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Autore: dontletmeboo    09/12/2012    16 recensioni
Solo pochi secondi dopo decisi di abbandonarmi a quella sensazione di vuoto dalla quale stavo fuggendo, e tutto finì.
[...]
-Io sono diversa, sbagliata. Tu hai una vita splendida davanti, io no.-
-Ma io voglio te, e nessun altro.-
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My eyes can't see yours.





-Ti prego devi dormire Jess.-
-No Niall. Non posso. Tanto non cambierebbe nulla- mi guardai leggermente intorno -dove sei ora?-
-Sono seduto sul bordo del letto. Dai, ti prego dormi.-
Mi sfregai la faccia.
-Ma se poi rifaccio il sogno?-
Alcuni brividi percorsero il mio corpo quando sentii la sua mano calda sfiorarmi la guancia.
-Ci sono qua io.-
Sentii spostare le coperte e poi qualcosa di caldo avvolgermi.
Un abbraccio.
-Grazie- mi appoggiai a lui.
-Ora dormi- mi sussurrò all'orecchio, appoggiando la testa sulla mia spalla e riempiendomi di piccoli baci sul collo.
Chiusi gli occhi, ma nulla cambiò.
Poi finalmente riuscii ad addormentarmi, tra le sue braccia; pur consapevole che quell'orribile incubo sarebbe tornato.



*  

"Ti prometto che sono a casa per mezzanotte!"
Rise, mettendo un finto broncio.
"No! Alle undici tivoglio qui" ribattè.
"Niall, non essere così esagerato; è una semplice festa, voglio che tu stia tranquillo" lo guardai con tenerezza, apprezzando il fatto che si preoccupasse per me.
Sbuffò  "Vada per mezzanotte. E' che non mi piace che tu vada a delle feste senza di me, ci sono troppi ragazzi e il tuo vestito è corto, tanto corto" mi sisse, squadrandomi dalla testai ai piedi e soffermandosi sul mio fondoschiena.
Gli sorrisi e mi avvicinai, per poi sussurrargli a fior di labbra un "ma io sono solo tua."
Ricambiò il mio sorriso "Ti amo Jess" mi persi a guardare i suoi occhi azzurri.
"Anche io, Niall",  gli lasciai un bacio a stampo e uscii di casa.


"Ash, torno a casa, Niall mi aspetta" cecai di attirare la sua attenzione, alzando la voce più del dovuto.
Sbuffò, ridendo in preda all'alcool "Non è troppo geloso?" 
La guardai incazzata "sai che non è così" mi voltai "ci vediamo domani."
"Vuoi che ti accompagno? E' buio" sentii Ashley parlare ancora alle mie spalle.
"Rimani al tuo alcool" urlai, fissando la bottiglia di vodka e rum che teneva in mano.
Annuì, mentre mi allontanavo verso la macchina e sentii un ultimo suo gridolino "Jess, abbiamo diciannove anni! Goditi la vita."
Sorrisi.
"La mia vita è Niall" mi dissi.

La strada era buia e i due lampioni che avrebbero dovuto illuminarla erano spenti, molto probabilmente fulminati.
Mi misi a cercare le chiavi della macchina in borsa e per un attimo ebbi la tentazione di rovesciarla a terra.
"Hei."
Mi voltai di scatto, spaventata.
"C-ciao" strizzai gli occhi, cercando di capire chi aveva parlato, ma con pochi risultati "chi sei?"
"Come ti chiami?" 
Mi affrettai alla ricerca delle chiavi, ignorando quella domanda.
"Ti abbiamo visto alla festa" solo quando mi resi conto che in quella frase era contenuto un plurale, notai dietro il ragazzo sconosciuto, altri tre tizi che ridevano.
 Tirai finalmente le chiavi fuori dalla borsa e feci per aprire l'auto parcheggiata per metà sul marciapiede.

Mi irrigidii appena mi sentii stringere il braccio.
"Ma che cazzo fai?" mi divincolai dalla stretta.
Il ragazzo che poco prima aveva parlato si avvicinò ridendo; notai i suoi capelli castani e una luce scura negli occhi, poi sentii il suo fiato sul collo, che sapeva di alcool
"Sei ubriaco, vattene" serrai la mascella.
La stretta sul braccio si fece più salda e sobbalzai
Cominciai a strattonare e le chiavi caddero a terra.
"Lasciami" sputai, ma i quattro ragazzi continuarono semplicemente a ridere, risate che cominciavano a rimbombarmi nella testa.
Il battito del cuore accellerò e la vista si offuscò leggermente, forse lacrime.
Caddi a terra dopo che uno dei quattro mi diede uno spintone; tentai di rialzarmi, ma fui bloccata dalle lacrime che rigarono le mie guance.
"Sei bella" un ragazzo con i capelli lunghi, fino alle spalle, si inginocchio davanti a me e mi poggiò le sue mani intorno al meno.
Tirai su con il naso.
"Quanti anni hai?" fece il ragazzo sulla destra, che teneva le mani in tasca.
Non risposi.
"Ti ha chiesto quanti anni hai, stronza" quello sulla sinistra mi diede una spallata.
"Diciannove" dissi con il fiatone, cercando di far andare la presa sul mio mento "lasciami" non obbedì "ho detto lasciami" alzai la voce.
L'ultimo dei quattro si fece spazio e mi osservò dall'alto "devi stare zitta."
Continuai a piangere, spaventata e l'istinto mi portò ad urlare, forte.
In quel momento odiai l'istinto; qualcosa di forte mi colpì la gamba destra appoggiata a terra.
Forse un calcio, o un mattone, il buio mi faceva notare solo le sagome dei quattro ragazzi.
Urlai ancora più forte, cercando di spostare la gamba che faceva fatica a muoversi.
"Ti ho detto di stare zitta, troia."
Mi irrigidii e mugugnai qualcosa in preda al dolore.
Qualcosa di freddo, umido, mi scostò i capelli, che andarono a finire dietro l'orecchio; poi, qualcosa di bagnato mi sfiorò il collo e solo dopo aver capito che quelle erano labbra, mi ritrassi.
"Mi fai schifo" sputai, asciugandomi la scia di baci umidi che mi aveva lasciato.
Mi strattonò il collo con una mano, poi ancora dolore; mi spise la testa contro il muro di mattoni al quale ero appoggiata e la mia vista si offusco ancora di più.
Provai a massaggiarmi la nuca, sentendo sulla parte più bassa qualcosa di bagnato, sangue.
"Basta!" urlai un'altra volta, in presa alle lacrime e al terrore.
Solo dopo essermi resa conto di aver ulrato un'altra volta, il peso del corpo di uno dei ragazzi si posò sul mio braccio.
Trattenni un urlo, ancora più forte, mordendomi la lingua e sentendo poco dopo il sapore del sangue in bocca.

Cominciai ad avere il fiatone.
"Andiamo" disse uno.
Il tizio che non faceva altro che baciarmi sul collo, annuì, con una smorfia; si alzarono tutti e quattro e cominciai a tremare.
"Dovevi stare zitta. Se ti ha sentita qualcuno, sei morta."
Tentai di rispondere, pronta ad alzarmi e scappare; ma la gamba faceva fatica a muoversi e loro erano in quattro.
Poi non capii quasi niente appena arrivarono i primi calci.
Alle costole, alle gambe e alla testa.
Ormai sdraiata a terra tentai di proteggermi, stringendo le ginocchia al petto; "Niall" tentai di urlare, ma la voce mi uscì terribilmente fioca.
Ancora botte, risate, brividi e lacrime.
Mi ripetevo di restistere, a tutti i costi, ma i calci e gli strattoni sembravano non finire e mentre le mie forze non facevano altro che diminutire, il sapore del sangue in bocca aumentava sempre di più.

Solo pochi secondi dopo decisi di abbandonarmi.
Mi abbandonai a quella sensazione di buio che volevo provare, che mi voleva attirare a sè, quella dalla quale stavo fuggendo.
Ormai senza più forza di volontà di restare sveglia, chiusi gli occhi e con un ultimo forte calcio, in pieno volto, tutto finì.



"Jess" mi sentii chiamare.
Qualcosa dentro di me si contrasse e lasciai uscire un colpo di tosse.
"Jess? Amore mi senti?"
Era la sua voce.
Non capii immediatamente cosa era successo, ma un sorriso comparve sul mio volto appena lo sentii.
Poi ricordai dell'incidente e mi resi conto di essere in ospedale dall'odore di farmaci che sentivo.
Solo quando mi resi conto di avere ancora gli occhi chiusi, li aprii, pronta a piangere e ad essere cullata tra le sue braccia; e
ra tutto finito, tutto, lui era lì con me.

"Niall" esclamai, spalancando gli occhi.
Il sorriso scomparve e aggrottai le sopracciglia.

"Niall?" lo chiamai.
"Jess."
Aggrottai la fronte, sempre più confusa, cominciando a spostare la testa da destra verso sinistra e viceversa.
"Jess, sono qui."
Il panico mi invase "dove?"
Sentii una risata finta, tirata "c-come, io-" lasciò la frase in sospeso e cominciai a piangere.
"Niall, smettila. Dove sei?" sentii vari rumori, la sua voce più lontana, intenta a parlare con quella di qualcun altro; solo poco dopo tornò vicino a me.
"Jess?"
Mi sfregai gli occhi "N-Niall stai piangendo?"
Tirò su con il naso e senza rispondere alla mia domanda "Jess, cosa vedi?"
Deglutii e "Buio."
"Eppure hai gli occhi aperti."

Ancora lacrime.
Sentii delle mani addosso, un dolore al polso, poi un ago.
Mi addormenta urlando, urlando il nome di Niall.
"Niall. Niall, dove sei?"



*
 

-Niall? Niall, dove sei?- sobbalzai dal letto, con il fiatone e la fronte sudata.
sentii le coperte muoversi -Amore, sono qui. Sono qui accanto a te- aveva la voce impastata dal sonno -ancora quell'incubo?-
Annuii e poco dopo mi abbracciò.
-Niall- lo chiamai.
-Mh?- Poggiò le sue labbra sulla mia fronte.

Deglutii -non chiamarlo più incubo se è la realtà che ho sognato.-
-Lo so, Jess, lo so.-
Rimasi abbracciata a lui, continuando a piangere, cullata dalle sue braccia e dai suoi piccoli sussurri che mi arrivavano alle orecchie.



-Siamo pronti?"
-No.-
Sbuffò -dai, amore, sarà divertente.-

-Divertente come un tappo in culo, Niall- lo sentii ridere.
-Forza, andiamo.-
Mi aiutò ad alzarmi dalla sedia del tavolo della cucina e mormorai un 'ahi' quando caddi di peso su quell'ammasso di ferraglia; sentii la porta di casa aprirsi.
Appena uscii sentii la differenza; l'aria fresca mi entrà nei polmoni e mi resi conto di quanto mi era mancata dopo essere stata un mese in ospedale.
Sentivo gli uccellini cantare e il sole mi riscaldava la pelle bianca.
Sorrisi, -Sapevo che ti avrebbe fatto bene!-
Gli strinsi la mano, allungando un braccio all'indietro.
-Niall? Come sono quegli uccellini che cantano?- Indicai la zona dal quale sentivo il suono.
Sentii una lieve risata, la sua risata -Uno arancione, l'altro azzurro.-
-Che belli- sorrisi, trattenendo una'altra lacrima -mi piacerebbe tanto vederli, sai?-
Non rispose, ma ero certa che mi avesse comunque sentito.

-Posso farti una domanda?- ripresi a parlare.
-Certo.-
Sospirai prima di parlare -perchè stai ancora con me? Io sono diversa, sbagliata. Tu hai una vita davanti, sei un ragazzo fantastico e potresti trovare qualcuno di sicuro migliore di me, che ti- mi bloccai appena sentii la sua voce sovrastare la mia.
-Jess, smettila! Mi hai fatto questo discorso centinaia di volte, possibile che tu non capisca che io voglio stare con te e solo te?-
Mi si strinse il cuore e trovai la forza di protestare -Ma, Niall. Non sono come tutte le altre ragazze e- un'altra volta prese parola.
-Basta. Tu sei uguale a tutte, non hai niente di diverso. Anzi, sei ancora meglio, perchè sei perfetta.-
Lacrime, questa volta di gioia, rigarono i miei zigomi pallidi.
Sentii Niall fermarsi, molto probabilmente su una panchina; si sedette e accosto la sedia a rotelle sulla quale ero seduta.
-Jess?-
Mi girai verso il suono della sua voce, non ottenendo il risultato che volevo.
-Ti amo.-
Sorrisi, -anche io, Niall.- risposi -Ti prego, promettimi che non mi lascerai mai- chiesi speranzosa.
-Mai.-
Si avvicinò, venendomi davanti e stampandomi un bacio sulle labbra; tirai leggermente i suoi capelli, sfiorando con i polpastrelli le sue spalle, le sue guance e le sue palpebre.
Cose che terribilmente mi mancavano e che non avrei mai più potuto rivedere.


Ero ormai destinata a quel terribile buio, per l'eternità, per colpa di uno stupido incidente, di una stupida festa.
Ma nonostante quello, nonostante non potessi più vedere il mondo e ciò che mi circondava con i miei occhi, che si erano spenti per sempre, avevo lui.
Mi bastava.
Mi bastava sapere che fosse innamorato di me, tanto quanto lo ero io di lui.












Theee end, of the night...
*corre a nascondersi sotto il letto*

Beh, come mi sia uscita questa cosa non lo so..mi sentivo in vena di scrivere cose deprimenti, ed eccomi qui!
E' raccontata un po' male, lo so, ma l'ho scrtta anche abbastanza di fretta u.u
Non chiedetemi nemmeno perchè la stia pubblicando, ma ok.

Jess che viene picchiata, diventa cieca e il suo Niall l'accetta comunque, così com'è :')
Aaah, l'amour(?).

Spero comunque che vi sia piaciuta, almeno un pochino c.c
Mi dissolvo, spero lascerete una mini recensione di dieci parole *occhi da panda*

Mi trovate anche su Twitter: @hugmeHoran69

Un bacio,
Simo.


   
 
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