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Autore: larryslovebirds    10/12/2012    6 recensioni
‘Tu mi ami?’ chiese d’un tratto Louis, ancora completamente ubriaco, con la bocca impastata dall’alcool. Harry sorrise.
Amava ogni singola sfaccettatura di Louis, ed inevitabilmente ed ovviamente e logicamente lo amava anche quando era ubriaco. Soprattutto quando era ubriaco: in quelle occasioni Louis agiva e parlava incoscientemente, trapelando tutto l’amore e il desiderio che provava per lui, ed era così bello quando cercava invano di negare il suo stato di ebbrezza, affermando con fare convinto: ‘Io non sono ubriaco.’ ogni qualvolta gli veniva ripetuto che aveva esagerato col bere.
E poi diciamolo, ad Harry piaceva fare per una volta la parte di quello che doveva prendersi cura dell’altro, proteggerlo ed assisterlo finché non fosse stato meglio. Harry amava fare quella parte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Before one of his concert during his european tour, Ed Sheeran said he wrote 'Give Me Love' for two best friends who fell in love; and devoted it to all best friends who fall in love regardless of their gender.
(November 2012)


“And that I fight my corner, maybe tonight I'll call you 
after my blood turns into alcohol,
no, I just wanna hold ya.

Give a little time to me, 
we'll burn this out 
we'll play hide and seek to turn this around,
all I want is the taste that your lips allow
my my my my give me love.”



Harry Styles amava Louis Tomlinson.
Amava ogni cosa che lo riguardasse, assolutamente. Ogni suo difetto, ogni sua sfumatura. Amava il suo sorriso. Quello vero, quello col quale gli si formavano due adorabili fossette sotto gli occhi, quello che mostrava i suoi denti perfetti. Amava il modo in cui si vestiva, quello in cui si muoveva e quello in cui parlava. Amava il suo culo, inevitabilmente. Ma soprattutto, più di ogni altra cosa al mondo, amava le sue mani. Quelle mani grandi, muscolose e possenti, che gli donavano una sensazione di sicurezza.
Harry si sentiva così minuto, impotente, debole, di fronte a Louis. Si sentiva come se lui fosse l’unica persona esistente che potesse dargli quello di cui veramente aveva bisogno: sicurezza. Perché si, Louis proteggeva Harry. L’aveva sempre fatto. Sin da quel lontano ma allo stesso tempo indimenticabile giorno in cui si erano incontrati; in quel minuscolo e malandato bagno degli studi di XFactor.
‘Oops!’ aveva mormorato Louis, afferrando un asciugamano e scontrando le sue mani con quelle del ragazzino. ‘Hi!’ aveva risposto Harry, imbarazzato, ma sorridendo.
Harry sentì da subito una sensazione strana, nuova, elettrizzante: quel ragazzo gli stava simpatico. Sarebbero diventati amici da subito, si era detto, contento di aver trovato qualcuno col quale condividere l’esperienza ad XFactor.
Quel che Harry non sapeva era che con quel ragazzo avrebbe condiviso non solo il percorso all’interno del programma televisivo, ma una casa, ed una vita.
Perché si, i due erano andati a convivere in una piccola ed accogliente casetta nel nord di Londra, e sì, il destino volle anche che i due capitassero nella stessa band musicale. E sì, Harry detestava ammetterlo, perché questo faceva di lui la persona vulnerabile, debole, e sensibile che era, ma si era innamorato di Louis Tomlinson. Se ne era incondizionatamente innamorato; e cominciò ad accorgersene quando condividere lo stesso letto oltre che la stessa casa diventò per lui una cosa indispensabile, della quale non poteva fare a meno: se Louis non dormiva accanto a lui, non avrebbe chiuso occhio per tutta la notte.  E sì, cominciò a porsi delle domande anche quando sentiva la gelosia montargli dentro ogni qualvolta qualcuno che non fosse lui toccasse o parlasse a Louis con una certa confidenza; o quando lo osservava spogliarsi ed infilarsi il pigiama la sera prima di sgusciare nel letto avvertendo quella sensazione d’eccitamento e contentezza.
E se vi state chiedendo se ad Harry tutto questo sembrasse strano, la risposta era no. Affatto. Non si era mai soffermato a pensare riguardo al suo orientamento sessuale; e, sinceramente, non la riteneva neanche una cosa così importante.
Louis, dal canto suo, si sentiva quasi in dovere di proteggere Harry. Gli sembrava così debole ed indifeso, così piccolo ed innocente. Ed era anche per questo che aveva accettato, su consiglio (o forse obbligo?) del loro management di avere una beard per nascondere la loro relazione. (Che poi non era neanche sicuro dover definire relazione. Erano qualcosa di più che amici, ma non erano neanche fidanzati. O forse era lui che non voleva ammettere a sé stesso che sì, avevano una relazione. Perché sì, anche lui amava follemente Harry Styles ma no, non voleva assolutamente affrontare questa questione con se stesso. Sì, amava accarezzargli quei ricci castani da adolescente ribelle che si ritrovava; amava vederlo sorridere con quel sorriso mozzafiato che aveva, quel sorriso che gli toglieva le parole oltre che il fiato, quel sorriso che gli faceva volare le farfalle nello stomaco; amava osservarlo mentre dormiva, seguendo i suoi respiri pesanti e regolari e rassicuranti; amava i suoi occhi verdi, quegli occhi penetranti e trasparenti e senza segreti; e sì, si sentiva stupido e banale e ridicolo ad ammetterlo a sé stesso, perché la descrizione di quello che provava per Harry Styles sembrava quella di una tredicenne alle prese con la sua prima cotta amorosa. Ad ogni modo, era lui il maggiore, ed era compito suo prendere in mano la situazione e cercare di salvarla in qualche modo, giusto?)
Louis voleva chiaramente bene ad Eleanor, (dopotutto erano amici da una vita), ma non quanto ne voleva ad Harry.  Forse perché lui amava Harry, anche se odiava ammetterlo.
A Louis Eleanor stava simpatica. La trovava carina, affabile e socievole, ma nonostante tutto, non riusciva a non compatirla: faceva la fidanzata per finta. Fingeva di essere innamorata, di stare bene ed essere felice, di volersi sposare e fare tanti bei bambini. Chi altro avrebbe mai fatto una cosa del genere?  Ma la pagavano, almeno, e questo pensiero lo rincuorava un po’ .


‘Potrei avere un altro drink?’, chiese Louis rivolto alla barista, già visibilmente brillo e pericolosamente barcollante. Harry gli afferrò il braccio e ‘Louis, no’ fece, serio e con fare adulto e premuroso. ‘Non lo ascolti, è ubriaco’ aggiunse poi rivolto alla barista, trascinando il compagno lontano, verso il lato opposto del locale.
Era una di quelle solite serate festaiole che usavano trascorrere ormai da un po’, dopo ogni concerto. Niall, Liam e Zayn erano seduti su un divanetto a sorseggiare i loro drink e a smangiucchiare patatine, circondati dalla security ed inevitabilmente dal management. Harry si sporse oltre lo schieramento di guardie e ‘fate spazio’ ordinò, trascinandosi dietro Louis faticosamente; mentre Niall si stringeva agli altri per permettere ai due di sedersi.
Harry si accorse che Louis cominciava ad agire sotto effetto dell’alcool quando si avvicinò improvvisamente al suo viso e ‘Baciami!’ esclamò, ridendo. ‘Louis, siamo in pubblico e tu sei ubriaco’ constatò il riccio a bassa voce, allontanando con delicatezza il viso dell’altro. ‘Non m’interessa, baciami’ ripeté Louis insistente, incurante degli sguardi torvi da parte dei manager.
‘Non credo sia una buona idea’ riprovò Harry, respingendo di nuovo l’altro. ‘Andiamo a casa, che ne dici?’ chiese poi, con tono premuroso, come se stesse parlando con un bambino di sei anni. ‘No, io voglio che tu mi baci qui’  insisté Louis, e ‘ho caldo, mi togli il giacchetto?’ chiese poi, come se si fosse d’un tratto dimenticato del modo in cui slacciare una chiusura lampo. ‘Te lo toglierò quando saremo a casa’ concluse Harry, fermo, cominciando a farsi spazio tra la folla per raggiungere l’uscita del locale, esausto.

Una volta a casa, Harry liberò Louis dai vestiti madidi di sudore e maleodoranti di alcool e fumo (sicuramente per colpa di Zayn); gli infilò cautamente il pigiama e lo adagiò sul divano, ponendo una bacinella sul pavimento all’altezza della testa in caso avesse dovuto vomitare tutto l’alcool e le amarezze accumulate durante la settimana.
Poi anche lui scivolò nei suoi indumenti da notte, afferrò due bottiglie di birra dal frigorifero e si accasciò sul pavimento, poggiando la testa sulla parte inferiore del divano.
‘Tu mi ami?’ chiese d’un tratto Louis, ancora completamente ubriaco, con la bocca impastata dall’alcool. Harry sorrise.
Amava ogni singola sfaccettatura di Louis, ed inevitabilmente ed ovviamente e logicamente lo amava anche quando era ubriaco. Soprattutto quando era ubriaco: in quelle occasioni Louis agiva e parlava incoscientemente, trapelando tutto l’amore e il desiderio che provava per lui, ed era così bello quando cercava invano di negare il suo stato di ebbrezza, affermando con fare convinto: ‘Io non sono ubriaco.’ ogni qualvolta gli veniva ripetuto che aveva esagerato col bere.
E poi diciamolo, ad Harry piaceva fare per una volta la parte di quello che doveva prendersi cura dell’altro, proteggerlo ed assisterlo finché non fosse stato meglio. Harry amava fare quella parte.
‘Certo che ti amo’ rispose, sorseggiando la sua birra. ‘Menomale’ fece Louis, rigirandosi nel divano, come se lo trovasse scomodo e troppo stretto. ‘Perché io ti amo’ continuò, ‘io ti amo. Amo solo te, Harry. E scusa. Scusa perché non te lo dimostro come tu lo dimostri a me, e scusa perché adesso sono ubriaco e sto blaterando un sacco di stronzate e non ho neanche idea di quello che sto dicendo’ concluse con una punta di lucidità nella voce. Harry sorrise di nuovo, sfoderando uno di quei sorrisi che scoprivano tutti i suoi denti bianchi e quadrati, uno di quei sorrisi che avrebbe fatto volare le farfalle nello stomaco di Louis se solo fosse stato lucido ed in grado di vederlo in quel momento.
‘Louis, non ti devi scusare di niente’ fece l’altro, stappando la seconda bottiglia e cominciando a sorseggiarla. ‘Io ti amo, ti amo ogni istante della mia vita. Ti amo quando ci svegliamo insieme la mattina, ti amo quando ci obbligano a dire cose che non pensiamo, ti amo quando fai finta che non t’importi di niente quando in realtà soffri quanto me, forse di più; ti amo quando continui a sostenere di essere etero anche se ti ecciti solo guardando il mio sorriso, e ti amerei anche se il sole non fosse giallo e la Terra non ruoterebbe su se stessa.’
Ed Harry, forse preso dal suo discorso poetico e dall’emozione di quel momento così intimo, così pieno d’amore e di confessioni, si alzò ed andò a prendersi un’altra birra. E poi un’altra e un’altra ancora, fino ad esaurire tutte le scorte che avevano in cucina. E forse bevve un po’ troppo, perché la sua vista cominciò a diventare confusa e annebbiata, e dovette procedere attraverso il corridoio a tastoni e con la speranza di non inciampare nelle sue stesse pantofole.
E quando arrivò in salotto si imbatté goffamente nel divano, che appariva ai suoi occhi annegati nell’alcool una grossa macchia color marrone chiaro. ‘Credo di essere ubriaco anch’io’ constatò saggiamente, fiondandosi pesantemente sulle gambe dell’altro e ritrovandosi faccia a faccia con il compagno.
E, si sa, Harry Styles e Louis Tomlinson, entrambi ubriachi fino al midollo, sullo stesso divano all’una di notte, non portano mai buone cose.
Harry avvertì l’impulso di baciare Louis, ficcargli la lingua in bocca con veemenza e afferrarlo per i capelli, strappargli di dosso quell’inutile maglietta che lui stesso gli aveva infilato poco più di un’ora prima e poi avvinghiarsi al suo corpo e non lasciarlo andare mai più; ma non lo fece.
Cercò invano di riottenere la sua lucidità e di staccarsi dall’altro, ‘domani dobbiamo alzarci presto’ ripeté, più a sé stesso che a Louis.
Ma poi avvertì la presa solida e potente dell’altro che lo teneva irrimediabilmente a stretto contatto col suo corpo, ed Harry trattenne a stento l’impulso di infilare clandestinamente la sua mano destra nei pantaloni di Louis.
Non me ne frega un cazzo che dobbiamo alzarci presto domani’ fece il liscio di rimando, strafottente, sfacciato come sempre, incastrando i suoi occhi in quelli verdissimi di Harry. ‘Hai detto che mi avresti baciato una volta a casa, perché non lo fai? Baciami, Harry’ disse, tirandolo a sé con maggiore forza. Ed Harry, stavolta, non si trattenne. Si avvicinò al viso di Louis ed appoggiò con delicatezza le sue labbra su quelle schiuse dell’altro, che sapevano di alcool e di segreti mantenuti, di bisogno d’amore e di parole mai dette, parole che in quel momento non servivano. Louis si intromise con invadenza nella bocca di Harry, facendo scontrare ed incontrare le loro lingue bisognose.
E proseguirono così per minuti che parvero interminabili, minuti nei quali entrambi si sentivano amati ed accettati e felici, nonostante fossero ubriachi e completamente incoscienti delle loro azioni.
Poi Louis cominciò a muovere la sua mano sinistra verso i pantaloni dell’altro, facendoli scendere lentamente dai fianchi; ed Harry fece lo stesso, togliendo con difficoltà i boxer di Louis e continuando a baciare la sua bocca, perché non voleva che quel bacio finisse; quel bacio pieno di incoscienza e di amore e di innocenza e di felicità.
E poi, in poco tempo, i loro corpi si unirono e si aggrovigliarono in un gomitolo. Un gomitolo di sensazioni contrastanti, di segreti e parole e bugie, di sentimenti nascosti, di dolore e di amarezza, di proibito e di amore; quello vero.
Perché quando i corpi di Harry e Louis si fondevano in un corpo solo, non c’era nient’altro al mondo che contasse veramente. Non c’erano i One Direction, non c’erano i concerti, le interviste, le copertine dei giornali che li dipingevano come irrimediabili donnaioli; non c’erano le fan impazzite che speravano ancora di sposarsi con uno di loro; non c’erano macchinoni, jet privati, taxi con i vetri oscurati, hotel di lusso e soldi che spuntavano da ogni direzione in cui girassero la testa; non c’erano security, manager, autisti con sorrisi finti che chiedevano autografi per le figlie; non c’erano etichette, etero, bisex, gay.
Perché loro erano semplicemente Harry e Louis, ed erano innamorati l’uno dell’altro. E gli altri avrebbero potuto negarlo, scrivere su tutte le testate dei giornali che erano fidanzati con cantanti famose e straricche e tettone, e nessuno sarebbe mai potuto entrare nel loro piccolo appartamento nel nord di Londra e trovarli così, aggrovigliati l’uno all’altro, come se tutto ciò di cui avessero bisogno non fosse neanche cibo, o acqua, o qualunque altra cosa di cui gli esseri umani normali avevano bisogno. Sarebbero potuti rimanere così per sempre, incuranti di un mondo che andava avanti senza di loro.
E questa era un po’ la loro rivincita contro questo mondo. Contro questo mondo che li voleva diversi e non li accettava per quello che veramente erano, contro questo mondo che rifiutava di vederli innamorati ed insieme e felici.
Perché sì, l’unica cosa di cui Harry Styles aveva bisogno era Louis Tomlinson. E l’unica cosa di cui Louis Tomlinson aveva bisogno era Harry Styles. E sì, nessuno avrebbe mai potuto negare loro la libertà di amarsi e di ubriacarsi e di fare l’amore sul loro divano del salotto completamente sopraffatti dall’alcool e con la consapevolezza di essere incondizionatamente innamorati l’uno dell’altro.







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Ed eccomi qui, di nuovo uu so che probabilmente state aspettando il nuovo capitolo della mia ff (o forse no, forse siete capitate qui per caso, o forse ci siete perché siete Larry shippers –battete il cinque sorelle-; anyway avevo già da tempo l’idea di scrivere qualcosa sui Larry, ed anche se come al solito non sono mai convinta di quel che scrivo, ecco quel che ne è uscito çç fatemi sapere cosa ne pensate.
(Ovviamente, e dico ovviamente, non poteva mancare la parte iniziale riguardante Give Me Love; un po’ perché mi ha inspirato la storia, e un po’ perché ogni singola canzone di Ed mi ricorda i Larry –si, sono una malata- e un po’ pure perché boh, volevo inserire qualcosa di originale (?))
Mi sto prolungando troppo, quindi evaporo a studiare ;_; ricordate che per ogni cosa sono sempre su twitter, @xoutoftowngirl_ :)
a presto sweeties
♥ 
   
 
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