Serie TV > Merlin
Ricorda la storia  |      
Autore: HisRose    09/12/2012    3 recensioni
“Dove pensi di andare Ginevra?”.
“A casa, mio signore”, gli rispose dolcemente, senza girarsi. Sentì dei passi avvicinarsi. Poteva avvertire il calore del suo corpo poco distante dal suo.
“Con questo tempo? Non credo proprio”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
Da quando Morgana era diventata cattiva e non viveva più a palazzo, Gwen non aveva un vero e proprio lavoro. Andava tutto il giorno in giro per il castello e aiutava dove poteva. Non aveva neanche più degli orari di lavoro, poteva arrivare e andarsene quando voleva. Per questo aveva riportato a casa sua tutte le cose che aveva nella sua stanza a palazzo, nel corridoio dei servi.
Ma in quel preciso giorno se ne pentì. Si pentì di aver rinunciato alla sua stanza a palazzo perché la neve che copriva le strade era altissima e cadeva ancora pesantemente. Avrebbe tanto voluto rimanere a dormire nel castello, così non sarebbe dovuta uscire al freddo e al gelo, ma doveva, così indossò il suo mantello e dei guanti. Stava per mettere un piede fuori dalla porta del palazzo quando sentì una voce provenire alle sue spalle. La conosceva troppo bene che non aveva neanche bisogno di girarsi per sapere chi fosse.
“Dove pensi di andare Ginevra?”.
“A casa, mio signore”, gli rispose dolcemente, senza girarsi. Sentì dei passi avvicinarsi. Poteva avvertire il calore del suo corpo poco distante dal suo.
“Con questo tempo? Non credo proprio”.
Gwen apprezzava il fatto che si preoccupasse, ma non aveva altra scelta.
“Non ho più una stanza, devo tornare a casa”, gli spiegò avanzando di qualche passo e alzandosi il cappuccio sulla testa.
Arthur rimase a fissarla, voleva vedere quanto lontana si sarebbe spinta. Adorava la sua testardaggine.
Gwen mise un piede nella neve e subito non se lo sentì più. La neve era più profonda di quello che pensava ed era ghiacciatissima, ma non poteva arrendersi. Fece altri passi avanti. Maledì di essere così bassa. La neve le arrivava un po’ più sopra delle ginocchia. Aveva fatto all’incirca cinque o sei passi e già non ce la faceva più. Il vento freddo le faceva male agli occhi, non sentiva più il viso, per non parlare poi delle gambe, ma doveva arrivare a casa.
“Ginevra torna indietro. Questo è un ordine”, urlò Arthur, ma lei non gli diede retta e continuò a camminare quando ad un tratto si ritrovò i piedi fuori dalla neve. Le ci volle un po’ a capire che Arthur l’aveva presa in braccio e la stava riportando nel castello.
“Sire…”, iniziò a dire Gwen.
“Arthur”, la interruppe lui guardandola.
“Arthur”, si corresse lei, “non ho nessun posto dove dormire. Devo tornare a casa”.
“Non posso lasciarti andare Ginevra, mi dispiace. Hai disubbidito agli ordini del tuo principe”, le fece notare. Lei spalancò gli occhi.
“E cosa vorreste farmi? Gettarmi nelle prigioni perché ho provato ad andare a casa?”, chiese confusa.
Lui sorrise e basta.
“So dove sono le prigioni, posso andarci da sola”, disse lei sperando che la lasciasse andare. Non è che non fosse contenta di stare nelle braccia della persona che amava, ma stavano camminando tra i corridoi dove tutti avrebbero potuto vederli.
“Non se ne parla”, tagliò corto lui.
“Almeno lasciatemi camminare”, tentò lei di nuovo, ma lui la ignorò, stringendo ancora più forte la presa su di lei.
Poi lei notò che corridoio stavano percorrendo e capì.
“No, non potete. Io non posso… qualcuno potrebbe entrare e… e se ci vedessero?”, disse Gwen tutto d’un fiato, nel panico, mentre Arthur apriva la porta della sua stanza con la spalla visto che aveva le mani occupate.
“Tu ti preoccupi troppo Ginevra”, le disse sorridendo e lei stava per sciogliersi. In quel momento si accorse che non sentiva più freddo, il contatto di Arthur sulla sua pelle le infondeva calore nel corpo. Doveva ammettere che si sentiva davvero bene e che avrebbe voluto rimanere così per sempre, magari appoggiando la testa sulla spalla di lui, rilassandosi, ma non poteva. Comunque non protestò più quando vide che Arthur chiudeva la porta di camera sua a chiave, dopo che delicatamente la aveva adagiata sul suo letto, così che nessuno sarebbe potuto entrare.
“Devi cambiarti, altrimenti finirai per ammalarti”, le disse mentre si dirigeva verso il suo armadio.
Lei rimase seduta sul suo letto, in silenzio. Non capiva come lui facesse ad agire in modo così naturale, come se il fatto che lei si trovasse nelle sue stanze fosse una cosa normale, mentre lei si sentiva davvero tanto imbarazzata.
Arthur ritornò da lei poco dopo e le porse una sua maglietta e un pantalone. Lei arrossì di colpo. Le stava chiedendo di cambiarsi davanti a lui?
Sembrò che Arthur potesse leggerle i pensieri perché subito aggiunse: “Ti puoi cambiare da quella parte, io intanto vado a prendere la cena”.
Non appena Arthur uscì dalla camera Gwen si sentì sollevata.
Una parte di lei era “strafelice”, d’altronde che altro poteva chiedere di meglio?! Avrebbe passato la notte nelle camere di Arthur; ma una parte di lei, quella razionale, le diceva che non era una buona idea, che se qualcuno li avesse scoperti sarebbero finiti entrambi nei guai. Ora era sola, quindi sarebbe potuta uscire e incamminarsi di nuovo verso casa, ma mentre il suo cervello diceva ai piedi di muoversi e oltrepassare quella porta, i piedi disubbidirono andando dall’altra parte della stanza per cambiarsi. Gwen si arrese a se stessa. Si levò i vestiti umidi e bagnati e indossò i vestiti che le aveva dato Arthur. La maglietta le arrivava un po’ più sopra delle ginocchia, mentre i pantaloni erano larghissimi e lunghissimi, così decise di non indossarli, tanto la maglietta copriva tutto quello che si doveva coprire. Quando uscì da dietro il separé si sorprese nel vedere Arthur seduto vicino al camino con la cena in un vassoio, a quanto pare non lo aveva sentito entrare.
Lui spalancò gli occhi non appena la vide.
Basta fissare le gambe, penso tra sé e sé. Si alzò da terra e la raggiunse, allungando la mano. Lei accettò l’invito e i due si sedettero davanti al camino e cenarono tra una risata e l’altra. A fine cena Gwen era molto più tranquilla, sempre più convinta che aveva fatto la scelta giusta rimanendo con lui, convincendosi che non correvano alcun rischio. Arthur appoggiò la schiena ad una delle poltrone, spostò il vassoio su cui prima si trovava la loro cena e fece sedere Ginevra sul suo grembo e circondò il suo corpo con le braccia, mentre lei appoggiò la testa sulla spalla di lui. Lui poso una mano su una delle sue gambe nude e iniziò ad accarezzarla con il pollice. Gwen iniziò ad avere i brividi al suo tocco.
“Hai freddo?”, chiese Arthur.
“No”, disse lei accoccolandosi ancora più vicina, per quanto possibile, a lui e stampando un bacio sul suo collo, poi riappoggiò la testa sulla sua spalla. Lui sorrise a quel semplice gesto e appoggiò la testa sulla quella di lei, continuando ad accarezzarle la gamba.
I due si svegliarono per terra, vicino al cammino, dove si erano  addormentati la notte precedente.
Arthur era steso per terra, mentre Gwen aveva la testa poggiata sulla sua spalla e la gamba nuda sulla sua  pancia. Arthur notò che la sua mano era appoggiata proprio sulla gamba, ma invece di spostarla, iniziò ad accarezzare quest’ultima. Anche Gwen era sveglia, ma fece finta di dormire perché non voleva che Arthur smettesse di coccolarla e soprattutto voleva rimanere abbracciata a lui ancora un po’.
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: HisRose