Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Melanto    27/06/2007    3 recensioni
[Ultima revisione: 4/11/2010] - Io giuro, solennemente, che sarò fedele al mio Stato e al mio Maharaja, qualsiasi cosa accada, fino alla fine dei miei giorni. Veglierò sui Principi, preservandone l'incolumità. La mia vita, per la loro vita. Ora e sempre. Niente farà vacillare le mie convinzioni, niente mi distoglierà dall'adempimento dei miei doveri. Sul mio onore, io giuro.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Profumo d'Oriente' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Maharajakumar

- Capitolo 5 -

Il Maharaja appoggiò lentamente la tazza di tè sul tavolo, facendone tintinnare la ceramica a contatto con quella del piattino. Aveva consumato in silenzio la colazione con i due figli, che continuavano a sorseggiare i loro tè.
“Yuzo, non hai una bella cera...” disse ad un tratto, facendo irrigidire il Principe Minore che deglutì con uno sforzo sovrumano “...non hai dormito bene stanotte?”
“Veramente... ho avuto un sonno piuttosto agitato...” mentì, rivolgendogli solo un rapido sguardo per poi tornare ad osservare il liquido scuro che riempiva la sua tazza.
Non poteva certo dirgli di non aver dormito affatto.
Dopo aver assistito a quel meraviglioso miracolo della Natura quale fosse l’alba, Mamoru lo aveva riaccompagnato fin sotto al suo balcone, stando ben attenti a non farsi sorprendere: senza più il favore delle tenebre, era più facile essere individuati. Da lì, Yuzo si era arrampicato da solo fino al suo terrazzo, mentre il cadetto aveva atteso che fosse definitivamente al sicuro prima di rivolgergli un profondo inchino e fare alcuni passi indietro. Il Principe gli aveva sorriso e poi l’aveva visto scomparire all’interno della boscaglia, seguendo i suoi rapidi movimenti. Era rimasto presso la balconata per un’altra manciata di minuti, a contemplare le fronde nuovamente ferme e silenziose, traendo un profondo sospiro. Ryo era corso a dargli il bentornato, strofinandosi contro le sue gambe, miagolando, e lui l’aveva affettuosamente accarezzato, per poi entrare in camera e chiudere le imposte alle sue spalle, a far credere di stare ancora dormendo. Si era cambiato rapidamente, indossando il pigiama, e si era infilato sotto al fresco lenzuolo in seta, incrociando le braccia dietro la nuca e restando ad osservare il soffitto.
I ricordi dell’intera nottata lo avevano assalito immediatamente, facendogliela rivivere tutta, con i suoi alti ed i suoi bassi, mettendogli a soqquadro il cuore tra la miriade di emozioni che aveva provato. Aveva sorriso al ricordo delle mele del signor Kira, e a come fossero dolci e succose, per poi intristirsi al riecheggiare della frusta nelle sue orecchie. Ma tutto questo era sembrato come una specie di cornice al sentimento strano che sembrava essere preponderante su tutti gli altri. Non era riuscito ad inquadrarlo bene, ma aveva capito come questo fosse strettamente legato a Mamoru e, quando l’aveva visto andare via, sapendo che, nel momento in cui si sarebbero rivisti, la situazione sarebbe stata totalmente differente, aveva avvertito immediatamente la sua mancanza. Come se si fosse creato una specie di vuoto. Poi, Madama Kara era venuto a svegliarlo.
Suo padre annuì con severità, per poi alzarsi lentamente ed avvicinarsi a lui. “Capisco.” disse, poggiandogli una mano sulla spalla. “Per quanto riguarda quello che è successo ieri pomeriggio... mi affido al tuo senso di responsabilità, affinché non capiti più. So che sei un ragazzo molto coscienzioso e non mi deluderai.” accordò, rivolgendogli uno dei rari sorrisi affettuosi che l’uomo si concedeva e cui lui rispose, non senza sentirsi leggermente in colpa per avergli mentito.
“Sì, padre.” disse solo, mentre il Maharaja si congedava, pronto a dedicarsi alla sue incombenze di sovrano.
“Buona giornata, figli miei.”
“Anche a te, padre.” risposero in coro Yuzo e Kera, seguendolo con lo sguardo fino a che non varcò la porta della terrazza sulla quale stavano facendo colazione, lasciandoli soli.
Il silenzio cadde nuovamente a separare i due Principi.
Kerasu rigirava la tazza tra le mani, facendo ruotare il liquido ormai freddo e restando con un braccio appoggiato alla spalliera della sedia sulla quale era seduto. Indossava già la divisa della Guardia Reale, il che significava che sarebbe andato subito ad allenarsi con gli altri soldati e, quindi, che avrebbe visto Mamoru.
Yuzo gli lanciava fugaci sguardi di sottecchi, per cercare di studiare la strana espressione che aveva dipinta sul viso: un sorrisetto sardonico, a fior di labbra. Si risolse che quello fosse il momento migliore per scusarsi con lui, e fece per parlare, ma l’altro lo batté sul tempo.
“Un sonno agitato, eh?” disse con ironia, senza guardarlo.
“Già...” fece eco Yuzo, portando lentamente la tazza alla bocca.
“Così agitato da farti divenire sonnambulo?”
A quella frase, il braccio gli si bloccò a mezz’aria, facendolo rimanere con la bocca semiaperta e le sopracciglia aggrottate.
Kerasu si mosse lentamente, poggiando la sua tazza sul tavolo ed acquistando una postura più composta. Puntellò i gomiti, intrecciando le dita ad altezza mento e fermando su di lui uno sguardo serio. “Dimmi un po’: dove sei stato ieri notte?” disse, e per poco Yuzo non fece rovesciare l’intero contenuto della sua tazza sul pavimento, dipingendo un’espressione allarmata, mentre il cuore saltava un battito.
Come aveva fatto suo fratello a scoprirlo? Lui e Mamoru erano stati attentissimi, non poteva averli visti...
Il Principe Minore rimase immobile, boccheggiante.
“Sul tardi, ero passato per la tua stanza, vedendo il balcone ancora aperto.” cominciò Kerasu “Immagina la mia sorpresa quando ho trovato la camera vuota ed il letto perfettamente intatto.” inarcò un sopracciglio, abbozzando un sorriso “Avanti, quindi: dove sei stato?”
Era stato scoperto molto prima di quanto avesse ipotizzato.
Sospirò grave, osservando il fratello con preoccupazione. “Ti prego, Kera, non dirlo a nostro padre...”
“Dove?” insistette l’altro, ignorando la sua supplica e Yuzo fu costretto a capitolare.
“In Città.” affermò chinando il capo e preparandosi alla prima strigliata della giornata, quando il Principe Ereditario gli passò un braccio intorno al collo, strattonandolo con foga e cominciando a spettinargli i capelli.
“In barba al vecchiaccio, fratellino! L’hai fregato per bene!” gridò pienamente entusiasta e ridendo come un matto. “Così si fa! Sono orgoglioso di te!”
“Kera! Kera, maledizione, abbassa la voce! O ci sentiranno tutti!” protestò allarmato, tentando di divincolarsi dalla sua stretta.
“Che sentano!” gridò Kerasu ancora più forte, balzando in piedi ed assumendo una postura impettita. “Mio fratello è un genio!” e Yuzo scosse il capo, portandosi una mano alla fronte, prima di cominciare a ridere, mentre l’altro si sedeva nuovamente accanto a lui, avvicinando la sedia e guardandolo pieno di curiosità.
“Allora?! Eh?! Dai, racconta! Voglio sapere tutti i particolari!”
Yuzo osservò i suoi occhi chiari per alcuni istanti, con il cuore ricolmo di affetto verso il fratello maggiore, il migliore del mondo, poco ma sicuro, e lui gli voleva un bene dell’anima. Il Principe Minore si avvicinò ancora di più, con espressione complice, e cominciò a raccontargli tutto quello che aveva visto, pieno di entusiasmo. Il mercato multicolore, gli odori di spezie, le mele mangiate a morsi, il Fiume ed i segreti che celavano le vie a lui vicine. Yuzo parlò delle punizioni pubbliche a cui aveva assistito con una serietà che fece sorridere Kerasu. Sembrava davvero un Gran Consigliere in quel momento, mentre spiegava le sue ragioni sul perché, un giorno, avrebbe dovuto abolire questa pratica. E poi, Kera lo vide ridere di nuovo mentre gli narrava di come avesse contrattato con tre tagliagole, e la paura nello sgattaiolare fuori dalle mura del castello, e le musiche, i balli ed il calore che la gente della Città sapeva donare.
Mentre il fratello parlava e parlava, con negli occhi ancora le vivide immagini di tutto ciò che aveva visto, Kerasu sorrise. Era da moltissimo tempo che non lo vedeva così entusiasta di qualcosa, che non lo vedeva felice. Loro padre, a suo dire, stava sbagliando tutto con Yuzo. Capiva la necessità dell’impegno che divenire Gran Consigliere comportava, ma lui stava esagerando. Quante volte i due, all’insaputa del Principe Minore, avevano litigato per questo? Tante. Kerasu nemmeno le contava più, ma nonostante lui cercasse di far ragionare il Maharaja, questi restava fermamente trincerato dietro la frase: “Lo faccio per il bene suo e dello Stato dei Morisaki.”. Eppure, l’uomo non si rendeva conto di come stesse facendo l’esatto contrario, soffocando tra gli obblighi la felicità del figlio. Ma fino a che la reggenza non fosse passata a lui, aveva le mani legate e l’unica cosa che era in grado di fare era dare sostegno al suo fratellino… che tanto ‘ino’, ormai, non era più.
Diciotto anni, cavolo! A quell’età le gente cominciava a mettere su famiglia. A quell’età c’era chi già lavorava. A quell’età i cadetti della guardia sapevano come uccidere un uomo.
Eh…
I cadetti della guardia.
Perché Yuzo non era uscito da solo. Su questo, Kera poteva metterci la mano sul fuoco.
E ‘chi’ si fosse arrischiato così tanto ad aiutarlo, lui lo sapeva già. Lo aveva scoperto la notte stessa, mentre cercava il fratello nei giardini, decisamente preoccupato: non era da Yuzo andarsene in giro, da solo, in piena notte. Era stato mentre passava tra gli alloggi dei soldati: un paio di cadetti parlavano di come, un loro compagno, al termine del suo turno, si fosse praticamente cambiato in un lampo, lasciando la camerata dicendo di avere ‘una cosa molto importante da fare’. E appena aveva sentito il nome di tale cadetto, le cose avevano cominciato a quadrare nella sua testa, anche perché lui non credeva alle coincidenze.
“Io non pensavo che la Città potesse essere così bella!” concluse Yuzo con un sospiro, rilassandosi contro lo schienale della sedia.
Kerasu gli poggiò una mano sulla testa, sorridendo. “Sono contento che tu sia uscito fuori e che ti sia divertito. Stai tranquillo, sai bene che non ne farò parola con nostro padre.”
“Grazie fratello.” annuì l’altro sollevato.
“E scommettiamo che indovino chi ti ha aiutato in questa fuga?”
“A-aiutato? Ehm… ecco… veramente ho fatto da solo!” tentò di mentire, ma Kera la sapeva più lunga di lui, infatti gli rivolse uno sguardo piuttosto ironico, che lo fece sospirare. “Come lo hai scoperto?” gli domandò guardando altrove e cercando di camuffare l’imbarazzo.
“Perché sono tuo fratello maggiore. Ed anche uno dei soldati della guardia, cosa più importante.” sorrise, scompigliandogli i capelli e rilassandosi anche lui contro lo schienale. Mosse lo sguardo al panorama circostante, ammirabile dalla loro posizione. “Mamoru Izawa, quindi. Cadetto intraprendente, non trovi?”
“Mica lo sgriderai per avermi fatto uscire, vero?” si preoccupò Yuzo.
Kerasu lo inquadrò con la coda dell’occhio, scrutando con interesse la sua reazione. “Beh, ha messo in pericolo la tua incolumità. L’incolumità del Principe Minore…” cominciò, sondando il terreno “…ed è venuto meno a svariate regole tutte in una volta…”
Yuzo si animò, cominciando a gesticolare. “No, Kera! Ti prego, non rimproverarlo! Lui non ha messo in pericolo la mia vita! Affatto! Mi è rimasto sempre vicinissimo! Non ha permesso a nessuno di avvicinarsi! Te lo giuro, non-”
“Ehi, guarda che io stavo scherzando.” rise l’altro, facendolo ammutolire.
“Ah… sì?” improvvisamente, Yuzo ebbe l'impressione che le guance si fossero imporporate vivacemente.
Kerasu studiò il suo imbarazzo, con un sorriso. “Tieni parecchio a questo cadetto, vero?” gli domandò infine.
Il Principe Minore annuì piano, senza però guardarlo negli occhi. “Dopo di te, è stata l’unica persona a non trattarmi come se fossi uno stupido… gli devo molto e… non voglio che venga ripreso solo per essermi stato amico.”
“Stai tranquillo, fratellino, non gli dirò nulla e nessuno saprà niente di quello che è successo ieri notte, tranne noi tre. Va bene?” lo rassicurò con un sorriso, cui lui rispose con un deciso cenno del capo. Poi, Yuzo lo vide alzarsi lentamente, portandosi le mani ai fianchi. “Ed ora, è il momento di cominciare questa giornata con del sano allenamento. Tu non studiare troppo, intesi?” gli raccomandò, strizzandogli l’occhio e volgendogli le spalle, dirigendosi all’ingresso della balconata. Sul limitare della porta a vetri si fermò, inquadrandolo con la coda dell’occhio ed esibendo il suo furbo sorriso sornione. “Porterò i tuoi saluti al cadetto Izawa.” concluse, lasciando definitivamente la terrazza e scomparendo all’interno del palazzo.
Il Principe Minore osservò a lungo nella sua direzione, anche se Kera ormai non c’era più. In quel momento, avrebbe ardentemente voluto essere al suo posto, per poter parlare egli stesso con Mamoru, per sentire la sua voce dall’inflessione un po’ spavalda, per vedere come inarcava il sopracciglio e tendeva le labbra con ironia quando diceva di poter battere il Principe Ereditario... per vedere come si passava le mani tra i capelli, in quel gesto meccanico che compiva spesso. E si soffermò sull’immagine di quelle stesse mani che saldamente avevano stretto le sue la notte prima; un contatto semplice, ma che era riuscito ad infondergli una sicurezza tale che si era sentito in grado di poter fare tutto. Ripensando a tutto questo, sentì nuovamente la strana sensazione che aveva provato mentre era sdraiato nel letto, in attesa che lo venissero a ‘svegliare’. E continuava a non riuscire ad inquadrarla bene: perché non era un’emozione sola, ma tante insieme che si accalcavano sotto la sua pelle e mandavano confusi segnali alla sua testa e al suo cuore. Caldo, freddo, ansia, attesa, mancanza di concentrazione e pensieri che confluivano tutti in una direzione. Tutti ad una sola persona. Sentì la gola farsi improvvisamente secca.
Sbuffò, facendo degli ampi respiri per cercare di liberarsi da quella sensazione di pesantezza; gli sembrava quasi di avere un masso invisibile appollaiato sul petto.
Lentamente si alzò anche lui, a breve avrebbe dovuto cominciare la lezione con il Gran Consigliere ed avrebbe fatto meglio ad affrettarsi, per evitare di essere nuovamente ripreso. Magari, il ciarlare del suo insegnante sarebbe riuscito a distoglierlo per un po’ dalle sue preoccupazioni. Forse sarebbe riuscito a non pensare a Mamoru e alla voglia matta che aveva di rivederlo.

*

“Izawa! Che Shiva venga a prenderti a calci! Ma che diavolo stai combinando oggi?” la voce irata di Gamo risuonò con forza in tutto lo spiazzo degli addestramenti, attirandosi l’attenzione degli altri cadetti che si fermarono per un momento, guardando nella direzione del Comandante della Guardia e di Mamoru. Quest’ultimo aveva sbagliato l’ennesimo affondo di lancia, la sua arma preferita, mandando l’uomo su tutte le furie.
Il cadetto abbassò lo sguardo al suolo, dipingendo una smorfia contrita di rabbia per quella giornata che stava cominciando nella maniera peggiore possibile. Ma era inutile, dannazione, per quanto si sforzasse non riusciva a mantenere la giusta concentrazione di cui avrebbe avuto bisogno per affrontare il solito addestramento giornaliero.
“Vatti a fare un giro che è meglio, magari ti svegli!” continuò il Comandante “E ritorna solo quando ti sarai ripreso! Fila!” gli ordinò aspramente, portandosi le mani ai fianchi ed osservando come il cadetto si allontanasse, lasciando la zona di allenament, sotto gli sguardi perplessi dei suoi compagni.
Appena fu abbastanza lontano, Mamoru fendette l’aria con un calcio, passandosi le mani nei capelli e tirandoli indietro, sospirando pesantemente. Con stizza si appoggiò contro il tronco di un albero, incrociando le braccia al petto.
Gamo aveva tutte le ragioni per essere adirato come una iena, maledizione! E lui lo sapeva benissimo, ma non riusciva a sgombrare la mente dai suoi mille pensieri. Non aveva fatto altro che pensare al Principe Minore per tutto il tempo, e nemmeno in quel momento sapeva allontanare la sua immagine dalla mente.
Così non andava, non andava affatto!
Soprattutto per le emozioni che provava al suo pensiero. Emozioni che non sarebbero dovute esistere per nessuna ragione al mondo, perché... erano impossibili! E lui non avrebbe dovuto permettere che si appropriassero del suo cuore, perché non avrebbero mai potuto avere un futuro e non avrebbero fatto altro che fargli del male. Perché loro erano poli opposti di una stessa calamita, destinati a non incontrarsi mai, per quanto vicini. Perché c’era un muro, spesso come la roccia e trasparente come il vetro, a dividerli; un muro su cui campeggiavano le scritte ‘Principe’ e ‘Cadetto’, invalicabile, fatto di obblighi e doveri a cui entrambi dovevano sottostare. E lui, di tutto questo, ne era perfettamente consapevole, però... eh, però... il Principe Minore era riuscito ad occupare il suo cuore con una velocità di cui nemmeno lui riusciva a farsi capace. Non ci era riuscita nessuna donna, anche perché non aveva mai permesso ad alcun essere di sesso femminile di avvicinarglisi oltre la semplice amicizia: come aveva detto allo stesso Yuzo, era troppo impegnato per pensare all’amore. Era troppo impegnato perché doveva servire il Maharaja e, inconsapevolmente, ancor prima di conoscerlo, il suo destino sembrava essere già legato a quello del Principe Minore, e tutto questo suonava così maledettamente profetico da farlo sogghignare molto auto-ironicamente. Inoltre, per quanto Yuzo gli avesse detto di non avere nulla in comune con le ragazze, un giorno avrebbe comunque trovato una Principessa, una Maharajakumari con cui avrebbe formato una famiglia.
Doveva quindi liberarsi di questo maledetto sentimento, anche se sembrava un’impresa impossibile. Sapeva che doveva farlo, ma più cercava di allontanare da sé il suo pensiero, più questo affondava con prepotenza le radici nel suo essere.
Non restava molto da fare, se non imparare a conviverci: col tempo, sarebbe riuscito a non sentirne troppo il peso... col tempo...
Già...
Tempo maledetto. Ce ne voleva troppo e lui non poteva permettersi di rimanere ancora così dannatamente deconcentrato.
“Che idiota!” si disse, sbuffando per l’ennesima volta.
“L’importante è esserne consapevoli.” gli ripose una voce, con ironica incidenza, facendolo scattare subito sugli attenti.
Il Principe Kerasu avanzò nella sua direzione, ruotando lentamente una lancia nella mano sinistra.
“Giornata nera, eh?” disse il giovane, fermandosi a qualche passo da lui.
“Decisamente, Vostra Altezza.” si concesse di ammettere.
“Ho sentito Gamo che sbraitava a tutto spiano, anzi, da come urlava, credo che l’abbiano sentito in tutto il castello!” Kerasu abbozzò un sorriso, mentre l’altro traeva un profondo respiro.
“Mi dispiace, Vostra Altezza. Non ricapiterà, ve lo assicuro...”
Kerasu si avvicinò ancora. “Lo so. Sei uno dei migliori soldati che abbiamo, Mamoru, e sono sicuro che darai sempre il meglio di te, altrimenti non riuscirai a proteggere me, mio padre... e mio fratello.”
Il cadetto spalancò gli occhi a quelle parole e fece per volgersi ad incrociare il suo sguardo, ma si fermò perché, essendo solo un cadetto, gli era vietato.
Il Principe Ereditario gli porse la lancia, che lui afferrò lentamente, mentre l’altro gli poggiava una mano sulla spalla. “Ricorda: la sua vita, il suo futuro, la sua felicità sono nelle tue mani. Ti affido mio fratello, abbine cura.” e lo superò, allontanandosi tra la folta vegetazione dei giardini di palazzo, lasciandolo da solo a meditare.
Mamoru rimase immobile ad osservare la lunga asta in legno che reggeva tra le mani, dalla punta affilata come un rasoio.
Come… come faceva il Principe Kerasu a sapere che lui... ma, in fondo, cosa importava? Erano altre le parole che ruotavano nella sua testa.

“…non riuscirai a proteggere mio fratello…”

Era vero.
Se avesse continuato a comportarsi come un idiota, non ci sarebbe mai riuscito. Ma lui aveva promesso! Aveva solennemente giurato, alla presenza del Maharaja e a sé stesso, che lo avrebbe protetto fino alla fine dei suoi giorni. Al diavolo i patimenti del suo cuore, non doveva dimenticare di avere un compito preciso e quello che aveva dentro non avrebbe dovuto intralciarlo. Anche se sarebbe stato difficile, avrebbe tenuto separati ragione e sentimento.
Doveva essere il più forte di tutti, il migliore, per poter vegliare ogni suo passo, perché Yuzo era il suo Principe.
Le dita si serrarono con forza attorno la lancia, e lo sguardo restituì un’espressione ferma e decisa. Aveva perso fin troppo tempo, doveva allenarsi.
Con passo sicuro, si mosse per raggiungere nuovamente lo spiazzo dove i cadetti continuavano l’addestramento, fermamente convinto che avrebbe messo al tappeto qualsiasi avversario Gamo gli avrebbe messo di fronte.

“…ti affido mio fratello, abbine cura…”

*

“Lo Stato dei Nitta basa la sua ricchezza principalmente sui commerci via mare, le cui rotte, spesso, si intercettano con quelle dei Tachibana e delle loro pietre preziose…”
Il Gran Consigliere Kitazume stava parlando da ore, ormai. Ma lui aveva smesso di ascoltarlo praticamente da subito, restando a fissare un punto indefinito del tavolo, mentre il libro rimaneva aperto sempre alla stessa pagina.
No, decisamente la sua testa non era nella Biblioteca. Il corpo sì, ma la mente si era persa in tutt’altri pensieri. Disgraziatamente, nemmeno le chiacchiere dell’uomo che gli stava di fronte e passeggiava avanti ed indietro, parlando di commerci e rotte, riusciva a distrarlo.
Ma si poteva sapere che diavolo gli stava prendendo? Era la prima volta che pensava a qualcuno così insistentemente e la cosa lo confondeva non poco.
Tirò un respiro, un po’ troppo profondo, che attirò l’attenzione del Gran Consigliere. Quest'ultimo smise di passeggiare e gli rivolse un’occhiata interrogativa. Il Principe continuava a tenere il viso poggiato in una mano e lo sguardo perso. Nemmeno si era accorto che aveva smesso di parlare. L’uomo incrociò le braccia la petto, tirando su gli occhiali con un gesto stizzito ed incurvando le labbra verso il basso. “Vostra Altezza.” chiamò una prima volta, con tono già di per sé infastidito, ma non ottenne nemmeno il minimo accenno di risposta. E la cosa lo innervosì ancora di più, facendogli tamburellare il piede sul pavimento. “Vostra Altezza, sto parlando con voi!” ripeté, ma nuovamente le sue parole andarono praticamente a vuoto e strabuzzò gli occhi con incredulità. Impettito, il Gran Consigliere si portò le mani ai fianchi, inarcando minacciosamente le sopracciglia. “Vostra Altezza, Yuzo Morisaki, per tutti gli Dei!”
Il Principe sobbalzò per lo spavento, guardandolo stralunato e biascicando un: “Sì, le rotte commerciali!”. L’altro sospirò, scuotendo pesantemente il capo.
“Vostra Altezza, Santo Cielo, ma si può sapere che avete da un paio di giorni a questa parte?” disse quasi esasperato “Ieri saltate la lezione senza un motivo preciso, ed oggi avete la testa tra le nuvole! Perché vi comportate così?”
Lui avrebbe voluto tanto rispondergli che non lo sapeva, che si sentiva strano ed irrequieto, ansioso. Ma preferì tacere, chinando il capo. “Sono mortificato, davvero. Cercherò di stare più attento…”
Il Gran Consigliere scosse nuovamente la testa, agitando una mano. “No, è impossibile insegnarvi in queste condizioni. Andate fuori a prendere una boccata d’aria, ne avete bisogno. Rilassate la mente per qualche minuto e poi ritornate quando sarete davvero concentrato.” e gli volse le spalle, cominciando a smuovere una serie di scartoffie piene di scritte e mappe.
Yuzo rimase a guardare la sua schiena per alcuni secondi, prima di alzarsi lentamente ed abbandonare, mesto, la Biblioteca. Lo scalpiccio leggero dei suoi jutis risuonò all’interno del corridoio silenzioso che lo condusse all’esterno del palazzo. L’aria calda, ma stranamente non afosa come il giorno prima, gli carezzò la pelle del viso, mentre suoni e voci ovattate giungevano alle sue orecchie, sovrastati dal cinguettare vicino di alcuni uccelli. Da quelle parti c’era una panchina e la raggiunse, sedendovisi stancamente. Le fronde di un albero ricreavano, su di essa, una piacevole ombra.
Stava sbagliando. Se avesse continuato così, il Gran Consigliere avrebbe finito col divenire sospettoso, cercando in tutti i modi di capire cosa avesse… e avrebbe finito col dirlo a suo padre e ciò non doveva assolutamente accadere. Assolutamente! Se suo padre avesse scoperto che era uscito fuori dal castello, di notte, in compagnia di un cadetto che aveva violato minimo cinque o sei regole tutte insieme… per Mamoru sarebbe stata la fine. Oddei, se il Maharaja era capace di far picchiare a sangue un uomo per aver cacciato di frodo, cosa avrebbe fatto ad un militante della guardia che tradiva il sacro giuramento?! Lo avrebbe ucciso. Minimo.
No, no, no!
Doveva respirare...
Inspirò profondamente.
...e concentrarsi per non insospettire nessuno.
Espirò lentamente.
Lui voleva solo capire quello che gli stava succedendo. Tutto qui. Sapere il motivo delle sue ansie sarebbe stato utile per trovare una soluzione.
Mosse lo sguardo alle fronde verdeggianti sopra la sua testa. Chissà che stava facendo, Mamoru, in quel momento… sorrise, probabilmente si stava allenando per battere suo fratello Kerasu. Forse… poteva andare a vedere… solo un attimo… e poi sarebbe ritornato in Biblioteca…
“Vostra Altezza?”
Una voce femminile lo distolse da tutti i suoi propositi, facendogli volgere il capo.
Madama Kara gli si avvicinò, con espressione interrogativa. “Cosa fate qui, mio piccolo Principe? Non dovreste essere con il Gran Consigliere?…” poi si portò una mano alla bocca, spaventata “…non ditemi che avete saltato nuovamente la lezione?! Vi prego, vostro padre-”
Ma Yuzo sorrise, scuotendo il capo. “No, Madama, va tutto bene. Non ho saltato la lezione… solo… non riuscivo a concentrarmi ed il Gran Consigliere ha preferito fare una pausa.”
La donna reclinò il capo di lato, osservando l’espressione corrucciata che intristiva i tratti del suo viso. Lentamente lo raggiunse, sedendosi accanto a lui e smuovendo la lunghissima treccia di quelli che, un tempo, erano stati lucenti capelli corvini; ora erano stati un buona parte sostituiti da crini candidi come la neve.
“Mio piccolo Principe…” cominciò con dolcezza, prendendogli le mani “…cosa vi turba? È da ieri che vi vedo assente, preoccupato… perché non ne parlate con me?”
C’erano solo tre persone che Yuzo ricordava fin da quando era piccolo, oltre suo padre e suo fratello: il Comandante Minato Gamo, il Gran Consigliere Kitazume e Madama Kara. Soprattutto quest’ultima. Non ricordava un giorno in cui lei non fosse stata presente, come una seconda madre. E lei lo chiamava sempre ‘piccolo Principe’, anche se ormai non era più tanto piccolo e l’aveva ampiamente superata in altezza. E, proprio come fosse una seconda madre, sapeva di potersi confidare con lei, certo, non le avrebbe detto proprio tutto, ma magari avrebbe trovato quel giusto consiglio di cui aveva disperato bisogno, visto che, da solo, non riusciva a venire a capo della sua confusione.
Sorrise. “Non saprei nemmeno da dove cominciare…” disse, traendo un profondo sospiro “…sono… strano… mi sento strano e non capisco perché. Mi sento ansioso, come se avessi un qualcosa a schiacciarmi il petto. Un peso.”
Madama Kara ascoltò attentamente, osservando quel lieve sorriso malinconico che gli distendeva le labbra e lo sguardo perso in un punto indefinito. Gli occhi le si illuminarono, mentre gli passava amorevolmente una mano tra i capelli. “Eh, mio piccolo Principe, siete finito anche voi nella trappola.” sancì attirandosi la sua attenzione.
“Trappola?!” 
Yuzi la vide annuire. “Proprio così. Quella trappola in cui, prima o poi, finiscono tutti... siete innamorato.”
Quella sentenza gli fece allargare gli occhi ed avvampare all’ennesima potenza. “I-innamorato?!” fece eco, mentre sentiva il cuore battere come un pakhavaj nel suo petto.
Lui… lui non era mai stato innamorato in vita sua! Non aveva mai lontanamente pensato all’amore, in generale. Come… come poteva essere che lui… lui… e di chi? Ma la risposta a quella domanda gli si presentò talmente scontata, che si sentì uno stupido per non averlo capito prima.
Le sopracciglia scuse si aggrottarono, conferendogli un’espressione preoccupata. “E… e quando passerà? Perché passerà… vero?!”
Madama Kara rise divertita. “E perché dovrebbe passare, mio piccolo Principe? Amare è una cosa meravigliosa.”
Certo, lo era. In una situazione differente dalla sua, lo sarebbe sicuramente stata. Ma lui… Santo Cielo, come avrebbe fatto, ora, a guardare Mamoru senza divenire di un colore prossimo al curry piccante? A questo punto, sarebbe stato meglio non scoprire nulla… visto che al suo problema non c’era soluzione.
Sospirò pesantemente, mentre l’ansia dentro di lui cominciò ad aumentare, rafforzata anche da una buona dose di paura.
“Allora, chi è la persona che fa battere il cuore del mio piccolo Principe?” disse ad un tratto la donna “Ehhh, se la Maharani potesse vedervi…” sospirò con malinconia, ma sua madre era ormai morta da anni e lui aveva sempre avuto solo Madama Kara su cui contare, per questo la considerava come una seconda madre.
Yuzo scosse il capo. “E’ una persona… speciale, ma… non potrebbe mai funzionare… nessuno capirebbe…” e le rivolse uno sguardo triste “…nemmeno voi, Madama.” chinò lo sguardo per osservare le mani che la donna teneva ancora strette nelle sue.
Lei rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sorridere e domandare con dolcezza. “Che tipo è? Parlatemene…” anche se il Principe diceva che non avrebbe potuto capire, lei era convinta del contrario.
Yuzo osservò i suoi occhi scuri, per poi distogliere lo sguardo con un sorriso. “E’… è forte.” cominciò “Fedele, leale. E mi fa sentire sicuro di me stesso, se mi è accanto. Con la sua sola presenza, riesce a farmi stare bene… e… e mi ascolta, capisce quello che sento…” sospirò grave “…mi ha mostrato cose ben più importanti di una stupida rotta commerciale… ma tutto questo è inutile, anche solo parlarne è inutile. Perché non siamo destinati a diventare qualcosa di diverso da quello che siamo ora… perché lui-”
Madama Kara lo interruppe, facendo eco con sorpresa. “Lui?”
In quel momento, Yuzo si rese conto di aver parlato troppo. Arrossì di colpo, balzando frettolosamente in piedi.
“Si… si è fatto tardi!” esclamò, ridendo nervosamente. “Devo rientrare in Biblioteca. Buona giornata Madama e grazie.” si mosse per allontanarsi, mentre la donna lo seguiva con lo sguardo.
“Un’ultima cosa, Vostra Altezza…” lo fermò ad un tratto, facendolo sudare freddo nonostante il caldo di quella giornata estiva. Il Principe si volse a guardarla con espressione preoccupata, ma la vide rivolgergli un tranquillo sorriso benevolo.
“Il destino è molto strano, mio piccolo Principe, e sa cambiare il suo corso in maniera imprevedibile. Gli ostacoli si trovano sul cammino di tutti, ma non lasciatevi intimorire se vi sembrano insormontabili: saprete trovare sempre il giusto modo per affrontarli. Da parte mia, posso solo consigliarvi questo: se siete convinto dell’amore che provate per questa persona, se sapete che non potreste mai fare a meno della sua presenza nella vostra vita, allora, non resta che una cosa da fare: dirglielo. Tenersi dentro i dubbi non fa altro che alimentarne di nuovi. Reprimere ciò che si prova crea solo dolore. Affrontate i vostri sentimenti, mio piccolo Principe, e anche se le cose non dovessero andare nel giusto verso, vi sarete liberato del peso che vi portate sul cuore.”
Quelle parole riecheggiarono, come sospese, nello spazio che separava il Principe Minore dalla sua anziana governante. Yuzo annuì leggermente, prima di riprendere a camminare in direzione del palazzo.
Madama aveva ragione, l’unica soluzione era parlare a Mamoru e dirgli quello che provava nei suoi confronti, per quanto gli tremassero le gambe al solo pensiero.
E se… e se lui non lo avesse ricambiato? Se non avesse provato le stesse, identiche emozioni forti e contrastanti che gli si agitavano dentro tutte le volte che lo vedeva?
Sorrise.
Perché non aveva preso in minima considerazione l’ipotesi opposta? Forse perché era consapevole del fatto che l’ostacolo che li separava fosse troppo grande.
Madama Kara aveva detto il vero: il destino era imprevedibile, ma non il suo, fin troppo chiaro, contro cui avrebbe finito per schiantarci il cuore.

 

Continua...


 

...E poi Bla bla bla...

XDDDD niente note stranissime a questo capitolo!
Vi ho risparmiato! XD
Però vi annuncio che questo è il penultimo, anche Maharajakumar si avvia alla sua conclusione! ^__^Y


Angolino del "Grazie, lettori, grazie! XD" :

- Melisanna: *______* sono felicissima che tu sia riuscita a leggere anche questa! Ed apprezzo tantissimo gli appunti che mi hai fatto ed i complimenti.
XD per quanto la rilegga (e la sto odiando, ormai!!XD) mi perdo sempre qualche errore per strada! ç____ç Vorrà dire che rileggerò per la miliardesima volta!XDDDD
Sì, la trama è decisamente niente di straordinario, perché mi sono concentrata di più sull'ambientazione: volevo ricreare un filino di magia Hindi, ma temo di non esserci riuscita!ç_ç.
XD Per quanto riguarda i ruoli, io mi sono divertita tantissimo a ri-assegnarli! E' questa la cosa che più mi piace fare nelle AU *__* e confermo: sì, Genzo è il boia! XD
Grazie ancora!*_*

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Melanto