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Autore: blazethecat31    10/12/2012    3 recensioni
Shaun le aveva raccontato che secondo Dante chi tradisce non merita la beatitudine eterna, ma in fondo Lucy era stata una buona amica, che non faceva preoccupare troppo, che semplicemente non si apriva praticamente con nessuno, forse ad eccezione della sua amica assassina. [regalo di Natale anticipato dall'inutile titolo]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rebecca Crane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-Lucy, ce l’hai fatta! Sette anni, roba da non crederci!-

Nel suo computer non c’erano solo dati dell’animus, password rubate all’Abstergo, ricerche sulle mele dell’Eden o email salvate sugli ultimi aggiornamenti degli assassini che combattevano fuori.
Una parte di quel calcolatore era di uso prettamente personale e riservato, come giusto che fosse, estraneo alla confraternita, contenente ricordi, non dei suoi antenati mercenari, ma risalenti  a pochi mesi prima, a volte anche di più.

Rebecca non poteva certo riviverli con la macchina che Desmond stava usando, erano solo delle foto scattate con una webcam dalla risoluzione non perfetta, in luoghi quasi sempre diversi, ma quasi mai  all’aperto, sempre con la stessa persona che ormai giaceva in una zona remota di Roma.

Una specie di animus, sì, ma sottoterra, e non si vivono le vite di chi è venuto prima, ma la propria vita in un mondo diverso; chi ha saputo comportarsi meritevolmente non combatterà più, chi non ha saputo rispettare le regole verrà dannato per l’eternità.
Cosa più importante: non si esce da quell’animus.
Non sapeva se Lucy sarebbe finita in paradiso o all’inferno, non era nemmeno convinta dell’esistenza di questi posti, ma c’era comunque un contrasto.

Shaun le aveva raccontato che secondo Dante chi tradisce non merita la beatitudine eterna, ma in fondo Lucy era stata una buona amica, che non faceva preoccupare troppo, che semplicemente non si apriva praticamente con nessuno, forse ad eccezione della sua amica assassina.

-Era una templare, Rebecca. Anche a me dispiace, ma ci ha traditi.-
-Fottiti Shaun…era la mia migliore amica!-

Regola indiretta degli assassini: sei un templare? Potrai anche essere mio padre o un mio amico, ma il mio credo dice che devi morire.

Anche con Haytham era successo, ma forse quelle erano circostanze troppo intricate. Non era nemmeno un caso simile a quello di Maria e Altair, lei aveva perso i contatti, ma non Lucy.
E cosa più triste, non gliel’avrebbe potuto dire per motivi vari.

 

Rebecca guardava quelle foto quando tutti erano al lavoro, premendo il tasto sinistro del mouse nel modo più silenzioso  possibile, perché l’eco di quel tempio era spaventosa, e non voleva far insospettire nessuno.
Non erano molte, ed erano scattate negli ultimi luoghi visitati.
Il rifugio.
Monteriggioni.
Persino nel camion.

-Ehi Lucy, facciamo una foto!-
-Non ora, non vedi che sto lavorando?-
-Dai, così quando avremo salvato il mondo potremo vantarci di aver avuto il tempo di fare alcuni scatti!-

Dopo questa frase Lucy cedeva sempre, si alzava dalla sua postazione, si inginocchiava a terra vicino a lei e le teneva la mano, stringendola quasi fino a farle male; nelle foto non si vedeva ma lo ricordava benissimo.

Erano fatte di pixel e sorrisi falsi, ma comunque pieni di speranza, forse falsa anch’essa.

Ce n’era una a cui teneva terribilmente, aveva lottato contro se stessa pur di non metterla come sfondo del desktop, che rimaneva sempre lo stesso sfondo nero, con il simbolo della confraternita al centro.
Erano giovani, ancora non parte di nessuna fazione, sdraiate spensieratamente sull’erba di un parco; era l’unica foto fatta con una fotocamera.
Lì sorridevano, eccome se sorridevano, fiere di aver superato tutti i loro drammi adolescenziali, insieme.

Sicuramente avrebbe continuato a volerle bene anche se avesse saputo i suoi veri obbiettivi, se Desmond Giunone non l’avesse uccisa sarebbe riuscita a farla ragionare, ne era certa.

I tasti piatti si inumidirono di lacrime, che vennero poi subito asciugati dalle dita che iniziarono a battere sulla tastiera, fingendo di essere al lavoro.
Semplicemente perché Desmond si era alzato, ed era diretto verso di lei.

  
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