e dopo saranno cazzi »
« Okay. Facciamo… domani alle tre in centro? »
« Andata! A domani, Syn »
Brian non lo salutò: chiuse semplicemente la chiamata, per poi appoggiare il telefono sul tavolino davanti al divano ed alzarsi. Si diresse immediatamente in cucina e, senza pensarci, aprì il frigo. C’erano due birre: Brian le prese entrambe, per poi andare verso il divano ed accendere la TV. C’era la partita, quella sera: non che gli interessasse molto, sinceramente non era mai stato un grande appassionato di baseball (preferiva il football), ma doveva avere una buona scusa per bere quelle due birre, e la partita era la migliore - e anche l’unica - che aveva.
 
*
 
« Allora, che cosa vuoi prendergli? »
A quella domanda, seguì una scena muta. Matt intuì che Brian non aveva la minima idea di cosa regalare a Jimmy, e sospirò. Come al solito: Brian non sapeva mai scegliere quelle cose stupide, non ne era mai stato capace. Anche per l’anello da dare a Michelle per chiedergli di sposarlo, aveva chiesto aiuto a tutti i Sevenfold al completo. L’orefice si era visto arrivare nel suo negozio cinque brutti ceffi dalle braccia piene di tatuaggi e con delle giacche in pelle, intenti a discutere riguardo a quel maledetto anello, mentre Brian cercava di scegliere. Il poverino era entrato in panico e stava per chiamare la polizia, quel giorno, ma alla fine erano riusciti a scegliere l’anello e ad andarsene prima che ci riuscisse.
Per Brian quelle cose materiali erano stupide. Che cazzo significava un anello a testimonianza dell’amore? Un cerchietto così piccolo poteva dimostrare l’affetto? No, affatto. L’amore si dimostrava con piccoli gesti d’affetto quotidiani, tipo lavare i piatti o stringere in un abbraccio tua moglie per tutta la notte. E c’era bisogno di anelli? No.
Ma, chissà perché, Brian aveva sentito l’esigenza di comprare un regalo a Jimmy. Perché Jimmy era l’unica cosa che lo convinceva di aver fatto sempre la cosa giusta, che tutto era andato esattamente come doveva andare.
« Ho capito » Matt sospirò, scuotendo la testa « Andiamo, su. Troveremo qualcosa »
Brian sorrise.
Matt c’era sempre e capiva, capiva ogni fottuta volta.
 
*
 
Un’ora e venti negozi più tardi, non avevano trovato assolutamente niente.
Stavano prendendo un caffè in un bar della città, e Brian si sentiva frustrato come non mai. Odiava quella situazione: avrebbe preferito essere Michelle, in quei momenti. Lei riusciva sempre a trovare il regalo perfetto, a fare la cosa giusta in ogni momento. Forse l’aveva sposata perché, bene o male, lui sbagliava sempre tutto, ma a lei non interessava e lo perdonava, perché sapeva che era la cosa giusta da fare.
« Allora » affermò Matt, appoggiando la tazza del suo caffè sul tavolino in alluminio « Ricapitolando: qualcosa che possa sempre portare con sé, tipo un ciondolo o un bracciale. Qualcosa di piccolo. »
« Sì » replicò l’altro, bevendo il suo caffè.
« Troveremo qualcosa, vedrai » lo rassicurò Matt, sorridendo appena. Brian notò l’accenno di una delle sue famosissime fossette formarsi sulla sua guancia e scosse la testa.
« Vorrei essere Michelle, in questi momenti » brontolò, accarezzando il bordo della tazza con il pollice « Lei sa sempre fare la cosa giusta »
« Ma lei non conosce Jimmy come lo conosci tu »
Brian sospirò, alzandosi in piedi.
« Andiamo: troviamo questo benedetto regalo »
Matt alzò le spalle e, dopo aver lasciato i soldi del conto sul tavolino, si alzò e raggiunse Brian. I due cominciarono a camminare lungo le strade di Huntington Beach, le mani affondate nelle tasche, calpestando quel lieve strato di neve che ricopriva l’intera città. Brian calciò un mucchietto di neve, per poi sbuffare. Alzò lo sguardo, e lo puntò davanti a sé.
Ci mise alcuni istanti per notare quel negozietto. Era piccolo, infossato tra una panetteria e un negozio di vestiti. L’edificio era piuttosto vecchio, in mattoni rossi, e sembrava uno di quegli edifici retrò da fotografare e schiaffare su una cartolina. Non c’erano insegne, ma dalla vetrina si capiva chiaramente che vendesse bigiotteria varia.
Brian si avvicinò a quella palazzina, seguito da un silenzioso e curioso Matt. Il ragazzo si fermò davanti a quest’ultima e guardò nella vetrina: c’erano ciondoli enormi e multicolore dal gusto discutibile, qualche anello con delle pietre enormi sistemate sopra e qualche collana che non avrebbe messo neanche la signora Pince, la sua vecchia professoressa di matematica.
« Queste cose sono orribili » affermò Matt, storcendo il naso « Penso che se Valary fosse qui avrebbe già sfottuto il proprietario e il suo gusto estetico in ventimila modi diversi »
« Già » affermò Brian, guardando per alcuni istanti la vetrina « Andiamo vi… »
Si bloccò, fissando un punto davanti a sé.
Tra un anello con una pietra evidentemente finta e un ciondolo veramente pacchiano, era sistemato un ciondolo piccolo e anonimo. Non era niente di particolare: l’ala di un pipistrello, in argento dipinto di nero, con una piccola pietra azzurra sulla punta dell’ala.
Fu quella piccolissima pietra azzurra ad attirare l’attenzione di Brian. Azzurra come gli occhi di Jimmy, come quel mare tumultuoso e instancabile.
Era una pietra evidentemente finta, ma a Brian non importava. C’era qualcosa, in quel ciondolo semplice circondato da oggetti pacchiani ed orribili, che gli ricordava Jimmy.
« Quello » affermò, indicando la vetrina « E’ quello giusto »
« Sicuro amico? » domandò Matt, osservando il ciondolo « Non è male, ma… »
« E’ quello giusto. Fidati »
Matt lo guardò per qualche istante, poi sorrise.
 
*
 
La mattina di Natale, Brian lasciò cadere il ciondolo all’interno di una busta bianca per lettere, per poi sistemarla nella tasca interna della sua giacca.
Si guardò allo specchio per qualche istante prima di uscire dalla stanza e dirigersi al piano inferiore. Sulla porta d’ingresso, c’era Michelle: si era appositamente svegliata prima del solito solo per prepararsi. Era una cosa che faceva da quando avevano cominciato a convivere, ovvero molti anni prima, e Brian gliene era grato: niente lunghe attese.
« Allora, andiamo? » domandò la donna, sorridendo in direzione del marito.
Brian sorrise.
« Sì, andiamo »
 
*
 
La cena era a casa di Matt, come al solito. La facevano lì per due semplici motivi: era posta al centro delle altre loro abitazioni, e quindi più facile da raggiungere, e poi era la casa di Matt. Avevano sempre passato il Natale a casa di Matt, fin da quando erano bambini, e quell’abitudine non se n’era mai andata con il tempo.
Una volta finito di cenare, Brian chiese a Jimmy di uscire a fumare una sigaretta insieme a lui, e l’amico accettò. Si alzarono ed uscirono sul portico di Matt, che dava direttamente sul mare.
« Che freddo boia » mormorò Jimmy, stringendosi istantaneamente su se stesso.
« Già » borbottò Brian, prendendo una sigaretta per poi accenderla ed aspirare. Si godette il tepore del fumo che scendeva dolcemente giù per la gola e sorrise, soffiandolo via « Così va meglio »
Jimmy ridacchiò « Allora? Che succede? »
« Deve succedere per forza qualcosa? »
« Brian, andiamo »
Brian scosse la testa. Con Jimmy era impossibile fare finta che andasse tutto bene: lo conosceva meglio di quanto conoscesse se stesso. Comprendeva i motivi delle scelte che faceva molto meglio di lui, e lo capiva sempre. Matt capiva in generale, ma Jimmy lo capiva, lo capiva ogni fottuta volta.
Il ragazzo sbuffò, aprendo la giacca. Tirò fuori la busta da lettera con il regalo, per poi porgerglielo.
« Brutto figlio di… »
« Andiamo, non fare il difficile » brontolò Brian « Non ti farò mai più regali, promesso »
« Ma… »
« Se lo rifiuti ti strangolo »
Jimmy alzò un sopracciglio, e poi scoppiarono a ridere entrambi, con forza.
Brian sorrise. Si sentiva esattamente al posto giusto nel momento giusto. E non si sarebbe sentito così se tutto quanto non fosse stato giusto, tutto: ogni caduta, ogni sbaglio, ogni parola detta o taciuta. Tutto quello che aveva fatto era giusto, perché Jimmy era lì, non era un sogno.
« Aprila dopo, però, a casa »
« Okay » replicò l’altro, mettendosi la busta in tasca.
Brian prese l’ultimo tiro di sigaretta; la lanciò oltre il perimetro del portico, sulla neve ancora fresca, per poi sospirare.
« Torniamo dentro? »
Jimmy annuì semplicemente, sorridendo.
 
*
 
“Caro Jimmy,
sì, ti sto scrivendo una lettera. Che stronzata, eh? Perché diavolo dovrei scriverti una lettera se posso vederti sempre? Perché lo sai come sono: io le cose importanti non le dico, le lascio sottointese. Spesso è perché non so come cazzo dirle. Forse non si può descrivere tutto: le parole si fermano ad un certo punto, poi c’è tutto il resto.
Sarà una lettera breve, praticamente è quasi finita, perché volevo solo dirti una cosa: ultimamente ho riflettuto tanto – perché sì, anche se pensi il contrario, io rifletto un casino – e ho capito che non ho mai veramente fatto dei grandi sbagli, uno di quegli sbagli catastrofici che rovinano sempre tutto. Anche io ho sempre fatto le cose giuste al momento giusto, anche se in quel momento potevano sembrarmi sbagliate, o stupide, o senza senso. Lo so per il semplice fatto che metà della mia vita l’ho passata con te.
Sei il cretino più grande del mondo, ma tu sei metà della mia vita, e so che, almeno in quella metà della mia vita, ho fatto la cosa giusta. Ora siamo nel posto giusto, al momento giusto. Insieme.
E boh, è finita qui. Non devo dire altro.
Il regalo è una stronzata, ma pensalo come un emblema. Le odio queste cose, ma a volte sono necessarie.”
 
*


Jimmy era ubriaco, Brian pure.
Erano seduti su quella spiaggia calda, silenziosa, immensa. Il mare si muoveva, la risacca gorgheggiava nelle loro orecchie, le stelle brillavano appuntate sul cielo scuro.
Erano al posto giusto, nel momento giusto, e Jimmy lo sapeva.
Abbracciò Brian di slancio, e l’amico rispose alla stretta senza pensarci neanche un secondo.
Rimasero così, in silenzio. Jimmy sentiva il ciondolo a forma di ala di pipistrello sulla pelle, e sorrise.
Al posto giusto, nel momento giusto.
 
 
 
 
| Angolo Autrice |
 
Ma buonsalve ammori miei belli!
*le lanciano gatti infuriati*
No, okay, lo so che state ancora aspettando il prossimo capitolo della mia long Frerard (e se non lo state aspettando fate bene perché so già che sarà orribile), l’unico problema è che l’ispirazione mi sta abbandonando, insieme al tempo e, stranamente, alla voglia di scrivere.
Anyway, spero che questa shot vi sia piaciuta (a meno che nessuno stia leggendo queste parole, allora bravo nessuno che ti sei sorbito le mie stronzate petulanti). Non so, io mi sono impegnata davvero per scriverla. E ho fallito. La regola della mia vita insomma!
Prometto che una volta finita questa settimana suicidio (tipo due verifiche al giorno, e io non ho studiato un cazzo per domani #YOLO) mi metterò sotto e scriverò quel maledetto capitolo.
Però prima posterò un’altra shot natalizia come questa (che sarà ancora più natalizia di queste ultime perché, ammettiamolo, sono abbastanza deprimenti). I Sevenfold mi ispirano Natale, aww (?)
Me ne vado che è meglio!
Un bacione a tuuutti,
_Cris

   
 
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