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Autore: ohfreakingbambi74    09/12/2012    3 recensioni
Cosa succede quando una giornata non va come deve andare?
Cosa succede se un anziano sclerotico decide di dare spettacolo nella stessa metro in cui viaggia anche l'amore della tua vita [cit.] solo che ancora non lo conosci..?
Leggeri accenni Sebhunter perchè io può.
Enjoy!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Per un posto in metro
 
 








Ciò che accade, in quel determinato giorno dell'anno, sotto la porzione di cielo di Manhattan, in quel puzzle disomogeneo e caotico che sono le sue strade incastonate tra i grattacieli allucertolati al sole e gli sbaffi di verde che spiccano come piccole oasi, è qualcosa di straordinario. In sintesi, un'eccezione più unica che rara. I più l'aspettano pregustando il suo sapore esclusivo sulla punta della lingua, con timore, quasi. Come se il ricordo dell'anno precedente sia solo frutto di un desiderio, non di un ricordo vero e proprio. Invece..

E quello che aspettano i quieti abitanti della grande mela, il primo lunedì di settembre, non consiste tanto nel temporaneo abbandono della quotidianità per dedicarsi anima e corpo alla festa del lavoro. Non si tratta nemmeno di dire addio all'estate che se ne va, no..

È qualcosa di più sottile, mistico quasi.

È la voglia di godersi una Manhattan deserta.
Gli uffici chiudono le porte tanto agli impiegati quanto ai clienti. Le scuole concedono un giorno di riposo a studenti ed insegnanti, per la gioia dei primi ma segretamente anche dei secondi.

Così lei si svuota. 
I Newyorkesi defluiscono dal ventre del mondo per ammassarsi tutti tra le strade agghindate di colori e vita di una Brooklyn che si prepara ad ospitare il miglior carnevale caraibico della zona.

Ma questa è un'altra storia.

Noi siamo a Manhattan.
O per meglio dire, Kurt si trova a Manhattan.

Quella mattina si era svegliato circondato dall'aroma amaro di orzo tostato e quello frizzante di tre settembre, lunedì tre settembre.
Il primo lunedì di settembre.

Quando l'anno prima atterrò a New York, con la valigia pesante di sogni e outfit tanto bizzarri quanto costosi, fu travolto dal respiro affannato di quella città, dei suoi abitanti, dei suoi mezzi. Travolto e affascinato. 

Quello che non si sarebbe mai aspettato fu di imbattersi il primo lunedì di settembre, fresco di trasferimento, nel quartiere della sua accademia di arti drammatiche, immerso in un ambiente solitario, i cui confini tracciati da risate e rumori lontani. 
E quel tre settembre si innamorò ancora una volta di New York. 
In un modo nuovo e diverso.

È così che nacque, per Kurt, questa sua tradizione.
Spontanea e naturale.

Aspettava quel tre settembre da un anno.
Agitato e curioso di rivivere una sensazione che non poteva di certo aver solo sognato.

Eccolo qui, il nostro Kurt: il piede che batte sulla banchina, in attesa della metro. Tiene il ritmo, al passo col suo cuore. Un signore anziano, ma non troppo, lo guarda curioso. Sembra affascinato dal suo entusiasmo.

Durante la festa del lavoro le metro sono sporadiche.
D'altro canto sono tutti per le strade di Brooklyn o sotto le lenzuola di cotone dei freschi letti.

Ma quello che Kurt non sa è che le immagini di strade deserte e rumori ovattati che la sua mente gli sta proiettando, proprio in quel istante, non sono anticipazioni di quello che vivrà.

Potremmo dire che è tutto il contrario.

Ed è proprio in quel momento che Kurt capisce che c'è qualcosa che non va.

Collo e schiena improvvisamente rigidi, pupille dilatate -alcuni, erroneamente, potrebbero attribuirlo alla scarsa illuminazione del cunicolo- guarda davanti a sè.

Allontana la cuffietta del suo ipod dall'orecchio, Barbra gorgheggia il suo dissenso. E poi lo fa.

Agghiacciato, si gira molto lentamente.

E la vede.

Folla.

Che non dovrebbe esistere, non quel giorno, non il primo lunedì di settembre.
Una folla fitta che aspetta la linea numero quattro, quella verde. La stessa che deve prendere lui, per intenderci.

In quel momento, il suo piede si ferma provocando un toff più forte degli altri, definitivo.
I freni che stridono annunciano l'arrivo della metro e la ciurma, in sincronia, si volta verso destra, sembra urlare 'Ai posti di blocco!'.

È, tra il momento in cui il nugolo si avventa sulle porte ancora chiuse e quello in cui posa lo sguardo sulla moltitudine già all'interno del mezzo, che gli viene da piangere ed inizia a battere i piedi per terra, le mani chiuse a pugno lungo i fianchi, con fare da vero uomo maturo.

Lo spazio, già di per se angusto, è zeppo, gremito, affollato, sembra pensare Kurt. 
"Ah, no! No, nono no e poi n- signore, che cosa sta facendo?" piagnucola Kurt in preda all'isteria. 
" Mi tengo alla sua tracolla, mi pare evidente. Ha l'aria di essere ben salda, sa?"
" Alviero Martini ed io le saremmo molto grati se non la usasse come se fossero redini. Io non sono un cavallo. Le sembro un cavallo?" l'ultima domanda pronunciata ad un palmo dal viso del povero anziano.

" Lei e questo Martino ci siete davvero scortesi, sa?"

Kurt gli scocca uno sguardo e quando il senso di colpa ha la meglio su di lui, sta per offrirgli il braccio fasciato dai tessuti pregiati della Westwood -giacca presa in saldo, al contrario della tracolla, talmente a prezzo intero che si era visto costretto a pagare la mora di un paio di bollette- che l'uomo si rivolge ad una donna.

" Che signorina, fa sedere le mie illustre chiappe? Che poi ora possono sembrano un pochetto vissute ma ce lo posso assicurare che erano proprio popolari ai tempi d'oro..! Ma questa è un'altra storia.." si gratta la cute un poco imbarazzato.

La 'signorina', capello cotonato, biondo platino e labbra spennellate di una scioccante tonalità di rosa, non si muove di un millimetro.

Kurt osserva la scena e inizia a ridere sotto i baffi: una piccola risata leggere e tutta vibrata. Non pensa di essere irrispettoso, scarica la colpa sul suo umore che oscilla pericolosamente tra la voce 'isteria' e 'furia cieca' e ancora 'questa giornata non doveva andare così. Bella merda.' e non ci pensa più.

Non si accorge che la sua risata sussurrata attira l'attenzione di un ragazzo, spalmato contro la schiena di un uomo sudaticcio, costretto dal cane di una ragazza che lo guarda come se fosse lo spuntino più invitante che abbia mai visto nella sua giovane vita di boxer amorevole e zuccheroso.

Kurt non se ne accorge cosî continua a fissare l'attempato. Sta ancora parlando del suo fondoschiena e la signorina ancora non lo considera. A questo punto, Kurt è confuso: la vuole sfrattare o vuole abbordarla? Tutto quel discorso su quanto una volta il suo culo fosse sodo, testuali parole, lo confonde molto. Lei sembra proprio immersa nella musica. Dev'essere un brano particolarmente divertente, sotto i guanti pelosi si cela un ghigno piuttosto strafottente.

"No dico..! Ma ci sente, lei? Yoo hooo? E poi il mio Hunter si lamentava del mio udito acciaccato.. ma non conosceva la signorina qui, pace all'anima sua!"

Ed è in quel momento che Kurt si accorge di lui.
Ride. E mentre ride lo guarda. Guarda lui, guarda proprio Kurt. E Kurt ricambia, questione di educazione, pensa.

"Signorinaaa! Ohi, lei qui davanti ci ha proprio un pezzo di nonno. Un reperto storico. Vado per i novantanove, sa? Mi vuol far sedere, le dico?!" Ne dimostra al massimo settanta, in tutta onestà.

La donna gli scocca uno sguardo di sufficienza. Tanto per fare dell'eufemismo.

"Sai, sono davvero combattuto, tu no? Voglio dire.. da una parte vorrei dire a quella signora di cedere il suo posto ma dall'altra penso che poi lui smetterebbe di dire ai quattro venti quanto glorioso fosse il suo sedere e questo sarebbe un peccato, non ti pare? Io sono Blaine, comunque."

Kurt si gira verso l'interlocutore. È il ragazzo che sorrideva, si è avvicinato per poter sussurrare quell'osservazione all'orecchio.

Kurt rabbrividisce. È freddo, è quello il motivo, poco importa che la sua mente gli ha appena ricordato che è settembre, ci sono venti gradi all'ombra e che lì, ammassati in quelle condizioni, ce ne devono essere almeno trenta.

"Hai ragione, perchè mai chiedere ad un anziano signore di smetterla di parlare delle sue parti intime, mh? Kurt. Il mio nome, intendo. Mi chiamo Kurt." gli sorride, genuino e risponde alla sua stretta di mano.
La risposta gli è sfuggita dalle labbra con una spontaneità quasi preoccupante.

"E voi due che vi confabulate, si può sapere? Devo spiccicare questa qui da questa benedettissima sedia, datevi un poco da fare invece di sghignazzare, figlioli miei!"

"Sissignore, subito. Mi dia però quel bastone da passeggio, prima. Che ne dice?"

Blaine fa la richiesta senza trattenere ulteriormente la sua risata. Gli occhi gli brillano, nota Kurt. E in quel momento anche lui vorrebbe che lo spettacolo continuasse solo per godere della sua risata e dei suoi occhi.

Sono gialli, i suoi occhi. Gialli, verdi e marroni tutto insieme. E luccicano. Non gli serve vedere le sue labbra curvarsi all'insù per sapere che sta ridendo. 
Le sue di labbra invece sono separate lasciando la bocca semi aperta in un'espressione stupita ma anche da perfetto rincoglionito, a seconda dei punti di vista.
Appena se ne accorge, si ricompone e ritorna con lo sguardo all'anziano. 
Effettivamente quel bastone è una vera minaccia, stretto sotto al suo braccio semina il panico attorno a lui ad ogni movimento del busto.

Peccato che lui capisca tutt'altro dalla richiesta di Blaine.

Infatti, lo fissa per qualche istante, poi lo sguardo si accende di un'improvvisa illuminazione ed immediatamente si gira verso la donna.
Col bastone in mano, riesce ad elargire un paio di generose bastonate ben piazzate su un po' tutta la signorina prima che Kurt e Blaine si fiondino sul vispo combattete.

E in quel momento succedono un paio di cose oggettivamente prevedibili: 
la donna si alza di scatto esibendosi in un piuttosto approfondito repertorio di imprecazioni e termini inventati, più o meno evocativi e allo stesso tempo Kurt e Blaine, si trovano abbracciati.

Certo, col nonno in mezzo ma pur sempre abbracciati.

Intanto la signora se ne va tra un "Ma siamo tutti matti!" ed un "Io questo lo denuncio!"

"Fanciulli quando volete slegarvi, così io mi ci siedo, eh su quella strasantissima sedia. Quando volete eh.. Comunque io sono Sebastian. Potete chiamarmi signor Sebastian. Ma non prendetevi troppa confidenz- ma che lo dico a due che mi stanno ancora abbracciando?? Ahooo! Vi dico, mi ci fate sedere le mie chiappe su quella sedia? Che intanto sono arrivato quasi alla mia fermata! Accidenti a voi, a quell'altra là -indica la donna che si sta ancora massaggiando le parti colpite dal legno- e all'osteoporosi!"

Kurt e Blaine si guardano divertiti ancora un po', non propriamente consci del borbottio che proviene dal centro del loro abbraccio tutto particolare.

Una parola colpisce però Kurt del suo discorso:
"...caffè, sono disposto a tutto, vi offro un caffè a tutti e voi due simpaticoni ma ora fatemi sedere, vi dico."

E Kurt si lascia sfuggire queste parole, senza sapersi controllare "Sì...caffè...stavo pensando proprio ad un caffè.."
Guarda Blaine senza esitare, direttamente nel mare al tramonto che sono i suoi occhi.
Le sue pupille si dilatano appena un po', ha colto.

"Caffè. Sì, caffè. Il caffè è la cosa più buona di sempre.." sussurra come se non fosse pienamente consapevole delle sue parole.

E mentre sorridono lasciano che Sebastian si sieda. Finalmente, al suo posto.

"Grazie, gentilissimi. La prossima è la mia, scendiamo e vi offro questo benedetto caffè a voi due, vi va bene così?" propone, dal suo trono, il saggio Sebastian, sistemandosi comodo comodo.

La metro rallenta, Sebastian si alza riluttante e fa loro segno di scendere.

Kurt e Blaine si girano, le porte si stanno per chiudere, percepiscono appena le parole di Sebastian che scuote la mano, oltre il vetro. È ancora sulla metropolitana, lui.

Dice qualcosa di simile a: "Prendete la quarantasettesima -era quarantasettesima?- la prima a sinistra. C'è Gino, fa un caffè che muwah!" si porta la mano alla bocca e scocca un bacio. Ed è in quel momento che le porte si chiudono e il mezzo prende velocità.

"Beh... Andiamo?" propone Blaine.
Kurt annuisce.

Nulla è andato come previsto, per Kurt quel suo secondo tre settembre.
Ma su una cosa ha sempre avuto ragione: quello è rimasto un giorno atteso, rimasto tradizione. 
Solo...da quel giorno, per un motivo diverso. Non sarebbero c'entrate l'assenza o la presenza delle persone, in quel giorno di settembre.
Ad essere onesti, sarebbe c'entrata, da lì in poi, solo un'altra persona.
 



***
 
 

Harry chiude il libro che zia Mercedes ha ideato, scritto e conseguentemente regalato ai suoi papà il giorno del loro matrimonio e li guarda. 
" Papà, Pino, ditemi che il mio secondo nome non ha nulla a che vedere con QUEL Sebastian. Ha preso a bastonate una tizia sulla metro piena di gente E si vantava del suo didietro!" li guarda con occhi stravolti.

Papà Kurt si gratta la nuca evitando lo sguardo del figlio, improvvisamente 
concentrato sulle lucine dell'albero di natale.

"Beh penso che Papino Blaine -enfatizza sul nome, ha tutta l'intenzione di voler passare la patata bollente al consorte- possa spiegartelo meglio di me, no Blainey?"

Harry ruota la testa verso il suo Pino, talmente velocemente da risultare comico. Le braccia conserte ed il sopracciglio alzato, un Kurt in miniatura.
Blaine deglutisce rumorosamente:

"Vedi, ometto..."










Angoletto di Chiara:

Ohila' gente!
One shot partoita da un'esperienza veramente vissuta.
Oddio...non che io fossi in metro con Kurt e Blaine, non che io fossi a New York..no vabbè a grandi linee è sucessa una cosa simili e ovviamente  la domanda sorge spontanea: "E se l'avessero vissuta Kurt e Blaine...?" 

E così, eccola qui.
Se volete fatemi sapere cosa ne pensate.
Se non volete fa nulla.

Seb anzianotto e Hunter morto...Bella ship di merda che m'invento, mh?


 
  
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