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Autore: Jecchan92    10/12/2012    11 recensioni
All’improvviso, un grosso ragazzo di Tassorosso si alzò dal suo tavolo, con sguardo fiero. I suoi compagni lo fissavano ammirati e spaventati.
Lui percorse quei pochi metri che lo separavano dal tavolo dove sedeva Hermione, e si sedette accanto a lei.
Draco osservò la scena, sicuramente quella sarebbe stata la cosa più interessante dell’anno, vedere la Granger rifiutare uno dopo l’altro i suoi pretendenti.
Piccola storia sulla coppia Draco-Hermione. Nessuna pretesa. Recensite, se vi va! ^^
Jecchan
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Image and video hosting by TinyPic I personaggi di J.K.Rowling non mi appartengono, ahimé. Sono tutti il frutto della sua straordinaria immaginazione e ne detiene tutti i diritti.
Buona lettura! ^^

Draco Malfoy non aveva la minima intenzione di tornare a scuola dopo a fine della Guerra: non avrebbe sopportato le frecciatine e gli insulti, senza parlare del rischio di finire in qualche rissa o, peggio ancora, in qualche Duello.
Ma sua madre era stata categorica.
“Finirai la scuola, Draco. Non accetto nessun tipo di no da parte tua. L’istruzione è importante, vorrei che tu trovassi un’occupazione degna di questo nome”.
Alla proposta di Draco di finire i suoi studi a Durmstrang, suo padre è intervenuto.
“Ho fatto tanti sbagli, Draco. Ma ora la tua sicurezza viene prima di ogni cosa. Quella scuola è intrisa di Magia Oscura, e non voglio che tu faccia amicizie sbagliate”.
Ma senti da che pulpito viene la predica, pensò il piccolo Malfoy.
Proprio suo padre gli fa la paternale su chi deve o non deve frequentare. Proprio lui, che ha quasi fatto ammazzare la sua famiglia per “le amicizie sbagliate”.
Draco aveva tentato di tutto, dalle minacce, alle lusinghe, era arrivato addirittura a fingere un pianto isterico. Ma i suoi genitori erano dei gran testoni.
Così, il primo settembre, tutti e tre si presentarono, puntuali, al binario nove e tre quarti.
Come Draco sospettava, non mancarono gli sguardi severi e le occhiate cattive.
Draco sentì perfino dei primini sussurrare “Che coraggio, presentarsi ancora qui”.
Sarebbe stato un anno difficile, senza dubbio.
 
Il tavolo Serpeverde era praticamente vuoto, poiché molti studenti erano figli, nonché attivi sostenitori delle loro idee, dei Mangiamorte tra i più vicini al Signore Oscuro.
Era la decisione giusta, pensò Draco. I Serpeverde sapevano battere in ritirata quando annusavano il pericolo. Lo facevano per salvare la pelle.
A quanto pare i suoi genitori l’avevano scambiato per un Grifondoro, concluse la Serpe.
-Ehi Draco, non vorrei metterti in soggezione, ma mezza Sala Grande sta guardando dalla tua parte, e a giudicare dai loro sguardi, vorrebbero vederti schiattare all’istante-
Blaise Zabini godeva un mondo nel constatare che a lui non sarebbero mai state rivolte quelle occhiate.
Sua madre è sempre stata troppo impegnata a trovare un nuovo pollo da spennare per avvicinarsi ai Mangiamorte, e suo padre non sapeva nemmeno chi fosse, ma lo ringraziava mentalmente ogni giorno per l’ingente patrimonio che ha lasciato a lui ed a sua madre.
Era un sollievo non far parte dei “traditori del mondo magico”.
-Grazie Blaise, giuro che non l’avevo notato-
Zabini poteva considerarsi ciò che più si avvicinava alla descrizione di “migliore amico”, ma in quel momento Draco lo odiò profondamente.
-Come hai fatto a non notarlo? Non sentivi gli insulti sussurrati a mezza voce mentre entravamo nel castello?- proseguì crudelmente Zabini.
-A dire la verità li ho sentiti nel momento in cui ho messo piede alla stazione. Fammi un favore Blaise, non scocciarmi, e quest’anno andremo d’accordo, va bene?-
Il moro sorrise sornione, ma decise che per quella sera aveva torturato abbastanza il suo amico.
Lo sguardo di Malfoy si posò sul tavolo Grifondoro, dove il Magico Trio consumava silenziosamente il proprio pasto. Erano apparentemente incuranti degli sguardi di adorazione e dei sospiri di ammirazione del resto della scuola.
Proprio in quel momento, ad Harry Potter cadde di mano una forchetta.
L’oggetto in questione non toccò nemmeno il suolo, poiché almeno cinque ragazze si scontrarono per raccoglierla in tempo.
La vincitrice era una ragazzina del terzo anno, che lo riconsegnò tremante al moro.
-Bè, grazie- disse lui sorridendo timidamente.
Per poco la ragazza non svenne dalla gioia, e tornò saltellando al suo posto, acclamata dalle sue amiche come un’eroina.
Draco notò gli sguardi rassegnati che i tre salvatori si scambiavano.
Anche per loro sarà un anno molto duro, tutto sommato.
 
Quella mattina, a colazione, la nuova preside Minerva McGranitt passò in mezzo alle quattro tavolate per consegnare gli orari delle lezioni.
-Buongiorno, Draco- sbadiglio Zabini sedendosi affianco a lui.
-‘Giorno- rispose il biondo senza particolare interesse.
Era in Sala Grande da pochi minuti, eppure aveva già dovuto ignorare parecchi sussurri verso la sua persona.
Inevitabilmente, il suo sguardo si posò di nuovo al tavolo dei Grifoni.
Quella mattina c’era solo la Granger, che forse sperava di diventare invisibile, a giudicare dallo sguardo fisso sui suoi cereali e le spalle chiuse.
Inutile, pensò Malfoy. Era la salvatrice del mondo magico, nessuno l’avrebbe lasciata in pace per un bel po’.
Tentava di ignorare le occhiate avide che i ragazzi le lanciavano, e si concentrava esageratamente sul suo nuovo orario, sorseggiando la sua spremuta.
All’improvviso, un grosso ragazzo di Tassorosso si alzò dal suo tavolo, con sguardo fiero. I suoi compagni lo fissavano ammirati e spaventati.
Lui percorse quei pochi metri che lo separavano dal tavolo dove sedeva Hermione, e si sedette accanto a lei.
Draco osservò la scena, sicuramente quella sarebbe stata la cosa più interessante dell’anno, vedere la Granger rifiutare uno dopo l’altro i suoi pretendenti.
La riccia alzò lo sguardo dalla pergamena con gli orari e lo fissò stupita.
-Ciao, Hermione-
-Scusa, ci conosciamo?- chiese lei sinceramente perplessa.
Draco riuscì a far passare la risata per un colpo di tosse. Molti occhi lo fissavano, probabilmente sperando che morisse soffocato nella sua saliva.
-No, ecco, io e te non ci siamo mai presentati ufficialmente- proseguì il ragazzone di Tassorosso, ora un po’ meno coraggioso.
-Mi chiamo Michael Hopkins, figlio di Mafalda e Tom Hopkins-
Precisò quel dettaglio sperando di fare colpo, ma l’unica reazione che ottenne fu una leggera alzata di sopracciglia di Hermione. Nulla che si avvicinasse alla sorpresa, comunque.
-Oh, bene. Io sono Hermione Granger, figlia di due dentisti- rispose sorridendo.
A questo punto, Draco dovette affondare il viso nel mantello che indossava per non scoppiare a ridere.
-Non c’è bisogno che giustifichi le tue origini, ovviamente. E non c’è bisogno che ti presenti. Tutti ti conoscono- riprese Michael, che non si era accorto del tono sarcastico della sua interlocutrice.
-A nome di molte persone, vorremo ringraziarti, insieme ad Harry e Ron, di quello che avete fatto per noi. Nessuno sarebbe ancora vivo, senza di voi-
Le guance della Grifondoro si tinsero di un delizioso rosa, ma nulla di volgare.
-Non ho fatto nulla, in realtà. Noi non abbiamo fatto nulla. Ma grazie lo stesso-
-A questo proposito- ricominciò lui, incurante del fatto che la Granger cercava un modo carino per concludere la conversazione.
-Volevo chiederti.. Ecco- si mise la mano tra i capelli, imbarazzato – Tra due settimane ci sarà la gita a Hogsmeade, volevo sapere se ti andrebbe di bere una Burrobirra insieme, una volta lì-
Forse Draco era paranoico, ma aveva la sensazione che tutta la Sala Grande stesse osservando la Granger e questo Michael Hopkins.
-Ecco, vedi Michael, ti ringrazio molto, sono lusingata, ma al momento l’unica cosa che vorrei fare a Hogsmeade è rinchiudermi con i miei due amici alla Testa di Porco e bere del Firewhisky- concluse.
Ormai Malfoy aveva le lacrime agli occhi nel tentativo di non ridere. Si asciugò velocente il viso con un tovagliolo, deciso a non perdere un istante.
La Grifondoro tentava di allontanarlo in qualunque modo, perfino farsi passare per un’alcolizzata, ma Michael era un osso duro.
-Fantastico, allora vi potrei raggiungere nel pomeriggio! Offrirei io, chiaramente-
Michael Hopkins non poteva credere alla sua fortuna: non solo sarebbe uscita con la Granger, avrebbe addirittura conosciuto Harry Potter e Ronald Weasley!
Hermione sospirò: non era nella sua natura essere dura, ma d’altronde non aveva mai avuto molti appuntamenti, e decisamente non ne aveva mai rifiutato uno.
-Scusa la brutalità, Michael. Non voglio uscire con te, non vorrò mai uscire con te. Non prenderla sul personale, ma non mi piaci-
Michael accusò il colpo. Era praticamente convinto di esserci riuscito.
-Hermione, che ti costa darmi una possibilità? Se noi..-
Ma non era riuscito a dire altro: mentre parlava, lui l’aveva presa per i polsi, e lei aveva urlato e si era allontanata.
A Draco Malfoy vennero i brividi: non aveva mai visto Hermione Granger in quello stato. Si toccava le braccia e tremava, gesto che non era sfuggito a nessun paio d’occhi della Sala Grande, nemmeno a quelli dei professori, che si stavano avvicinando.
-Tu.. Non m devi toccare.. Mai più..- urlava, ormai fuori di sé.
In quel momento, Potter e Weasley erano entrati tutti trafelati.
Erano in ritardo, non erano riusciti a svegliarsi, ma quando, a metà scalinata, sentirono un urlo disumano, caracollarono verso la Sala Grande.
Trovarono la loro amica bianca e tremante, che continuava a strofinarsi le braccia e fissava un tizio con gli occhi fuori dalle orbite.
-Hermione, tutto bene?-
Al suono della voce di Harry, Hermione seppe di essere al sicuro. Non capiva quando si era resa conto quanto la presenza di Harry e Ron, la presenza fisica, accanto a lei fosse diventata una dipendenza.
Si buttò subito tra le loro braccia, tremando.
-Forse è il caso di portarla in Infermeria- suggerì la McGranitt preoccupata.
-E’ tutto a posto, professoressa, vero Herm?- disse Ron, accarezzandole i capelli per tranquillizzarla.
Lei si calmò un po’, annuendo energicamente sulla spalla del suo amico rosso.
-Allora la affido a voi. Hopkins, tra un’ora nel mio ufficio- ululò al poverino, che aveva addirittura smesso di respirare dalla sorpresa.
Quando si sedette al suo tavolo, alzò teatralmente la mano, per intimare i suoi amici a tacere.
-Quella è matta, ve lo dico io. La Guerra l’ha ammattita. Giuro che l’ho solo sfiorata..-
Ma ormai Draco non ascoltava più quello stupido Tassorosso.
Perché quella reazione? Non gli sembrava che Hopkins l’avesse presa con la forza, eppure è saltata come un molla dalla panca, urlandogli contro e strofinandosi le braccia.
La Guerra l’aveva devastata, anche mentalmente? Aveva davvero perso il lume della ragione?
-Hai visto come si stringeva le braccia? Da come ha reagito, sembrava che Hopkins avesse le mani bollenti- sussurrò Blaise all’orecchio di Malfoy.
Improvvisamente, tutto ebbe un senso, e Draco si sentì stranamente in colpa.
Lui c’era, aveva visto tutto senza fare nulla. A volte, tra i suoi incubi ricorrenti, facevano capolino anche le urla profonde di dolore della Granger, schiacciata dal peso di Bellatrix che la torturava.
Ai suoi occhi spesso sale l’immagine di una scritta, di un rosso intenso, che colava su una pelle bianca e delicata.
Mudblood.
Sua zia aveva lasciato nella Grifona ben più di uno spiacevole ricordo.
L’aveva ammalata.
Non sopportava che nessuno, al di fuori dei suoi due amici, la toccasse, anche solo la sfiorasse.
Hopkins le aveva appena toccato i polsi, non le braccia, eppure era scattata, disgustata.
Scusa Granger, pensò Draco, avrei potuto fare qualcosa.
Poi si confutò da solo. Non avrebbe potuto fare nulla, era già un miracolo che fosse ancora vivo, allora.

NdA Buon pomeriggio!
Questa è un altro inizio di storia nata dalla mia mente bacata.
La cosa strana per me è che per la prima volta scrivo in terza persona! Vediamo se funziona il narratore onnisciente.
Fatemi sapere! ^^
Jecchan

 
  
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