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Autore: __Di    09/12/2012    2 recensioni
Kokuyo è egoista. Anzi, è avido. Sai che novità, è un demone. Ma è egoista a buon diritto, è avido perché può permetterselo. È egoista come tutti i demoni, ma è avido solo perché c'è lui. No, non è semplice voluttà la sua, è più un bisogno intrinseco di lui. È egoista perché c'è lui, ma non perché lui glielo permette.
Si riscopre innamorato di lui ogni giorno, più del giorno precedente. [KokuyoXHisui]
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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G-Greed

Kokuyo è egoista. Anzi, è avido. Sai che novità, è un demone. Ma è egoista a buon diritto, è avido perché può permetterselo. È egoista come tutti i demoni, ma è avido solo perché c'è lui. No, non è semplice voluttà la sua, è più un bisogno intrinseco di lui. È egoista perché c'è lui, ma non perché lui glielo permette.
Si riscopre innamorato di lui ogni giorno, più del giorno precedente. Come se non fosse già piuttosto palese quel sentimento che prova per lui. E lo conferma, quell'amore, ogni istante della sua giornata, ogni secondo della sua lunga esistenza. Ma non gli basta questo amore, ne vuole ancora, ne vuole sempre, per questo è egoista.
Ed è fiero di esserlo.

Se n'era innamorato all'improvviso, nel giro di un nanosecondo.
Era strano, lui di angeli ne aveva divorati davvero tanti, li aveva condotti su una strada che per loro non aveva ritorno, aveva stuzzicato la loro innocenza e li aveva portati alla perdizione.
Ma Hisui era diverso.
Quando l'aveva visto, lì, in mezzo a quella radura, tutto impegnato a riparare il ramo di un albero spezzato dal vento, non aveva potuto smettere di guardarlo.
Si era avvicinato a lui, osservandolo in silenzio, e, senza neanche accorgersene, gli aveva afferrato il polso.
Non aveva più potuto staccare gli occhi da lui. Ogni volta, in previsione di un incontro tra i oro due mondi, Kokuyo andava lì, in quel luogo in cui s'erano incontrati la prima volta, e aspettava. Non riusciva a toglierselo dalla mente e, tra tutti quei pensieri, non riusciva a credere che lui sarebbe mai tornato da lui. E non poté credere ai suoi occhi quando lo vide lì, che aveva mantenuto la parola data ed era andato a incontrarlo. In quel momento, il suo cuore s'era riempito di gioia, di una gioia che non aveva mai conosciuto. E capì che quell'angelo che ancora non gli aveva detto il suo nome, era diverso da tutti gli altri che aveva conosciuto. E, no, divorarlo non sarebbe bastato a saziare l'interesse che nutriva per lui.
Non aveva paura di lui, quell'angelo, neanche sapendo che lui era il figlio di Satana. Gli baciò pian piano il palmo della mano, nel gesto più delicato che potesse conoscere e gli accarezzò il viso. Lo attirò a sé e lui gli sorrise, dolcemente.
E, a poco a poco cominciò a diventare una consuetudine incontrarsi lì.
Ogni volta si stupiva di ritrovarsi lì e di incontrare lui.
E un giorno glielo disse, gli sussurrò con la voce spezzata e il tono tenero di un innamorato che lui preferiva passare il tempo con quell'angelo sconosciuto, preferiva stare lì in quella radura e stare con lui, anche in silenzio. E lui gli aveva risposto che, sì, anche lui preferiva stare lì piuttosto che andare a quell'incontro. In quel momento il suo cuore aveva tremato, insicuro e felice e così aveva preso a coprirlo di baci, a sbottonargli quella casacca di un colore che lui neanche conosceva. L'aveva baciato lentamente, dolcemente, ed era sceso a spogliarlo del tutto, lì sotto gli occhi del cielo.
L'aveva divorato, ma non per pura perdizione.
L'aveva amato . Con le carezze delicate quanto un respiro, gli aveva sfiorato piano quella pelle morbida e chiara, che s'era arrossata con una facilità impressionante.
L'aveva lasciato riposare, dolcemente, su quella cappa che indossava sempre. La sua pelle era talmente chiara che sembrava sfavillare su quel cappotto nero come la notte. Era rimasto seduto lì accanto, l'aveva guardato dormire, con quei capelli di seta che si spargevano felicemente a raggiera intorno a quel visino efebico.
Gli aveva accarezzato piano i capelli, gli aveva domandato dolcemente il suo nome e lui gliel'aveva sussurrato con un'innocenza imbarazzante.
Hisui .
Aveva divorato un arcangelo. Era rimasto in silenzio, interdetto, per appena un secondo e l'aveva attirato a sé.
Lo portò sulla Terra con sé. Lui non voleva lasciarlo, ma non c'era altro modo se non andare tra gli umani, lui non poteva ascendere e, di certo, non avrebbe permesso a Hisui di insozzarsi negli Inferi. Non avevano scelta.
Hisui aveva accettato, aveva lasciato tutto ed era andato con lui. Aveva una meravigliosa luce negli occhi quel giorno. E anche Kokuyo, a guardarlo bene, aveva una luce che sarebbe stato davvero difficile trovare tra i suoi simili. Era la luce di chi l'anima ce l'ha, e ce l'ha solo per merito dell'amore.
Hisui era diventato necessario per la sua esistenza. Lui e quell'innocenza che non era stata intaccata neanche da quell'anima sporca di demone che aveva lui.
Da quando erano tra gli Umani, Kokuyo aveva imparato ad apprezzare la normalità, e aveva scoperto una cosa che amava quasi quanto amare Hisui, guardarlo. Guardarlo in un ambiente diverso da quella radura, che era diverso dal loro letto, dalla loro stanza. Lo guardava nella normalità di una vita umana. Lo guardava da lontano, accarezzava lentamente con quell'unico occhio che gli era rimasto il suo esile corpo e fantasticava sull'averlo tra le braccia, più tardi, magari.
Però, amare Hisui era in cima alle cose che preferiva.
Hisui neanche figurava in quella lista. Era qualcosa di più. Qualcosa che prescindeva da qualsiasi classificazione, e per questo era vitale.

Accarezza dolcemente quelle carni chiare chiare ancora arrossate dall'acqua calda.
Hisui geme piano tra le sue braccia, gli tira indietro la testa con una debole carezza e bacia quel collo ambrato e bollente.
Kokuyo lo sa, Hisui odia farlo nella vasca da bagno, ma una volta ogni tanto fa un'eccezione solo per lui. E oggi l'ha fatto. Oggi l'hanno fatto lì, in quel bagnetto annebbiato dall'umidità.
Il demone se lo abbraccia con forza. Certo quel turno nella vasca non può aver saziato il suo appetito, e traspare da questo abbraccio.
Se lo abbraccia, sotto le coperte, con la stessa tenerezza e lo stesso affetto del loro primo abbraccio.
Lo ama.
Da morire.
E questo è evidente, si sente sulla pelle, salta all'occhio con una facilità imbarazzante da questo abbraccio.
È un abbraccio che dice tutto. Dice che staranno insieme. Sempre.
Si perde in un qualche ragionamento che è molto poco tipico dei demoni, si perde a saggiare la bellezza di quella posizione, di quell'abbraccio che è tutto fuorché innocente.
Però qualcosa attira la sua attenzione, una lieve carezza sulle sue labbra secche e fine.
Hisui s'è sporto a strappargli un bacio per avere di nuovo il suo occhio addosso. Per essere lui al centro del suo mondo, come se non sapesse già che è il centro del suo mondo.
Il demone sorride, con quel sorriso sghembo da diavolo e lo stringe di più a sé, accarezzandogli piano la schiena con quelle sue dita infuocate e callose.
L'arcangelo ricambia il sorriso, con le labbra che tremano dall'affanno, gli stringe quelle esili braccia attorno alle spalle e sorride.
Kokuyo si allunga su quel bel collo chiaro, come un vampiro che sugge famelico l'energia vitale del sangue, per riempirlo di baci.
Hisui geme. Geme appena contro l'orecchio del suo demone e si abbandona a quel piacere conosciuto eppure sempre nuovo. Colorato da mille diversi colori.
Kokuyo è delicato. Lo è sempre quando si tratta di Hisui.
Forse è perché lui sembra un po' fragile, alle volte. Forse è perché è un po' gracile. E se fosse un po' più concreto nei suoi movimenti, se fossero un po' più salde e prorompenti le sue carezze, quella pelle di porcellana rischierebbe di screpolarsi, di polverizzarsi.
Si muove lentamente, stringendosi l'arcangelo contro il petto, sorride appena e con mano salda, eppure delicata, sfiora quelle zone che ormai conosce bene.
Stringe Hisui nel suo abbraccio, gli accarezza pian piano i capelli, premendo appena sulla cute.
Hisui geme piano, trema sotto quelle carezze, come se non conoscesse quel suo modo di fare, come se non sapesse quanto è tenero quel suo demone quando lo ama. È un gemito incredulo il suo, inaspettato come la neve in agosto. Ed è il suono più bello del mondo.
Il loro respiro si accorcia, pronto ad esprimere quel profondo sussurro ringhiato che sarà l'orgasmo. Si sente il loro amore arrampicarsi tra quelle quattro mura, salire irriverente fino al soffitto. Si sente il calore di quella carezza occulta che smuove le migliaia di colori dello spettro del piacere.
Hisui è sempre bello. E non è solo perché Kokuyo è di parte. È bello ed è oggettivo. Ma c'è un momento in cui lo è anche mille volte di più. Poco prima che il piacere lo assalga, diventa ancora più bello. Gli occhi gli brillano e un dolce sorriso vibra sul suo viso. È un sorriso diverso dal solito sorriso. È il sorriso di chi prova un piacere immenso. Kokuyo ama quell'espressione, è un'espressione che solo lui può vedere, perché solo lui ha il suo cuore. E si gode quel sorriso ogni volta, si gode il suo bel volto ogni volta. Sorride, a sua volta, e annega in quegli occhi di giada che non possono mentire.
Quando l'orgasmo graffia roco le loro gole, Hisui si stringe di più a lui e si strofina contro il suo petto, carezzandogli piano la spalla con un bacio. E Kokuyo gli stringe di più la mano, la tiene sempre stretta quella mano. Non la lascerebbe mai. Solo dopo si rilassa, si accuccia sopra di lui e lo stringe ancora un po' di più. Lo protegge con quel suo corpo grande e forte. Lo protegge da qualsiasi cosa. Lo protegge da quel dolore che può sempre bussare alla loro porta e che lui non deve mai provare.
È bello questo momento, si appartengono sempre, ma in questo momento si sentono l'uno nel cuore dell'altro, più che mai. Questo momento è tutto. Questa sensazione è tutto. Non c'è niente che valga di più.
Quanto tempo è passato dal loro primo incontro? Quante volte sono stati così vicini da sentire nelle narici il respiro dell'altro? Quante volte hanno sentito il calore della pelle l'uno addosso all'altro? Tante, ma non sono e non saranno mai abbastanza. Non per Kokuyo. Ecco perché è egoista.
Hisui sospira piano e si spinge contro il petto la testa di Kokuyo. Il demone sente il cuore del suo compagno tamburellare nelle orecchie, il suo respiro trema ancora, così come le sue mani. Sente la carezza delicata delle sue dita scivolargli lungo le spalle e risalire lentamente tra i suoi capelli.
Alza piano lo sguardo, il figlio di Satana, e lo rivolge a lui, in silenzio, un po' titubante. Sa, purtroppo, che ogni volta che si amano così, in un atto così lontano da Dio, per quanto bello e appagante, qualcosa va ad annebbiare la felicità di quegli occhi di giada. Loro due non sono stati puniti, ma il piccoletto sì, per quanto la sua non sia una vera punizione, ma un atto di magnanimità da parte del Signore. Però si sono comunque perduti, il ragazzino e l'umano, ed è questo che ferisce di più quel cuore dolce e buono d'arcangelo.
Gli bacia lo sterno e poi si sporge in avanti a sfiorargli il lobo dell'orecchio e quel pegno d'amore di tanto tempo fa. Lui accarezza sempre quell'orecchino che è come una fede nuziale. È la fede nuziale del suo mondo. Scende, lentamente, poi, sul suo collo e ne lecca delicato la pelle. Lo abbraccia, più forte, lo fa sempre quando lui si sente così e poi passa tutto. Così, coprendolo col suo corpo imponente, lo protegge da tutto il mondo, da tutto il dolore del mondo e da quei cattivi pensieri.
Ma stavolta non è così facile, forse perché lui non reagisce al suo abbraccio come dovrebbe, come fa di solito. Lui conosce quel genere di reazione, ormai è molto tempo che stanno insieme.
«Non pensarci.» mormora, piano piano, baciandogli ancora il collo. «Mancano meno di vent'anni. Si sveglierà. Si rincontreranno». È un tono dolce quello che usa, tenero.
«Ci pensi mai che poteva capitare a noi?» mormora a voce bassa bassa, arrendendosi a quell'abbraccio e stringendosi a lui. La sua voce trema, rotta, come tremano le sue mani mentre gli accarezzano la schiena tesa e calda.
Kokuyo sta in silenzio. C'è di buono che sta dando ascolto ai suoi pensieri più intimi, a quei pensieri che non hanno voce, normalmente, perché lui non parla tanto di sé, di quei pensieri che gli scuriscono gli occhi. Gli sfiora delicato le labbra con un bacio. È tenero, lui, anche quando i cattivi pensieri gli si annidano in testa. Gli raccoglie il viso tra le dita e se lo bacia di nuovo, piano piano, ancora e ancora.
Hisui sospira appena. Un'altra volta. «Io non...».
«Non pensarci.» gli alita sul viso. «Non pensarci».
Scuote appena la testa, ma non dice niente. Accarezza ancora i capelli del demone, inala a fondo e butta fuori l'aria con un sospiro. «Mi dispiace.» mormora poi, all'improvviso.
Quel suo tono attira l'attenzione del moro, che lentamente scioglie l'abbraccio e si siede lì, al suo fianco. Tutte le volte che fa così, ogni volta che lui si intristisce così, lui si sente maledettamente in colpa, come se stessero martellandogli il cuore e riempiendolo di spilli. Ma poi ammette il suo egoismo e ne è fiero. Può stare con lui. Sempre. È fortunato, lui, egoista e fortunato. Un giorno, forse, ci penserà seriamente anche lui. Anche lui comincerà a pensare a un "poi". A quel giorno in cui dovranno dirsi addio. Ma non è oggi quel giorno. Può essere egoista ancora un po'.
«Hisui.» chiama piano il suo nome. La sua bocca si riempie d'oro ogni volta che lo chiama. E ora lo fa con una tenerezza infinita, gli afferra il polso e lo tira a sé, gli stringe piano piano i fianchi in un caldo abbraccio, gli accarezza il collo con la mano e sospira. Come nel loro primo abbraccio. «Hisui.» ripete, sussurrando.
«Mh?» mugola appena, arrendendosi a quel petto che è un porto sicuro.
Lascia schioccare la lingua sul palato, il demone. «Mi dispiace.» riesce a dire, senza alcuno sforzo, del resto è Hisui. È il suo amore. Ammette il suo egoismo e il suo senso di colpa.
«Oh, Kokuyo!» pigola appena, accarezzandogli con la punta delle dita il petto duro e teso teso. «Non volevo farti sentire in colpa... Ho scelto io di stare con te, di venire qui con te. Tu non c'entri nulla, Kokuyo. Non è colpa tua.» farfuglia piano.
Il demone sorride.
Hisui gli accarezza piano il viso. «Voleva solo essere una domanda, la mia. Tu ci pensi mai? Se io ti avessi preceduto e tu...».
«Non dirlo.» lo interrompe con un sibilo. «Non dirlo».
«Io ci penso.» ammette stringendosi di più a lui, con le gambe e con le braccia. «Penso a un giorno in cui tu potrai non essere più con me. Ma non so se potrei sopportare l'attesa. L'assenza...».
«Ma io sono qui, ora.» risponde con un sussurro dolce e leggero, alitandogli su quel bel visino. «Io sono con te, no?».
Hisui gli rivolge il sorriso che aspettava. Il sorriso di chi è sollevato da un dolore immenso e irriverente. «Sì».
«Allora non pensarci.» aggiunge piano. «Sii un po' egoista. Goditi il momento».
Hisui sorride ancora e si accuccia di nuovo contro il petto del compagno. Cento anni non bastano neanche a lui. Non gliene basterebbero neanche mille. Neanche l'eternità, forse.
«Io sono qui. E ci sono sempre. Sono qui.» ripete.
Si stringe a lui con forza, con una forza che è strano trovare in quelle braccine esili esili. «Lo so.» annuisce. «E non c'è niente che valga di più». 





Salve!
Eccomi qua, ancora una volta.
Ho provato a scrivere un'altra storia, mi piace usare questi due e quindi spero di averli mossi bene. Sono contento. Molto.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e a chi recensirà.
A presto!
D.

   
 
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